di Paolo Abbate.
Sulla costa bassa della nostra penisola una volta erano presenti spiagge con fasce dunali ricche di flora psammofila, tra cui il giglio di mare fiore bianco e profumato. Ma, probabilmente a partire dal così detto miracolo economico questi valori naturali sono stati aggrediti da speculazioni edilizie, da posteggi auto, da ville e villette e dai lidi balneari sempre più grandi e numerosi.
A dire il vero, non è mancato anche il danno dovuto all’erosione marina, causata in buona parte da fatti naturali, come il riscaldamento della Terra, ma anche da interventi umani quali maxi porti, pennelli, briglie sui fiumi ed altro ancora.
Eppure gli ecosistemi dunali sono importanti non solo da un punto di vista paesaggistico (superiamo però il concetto di paesaggio sostituendolo con quello di ambiente), ma soprattutto come mitigazione delle mareggiate e come presenza di biodiversità: quanti uccelli migratori protetti scelgono infatti proprio questo habitat.
Conservarli era ed è una priorità per la salute dell’ambiente e la tutela del territorio; tuttavia, sono rimasti purtroppo esigui relitti di questi ecosistemi dunali e si tende, come dimostrano anche i fatti recenti del Jova beach tour – sponsorizzato, ahinoi!, dal Wwf Italia – a farli sparire sotto i colpi dell’ingordigia irresponsabile umana.
Tuttavia, una fascia dunale di circa 400 metri, ancora presente a Villammare (comune salernitano di Vibonati), con tre piccoli ruscelli perenni, è stata tre anni fa richiesta al comune presentando un progetto di tutela e rinaturazione dal Wwf Campania. Non sono mancati in questi tre anni problemi dovuti a vandalismo gratuito, come furti di paletti e corda marinara messi per recintare la duna, a passaggi di persone e auto, a continue pressioni per ottenere autorizzazioni di lidi balneari sulla spiaggia.
Problemi dovuti alla mancanza di una presenza fattiva del comune, malgrado il progetto fosse stato accettato con delibera di Giunta. Adesso però la fascia dunale di Villammare, quasi completamente recintata con paletti di legno e corda marinara (a nostre spese), è tornata ad essere ricca di essenze tipiche allora non presenti, come varie specie di Euphorbia, la Santolina, la cuscuta scadens e di comunità vegetali interessanti. Fatti che dimostrano che alla “Natura si comanda solo ubbidendole”, come ebbe a dire Francesco Bacone.
Ma quello che ci conforta di più è la presenza di nidificazioni (ben 4 in 2 anni) del Corriere piccolo. Nidi con otto uova addirittura (due femmine che covano nello stesso nido. Famiglia allargata si potrebbe affermare): fatto eccezionale che l’associazione ornitologica campana ARDEA sta studiando.
Vi sono altre occasioni nel Cilento di tutela e conservazione di fasce dunali ancora sopravvissute – dimenticate? – ma mancano attivisti disponibili e gli aiuti di amministrazioni locali, che hanno ben altri interessi da realizzare.
Arenile e duna sono sistemi strettamente collegati e quindi mantenerli integri è molto importante. Sono stati quindi sistemati alla fine dei tre corridoi che conducono al mare portacenere di coccio e “alberi” ove appendere le bottiglie di plastica invece che gettarle nel bidone della differenziata offerto dal comune. Una minoranza di bagnanti sembra proprio che condivida e apprezzi l’iniziativa, perché ogni giorno troviamo tante bottiglie appese all’albero e cicche nel portacenere. Addirittura qualche turista ha aggiunto una iniziativa ulteriore alquanto gradita, appendendo posacenere portatili (scatolette di tonno?) da usare e restituire.
Sarà possibile allargare questa iniziativa di tutela e conservazione di fasce dunali, fondamentali per il territorio? Iniziative che dovrebbero essere prese in considerazione dal nostro Parco nazionale, il più esteso e blasonato parco naturale d’Italia.