di Paolo Pileri.
La vicenda dei concerti in ecosistemi fragili conferma che in Italia se sei famoso, ricco e mobiliti consensi di massa puoi fare quel che vuoi e il ceto politico resta a guardare. Una questione grave, commenta il prof. Pileri, in un Paese che già umilia chi si occupa di tutela e di divulgazione ambientale, salvo poi piangere Piero Angela.
Torno su uno dei tanti fatti inaccettabili che stanno macchiando questa estate bollente: le dichiarazioni di Jovanotti intorno al suo JovaBeachParty. Ci torno innanzitutto perché non posso accettare di ricevere dell’”econazista” -io come tanti altri che hanno “osato” sollevare dubbi– per di più nel bel mezzo di un tempo storico dove le destre e i nostalgici del fascismo potrebbero prendere il potere e farci tornare nel buio più buio. E non ci sto neppure a sopportare il silenzio di quasi tutti i politici che occupano le prime pagine di social e media i quali nulla dicono e han detto sull’accaduto, nulla sulle parole impronunciabili rivolte agli attivisti ambientali e nulla sulle mancate scuse da parte dell’artista pop a cui peraltro nessuno ha dato del “popnazista”. Probabilmente hanno fatto i loro conti e sanno che a dire qualcosa ci si potrebbe scottare e perdere molti voti. E così fan finta di niente e giocano la carta colpevole dell’inazione, della bocca cucita: giusto per non sbagliare. E invece sbagliano, eccome se sbagliano.