di Franco Zunino, Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness.
Purtroppo, non è la prima volta che succede. Ed anzi, in Italia è abbastanza frequente: autorità che nel tentativo di risolvere un problema o di rimediare ad un danno, ad un inefficienza, ad una mancanza, finiscono per creare altri problemi o rimediare a metà il danno, quando non operare maldestramente. Quasi sempre succede perché nel pensiero di chi decide, non c’è propriamente la volontà di risolvere o di rimediare ma solamente di darsi una presentabilità, un dire: ecco, ho fatto qualcosa di buono, ora applaudite!
Lo fece già una precedente amministrazione, lasciando le cose (volutamente, anche allora!) incomplete – come nell’emblematico caso della prima invasione dell’Iraq di Bush padre, fermata a metà, cosa che ha poi costretto il figlio a ritornare sul campo; peraltro anche lui forse facendo più danno che bene. Calma! Non stiamo parlando di guerra, parliamo del Parco Nazionale d’Abruzzo, dove operare malamente nella gestione della fauna, del territorio e dell’ambiente è divenuta quasi un abitudine: o non si fanno le cose, o se si fanno, si fanno male o si fanno, appunto, a metà! E così i cittadini e le organizzazioni che ne rappresentano una frangia, sono costrette a lodare, ma più spesso anche a criticare.
E’ recente l’orgoglio con cui il Parco d’Abruzzo ha finalmente annunciato l’avvenuto smantellato, come hanno titolato i media, “dell’ultima villetta scandalo della Cicerana” (un piccolo ecomostro)! Come non lodare questo fatto? E’ stata un’operazione di rewilding che merita ampiamente un battimano (se fossimo stati sul posto lo avremmo fatto!). Lo meritava anche quando, decenni fa, furono abbattuti altri 29 villini o i loro scheletri (non erano ultimati) da parte di una precedente amministrazione, senza l’impegno della quale, va detto, oggi neppure si sarebbe abbattuto quest’ “ultimo”.
Peccato che non sia vero che si tratti dell’ultimo, perché l’ultimo non solo esiste ancora, ma è stato anche restaurato ed adibito a “ristorante” per turisti… sulla porta delle tane dell’orso: il tanto minacciato di estinzione orso bruno marsicano! Anche quest’ultimo villino, VERO ULTIMO, avrebbe dovuto essere abbattuto, e lo si sarebbe dovuto già fare durante quella prima fase di quasi trent’anni or sono; invece ha vinto, sia in quel caso, sia in quello di oggi, l’esigenza di dare soddisfazione ai turisti e a chi sui turisti campa; alla faccia delle esigenze dell’orso!
La Cicerana un tempo era un luogo paesaggisticamente integro, senza un metro quadrato di cemento; negli anni ’60 del secolo scorso arrivò la speculazione edilizia e, oltre che a Pescasseroli e dintorni, una metastasi di quel cancro infettò anche Lecce nei Marsi, quando su 238 ettari di terreni demaniali furono realizzati i 31 ecomostri di cui si parla, che tali poi rimasero per decenni, nessuno di essi ultimato a causa dei processi giudiziari che si innescarono nel tentativo di fermare quell’oscenità; ed un grazie grande come un grattacielo va dato a quell’amministrazione a guida Franco Tassi che in quegli “anni formidabili” riuscì a mettere un freno e poi a bloccare del tutto il cancro della speculazione edilizia.
Eppure di quei fatti, di quei due meriti (l’aver bloccato la speculazione edilizia, e poi l’aver ottenuto il diritto ad operare lo smantellamento di 29 villini alla Cicerana), nel comunicato diffuso di oggi dalle autorità del Parco, di quell’allora, sì, ENORME successo, c’è appena un cenno! Come se nel fare la storia della nostra democrazia ci si fosse “dimenticati” dello sbarco alleato che liberò l’Italia dal nazi-fascismo e del movimento partigiano che salvò l’onore della nostra gente: come se il merito fosse stato solo dei governi che sono poi seguiti!
Il passato? Messo nel dimenticatoi per poter meglio esaltare l’opera di chi sta al potere al momento! Un malvezzo tipicamente italiano che a dire il vero nel Parco d’Abruzzo fu utilizzato anche in passato: prima di me, il nulla!
Quindi, lode a chi ha quasi concluso il restauro ambientale di quella collina della Cicerana, ma una critica al lavoro non terminato, con l’augurio che prima o poi ci possa essere un’altra amministrazione che provveda ad ultimarlo, magari eliminando anche le strade che quei villini servivano – del cui smantellamento nessuno ha mai parlato (ma sarà difficile, con i Parchi ormai sempre più in mano alla politica!).
Si è detto che quell’ultimo (ci riferiamo al VERO ultimo) “ecomostro” risparmiato per la seconda volta, serva a educare i visitatori, ma è una ben misera scusa, visto che a pochi chilometri di distanza esiste, in abbandono da decenni, il Rifugio del Diavolo che, posizionato sui bordi di una strada statale di accesso al Parco, dovrebbe essere l’unico vero luogo dove informare i turisti che accedono alla parte naturale del Parco: i turisti vanno infatti educati PRIMA di portarli in natura, non quando alla natura ci si è ormai dentro! Tanto più che quell’unico, ultimo, “ecomostro” rimasto è situato ai limiti di una zona di svernamento dell’orso marsicano e di una Riserva Integrale che dovrebbe tutelare una delle foreste “vetuste” riconosciute Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO!
Qui non siamo a Firenze o a Venezia, dove i turisti per troppi che siano arrecano forse più danno a se stessi che non al patrimonio artistico, qui il danno è diretto ed immediato all’habitat e alla vita stessa dell’orso; e non esiste possibilità di controllo che lo giustifichi o che lo “mitighi”: l’unico modo per controllarlo e mitigarlo è CHIUDERE QUELL’ULTIMO VILLINO E POI SMANTELLARLO affinché non vi si congreghino più i visitatori che, “ecologici” quanto si voglia, sempre disturbatori della quiete di un luogo di intima vita per l’orso marsicano sono! Facendolo non si arrecherebbe alcun danno al turismo, né a chi del turismo campa, perché il Rifugio del Diavolo (in realtà un vero e proprio albergo) è lì a pochi chilometri, in vergognoso abbandono, il quale sì, potrebbe e a basso impatto ambientale, sostituire quel villino e le sue funzioni turistiche e gestionali per chi ne ha fatto un business.
Inutile è qui portare gli ormai tanti esempi di smantellamento di rifugi, ponti e dighe operati nelle aree protette d’America; aree selvagge che a confronto col Parco d’Abruzzo fanno ridere, perché piuttosto che da loro, è da noi che c’è bisogno di un rewilding, per recuperare un poco di natura selvaggia a fronte della tanta andata persa! Invece, non si ha il coraggio neppure di smantellare un’opera costruita abusivamente, solo perché ora fa comodo a chi la gestisce e a chi ci guadagna, e magari sono in molti ad essere ben lieti che sia stata realizzata!
Scandaloso è quindi anche l’aver smantellato SOLO la PENULTIMA villetta abusiva della Cicerana e aver preservato l’ULTIMA per interessi che in fondo non sono molto dissimili da quelli di chi la costruì! Come se certi danni arrecati all’ambiente e al paesaggio non fossero più tali dal momento che li arreca l’organo gestore di un’area protetta: purtroppo, in passato ci fu chi sostenne questa tesi, riferita ad altre villette scandalo (Camosciara, tutt’ora presenti e stagionalmente abitate).
Sarebbe stato effettivamente troppo bello se quei 238 ettari di terreni demaniali fossero stati riportati interamente nello stato originario! Allora sì, sarebbe stata una vittoria piena sulla speculazione edilizia di quegli anni! Non è avvenuto. Peccato, ci dobbiamo accontentare, in attesa di tempi migliori…