Immaginiamo l’Unione Europea come un terreno da golf. Per poterlo utilizzare, I proprietari hanno squadre di tecnici che misurano e controllano vento, esposizione, composizione dell’erba, circolazione superficiale e sotterranea dell’acqua ecc. Più i controlli sono accurati, migliore sarà l’organizzazione di gare e tornei. Lo stesso “approccio”viene impiegato dall’Unione Europea per il controllo dell’ambiente.
Non potendo assumere direttamente tutte le necessarie squadre di “tecnici”, nel 1993 con sede a Copenhagen, viene creata l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) con il compito di far eseguire controlli su tutto il territorio attraverso una grande varietà di laboratori e istituti di ricerca.
L’EEA é quindi un’agenzia dell’Unione Europea sostenuta da 33 paesi membri. Il suo mandato é di raccogliere e fornire informazioni sullo stato dell’ambiente in Europa. I suoi dati servono a tutti coloro che si occupano di ambiente, ivi compresi i media e l’opinione pubblica.
Suoi compiti:
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aiutare l’Unione Europea e le sue istituzioni, nonché gli Stati Membri, a prendere decisioni su come migliorare l’ambiente, integrare le considerazioni ambientali nelle politiche economiche, muoversi per rendere concreto il concetto/principio di sostenibilità.
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coordinare le informazioni sull’ambiente in Europa e sulla rete di osservazione (EIONET – European Environment Information and Observation Network).
In altre parole l’EEA é una agenzia che produce dati, analisi e rapporti. Non ha alcun potere di intervento o di sanzione. Se, attraverso i suoi studi, ottiene informazioni su illegalità o su un uso insostenibile delle risorse, deve trasmetterli alle autorità competenti dello Stato in questione.
In effetti, come nell’esempio del terreno da golf, il responsabile della manutenzione del green non può decidere dove fare le “buche” né quanta superficie riservare al verde. Può solo avvertire i proprietari quando non vi é più erba o se la vegetazione é troppo alta o se necessita un altro qualsivoglia intervento. Sono i proprietari a decidere se far intervenire un giardiniere o un altro tecnico, assumendosene i relativi costi. Nella stessa maniera agisce l’EEA: avvertendo le istituzioni europee e su richiesta anche le nazionali.
Uno dei temi più seguiti dall’EEA è il suolo:
http://www.eea.europa.eu/themes/soil
In effetti a più riprese, ha contribuito ad allertare gli Stati Membri sulle situazioni via via più gravi, se non addirittura catastrofiche, in cui versano suoli e territori europei. I suoi rapporti, pubblicati regolarmente, fotografano la situazione di rischio in particolare per il non rispetto delle direttive europee. La mancanza di attenzione per il degrado dei suoli, ad esempio, é seguita tramite il controllo di circa 300.000 postazioni attraverso tutta l’Unione Europea. I dati raccolti hanno permesso di determinare che vi sono aree contaminate per una superficie di almeno 1.5 milioni di ettari.
Controllo, analisi e verifica sono eseguiti dalla rete di osservazione cui partecipano laboratori, ricercatori e anche privati e organizzazioni della società civile. I dati e i rapporti passano attraverso varie fasi di verifica e controllo. Solo successivamente possono diventare elemento di riferimento per tutti coloro che si occupano del territorio. Con l’accumulo delle informazioni e la loro classificazione/catalogazione si ottiene l’evoluzione storica della situazione territoriale. Tra il 1990 ed il 2000 almeno il 2,8% dei suoli é stato oggetto di modificazioni d’uso dovuto principalmente all’aumento delle aree urbane (dati Corine Land Cover).
Il rapporto dell’EEA più recente sul degrado dei suoli é del 30 novembre 2010. I dati illustrano realtà impressionanti e forniscono elementi su – solo per citarne alcuni – erosione, materia organica, compattazione, salinizzazione, frane e smottamenti, contaminazione, impermeabilizzazione, perdita di biodiversità.