di Frederick Bradley.
Da circa un anno questo blog ospita una rubrica dedicata alla lettura del paesaggio così come viene interpretata e applicata nel sito Occhio al paesaggio. La procedura di lettura adottata segue i dettami della Convenzione Europea del Paesaggio che, com’è noto, riconobbe per la prima volta l’importanza della percezione che la popolazione ha degli elementi che formano il territorio, dando il via a un percorso che mirava non solo a considerare la gente comune la fruitrice prima del paesaggio ma anche, e soprattutto, a diffondere la consapevolezza che il paesaggio è un bene identitario, e come tale, da tutelare anche a favore delle generazioni future.
Grazie a questo approccio la percezione del territorio, intesa come interpretazione del significato ad esso attribuito dall’osservatore in base alle proprie conoscenze, ha prevalso sulla valutazione del suo eventuale valore estetico, ed esteso la dignità di esprimere un paesaggio a tutti i territori, compresi quelli privi di importanza storico-culturale e perfino quelli degradati.
Una visione (all’epoca) innovativa che ha rivoluzionato non solo l’idea di paesaggio ma anche la figura stessa del paesaggista laddove il singolo individuo è consapevole di come ogni suo intervento sul territorio produca inevitabilmente una modifica del paesaggio che lo stesso esprime. Questa “democratizzazione” dell’analisi paesaggistica comporta ovviamente una responsabilità del novello creatore/fruitore di paesaggio che sarà tanto più sentita quanto maggiore sarà la sua conoscenza del significato degli elementi del territorio e del loro eventuale rapporto reciproco.
In quest’ottica diviene fondamentale poter disporre di una pratica di lettura del paesaggio semplice nella forma e di facile applicazione che consenta di attuare quanto stabilito dalla CEP, anche se non necessariamente in modo così approfondito come un’indagine tecnico-scientifica richiederebbe. Ciò che si ritiene importante è dare al cittadino comune uno strumento che lo metta in grado di rilevare, attraverso il riconoscimento e la comprensione dei segni del paesaggio, i caratteri essenziali del territorio (identitari, sociali, storici, ambientali, ecc,) e individuare eventuali discrasie tra gli stessi che possano far emergere criticità o comunque forme di incoerenza sostanziali. Questo è il fine ultimo del sito Occhio al paesaggio: un obiettivo non facile da raggiungere soprattutto per la mancanza di un’informazione adeguata che riesca a sensibilizzare la popolazione. Tra i fattori che potrebbero spingere in questa direzione vi è la diffusione della suddetta procedura di lettura paesaggistica in ambito didattico.
Una prima esperienza in tal senso è stata condotta all’Università di Genova con l’inserimento del progetto Occhio al paesaggio come laboratorio nel corso di “Analisi geografica del paesaggio” del secondo anno del corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, tenuto dalla Prof.ssa Antonella Primi. Scopo del laboratorio era quello di coinvolgere direttamente gli studenti, suddivisi per gruppi di lavoro, nella creazione di una scheda di lettura del paesaggio su territori scelti dagli studenti stessi adottando i criteri alla base del progetto.
Il laboratorio ha previsto una lezione in presenza in cui sono state illustrate le modalità di creazione di una scheda. E’ seguita quindi una fase di verifica dei lavori svolti e quindi la pubblicazione delle schede realizzate sul sito “Occhio al paesaggio”.
La risposta degli studenti è stata decisamente positiva sia in termini di partecipazione che di contenuti. In totale sono state realizzate 10 schede in ambiti diversi (aree urbane, borghi storici, territori degradati ecc.) del territorio ligure.
Tra gli aspetti più importanti di questa esperienza vi è il fatto che la maggior parte dei paesaggi analizzati si riferiscono a territori privi di quelle attrattive che di norma stimolano l’interesse del grande pubblico: una riprova che anche un territorio che non rientri nella categoria estetica del panorama può essere compreso, e quindi valorizzato, attraverso la lettura del suo paesaggio, solo apparentemente insignificante.
Una seconda esperienza è programmata per l’autunno prossimo con l’inserimento del progetto Occhio al paesaggio nel Laboratorio di progettazione e pianificazione paesaggistica tenuto dal Prof. Gabriele Paolinelli, nel corso di laurea magistrale in Architettura del Paesaggio nella scuola di Architettura dell’Università di Firenze. Lo scopo sarà quello di trasmettere agli studenti una pratica di lettura del paesaggio diversa da quella tecnico-scientifica, tipica dell’analisi paesaggistica classica, che si avvicini alla visione del territorio che può avere un osservatore non specialista e quindi, in sostanza, la gente comune.
E’ augurio dello scrivente che a queste esperienze ne seguano altre, anche al di fuori dell’ambito accademico, nella convinzione che il paesaggio possa diventare una fonte di informazione libera, imprescindibile e affidabile per capire il mondo in cui viviamo, il rapporto che con esso abbiamo avuto nel passato, abbiamo nel presente e probabilmente dovremo avere nel futuro.
Alcune delle schede realizzate dagli studenti del corso di “Analisi geografica del paesaggio” del secondo anno del corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Genova (Prof. Antonella Primi):
Montoggio
Stabilimento Stoppani
Ponte San Giorgio – ex Ponte Morandi