Lazio – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Wed, 06 Nov 2024 10:40:34 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Lazio – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 La Via Appia Patrimonio dell’Unesco: un’occasione che andrebbe colta per tutelare un “museo a cielo aperto” di inestimabile valore http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/la-via-appia-patrimonio-dellunesco-unoccasione-che-andrebbe-colta-per-tutelare-un-museo-a-cielo-aperto-di-inestimabile-valore/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/la-via-appia-patrimonio-dellunesco-unoccasione-che-andrebbe-colta-per-tutelare-un-museo-a-cielo-aperto-di-inestimabile-valore/#comments Mon, 04 Nov 2024 20:55:17 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16827 di Maria Cariota

L’iscrizione nella lista dell’Unesco servirà a valorizzare e salvaguardare l’Appia Antica? Ne abbiamo parlato con Rita Paris, archeologa e ex direttrice del Parco archeologico dell’Appia Antica, e Paolo Berdini, urbanista

Il 27 luglio 2024 il Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Nuova Delhi, ha deliberato l’iscrizione della “Via Appia. Regina Viarum” nella Lista del Patrimonio Mondiale. Si tratta del 60esimo sito italiano riconosciuto dall’UNESCO

Lunga più di 800 chilometri, la Via Appia è la più antica e la più importante delle strade costruite dagli antichi romani. Tracciata a partire dal 312 a.C. da Roma fino a Capua, arrivò a Benevento nel 268 a.C. e nel 190 a.C. a Brindisi, che funzionò quale principale porto dell’Impero romano verso l’Oriente, la Grecia e l’Egitto. Originariamente concepita come strada strategica per la conquista militare, divenne rapidamente una via fondamentale per il commercio e la produzione agricola. Lungo il tracciato, costruito con tecniche durature e innovative e disseminato di grandi opere di ingegneria civile, si svilupparono siti funerari, templi, acquedotti, ville patrizie, a cui si sono aggiunte poi sopraelevazioni medievali. Custodisce tuttora un patrimonio storico, archeologico e architettonico unico al mondo.

Il tratto romano

Il riconoscimento coinvolge 19 tratti della Via Appia.

Il primo segmento, quello della Città di Roma, è stato protagonista di vicende travagliate e contraddittorie. Qui già nelle attività di acquisizione, restauro e scavo della metà dell’800 ad opera di Antonio Canova, Giuseppe Valadier e Luigi Canina compare la visione di “museo all’aperto”: i reperti non vanno trasferiti e chiusi nei musei ma devono restare nel contesto in cui si trovano. Negli anni ’50 del secolo successivo, nonostante i primi riconoscimenti istituzionali di notevole interesse pubblico, a ridosso di sepolcri e mausolei vengono costruite strade, ville di attori, piscine, edifici per enti religiosi; il Comune autorizza, imponendo blande mitigazioni architettoniche. Lo scempio viene descritto in modo dettagliato in “I gangsters dell’Appia”, pubblicato su Il Mondo l’8 settembre 1953, il primo dei 140 articoli che Antonio Cederna dedicherà a questa Via («Oggi l’antico è tollerato solo se, fatto a pezzi insignificanti, può essere ridotto a ornamento, a fronzolo, a servo sciocco delle “esigenze della vita moderna”, del “traffico”, del “dinamismo del nostro tempo”, insomma quello che dicono “progresso”»).

Il Piano Regolatore del 1965, in linea con i suggerimenti di Cederna, vincola l’area da Porta San Sebastiano a Marino a parco pubblico e all’inedificabilità assoluta. Dopo poco tempo comincia ad infuriare l’abusivismo. Sorgono abitazioni, impianti sportivi, capannoni industriali, piazzali, magazzini, a cui si aggiungono trasformazioni minori che avvengono senza licenza e senza alcun criterio (dopo il 1967 solo nel Municipio VIII sono stati realizzati oltre un milione e trecentomila metri cubi di nuove costruzioni – Rapporto eseguito dallo studio DeA). Il fenomeno, in parte poi legittimato dalle tre leggi sui condoni edilizi, porta con sé anche l’intenso traffico veicolare. Alcuni edifici vengono demoliti, ma più spesso prevale l’inerzia dell’amministrazione.

Molto importanti i risultati ottenuti negli ultimi decenni dalla Soprintendenza Archeologica di Roma attraverso interventi di liberazione del basolato dall’asfalto e reintegro, dove necessario, con sampietrini dello stesso materiale di lava basaltica, ripristino delle crepidini (bordi dei marciapiedi), scavi di altissimo pregio e una sistematica campagna di acquisizioni (si pensi a Villa dei Quintili, Santa Maria Nova, Capo di Bove, Villa dei Sette Bassi, Mausoleo di Cecilia Metella e Castrum Caetani), consentendo finalmente la fruizione pubblica dei più importanti complessi monumentali.

Villa dei Quintili, V miglio via Appia Antica, è il più grande complesso residenziale del suburbio di Roma – ph Parco Archeologico Appia Antica Roma

L’impatto del riconoscimento Unesco

Per cercare di comprendere quale potrebbe essere l’impatto del riconoscimento Unesco ci siamo rivolti a Rita Paris, una protagonista del lavoro svolto dalla Soprintendenza, dal 1996 al 2018 alla direzione del Parco archeologico dell’Appia Antica di Roma, e a Paolo Berdini, urbanista, che a lungo si è interessato al tema e che ha recentemente aggiornato il libro “Roma Moderna” di Italo Insolera.

Rita Paris

La dott.ssa Rita Paris afferma: “Abbiamo sempre chiesto innanzitutto il rispetto della legalità, la tutela rigorosa contro gli abusi. Ci sono villette costruite a ridosso di monumenti importantissimi, con muri che impediscono persino la vista. In alcuni casi, anche quando la demolizione veniva disposta dal Comune, poi non è stata effettuata. Si potrebbero fare accordi con i privati; neanche a loro conviene questa situazione perché non possono ottenere permessi per i vari utilizzi”.

Il riconoscimento dell’Unesco va benissimo ma sarà utile se le realtà locali lo useranno per recuperare la storia, le testimonianze antiche e del patrimonio culturale, il paesaggio. Oppure il riconoscimento verrà solo sfruttato per attrarre più visitatori?, prosegue la dott.ssa Paris. “L’Unesco non comporta un vincolo; nel centro storico di Roma, nonostante questo sia nella lista dell’Unesco, si è fatto di tutto e di più, senza tenere conto della fragilità e della peculiarità dei luoghi. Non ci resta che stare a vedere. Non possiamo accontentarci dei risultati raggiunti fino ad oggi, perché questi risultati sono una briciola rispetto all’enormità dei problemi dell’Appia”.

È mancato un progetto complessivo di integrazione dell’Appia nella città, conservando la sua diversità. Mancano i servizi pubblici per poterci arrivare.” Molti infatti raggiungono il parco in macchina, parcheggiando lungo i campi. Sarebbero quindi necessarie aquisizioni per realizzare punti di sosta, ristoro e informativi.

L’ex direttrice del Parco conclude: “Non basta fare un parco. L’Appia è un Parco naturalistico della Regione Lazio dal 1988, area protetta dal 1998 e risponde a regole ambientali e naturalistiche. Il Parco Archeologico è stato istituito nel 2016 come istituto autonomo, ma non sono state introdotte nuove normative per la tutela e per facilitare le acquisizioni dello Stato. Rimangono i vincoli di prima, è solo una definizione”.

Roma Moderna” il libro più volte aggiornato di Italo Insolera e Paolo Berdini (Einaudi 2024) dedica all’Appia Antica l’ultimo capitolo e la propone come modello per il futuro della città.

Paolo Berdini

Riguardo al riconoscimento Unesco Paolo Berdini afferma:Sotto i riflettori del mondo è andato un oggetto molto delicato dal punto di vista della sua costruzione. Sono anni che, con difficoltà, si cerca di rendere vivo il progetto del parco su cui si sono spesi in tanti. È importante il fatto che ci sia una istituzione mondiale terza che possa intervenire se il progetto non viene attuato”. “L’abusivismo sarà la cartina di tornasole. Se l’Unesco intervenisse per lanciare l’allarme sulla necessità della demolizione per gli abusi gravi che hanno deturpato le preesistenze romane sarebbe un aiuto straordinario.

Riguardo ai finanziamenti, questi ci sono, ma sempre modesti. Soltanto la grande determinazione delle Soprintendenze ha portato alla costruzione di luoghi meravigliosi. La Villa dei Sette Bassi, sito imponente di una bellezza sublime, non apre, per mancanza di personale.

Berdini conclude affermando che l’Appia Antica fuori dalla città di Roma soffre di una quasi inesistenza.“Non c’è solo Roma (tra l’altro congestionata) ma dobbiamo guardare all’intero sistema dell’Appia Antica, che dovrebbe essere motore del recupero della bellezza in tanti comuni, che la bellezza l’hanno cancellata.”

Mappa Comparti Patrimonio Unesco
Mappa dei tratti Patrimonio Unesco

Da Roma a Brindisi

Il riconoscimento Unesco riguarda 4 regioni (Lazio, Campania, Basilicata, Puglia) e 74 comuni.

Con l’esclusione di alcuni tratti qualche Comune è risultato in prima battuta al di fuori del progetto. Il Ministero della Cultura sta ora lavorando alla richiesta di ricomprendere tutti i tratti originariamente indicati nel dossier candidatura.

Come racconta Paolo Rumiz nel suo libro “Appia” (Feltrinelli 2016), in cui descrive il suo viaggio a piedi lungo l’Appia, questa via ha anche questo di unico, il fatto che taglia con una diagonale un’Italia minore, quella che normalmente non era considerata dai nobili viaggiatori. I punti chiave erano Roma, Napoli, Palermo, ma tutto quello che sta in mezzo, l’enormità di sedimenti storici, raccontano un’epopea infinita, uno spazio dimenticato tutto da riscoprire, dove il passato non è chiuso in una teca, ma è lì, è presente.

ALTRI LINK UTILI:

Piano per la gestione e la funzione Parco Archeologico dell’Appia Antica 2018 a cura di Rita Paris

Archivio Antonio Cederna (la sede si trova nel sito archeologico di Capo di Bove, Via Appia Antica 222)

Canosa di Puglia, ponte sul fiume Ofanto – ph Unesco.org
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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/la-via-appia-patrimonio-dellunesco-unoccasione-che-andrebbe-colta-per-tutelare-un-museo-a-cielo-aperto-di-inestimabile-valore/feed/ 2
Villa Bianca: Italia Nostra e WWF si uniscono al Comitato contro la abnorme iniziativa edilizia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/comitato-villa-bianca-italia-nostra-e-wwf-contro-la-abnorme-iniziativa-edilizia-di-villa-bianca/ Fri, 25 Oct 2024 23:30:34 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16815 Comunicato di: WWF – COMITATO VILLA BIANCA – ITALIA NOSTRA ROMA del 24.10.2024

Contro la abnorme iniziativa edilizia di Villa Bianca si uniscono al Comitato Villa Bianca, Italia Nostra Roma e WWF Italia

Siamo alla vigilia di un momento cruciale per le sorti dell’area nota come “Villa Bianca”: il prossimo 28 novembre si terrà, davanti al Consiglio di Stato, l’udienza di discussione dell’appello proposto da Green Stone e GVM, avverso la recente sentenza del TAR Lazio che, lo scorso mese di maggio, ha dichiarato illegittimo e ha annullato il Permesso di Costruire che consentiva la realizzazione di 144 appartamenti, oltre ad alcuni locali commerciali, al posto della demolita Clinica Villa Bianca. L’area interessata è un triangolo verde, ricco di alberi centenari e rare specie vegetazionali, con caratteristiche di peculiare pregio e di continuità con l’adiacente Parco Virgiliano, a cui un tempo era unita, posta in “Città Storica” del Comune di Roma, in zona altamente tipizzata, consolidata e satura.

Il progetto autorizzato, se realizzato, avrebbe notevoli impatti negativi, fra cui:

• la edificazione in Città Storica di mc 53.000, rispetto ai mc 17.000 della vecchia clinica, con un incremento di volumetria del 300% rispetto a quella originaria, oltre al cambio di destinazione d’uso;

• la costruzione di 144 appartamenti, dislocati in due palazzi di 6 piani ciascuno, oltre 1 di accesso e 1 di copertura, totalmente fuori scala e di altezza superiore alla norma ed a tutti i palazzi circostanti di via Bradano;

• il depauperamento di esemplari arborei di rara bellezza, quali lecci, pini, tigli, la cui imponente chioma svolge importante funzione di tutela dagli agenti inquinanti;

• il raddoppio della pressione antropica sull’area per l’ aumento dei residenti;

• il sovraccarico del sistema viario e con esso della sosta, oggi già assai critici;

• il problema dei servizi a causa della loro insufficienza;

l’aumento del consumo di suolo, a decremento della superficie permeabile;

l’abbattimento di molti alberi, dove nidificano, fra l’altro, specie come verdoni e picchi muratori.

Un intervento così grave e impattante fa presupporre che nel corso del procedimento concessorio non vi sia stata un’approfondita istruttoria in merito a:

• sussistenza dei presupposti per la legittima applicazione del Piano casa;

• effettiva tipologia dell’intervento da realizzare;

• efficacia dei titoli abilitativi indicati come preesistenza;

• sostenibilità del carico urbanistico e insediativo sull’ambiente circostante;

• compromissione della qualità di vita dei residenti e riduzione della tutela della loro salute;

• molte criticità progettuali rilevate quale l’effettiva altezza degli edifici e le quote indicate negli elaborati grafici.

Roma Capitale e Regione Lazio si sono costituite nel giudizio di appello, difendendo il proprio operato, associandosi così alla richiesta della GREEN STONE e della GVM di totale riforma della sentenza del TAR Lazio.

Il Comitato VILLA BIANCA (CVB), sostenuto da oltre 150 cittadini tutti residenti nell’area, si trova di nuovo a dover lottare contro società di capitali, portatrici di fortissimi interessi economici ed a fronteggiare anche gli Enti, Comune e Regione, che avrebbero il precipuo compito di sovrintendere ad una ordinata e sostenibile gestione del territorio con la partecipazione dei cittadini e che invece, nel caso di specie, si schierano con chi vuole pesantemente trasformarlo.

Il WWF è intervenuto nel giudizio avanti al Consiglio di Stato, opponendosi alle ragioni addotte dalle parti appellanti, a tutela di quei valori ambientali che l’intervento, ove realizzato, comprometterebbe.

ITALIA NOSTRA ROMA si è fatta promotrice di numerose iniziative a favore del Comitato, anche con il coinvolgimento di altre associazioni di tutela del territorio, volte a contrastare iniziative a forte impatto urbanistico ed ambientale riferite ad aree di pregio all’interno della Città Storica.

“Il progetto edificatorio nell’area dell’ex Clinica Villa Bianca è quantomeno allarmante e comporta, un impatto negativo, non solo a livello locale, ma di più ampia portata – ha dichiarato Giampiero Cammerini, Delegato per il Lazio del WWF Italia – e se il progetto dovesse realizzarsi ci troveremmo di fronte ad un episodio degno del Sacco di Roma. Se fosse possibile nella Capitale d’Italia triplicare le volumetrie in un’area così importante, ciò diviene possibile in tutto il nostro Paese. Il danno alla biodiversità, all’ambiente, alla salute, ma persino agli obiettivi di sostenibilità assunti di fronte alle Nazioni Unite sarebbe irreversibile. Anche per questo il WWF è intervenuto di fronte al Consiglio di Stato”.

Roma 24 ottobre 2024

WWFCOMITATO VILLA BIANCAITALIA NOSTRA ROMA

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Pratone di via Teulada: “Il grattacielo è un insulto al paesaggio” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/pratone-di-via-teulada-il-grattacielo-e-un-insulto-al-paesaggio/ Mon, 15 Jul 2024 13:41:49 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16665 Prevista la costruzione di un impattante edificio di servizio per il Tribunale di Roma, collocato in un’area protetta, che gode di particolari tutele, accantonando la possibilità di fruire di strutture pubbliche vuote e inutilizzate, negando ai cittadini l’unico spazio verde pianeggiante del territorio

di Italia Nostra Sez. di Roma – Comunicato del 12.07.2024

Al tempo dei romani erano Horti Domitii, vigne e canneti, poi i Prata Neronis. In seguito Prata Sancti Petri e, infine i Prati di Castello. Non ha mai perso tale connotazione il quartiere Prati. Neanche quando, a fine Ottocento iniziarono le edificazioni con la ubicazione delle funzioni amministrative della nuova Capitale d’Italia. A dispetto del reticolo di strade a impianto ortogonale e dei garbati palazzi che, a mano a mano, hanno assorbito fino all’ultimo filo di verde, rivendica la sua esistenza una intatta area pianeggiante, alle pendici della Riserva Naturale di Monte Mario, chiamata dai cittadini parco Teulada, su cui incombe una minaccia: l’edificazione di un impattante edificio di servizio, che andrebbe a costituire la cosiddetta “Cittadella giudiziaria”, in continuità con il discusso Tribunale di piazzale Clodio, con una elevazione di più di venti piani, contendendo il primato alle arroganti torri in zona Eur Castellaccio.

La decisione risale al 2019, anno in cui fu sottoscritta l’intesa tra Ministero della Giustizia, Regione Lazio e Roma Capitale, a cui fecero seguito numerosi atti, contrari all’ennesima violenza al territorio. Mozioni municipali e regionali, audizioni in commissione Trasparenza della Regione Lazio, per approdare a interrogazioni parlamentari e, da ultimo, a mozioni comunali che non hanno avuto seguito, nonostante la manifesta volontà capitolina di procedere a riforestazione di numerosi spazi della Capitale, per combattere le cosiddette “isole di calore”. Atti che, oltre a evidenziare l’inadeguatezza del progetto, che insiste su un’area naturale protetta (Riserva Naturale di Monte Mario) – afferente al sistema dei parchi regionali – che gode di particolari tutele riferite ai beni paesaggistici individuati dal Piano territoriale paesistico della Regione Lazio (PTPR) e che vede la presenza di pregevoli esempi di architettura tra cui Villa Madama, Villa Mazzanti, Villa Mellini osservatorio astronomico su cui passa il Meridiano di Roma e i Casali Strozzi di Giacomo del Duca, allievo di Michelangelo Buonarroti.

Italia Nostra Roma sostiene che l’edificazione della progettata sede nel Parco Teulada, sebbene motivata da comprensibili esigenze di servizio, costituisca una offesa al territorio e il presidente della sezione di Roma Oreste Rutigliano mette in luce l’inspiegabile “silenzio di lustri e l’incapacità di risolvere la contraddittorietà degli atti che hanno portato all’attuale situazione dell’area di piazzale Clodio e via Teulada”. Uno spazio verde e vitale, per il presidente, “che introduce al paesaggio di Monte Mario, da trenta anni parte del Parco regionale, potente simbolo di una città che ha conquistato il titolo di Capitale verde d’Europa e che è al centro di decisioni fatali”. E chiama in causa la politica, mettendo i suoi rappresentanti in guardia dal “fare carta straccia di queste conquiste, perché ciò vorrebbe significare che si intende avviare Roma alla decadenza, di ogni sua conquista vitale”. Cita, a drammatico esempio, la devastazione dei pini e dei grandi alberi, soggetti a violente quanto inspiegabili potature “che ci ha già avviati su questa china”. Infine, si rivolge al primo cittadino con una perentoria esortazione: “Il sindaco esiste? E allora batta un colpo”.

roma@italianostra.org

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Tuscia Romana: terra da valorizzare, non da sfruttare http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/tuscia-romana-terra-da-valorizzare-non-da-sfruttare/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/tuscia-romana-terra-da-valorizzare-non-da-sfruttare/#comments Tue, 30 Apr 2024 20:45:15 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16526 di Marisa Pessione e Alessandro Mortarino.

Chi ama camminare cerca puntualmente nuovi luoghi in cui immergersi, cercando ogni volta percorsi considerati minori, cioè non le abituali “grandi” direttrici sul genere della Francigena o di Santiago di Compostela, ma itinerari magari prossimi, occasionalmente intersecanti, dai comuni punti di arrivo pur provenendo da snodi alternativi.
A noi è recentemente capitato di percorrere uno di questi, denominato Cammino 103 di Tuscia, progettato magistralmente dal CAI di Viterbo: un percorso che si sviluppa lungo l’antica terra dell’Etruria meridionale, dalla valle del fiume Tevere fino al mar Tirreno. Un percorso breve ma intenso, che abbiamo trasformato creativamente in un viaggio al contrario (partendo da Tarquinia) e dalle tappe a dir poco “personalizzate”. Breve ma intenso, appunto.

Questo blog tratta di tutela del paesaggio e del territorio e non è quindi lo spazio adeguato per lasciarci trasportare in un resoconto di viaggio a piedi che merita, però, almeno un aggettivo: splendido!
Una immersione totale in una sequenza di luoghi e spazi naturali su sentieri poco percorsi (ad aprile, quando noi ci siamo avventurati), tra boschi, faggete e radure, costeggiando il fiume Mignone e le ferme acque del lago di Vico, osservati con discrezione da animali allo stato brado placidamente intenti a godersi sterminate distese di prati, papaveri, orchidee, coltivi.
Ma anche un viaggio nel passato tra necropoli etrusche, una meravigliosa via cava, all’interno di un bosco fiabesco che giunge fino a un eremo silenzioso scavato nella roccia vulcanica.

Se ancora non lo conoscete, il cammino 103 di Tuscia è ora di iniziare a scoprirlo almeno da qui.

Splendido.
E schizofrenico.

Già, perchè mentre i nostri passi procedevano, le orbite oculari registravano segnali di benessere benché la nostra “antica” militanza all’interno del Forum Salviamo il Paesaggio continuasse a segnalarci ad intermittenza segnali di pericolo. Da anni riceviamo, infatti, informazioni da questo territorio su progetti sempre più sorprendenti che, anziché concentrarsi su ipotesi di valorizzazione vera in chiave di fruizione turistica sostenibile, snocciolano progetti di sfruttamento basati su un comune denominatore: la produzione di energia “rinnovabile”.

Viterbo vanta un primato, quello di essere la prima provincia del Lazio per presenza di pannelli fotovoltaici posizionati su terreni, pari a quasi il 50% della superficie agricola utilizzata (Sau). Come non bastasse questa violenza al suolo fertile, la provincia di Viterbo è anche leader nella produzione da impianti eolici con 133,3 Gwh pari a circa l’80% degli impianti dell’intera regione: centinaia di pale eoliche alte fino a 250 metri e prossima a sperimentare anche quelle di altezze superiori.
E per non farsi mancare nulla, i comuni di Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Piansano, Arlena di Castro, Tessennano rientrano nell’elenco delle 51 zone d’Italia individuate da Sogin SpA come aree adatte ad ospitare il futuro deposito nucleare nazionale. 21 aree nel viterbese su 51 in totale…

Una follia. Due follie. Tre follie.
Ancora più folle se vissuta con gli occhi di chi cammina. In una natura che chiederebbe solo di essere accettata, senza altri accessori antropici.

La Regione Lazio sembra essersi accorta del problema “delle infrastrutture ad estesa occupazione territoriale” e della disomogeneità degli insediamenti produttivi. Ma oltre a quanto già è stato installato, pare infinita la sequela di nuovi progetti autorizzati o in fase di autorizzazione, che toccano persino borghi dalla bellezza unica come Tuscania.
Le amministrazioni comunali si oppongono, con piglio non sempre privo di balbettii, mentre uno specifico protocollo d’intesa tra Regione e Terna promette di superare le criticità legate al “sovraffollamento” di impianti a fonti di energia rinnovabile. Ma la situazione resta critica.

Dal Cammino 103, nel mezzo di flora e fauna che riempiono anima ed occhi, tutto questo sembra lontano.
Ma lontano non è.

E di fronte al pericolo incombente, chissà, forse se tanti camminatori iniziassero a “vivere con lentezza” questa via, potrebbe essere più chiaro che il territorio non ha bisogno di essere sfruttato ma di essere – semplicemente – tutelato.
Altrimenti le centinaia di tombe etrusche presenti, testimonianze d’arte di una civiltà esaurita, finiranno per confondersi con l’ingombrante ombra tecnologica di una nuova civiltà votata, senza alcuna possibilità di scampo, a vestire le sembianze algide dell’ultimo cimitero naturale.
Siamo ancora in tempo, volendo…

Qui qualche immagine fotografica tra le tante scattate lungo un percorso da non perdervi…

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Mezzo secolo dopo: “Roma moderna” ci parla ancora del nostro futuro http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/mezzo-secolo-dopo-roma-moderna-ci-parla-ancora-del-nostro-futuro/ Tue, 12 Mar 2024 19:05:35 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16418 Segnaliamo l’iniziativa di presentazione della nuova edizione ampliata del saggio “ROMA MODERNA” di Italo Insolera, che si svolgerà il 26 marzo, alle ore 17.30, presso l’associazione culturale Enrico Berlinguer, Viale Opita Oppio 24.

Comunicato di: Paolo Berdini per Roma La Città Pubblica e Anpi Cinecittà Quadraro

A marzo 2024 esce la nuova edizione dello storico insuperato saggio di Italo Insolera su Roma, curata dal collega, amico e collaboratore Paolo Berdini: ne discutiamo con lui insieme a studiosi, cittadini, associazioni, in collaborazione con l’Associazione Enrico Berlinguer, la Sezione ANPI Nido di Vespe Quadraro, il Comitato per il Pratone di Torre Spaccata; partecipa Fabio Sebastiani che cura la diretta radio web su Radio Mir.

“Molte cose succedono in cinquant’anni, scrive Italo Insolera in apertura della premessa per l’edizione di Roma moderna del 2011, l’ultima con lui ancora in vita. Succede che le città mutano il proprio volto. Succede che il clima culturale che alimenta i progetti urbani muti radicalmente.

La prima edizione del volume era uscita nel 1962. Tre anni prima era stato pubblicato un numero monografico della rivista dell’Istituto nazionale di urbanistica dedicato a Roma. Vi scrissero i migliori urbanisti e architetti italiani.

Leonardo Benevolo e Ludovico Quaroni. Mario Coppa e Michele Valori. Insolera aveva compiuto trenta anni, era il più giovane del gruppo ma svolge la parte del protagonista. (…)

Urbanistica era la rivista ufficiale dell’Inu. Ne era presidente Adriano Olivetti, morirà nel 1960. Insolera già collaborava con l’altro fondamentale periodico del pensiero olivettiano: Comunità. Nella “Città dell’uomo” Olivetti scriveva “il piano è un atto di civiltà, un atto di amore verso un paesaggio e un atto d’amore verso un gruppo di uomini”. Negli anni cinquanta, dunque, la cultura si cimenta nel tentativo di dare un volto umano, la comunità, ad una città capitale cresciuta troppo in fretta e male.

Uno dei successi più straordinari scaturito da quel contesto culturale prende forma nel 1981, (…) quando avvenne la prima chiusura domenicale di via dei Fori Imperiali. “Prima i monumenti delle automobili” si disse.

Protagonisti di quello storico risultato furono Antonio Cederna, Adriano La Regina, Italo Insolera e i due sindaci che avevano creduto alla proposta: Giulio Carlo Argan e Luigi Petroselli. La prima chiusura simbolica sembrava delineare un futuro in cui tutto sembrava possibile.

Di sogni altrettanto nobili era del resto pieno il paese. Nel 1978 venne approvata la legge Basaglia che chiudeva secoli di cultura della segregazione della malattia mentale. Nello stesso anno è istituito il servizio sanitario nazionale. Negli anni ’70 viene profondamente innovato il sistema scolastico dell’obbligo. Nel campo dell’urbanistica, alla fondamentale legge sugli standard urbanistici, e cioè il riconoscimento del diritto di ciascun cittadino ad avere verde e servizi pubblici, si accompagnarono in quegli anni le più importanti leggi di riforma.

Negli anni ’80 matura la svolta culturale che tuttora viviamo. Il sistema del welfare urbano inizia ad essere eroso, mentre le leggi di riforma urbanistica vengono sistematicamente smantellate. I piani urbanistici che tanto avevano interessato le migliori intelligenze di cui parlavamo, oggi non esistono più. Una serie di leggi derogatorie consentono infatti di intervenire nelle città a prescindere dalle regole degli strumenti urbanistici. Le città sono governate dalla convenienza economica dei protagonisti in campo, e cioè dalla proprietà fondiaria e dai fondi di investimento internazionali. Diritti collettivi, vivibilità e bellezza divengono lontane chimere. (…)

(…) In poco più di venti anni, a partire dal 2000 l’economia dominante ha diffuso nella campagna romana oltre 50 grandi strutture commerciali che oltre a contribuire alla frammentazione urbana, hanno anche causato la rarefazione del tessuto commerciale delle periferie, specie di quelle più lontane. La convenienza economica ha trasformato nel profondo la città senza che alcuna regola urbanistica potesse porvi argine.

Sempre a partire dal 2000, il fenomeno del turismo di massa ha cambiato profondamente la città storica. Dopo la parentesi Covid, a Roma giungono più di 50 milioni di presenze turistiche all’anno. 150 mila persone ogni giorno che snaturano il centro ridotto ormai ad una fila ininterrotta di locali per la somministrazione di cibo. La sera e la notte, molti quartieri sono preda di ogni tipo di degrado. Il centro storico è diventato un luna park. (…)

(…) Il ragionamento sulla cesura che si è prodotta nella cultura urbana liberale era già presente nell’edizione 2011. Appena chiusa la stesura di quella edizione era stato Insolera a sollecitare di approfondire le radici dei mutamenti culturali intervenuti. Disse che dovevamo iniziare dal pensiero e le idee per Roma capitale di Quintino Sella. Non ne ebbe il tempo. Quel percorso appena avviato è parte integrante di questa nuova edizione di Roma moderna. (…)

(…) Un ringraziamento va infine alle persone e ai gruppi che da tante zone di Roma mi hanno coinvolto nei loro sogni per una città migliore e nelle vertenze contro la famelica speculazioni. Mi hanno permesso di comprendere che l’immagine della Roma luccicante e patinata che ci viene proposta dal mercato turistico internazionale nasconde il vuoto drammatico di prospettive che vivono le periferie abbandonate a sé stesse. Roma moderna deve ancora diventare capitale.”.

(Paolo Berdini, Premessa alla nuova edizione ampliata, marzo 2024)

L’evento del 26 marzo potrà essere seguito anche in diretta streaming su questa pagina.

Per info: mariomusumeci53@libero.it / 3490974286

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Grave allarme per gli alberi e le alberate di Roma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/02/grave-allarme-per-gli-alberi-e-le-alberate-di-roma/ Thu, 01 Feb 2024 11:00:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16344 di Italia Nostra Roma

DOCUMENTO SULLO STATO DEGLI ALBERI E DELLE ALBERATE DI ROMA

Pubblicato il 26.1.2024

In un pessimo quadro generale, a fronte delle stagioni sempre più calde che si attendono, della necessaria opera di forestazione urbana, dell’imminente Giubileo e della necessità di avere sempre più ombra e sempre più alberi nelle strade, tra i palazzi e nei giardini, a Roma si pota con metodi sempre più decisi e demolitori e si tagliano alberi oltre ogni limite mai visto prima.

E questo dopo la tragedia dei Pini e delle Pinete di Roma, sui quali si è abbattuta la pandemia portata dal parassita Cocciniglia Tartaruga (Toumeyella parvicornis). Una tragedia urbana paesaggistica ed ambientale: di cui ci si è fatto carico con grave ritardo. Dopo la applicazione di cure endoterapiche, obbligatorie per legge, giunte troppo tardi, in modalità incerte, (raramente con endoterapia messe in atto da uomini esperti a iniettare il farmaco) e non programmate in maniera totalitaria e ripetuta puntualmente ogni anno.

Oggi commemoriamo la perdita totale della Pineta di Castelfusano. Perfino degli esemplari più iconici lungo i viali. Di tagli e abbandoni di pinete e filari lungo tutto il litorale. La perdita di centinaia di Pini a Villa Ada-Monte Antenne (300), a Villa Glori (150), a Villa Pamphili (100) e un diradamento per l’intera città e in luoghi topici della Città Monumentale, che sta diventando sempre più visibile. Con palesi atteggiamenti di contrasto e sostanziale tentativo di sostituzione del Pino, ogni volta che sia possibile (esemplare la trasformazione di Villa Balestra da pineta a cimitero ornato di soli cipressi).

Ora un nuovo inspiegabile attacco al patrimonio vegetale urbano. La città continua a vivere con sempre nuove temute perdite, si aggiunge ora un nuovo flagello. Per ora episodi puntuali, ma che se proseguiranno aggiungeranno ulteriore carenza di alberi, alberate, decoro, ombra, mitigazione della temperatura, bellezza ed ornamento per quartieri che con questi alberi hanno raggiunto una loro propria maturità, dignità e gradevole fisionomia. Accade dunque che improvvisamente da un giorno all’altro una qualsivoglia alberata di 30, 40, 60 anni, di acero negundo, di robinie, di olmi, di albero di giuda etc. viene delimitata dalle usuali strisce di plastica rosse e bianche che preannuncia un transitorio divieto di sosta per un prossimo giorno a venire della settimana. Quel giorno arriva una squadra di “giardinieri” attrezzata ed armata di seghe, ed alla fine della giornata dal 40 al 70% degli alberi sarà stato eliminato per sempre, segato alla base a circa 60 cm di altezza. * A volte dal taglio si vede un legno perfetto. A volte all’ interno è di colore più scuro, a volte all’ interno c’è un vuoto.

Ma li tagliano tutti indistintamente e non sai perché, né per quali difetti: perché erano malati gravi o irreversibili o perché semplicemente non erano perfetti! Per ora non lo sapremo mai, perché non c’è alcuna volontà di farlo sapere per tempo e motivatamente, albero per albero. Con quel censimento digitale che chiediamo da 2 anni. I rimanenti vengono potati a più non posso. E questi sono in genere esemplari assai giovani. I vecchi devono tutti morire. Questo è quello che vediamo, questo è quello che possiamo raccontare.

Sostituzioni incongrue e risibili. Una cosa è certa: prima di ora non era mai successo! A Roma! Ma non finisce qui, poiché subito dopo accade il peggio, che rasenta l’offesa per il diritto alla trasparenza, alla conoscenza, al paesaggio per migliaia di cittadini che vivono gli interessi collettivi urbani e il rispetto per i beni comuni. Passano due giorni e al posto di alberi alti 7/ 9/ 11 metri con belle chiome adeguate a tali misure, compaiono alberini di 2 metri e mezzo metro diametro alla chioma. Alti 2 metri, sottilissimi e sono sempre dei miserabili ligustri giapponesi. La strada appare vuota, fredda, spogliata dei suoi begli alberi e la festa di una città verde cui eravamo abituati è così per sempre finita. E si impongono alla città alberate ridicole, arlecchinate per un arredo urbano e per un verde di arredo che sono l’esempio più evidente di un degrado non arginato. Alleghiamo al nostro comunicato stampa due relazioni sui pini (centro storico e città storica) e sulla città in generale (la città moderna e quanto accade fuori dal raccordo. Quanto di più oggettivo e senza allarmismi. Nello spirito collaborativo di sempre.

Mentre le alberate urbane sono incomplete e abbandonate da anni. Ma ora abbiamo da aggiungere un ulteriore strumento di conoscenza della situazione. Una rilevazione che copre l’ intero Municipio II dello stato delle alberate (storiche tra l’ altro nella maggioranza dei casi). Da anni, da decenni, depauperate, non mai o quasi mai ripopolate degli alberi mancanti, manipolate artatamente per dare spazio ai desiderata di esercizi, distributori, passi carrabili. Con il metodo semplice e truffaldino della asfaltatura delle tazza di contenimento dell’albero, non appena eliminato. Un modo semplice ed efficace affinchè di quell’esemplare se ne perdano per sempre le tracce, e non venga ripiantato a disturbare interessi privati di esercizi e negozi che vogliono apparire senza alcun ostacolo visivo. Abbiamo una rilevazione scientifica. Le alberate storiche del Municipio II sono pari agli archi dentali di poveri vecchi. Più che decoro e bellezza, parlano di abbandono e sciatteria. I frutti di una città che non ha più voluto avere quel Servizio giardini che la aveva resa famosa.

Tutte queste notizie vanno messe insieme e politicamente valutate. Qualcuno politicamente ne dovrà rispondere.

* ecco le Vie della più recente operazione di “persecuzione degli alberi”:Via Tigré, Via di Priscilla, Via di Villa Chigi, Via Sartorio, Via Malta, Villaggio Olimpico, via Donatello, Via Dello Scalo San Lorenzo.

Il consiglio direttivo di Italia Nostra Roma

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FIUMICINO: CI MANCAVANO LE GRANDI NAVI…! http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/01/fiumicino-ci-mancavano-le-grandi-navi/ Mon, 29 Jan 2024 13:10:16 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16318 Un’enorme e inutile colata di cemento in arrivo

Ricordate quando, trenta o quarant’anni fa, ci interrogavamo sull’auspicabile presa di coscienza della gente comune nei confronti della gravità del fenomeno del consumo di suolo…? Pensavamo, con invidia, a come i nostri posteri (magari grazie anche al nostro impegno sociale e ambientale) avrebbero rispettato i bellissimi paesaggi che caratterizzano il nostro Paese e ne rappresentano una delle principali fonti di benessere, anche sotto l’’aspetto economico…?!  

Forse non avremmo mai immaginato che (nonostante la paura sempre più palpabile causata dal rapidissimo cambiamento climatico in atto) tanto tempo dopo avremmo dovuto continuare a lottare con la frenesia di distruggere suolo, di cementificare il terreno libero e così privarci di ingenti servizi ecosistemici totalmente gratuiti, preziosi, indispensabili…?!  Anzi, se qualche moderno avventuriero butta l’occhio su un posto ameno, ben conservato e protetto, costellato di testimonianze uniche della storico-culturali e paesaggistiche, dobbiamo temere il peggio per quei pochi angoli di paradiso che rendono unico il nostro Paese. Già, se il posto è splendido e incontaminato, togliergli l’anima (ad esempio, cementificandolo) per ricavarne una versione artificiale, in cui la natura non ha più posto ed è il cemento a regnare sovrano, diventa un’operazione sublime, quasi più arrapante dell’incendio di Roma per Nerone…

Siamo a Fiumicino, a poche decine di chilometri da Roma, in uno dei paesaggi più unici e pieni di fascino della costa laziale, sul quale incombe una gigantesca colata di cemento, quella che serve per costruire un enorme porto per grandi navi da crociera e da diporto e un porto commerciale. 

Il Tevere che incontra il mare in prossimità del vecchio faro militare, davanti allo spettacolo delle bilance (palafitte costruite sugli scogli, usate per la pesca); di là l’idroscalo Oltre (dove fu ucciso Pierpaolo Pasolini nel 1975, ricordato dalla scultura di Mario Rosati e da un piccolo parco con pietre inciampo, sulle quali sono leggibili frasi del poeta. Un luogo placido, quasi sacro, per chi viene dalla metropoli, piena di caos e di violenza.

La colata di cemento (che rientra nelle opere per il Giubileo, anche se non si capisce per quale motivo, dato che verrà c0nclusa dopo che questo grande evento sarà stato già celebrato…) riguarda un progetto della società Fiumicino Waterfront srl, in gran parte partecipata del gruppo Royal Caribbean, che costa complessivamente 440 milioni di euro. Un progetto estremamente critico, come più volte denunciato dalle svariate associazioni di residenti contrari al progetto: infrastrutture inadeguate, fondali bassi e limacciosi, e il vicino aeroporto che non consente un traffico marino con altezze superiori ai 48 metri.

Con gli attuali fondali le Grandi Navi non potrebbero attraccare, e allora si vorrebbe realizzare un dragaggio di sabbia, che in parte invaderebbe l’area antistante il mare e potrebbe essere sfruttata per costruire alberghi e grandi infrastrutture. Un porto destinato a entrare in concorrenza con quello (molto vicino) di Civitavecchia, che è già dotato di attrezzature per l’attracco delle grandi navi. Un colpo al cuore per l’ambiente, ampiamente compromesso dalle quantità di CO2 e di inquinanti emessi dalle grandi navi, tanto dannose quanto migliaia di auto ferme con il motore perennemente acceso… E tutto questo senza analizzare a fondo la nefasta sinergia con l’attività del vicino aeroporto internazionale…

Un centinaio di intellettuali, registi, personaggi dello spettacolo, insegnanti hanno rivolto un appello al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che è anche commissario straordinario di governo per le opere del Giubileo del 2025, affinché questo progetto sia ritirato.

Speriamo…..

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È ora di applicare il Regolamento del verde e del paesaggio di Roma Capitale e non di cambiarlo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/12/e-ora-di-applicare-il-regolamento-del-verde-e-del-paesaggio-di-roma-capitale-e-non-di-cambiarlo/ Wed, 13 Dec 2023 11:00:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16255 Italia Nostra Roma

Comunicato stampa dell’11 dicembre 2023

Roma non può più aspettare. Questa urgenza è emersa chiaramente durante l’incontro cittadino, in difesa delle alberature, che si è svolto domenica 10 dicembre a Largo Ravizza con la partecipazione, in collegamento da Varese, del noto dottore agronomo Daniele Zanzi.

Italia Nostra Roma ha preso parte, insieme ad altre associazioni, al lungo lavoro per la redazione del testo di questo Regolamento del Verde e del Paesaggio, divenuto vigente da maggio 2021.

Pensavamo che da quel momento, con l’introduzione di regole certe, il “far west” fosse archiviato per sempre. Ci sbagliavamo e oggi accusiamo l’amministrazione, innanzi tutto, di “furto di speranza”. Dopo lo shock per gli abbattimenti dei pini di piazza Venezia, i tagli indiscriminati continuano ovunque e oggi Italia Nostra deve necessariamente essere con i tanti cittadini di Monteverde che esprimono sofferenza e sgomento per questi continui abbattimenti.

Italia Nostra Roma CHIEDE che l’amministrazione adempia finalmente all’obbligo di realizzare e rendere accessibile il censimento completo degli alberi come previsto dal Regolamento del Verde e che i vari interventi di abbattimento, potatura o cure, per ogni singolo albero, vengano registrati in un fascicolo elettronico, aperto a tutti, che ne rappresenti la storia e che permetta di risalire, se ce ne fosse bisogno, ad eventuali responsabilità. Vanno inclusi nel fascicolo anche gli interventi di scavo, visto che a Roma esiste un apposito Regolamento.

Le questioni affrontate durante l’incontro di Largo Ravizza che impongono un serio cambio di passo sono le seguenti:

1 –ABBATTIMENTI: BILANCIO PASSIVO

Da un recente accesso agli atti, richiesto da consiglieri di opposizione, è risultato che dal 2021 al 26 settembre 2023 a Roma ben 17.825 alberi sono stati tagliati a fronte di 2.403 nuovi alberi messi a dimora.

2- LA PAROLA DELL’ESPERTO

Durante l’incontro di domenica è intervenuto anche il noto dottore agronomo Daniele Zanzi, responsabile dell’ISA (International Society of Arboriculture), nonché fondatore dell’European Arboricultural Council, dove ha contribuito a mettere a punto standard operativi come la VTA (Visual Tree Assessment) su cui, purtroppo, si basano quasi tutte le perizie agronomiche attuali. Zanzi stesso ha sottolineato come questa si sia trasformata in uno strumento “applicato a casaccio”, cioè “visual” viene interpretato come valutazione stabilita da una semplice “occhiata” che troppo spesso diventa sentenza di morte per l’albero, quando invece i protocolli della VTA prevedono tutta una serie di analisi strumentali.

Questo modo di agire continua ad avvenire nonostante una importante sentenza del Consiglio di Stato di fine 2022 abbia stabilito che per abbattere un albero occorre dimostrarne in modo certo il grave e attuale pericolo.

“Albero a fine ciclo” per Daniele Zanzi è l’ultima insensata giustificazione delle amministrazioni. Alberi di 10 anni possono essere già vecchi e alberi di 150 anni essere vivi e vegeti. “Non possiamo parametrare con questi slogan antropocentrici la vita di un albero. Dovremmo allora abbattere le foreste millenarie”?

Sempre Daniele Zanzi ha reso nota l’importante novità che oggi disponiamo di un algoritmo messo a punto dal Ministero dell’Agricoltura e Foreste degli Stati Uniti, chiamato i-tree che calcola il danno ambientale ed economico di un albero abbattuto, in termini di carbonio sequestrato, ombra, ruscellamento delle acque, ecc., mettendo in rapporto l’altezza ed il diametro dell’albero. Dunque sappiamo con certezza che non basta sostituire un grande albero che supera i 20 metri di altezza con un nuovo giovane albero di 10 cm di diametro perché per compensarne il volume d’ossigeno e la CO2 assorbita dalla pianta, di nuove piantumazioni ce ne vorrebbero ben 472. Dove lo troviamo lo spazio?

E ripetiamo ancora che a Roma, da quanto appunto è emerso dall’accesso agli atti di cui sopra, a fronte dei 17825 abbattimenti dal 2021, solo 2403 sono stati messi a dimora. La maggior parte dei quali sono già morti perché non c’è controllo sugli appalti.

I cittadini non credono più ai tanto pubblicizzati programmi di “forestazione urbana” perché è sotto gli occhi di tutti che le strade romane di oggi sono una lunga e desolata infilata di ceppaie e spazi di pertinenza degli alberi vuoti, secchi e pieni di immondizia.

3 – STILLICIDIO. Un pezzetto alla volta si cancellano per sempre le grandi alberature

Pini abbattuti a San Pancrazio, a villa Pamphilj, a Largo Ravizza.

In via Virginia Agnelli, mesi fa, le motoseghe sono state fermate perché si è scoperto che addirittura mancavano alcune perizie, ma ciò non è bastato a salvare quei bellissimi pini, abbattuti proprio in questi giorni. E poi c’è l’incubo di tutti gli olmi di via Ozanam che saranno abbattuti a breve e che erano stati appena potati durante l’estate e, se ne deduce, in modo errato.

 E si teme per il pino di S Giovanni di Dio, un albero che per i residenti ora ha anche un valore simbolico perché è emerso che è l’ultimo rimasto della distesa dei Pamphilj che donarono quell’area inizialmente per la costruzione di una scuola.

4 – POTATURE

Le potature sono sempre eccessive e totalmente al di fuori di quanto prescritto dalle varie normative a livello europeo e nazionale, recepite dal Regolamento del verde comunale. Potature che, come è noto, privano l’albero delle capacità energetiche e lo condannano a morte prematura.

CONCLUSIONI

Le grandi alberature romane sono un patrimonio dal valore incommensurabile: a quello paesaggistico oggi possiamo sommare quello ambientale e quello economico. In passato molte furono pensate con criteri di architettura del paesaggio da importanti progettisti, ma altre furono piantate semplicemente per abbellire le strade, in anni in cui l’amministrazione comunale forse sentiva di dover rimediare con la bellezza arborea ai brutti palazzoni che andava costruendo per soddisfare la crescente domanda spinta dal boom demografico.

Non accettiamo che questa ricchezza composta da una grande varietà arborea con il pino domestico sovrano assoluto del paesaggio romano, ci venga sottratta.

Italia Nostra Roma è a fianco dei numerosi cittadini che si mobilitano, a Monteverde e in tutta la città, contro i continui abbattimenti.

roma@italianostra.orgwww.italianostraroma.org

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Bocciato il “Parco eolico Vivaro Romano” dalla Regione Lazio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/12/bocciato-il-parco-eolico-vivaro-romano-dalla-regione-lazio/ Tue, 05 Dec 2023 18:30:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16240 Italia Nostra

Comunicato stampa del 30 novembre 2023

Italia Nostra, insieme ad Altura, Mountain Wilderness e RewildingApennines aveva presentato osservazioni avverse

Il 21 novembre scorso la Regione Lazio ha deciso di archiviare il progetto di “Parco eolico Vivaro Romano”, che avrebbe deturpato i crinali a cavallo tra le provincie di Roma, Rieti e l’Aquila, nei comuni di Vivaro Romano, Turiana e Carsoli.  Il progetto avrebbe insistito su zone adibite a demanio collettivo e l’Università Agraria di Vivaro Romano, oltre a segnalare che il progetto non era compatibile con gli strumenti urbanistici vigenti, aveva diffidato il proponente.  Visto, comunque, che la società proponente non ha depositato entro il termine stabilito la documentazione integrativa, la Regione ha considerato l’istanza ritirata ed ha proceduto all’archiviazione.

Si tratta di un successo per le quattro associazioni – Altura, Italia Nostra, Mountain Wilderness e Rewilding Apennines – che avevano presentato osservazioni avverse alla sua realizzazione. Le cinque pale eoliche, alte 200m, per una potenza totale di 30 MW (guarda caso proprio sul limite di potenza oltre il quale scatta la competenza nazionale), previste, nella propaggine nord orientale dei Monti Lucretili, a ridosso di Monte Croce e sovrastanti per oltre i 1200m s.l.m. la piana di Orvinio e la Valle del Turano, avrebbero rappresentato un grave pericolo per le due coppie di aquila reale nidificanti nelle vicinanze, i numerosi avvoltoi grifoni e altre specie di rapaci che abitualmente frequentano quei crinali per la loro alimentazione. Per non parlare dello scempio paesaggistico, conseguenza di una pesante alterazione dell’aspetto dei luoghi, in un territorio arrivato ai nostri giorni senza pesanti manomissioni antropiche.

La Regione Lazio, preso atto delle lacune progettuali della documentazione prodotta, dopo circa un anno dall’inizio dell’iter autorizzativo, ha optato per l’archiviazione del progetto.  

Italia Nostra, insieme alle altre associazioni, si augura che ciò sia l’inizio di un’inversione di tendenza a favore del paesaggio e dell’ambiente naturale del nostro paese.

Italia Nostra

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Le guide ambientali escursionistiche del Molise e dell’Abruzzo contro il progetto dell’Enel “Pizzone II” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/le-guide-ambientali-escursionistiche-del-molise-e-dellabruzzo-contro-il-progetto-dellenel-pizzone-ii/ Tue, 07 Nov 2023 17:32:05 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16191 Comunicato stampa

Preoccupati per l’impatto sull’ambiente, sul territorio, sulla salute e delle possibili ricadute sulla sfera professionale, le guide ambientali escursionistiche esprimono il proprio dissenso e preoccupazione per il progetto dell’Enel in parte realizzato nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.

L’8 agosto 2023, a ridosso delle vacanze estive, la società Enel Produzione Spa ha comunicato tramite posta elettronica ai comuni di Pizzone, Castel San Vincenzo, Montenero Val Cocchiara ed Alfedena, l’intenzione di realizzare sul loro territorio, una mega centrale idroelettrica da 300 Mw (a fronte di 94 Mw di potenza installata in tutto il Molise) denominata “Pizzone II”.

Nell’opera realizzata da Enel Green Power è prevista la costruzione di 10 km di gallerie (producendo circa 1 milione di mc di inerti), condutture forzate ed elettrodotti per diversi chilometri, in aree rientranti nel perimetro di siti di Rete Natura 2000, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nell’area contigua dello stesso, con ripercussioni inevitabili sul benessere e l’equilibrio degli ecosistemi, sulle possibilità di sopravvivenza di specie animali e vegetali, tra cui non possiamo dimenticare l’orso bruno marsicano, endemismo simbolo del parco.

L’idea progettuale, essendo basata sullo spostamento, continuo, delle risorse idriche dal lago di Castel San Vincenzo a quello della Montagna Spaccata e viceversa, provocherà notevoli innalzamenti ed abbassamenti delle acque contenute negli invasi artificiali, rendendo le aree di ricreazione attorno ai due bacini, per motivi di sicurezza, e non solo, inutilizzabili. Tali circostanze avranno un impatto notevole sull’economia locale, già afflitta da dinamiche di spopolamento ed invecchiamento demografico, il cui potenziale di sviluppo verrebbe ridotto drasticamente.

Per fortuna, qualche giorno prima del termine di scadenza per la presentazione delle osservazioni alcuni cittadini sono venuti a conoscenza del suddetto progetto, presentando delle rimostranze e dando vita, in poco più di una settimana, ad un coordinamento denominato NO PIZZONE II per fermare sul nascere l’omonimo progetto.

Come si legge sui canali social: “il coordinamento si costituisce come entità autonoma avente l’obiettivo prioritario di contrastare il progetto di Enel Green Power per la realizzazione della mega centrale idroelettrica chiamata appunto PIZZONE ed è composto e autorganizzato da associazioni e singoli abitanti del territorio, nonché da esperti, attivisti e cittadini da tutta Italia che si battono contro ogni opera di sfruttamento e devastazione dell’ecosistema con effetti deleteri anche sulla salute.”

A ciò si aggiungono le reazioni dei comuni e di alcuni enti che, tramite dichiarazioni pubbliche, osservazioni e delibere consiliari hanno espresso parere negativo rispetto alla realizzazione del progetto. Sono state diverse le azioni e le iniziative organizzate finora dal coordinamento: si sono tenute assemblee pubbliche a Castel San Vincenzo, ad Alfedena, a Campobasso e un presidio davanti al consiglio regionale della Regione Molise. Inoltre, il coordinamento ha avuto un incontro a Pescasseroli per confrontarsi con i referenti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e recentemente a Campobasso con il Consiglio della regione Molise per ribadire il proprio no all’opera.

L’Ente Parco, in un documento ufficiale, si è espresso il 6 settembre 2023 affermando che: “l’istanza della Società Enel Produzione Spa, presentata per l’avvio del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto, deve ritenersi assolutamente improcedibile”, per ragioni legate allo speciale regime di tutela e gestione dell’area protetta, al rischio di compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati e in ultimo al divieto, previsto dalla legge 394/1991, di modificazione del regime delle acque. Lo stesso Cannata, presidente del PNALM, ha dichiarato: “Alla luce di quanto rappresentato, anche formalmente non ci resta che ribadire, visto lo stato attuale delle problematiche ambientali, che urge sempre più dare senso pieno e dignità alla parola sostenibilità, intendendo nella sua accezione più forte e olistica, senza previsione alcuna della piena sostituibilità tra capitali ambientale, economico e sociale. Un risultato al quale è possibile dare seguito solamente attraverso decisioni nette e azioni programmatiche chiare.

Stefano Orlandini, presidente di Salviamo l’Orso, associazione per la conservazione dell’orso bruno marsicano ha dichiarato: “Se il progetto dovesse andare avanti tutti gli impegni presi dalle Regioni e dal Ministero per quanto riguarda la conservazione dell’orso sarebbero stracciati, la sentenza della Cassazione a sezioni unite ripresa dal direttore del Parco per rigettare il progetto sarebbe ignorata, la tranquillità e il futuro turistico delle comunità di Pizzone, Alfedena e Castel San Vincenzo compromessi per sempre.”

Le guide ambientali escursionistiche e tutti gli operatori turistici del Molise e dell’Abruzzo esprimono il loro dissenso nei riguardi dell’intero progetto, ritenendo questo assolutamente contrario ai principi di tutela, conservazione e sviluppo sostenibile, principi contenuti nella carta costituzionale, in leggi nazionali, comunitarie e internazionali. Le guide manifestano la loro preoccupazione per l’entità dei lavori previsti nel progetto poiché andrebbero a modificare e devastare un territorio dove gli ecosistemi sono protetti.

La distruzione di un luogo così importante per il patrimonio naturalistico delle due regioni e delle comunità che lo vivono, ma non solo, andrebbe a incidere fortemente anche sulla qualità del lavoro svolto dai professionisti dell’outdoor in natura e lungo i sentieri del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Le guide GAE in accordo con le posizioni prese dal coordinamento NO PIZZONE II, da alcune associazioni molto attive sul territorio e dall’Ente Parco auspicano che il progetto venga archiviato e che si parli sempre più di come preservare, proteggere e sviluppare in modo lungimirante l’intero territorio.

Firme guide ambientali escursionistiche:

MOLISE

Stefano Vitale

Daniela Pietrangelo

Guglielmo Ruggiero

Michele Permanente

Luciano Di Berardino

Matteo Iannaccio

Valeria Fabrizio

Giulia Trivelli

Francesco Galasso

Pierdomenico Amodei

Diego Perrella

Erennio Amatuzio

Antonio Meccanici

Ludovic Capaldi

Rino Danilo Tucci

Giuseppe Carrino

Gaetano de Santo

Simone Carlomagno

Francesco Cimino

Ernesto Rossi

Simona Martino

Andrea Rossi

Andrea Imbrosciano

ABRUZZO

Claudia Di Sanza

Simone Bucci

Stefania Toppi

Mario Fracasso

Flavia Ranalli

Maria Cristina Vincenti

Claudio Benedetti

Riccardo D’Addario

Danny Cirone

Julien Leboucher

Pasquarelli Michela

Giada Ricci

Alessandro Cicchitti

Ivan De Ingegnis

Rocco Panetta

Enrico Lamberti

Elena De Simone

Mario Finocchi

Bruna di Giannantonio

Marco Buonocuore

Matteo Gabriele

Daniela Sales

Coordinamento No Pizzone II

Info: 3203616271

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