L’ultimo rapporto Ispra denuncia l’incremento di consumo di suolo dell’Emilia-Romagna, che aumenta la fragilità del territorio, fortemente colpito dalle alluvioni. Intanto a Casalgrande (RE) è stato proposto un ampliamento di Modula di 70.000 mq impermeabili su suolo agricolo
L’Emilia-Romagna è salita (tristemente) alla ribalta negli ultimi due anni per i gravi episodi alluvionali che sono spesso stati correlati agli alti livelli di urbanizzazione e impermeabilizzazione delle aree a criticità idrogeologica.
Il rapporto annuale ISPRA sul Consumo di suolo, appena pubblicato, fotografa proprio per l’Emilia-Romagna una situazione grave e senza cambiamenti di rotta, con un incremento significativo di suolo “perduto” in modo permanente rispetto all’anno precedente.
Cosa contribuisce a queste dinamiche?
Oltre alle previsioni urbanistiche “ufficiali” tutta una serie di interventi “fuori sacco”, che sono permesse dalla lacunosa Legge Urbanistica regionale (LR 24/2017), i cui redattori hanno tanto sbandierato come uno strumento pensato per arrestare proprio il consumo di suolo.
Purtroppo, le buone intenzioni iniziali sono state annacquate (se non stravolte) dalle pressioni politiche e del mondo produttivo, con l’introduzione dell’ormai tristemente famoso articolo 53 “Procedimento unico”, che rende possibili una serie di interventi tra cui “interventi di ampliamento e ristrutturazione di fabbricati adibiti all’esercizio di impresa ovvero interventi di nuova costruzione di fabbricati o altri manufatti necessari per lo sviluppo e la trasformazione di attività economiche già insediate, nell’area di pertinenza delle stesse, in lotti contigui o circostanti, ovvero in aree collocate in prossimità delle medesime attività”.
Tradotto: fate quello che volete all’interno del territorio comunale.
In forza di questo articolo, infatti, si sono moltiplicate (e poi realizzate) le proposte di variante urbanistica per realizzare ampliamenti produttivi in territorio agricolo…
E ancora la spinta in tal senso non si ferma.
Ultimo (?) episodio nel Comune di Casalgrande, provincia di Reggio Emilia, dove un imprenditore locale propone l’ampliamento del proprio stabilimento (Modula) al di fuori delle zone a ciò destinate dal Piano Strutturale comunale, quindi in territorio agricolo.
Un gruppo di cittadini si è attivato al motto “Fermiamo l’espansione di Modula su terreno agricolo” e proprio grazie alla loro testimonianza abbiamo raccolto alcuni dati di questo nuovo scandaloso episodio: oltre 20.000 m2 di capannone alto 14 metri oltre alle tettoie per un totale di circa 30.000 m2 coperti, più altrettanti m2 di parcheggi, viabilità, etc. Dunque oltre 70.000 di “cementificazione” su 150.000 di terreno interessato dall’intervento.
Numeri che fanno impressione.
E metri quadrati di nuova edificazione che – allo stato attuale – non vengono compensati con nessuna riduzione di altre aree edificabili.
I cittadini chiedono all’Amministrazione comunale di Casalgrande di “opporsi all’espansione dell’azienda Modula su aree agricole, proteggendo il nostro territorio da una cementificazione che danneggia l’ambiente, impoverisce le risorse naturali e compromette la qualità della vita dei residenti”.
I cittadini chiedono a tutti di supportare secondo possibilità la loro opposizione, seguendo la loro attività su Facebook, diffondendo l’iniziativa e firmando la petizione che hanno attivato su change.org, così motivata:
“Con questa raccolta firme, chiediamo all’amministrazione di rispettare gli impegni presi con i cittadini, di fermare l’espansione di Modula su terreno agricolo e di promuovere uno sviluppo territoriale che rispetti l’ambiente e salvaguardi la qualità della vita dei residenti. L’adozione di scelte sostenibili è un dovere, per noi e per le generazioni future. Firma anche tu per difendere il nostro territorio!”
Foto: del gruppo Fermiamo l’espansione di Modula su terreno agricolo