puglia2 – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Mon, 12 Nov 2012 17:39:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg puglia2 – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Il grande eolico punta dritto sul Gargano http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/11/il-grande-eolico-punta-dritto-sul-gargano/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/11/il-grande-eolico-punta-dritto-sul-gargano/#comments Thu, 08 Nov 2012 21:10:35 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=6779 Modifica

372 megawatt di potenza distribuiti su 62 aerogeneratori da 6 mW l’uno. Un impianto industriale enorme, con una potenza quasi pari alla vicinissima centrale turbogas di San Severo che conta turbine capaci di produrre energia elettrica per 400 mW.

Questi sono i numeri del parco eolico presentato a San Cataldo, località che interessa quattro comuni dell’entroterra promontorio del Gargano, in pieno parco nazionale (Cagnano Varano, Sannicandro Garganico, San Marco in Lamis e Carpino).

Da quello della zona prende il nome la società proponente, la San Cataldo srl che il 23 gennaio scorso – stanca di aspettare il responso dell’assessorato alle attività produttive della Regione Puglia – ha avviato un ricorso davanti al Tribunale amministrativo per “la declaratoria dell’illegittimità del silenzio sull’istanza di autorizzazione unica”.

Dietro questa piccola srl ce ne è un’altra che in essa è stata travasata: la Seaenergy srl, società di scopo che “non ha nulla a che vedere con la SeaEnergy PLC”, ci tengono a precisare dalla holding inglese del settore dell’eolico offshore. Tra San Cataldo srl e quest’altra società c’è il socio locale, Eugenio Di Gianvito (di cui Salviamo il Paesaggio ha già scritto: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/puglia-tra-sole-e-vento-leldorado-di-progettisti-e-investitori/), ingegnere di Torremaggiore (paese in cui non a caso ha sede Seaenergy srl) titolare di Ats Engineering srl studio di ingegneria dal quale sono usciti e continuano ad uscire la quasi totalità dei progetti dei più grandi parchi eolici dell’intera Capitanata e che complessivamente ha in corso 29 progetti (poco tempo fa ha ottenuto dalla provincia la Via favorevole per 10 pale – su 63 presentate – su Foggia).

Il progetto da 379 megawatt è stato presentato all’ente Provincia di Foggia il 12 maggio del 2010. Lo stesso giorno, Di Gianvito ne ha depositato un altro, questa volta più vicino a casa sui Monti Dauni: 57 megawatt distribuiti tra aerogeneratori da 6 mW l’uno, che si estendono dal territorio di Sant’Agata di Puglia e quello di Rocchetta Sant’Antonio,  paesini del Subappenino Dauno. La conferma arriva dall’ufficio del dirigente provinciale Giovanni Dattoli che chiarisce: “stiamo andando in ordine cronologico, non abbiamo ancora avviato l’istruttoria per i due parchi presentati dalla Seaenergy srl”.

L’ente Parco del Gargano non si è espresso in alcun modo, mentre il consiglio comunale di Carpino ha votato una delibera contraria a quello che l’assessore all’Urbanistica Rocco Ruo (componente della giunta provinciale con delega allo Sport) definisce un “progetto mostruoso”. Assenti al momento del voto in consiglio: il vicesindaco Giuseppe Gentile, un altro componente della maggioranza di centrodestra e due dell’opposizione. La bocciatura da parte dell’amministrazione di questo paese ha valore meramente simbolico e politico, dato che la competenza è divisa tra province e regioni.

Quello di San Cataldo è uno dei tanti progetti firmati da Eugenio Di Gianvito, autore anche degli impianti off shore sulle coste garganiche. Con la Alexina srl ha presentato sul comune di Lesina nel marzo del 2009 un progetto con una potenza complessiva di 126 Mw. Ats engineering ha invece su Torremaggiore un progetto da 282 Mw. Con la Parco eolico marino Gargano Nord Srl, ha chiuso un importante accordo con la tedesca WPD offshore GmbH per due progetti eolici off shore (uno da 680 Mw, l’altro da 855), presentati a nord del Gargano.

Francesco Bellizzi (francesco.bellizzi80@gmail.com)

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Puglia tra sole e vento, l’Eldorado di progettisti e investitori http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/puglia-tra-sole-e-vento-leldorado-di-progettisti-e-investitori/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/puglia-tra-sole-e-vento-leldorado-di-progettisti-e-investitori/#comments Fri, 28 Sep 2012 20:23:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=6528 Un grande impianto fotovoltaico a San Marco In Lamis (Fg)

Basterebbe il sole che abbiamo a disposizione? È la domanda che viene naturale se si cerca di fare un conto della sfilza di megaprogetti fotovoltaici in attesa di giudizio in Puglia.

Sono non meno di 600 gli ettari opzionati (corrispondenti a oltre 300 campi di calcio regolamentari) per una potenza totale non inferiore ai 575 megawatt. Da questo conteggio sono esclusi i megawatt già installati.

Un’enormità che si propaga sull’intero territorio della Capitanata, dal Golfo di Manfredonia, alla Piana del Tavoliere, passando per le colline e le vallate del Subappennino. Parliamo di progetti che sono stati presentati e autorizzati dalla Provincia e dalla commissione di valutazione ambientale che fa capo al suo assessorato all’Ambiente e sono in attesa dell’autorizzazione unica dell’assessore regionale alle Attività produttive Loredana Capone.

I dati che seguono riguardano il territorio della provincia di Foggia, la più grande d’Italia per estensione, dopo quella di Milano; la più desiderata almeno fino ad oggi, al taglio degli incentivi statali e alla stretta sugli impianti in suolo agricolo. Questi numeri sono relativi al 2010 e sono frutto di indagine giornalistica, dato che non esistono statistiche ufficiali relative a questo settore difficile da fotografare, per via della selva di società, una diversa dall’altra che vengono costituite in occasione di ogni singolo progetto. Così come sono una miriade i progettisti e gli studi tecnici che lavorano dietro le quinte per l’approvazione degli impianti.

Manfredonia

Solar Park Elisabeth srl, romana, ha presentato 40 megawatt di fotovoltaico su 80 ettari progettati e presentati su un’area in cui sono molte le zone umide alluvionali e rilevanti dal punti di vista ambientale. Teti srl è titolare di un parco di pannelli da 90 Mw su 140 ettari di terra.
La Macchia Rotonda Solar srl nel territorio di Manfredonia ha cinque progetti da 16,3 Mw. Satel Renowables srl attende l’autorizzazione unica della regione per il suo parco da 44 Mw su non meno di 90 ettari di terreno. Gli impianti di queste due società sono strettamente legati tra loro, dato che una buona parte di quelli in capo alla Macchia sono stati acquisiti da Satel. Quest’ultima nasce il 4 settembre del 2008 con sede legale nella zona Asi di Foggia, dall’iniziativa di due fratelli imprenditori, i Sannella. Satel ha un modus operandi classico del settore degli sviluppatori: presenta progetti di impianti fotovoltaici, ne ottiene la valutazione di impatto ambientale favorevole e li rivende al miglior offerente. Tra i suoi soci più affezionati c’è Macchia Rotonda Solar srl nata con un capitale sociale di 58mila euro di capitale sociale il 24 luglio 2009, in concomitanza con l’acquisto da Sannella di alcuni impianti già “benedetti” dalla provincia. Questa srl risulta avere un’unica proprietaria la Feidos spa società di consulenze e intermediazione finanziaria romana il cui presidente è Massimo Caputi suo fondatore. Era srl è invece titolare di un progetto su 45 ettari da 22 Mw.

San Severo

E.On.Climatizzate&Renovambles Italia Solar srl di Milano, ha un parco fotovoltaico da 40 Mw su 80 ettari di terreno. Luxenia srl ha un progetto da 10 Mw in attesa di autorizzazione.

Troia

Margherita srl nasce dallo smembramento di Daunia Wind divisa tra il gruppo Tozzi Sud (dell’importante gruppo nazionale omonimo) e la famiglia foggiana Mescia che oggi è legale rappresentante della Margherita. Questa srl ha non meno di quattro progetti in ballo: uno da 22 Mw che ha ricevuto la Via favorevole; il secondo su 40 ettari da ben 70 Mw; il terzo da 13,5 Mw; il quarto da 42 Mw. En. It. Puglia srl è forse il caso più eclatante. Questa società ha rilevato dalla Wweh di Antonio D’Amato un progetto faraonico su Troia da 123 Mw su non meno di 62 ettari. Le notizie più recenti parlano di uno stallo autorizzativo causato dalle polemiche e dalle nuove normative che stanno scoraggiando i grandi gruppi finanziari internazionali che avevano deciso di investire nel progetto.
Msn Solar srl ha un progetto da 13 Mw e un altro presentato lo scorso dicembre da 12 Mw. Satel Renowables srl ha un progetto da 12 Mw, nella stessa zona di quello della Msn. Altri due progetti di questa società dei foggiani Sannella attendono l’autorizzazione regionale: uno da 13 Mw, un altro da 17. In tutto gli ettari interessanti non sono meno di 20.

Torremaggiore

Ats Solar Figurella srl ha un progetto da 4,2 megawatt. Deliceto/Ascoli. La Margherita srl ha un progetto da 12,5 Mw.

 

Il mestiere oscuro dello sviluppatore

Dietro i progetti di impianti ad energia rinnovabile non ci sono solo banche e investitori. Una figura fondamentale è quella dei così detti “sviluppatori”: geometri, ingegneri, commercialisti e avvocati che hanno trovato nel settore delle energie rinnovabili l’Eldorado.

Tra gli sviluppatori esistono varie categorie.

Quella più “pericolosa” è rappresentata da coloro che si occupano di procacciare terreni, presentare progetti, farseli approvare e rivenderli sul mercato. Molto spesso sono protagonisti di operazioni di pura speculazione finanziaria.

Lo sviluppatore è un mestiere che decide di fare sia il giovane laureato alla ricerca di una collocazione professionale e sia il navigato professionista. Ormai sembrano essere finiti i tempi delle vacche grasse, quando la via più semplice per vedersi autorizzati impianti energetici non era quella regionale ma quella comunale. Fino ad un paio di anni fa bastava rilasciare nel comune di riferimento la dichiarazione di inizio attività per installare un impianto di massimo 1 Mw. Sulle pupille degli sviluppatori sono apparsi di colpo i simboli dell’euro e la corsa al recupero di terreni è aumentata. Grazie a questo sotterfugio sono stati opzionati centinaia di ettari sui quali sono stati avviati tanti piccoli progetti, molto spesso l’uno accanto all’altro così da andare a creare, nei fatti, un vero e proprio parco industriale. Il progettista, una volta ottenuta la Dia, ad esempio per 10 impianti da 1 Mw l’uno, aveva tra le mani un progetto dal valore di oltre 20 milioni di euro che provvedeva a rivendere al migliore offerente.

C’è chi invece punta sui grandi numeri per l’installazione di enormi impianti. Questa è stata la strategia che ha caratterizzato per vent’anni il settore dell’eolico e che ha dato grandi frutti (leggi: utili) a imprese e progettisti. Un po’ meno a comuni e cittadini, come nota anche il giornalista di Repubblica Antonello Caporale nel suo libro “Controvento: il tesoro che il Sud non sa di avere” (2011, Mondadori). La logica di base è molto semplice. Nel momento in cui presenta un progetto da centinaia di megawatt, lo sviluppatore sa bene che la Regione o la Provincia non lo approveranno così com’è e procederanno alla riduzione degli impianti previsti. La strategia è chiedere 100 per ottenere almeno 50.

Sembra essere il modello seguito da Eugenio Di Gianvito, ingegnere di Torremaggiore, titolare di Ats Engineering srl, che ha in corso ha enormi operazioni nel settore dell’eolico. Di Gianvito con il suo studio ha presentato enormi progetti di parchi eolici in tutta la provincia di Foggia ed l’autore degli impianti off shore sulle coste garganiche. Con la Alexina srl ha presentato sul comune di Lesina nel marzo del 2009 un progetto con una potenza complessiva di 126 Mw . Ats engineering ha presentato su Torremaggiore un progetto da 282 Mw. Con la Parco eolico marino Gargano Nord Srl, Di Gianvito ha chiuso un importante con la tedesca WPD offshore GmbH in almeno uno dei due progetti eolici off shore (uno da 680 Mw, l’altro da 855), presentati a nord del Gargano. Con la Ordona srl ha presentato un altro progetto, questa volta sull’agro di Foggia che secondo i dati aggiornati all’agosto 2010 del report eolico dell’associazione ambientalista Lipu, presenta una potenza complessiva di 278 Mw. Un’enormità, ma non equiparabile ai 696 Mw presentati su Lucera con la Luceria srl. Ma no è tutto, perché Eugenio Di Gianvito, che i bene informati definiscono professionista spregiudicato e molto agile nel muoversi in Comuni amministrati sia dal centrodestra che dal centrosinistra, è attivissimo anche nel settore del fotovoltaico. La sua Ats Engineering ha al suo interno un ramo dedicato soltanto al sole: la ATS Solar. Società che nel 2009 ha stretto accordi imprenditoriali con la tedesca NordStrom Solar GmbH. Accordo fortemente voluto dai tedeschi grazie alla presenza alle spalle di questa piccola srl di Torremaggiore della teutonica WKN Windkraft Nord.

Francesco Bellizzi
(francesco.bellizzi80@gmail.com)

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Ancora incidenti durante la bonifica dell’ex Enichem di Manfredonia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/08/ancora-incidenti-durante-la-bonifica-dellex-enichem-di-manfredonia/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/08/ancora-incidenti-durante-la-bonifica-dellex-enichem-di-manfredonia/#comments Fri, 03 Aug 2012 07:15:24 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=6129

Lo scorso aprile, una manovra azzardata durante l’abbattimento di una torre del vecchio impianto di fertilizzanti chimici chiuso nel 1991 ha disseminato nell’aria arsenico.

La memoria torna al 1976, quando l’area del petrolchimico fu scenario dell’esplosione di una colonna di lavaggio dell’ammoniaca che disperse 10 tonnellate d’anidride arseniosa e 18 tonnellate di ossido di carbonio. La città fu evacuata per ben due volte e 17 sono gli operai morti fino ad oggi. Anche se il Tribunale ha archiviato tutto senza colpevoli.

“Non abbassare la guardia. Mai. La sicurezza sempre in testa”, recita un cartello dell’Eni all’ingresso del sito. Nell’area che ha ospitato il petrolchimico Enichem di Manfredonia per la produzione di fertilizzanti il tempo non sembra passare mai. Soltanto un occhio attento nota cosa manca. Elementi che prima c’erano e che oggi sono scomparsi portando via ogni traccia di sé. È forse questa la differenza principale con la grande acciaieria tarantina dell’Ilva. Per il resto le storie sono molto simili e presentano gli stessi ingredienti: il sogno della modernità industriale infranto contro la chimica che strappa via le vite di lavoratori, familiari e ignari cittadini entrando nelle case, di sorpresa. Così come molto simile è la distanza dal mare. Poche centinaia di metri dividono l’ex Enichem sipontina dalla spiaggia manfredoniana di Acqua di Cristo. Un tratto di costa in cui si trovano locali e due lidi balneari su cui l’Arpa di Giorgio Assennato non svolge alcuna forma di monitoraggio ambientale.

Nel aprile scorso, durante i lavori di smantellamento delle due torri bianche e rosse, l’ultima traccia visibile da lontano dell’Enichem, la ditta che stava lavorando in subappalto ha perso il controllo della situazione. Si tratta di una srl specializzata in edilizia e che di bonifiche di siti industriale sa poco quanto nulla. Tant’è che con metà di una delle torri ancora in piedi ha abbattuto anche il filtro collocato in cima. Un vecchio filtro con più di cinquant’anni di vita che fino a quel momento ha trattenuto (a malapena) polveri di ogni tipo. Il contatto con il terreno ha sollevato una fitta nube che poi l’Arpa ha dovuto confermare composta in buona parte da arsenico.

I comuni di Monte Sant’Angelo e Manfredonia e l’Agenzia regionale per l’ambiente si sono guardati bene dal raccontare le dinamiche dell’incidente, annunciando la sospensione dei lavori per un incremento del livello di arsenico nelle rilevazioni della centralina (top secret i valori registrati). Dipendenti della Manfredonia vetro, industria che sorge accanto l’ex Enichem hanno raccontato di aver visto avvicinarsi quella enorme nube e di aver continuato a lavorare come se nulla fosse. E come se nulla fosse è ripreso lo smantellamento della torre. L’area su cui sorge è denominata Isola 5, ed è circondata da una rete dietro la quale sono raccolti i cumuli dei detriti, in cima ai quali sono stati applicati innaffiatoi per mantenerli umidi ed evitarne la dispersione nell’aria. Una tecnica di certo meno efficacie dei classici teloni utilizzati per operazioni di questo tipo.

Il titolare dei lavori nell’isola 5 è la Mosmode sas di Papaniciaro in provincia di Crotone (sede di un altro ex petrolchimico Eni) che ha con la società creata da Eni per la bonifica di tutti i siti italiani, Syndial spa, un appalto nazionale. La Mosmode almeno fino a tre anni fa lavorava in associazione con l’Agecos spa del re dei rifiuti delicetano Rocco Bonassisa. La prima si occupava della raccolta e dello smaltimento delle scorie, la seconda solo dello smaltimento. Il sistema dei subappalti ovviamente imperava. Ed impera. Come quello dato alla Falcon di Villa Santina in provincia di Udine, specializzata in saldature.

Quello dello scorso aprile non è il primo incidente avvenuto nel corso delle operazioni di bonifica dell’Isola 5. Cinque anni fa ci fu un altro eclatante errore durante lo smantellamento delle due torri.

Nel 2007, mentre alcuni operai della ditta Falcon procedevano allo smantellamento di alcuni tubi ci sarebbe stata una fuga di arsenico che investì almeno una novantina di loro. Quel tubo sarebbe stato segato con una semplice mola da 90 euro, e non con il plasma, strumento da 3000 euro che permette tagli “puliti” senza dispersioni nell’ambiente. Dopo la denuncia fatta dagli stessi dipendenti, seguirono controlli sanitari della Asl. Queste analisi testimoniarono concentrazioni di arsenico nell’organismo ben oltre il livello consentito di 80 micron. Il tutto si risolse nel silenzio, con qualche multa amministrativa.

L’incidente sarebbe avvenuto a cinque mesi dall’aggiudicazione dell’appalto per i lavori di bonifica di quell’area dove si trovava anche l’impianto termoelettrico, il cuore meccanico dell’intero petrolchimico. L’impianto, una volta smontato fu rivenduto dall’Enichem a due aziende, una russa ed un’altra ucraina. Una cessione che qualcuno ricorda come “strana”, visto che ne furono vendute le componenti ma non quello che viene detto “estratto tecnico”, in parole povere le istruzioni d’uso. 700 tonnellate di macchinari (forni, torri etc…) furono smontati e caricati su tir che attraversarono il centro sipontino per poi essere caricati sulle navi, come se si trattasse di un carico qualsiasi. Ne seguirono incontri tra comune e Syndial, qualche scaramuccia, poi silenzio.

Ma le stranezze e gli incidenti avvenuti nell’area dell’ex petrolchimico sono tanti. E la maggior parte di essi neanche si conosce.

Le decine di ettari suddivisi in mega discariche (le Isole) che si affacciano sul Golfo sipontino nascondo misteri che il tempo non riesce ancora a seppellire. Proprio come la discarica “scoperta” soltanto poche settimane fa nell’Isola 16 che si credeva ormai bonificata e messa in sicurezza.

Francesco Bellizzi
francesco.bellizzi80@gmail.com

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Foggia e la sua 167: presente, futuro e storia di una speculazione infinita http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/06/foggia-e-la-sua-167-presente-futuro-e-storia-di-una-speculazione-infinita/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/06/foggia-e-la-sua-167-presente-futuro-e-storia-di-una-speculazione-infinita/#comments Mon, 04 Jun 2012 20:50:13 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=4821

È possibile recuperare suolo da cementificare che nella realtà non c’è?

A quanto pare sembra di sì, almeno vedendo quello che sta accadendo a Foggia, dove sono stati destinati all’edilizia 157 mila metri cubi in base ad una logica molto particolare.

Il piano regolatore riconosce ad ogni cittadino volumetrie di servizi pubblici in eccesso rispetto a quelle previste dallo stato. Volumetrie che sono state ricavate da parcheggi e prati dove oggi sono sorti nuovi cantieri.

Il cantiere di via Gentile a ridosso delle case

Via Gentile è una delle strade che attraversano la Macchia Gialla, uno dei quartieri periferici della città di Foggia. Fino a dieci anni fa questa zona era meta di persone alla ricerca di una casa lontana dal caos e circondata dal verde. Tra di loro c’erano anche gli abitanti di questa via che con il proprio appartamento acquistarono un posto auto che oggi non c’è più.

Al posto di quei parcheggi, a ridosso dell’uscio di casa, è spuntato da un giorno all’altro un enorme cantiere dal quale stanno prendendo forma varie palazzine. È uno dei molti progetti che fanno parte dell’espansione della 167, piano di edilizia economico-popolare previsto da una legge del ’62, dedicato al mondo cooperativo ma che con il passare degli anni si è trasformato in un semplice bando di edilizia residenziale.

Il cantiere di via Gentile sorto sul parcheggio dei residenti

La scomparsa del parcheggio di via Gentile insieme a molte zone verdi sono uno dei tanti effetti della cementificazione in corso da almeno un decennio a Foggia, città pugliese ostaggio del mattone, unica economia tenuta in considerazione fino ad oggi dalla politica locale in ritardo di sei anni nell’approvazione di un Piano urbanistico generale.

Non a caso Gianni Mongelli, sindaco di centrosinistra, costruttore ex presidente di Assindustria Puglia e dell’ente Fiera di Foggia per fronteggiare il rischio del dissesto finanziari ha elaborato un piano di rientro di oltre 70 milioni di euro di debiti basato in larga misura sugli incassi derivanti dall’edilizia, pianificati dagli uffici dell’assessorato competente oggi guidato dal presidente dell’Ordine degli architetti, Augusto Marasco.

Una decisione coerente con una politica urbanistica che arriva da lontano e che tra i suoi prodotti ha l’attuale ampliamento della 167 passato alla storia come “Recupero delle volumetrie disperse” approvato dalla precedente maggioranza di centrosinistra il 19 gennaio del 2009. Parliamo di 157 mila 320 metri cubi da cui sono stati recuperati 800 alloggi tutt’oggi in costruzione.

Prima di questa fase c’è stato un intermezzo, agli inizi del 2000, con l’aggiudicazione dei suoli edificabili, avanzati dalla prima fase degli anni ’90, ad alcune cooperative precedentemente escluse e vincitrici di un ricorso al Tar. Ossia la “Manovrina in 167” che ha permesso la cantierizzazione di ulteriori 400 appartamenti che con gli altri 800 del recupero delle volumetrie ha portato in città 1.200 alloggi nell’arco di 15 anni.

E non sembra sia ancora finita dato che le cooperative edilizie (Agci, Confcoopertative, Legacoop ed Unci) hanno richiesto al comune ulteriori 150mila metri cubi edificabili da inserire nel futuro Piano urbanistico generale. Ossia altri 400 alloggi.

La Manovra della 167, disegnata nel Piano regolatore foggiano del 1992, è salita agli onori della cronaca come la più grande mai realizzata in Italia. Dalla prima metà degli anni ’90 centinaia e centinaia di appartamenti sono iniziati a spuntare nelle periferie della città senza soluzione di continuità spingendo Foggia verso un’espansione ipetrofica e invadendo quartieri residenziali. Come quello della Macchia Gialla.

Il Recupero delle volumetrie approvato tre anni fa si basa su un principio senza precedenti: ogni foggiano disporrebbe di 7 metri cubi in più rispetto a quanto previsto dalla legge. Spazio da recuperare e sul quale costruire. In pratica, quella che ha tutta l’aria di essere una operazione speculativa, ottenuta grattando via spazio vitale ad ogni singolo cittadino, è passata come un atto dovuto per legge, davanti al quale l’opposizione in consiglio comunale è rimasta in silenzio.

Se sulla carta tutto è possibile, nella realtà dei fatti è stato necessario individuare quali aree da edificare per racimolare i 157mila metri cubi previsti.

Così, con un colpo di matita sono stati cancellati ampi spazi di verde e servizi pubblici, lasciando il posto a cantieri incastrati tra strade e edifici.

Quello che sta accadendo su via Gentile è un esempio delle conseguenze di una politica urbanistica basata su varianti alle destinazioni d’uso dei suoli: lì dove c’era un parcheggio è spuntato da un giorno all’altro un cantiere per nuove palazzine residenziali. Inutili le lamentele dei cittadini che si sono sentiti derubati di un’area di loro proprietà e invasi da ulteriore cemento.

Da sinistra, l'assessore all'Urbanistica di Foggia Augusto Marasco, il sindaco Gianni Mongelli

Se da una parte si toglie dall’altra bisogna dare. Almeno un po’. Infatti è stato necessario compensare le volumetrie di verde pubblico cancellate. La soluzione scelta è stata un vero e proprio paradosso, perché per raggiungere la quantità di verde che spetta ad ogni cittadino è stata conteggiata persino l’erba piantata lungo gli spartitraffico di via Gentile come delle altre arterie della zona.

Il risultato di questa spietata politica urbanistica  è sotto gli occhi di tutti. Alla vigilia dell’approvazione del Piano urbanistico generale che dovrebbe ridisegnare una città più vivibile, la Macchia Gialla è costellata di avvisi di vendita di appartamenti che in sei anni hanno perso in media il 10% del proprio valore immobiliare.

Francesco Bellizzi
francesco.bellizzi80@gmail.com

A destra una delle nuove costruzioni, attaccata a una villetta a schiera

 

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