Lombardia – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Tue, 17 Dec 2024 22:23:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Lombardia – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 “Non è rigenerazione urbana: la Salva Milano farà salire i prezzi e vanificherà le inchieste”. Lettera-appello integrale di 140 professori ai Senatori http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/12/non-e-rigenerazione-urbana-la-salva-milano-fara-salire-i-prezzi-e-vanifichera-le-inchieste-lettera-appello-integrale-di-140-prof-aisenatori/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/12/non-e-rigenerazione-urbana-la-salva-milano-fara-salire-i-prezzi-e-vanifichera-le-inchieste-lettera-appello-integrale-di-140-prof-aisenatori/#respond Mon, 16 Dec 2024 18:27:31 +0000 https://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16925 Pubblichiamo la versione integrale della lettera-appello firmata da 140 professori – tra cui urbanisti, giuristi, sociologi – ai senatori perché boccino la cosiddetta “Salva Milano”, una legge-condono che stravolgerà le regole urbanistiche e lascerà mano libera ai costruttori. Già approvata alla Camera, la riforma sarà presto discussa e votata definitivamente a Palazzo Madama.

Il Senato sta discutendo, dopo l’approvazione alla Camera dello scorso 21 novembre, la proposta di legge numero 1987, ora 1309. È stata chiamata “Salva-Milano” ed è la risposta politica alle indagini giudiziarie sull’urbanistica milanese. Nata come un condono per sanare le irregolarità del passato, è stata trasformata in provvedimento “di interpretazione autentica” che, se approvato definitivamente, imporrà come legge in tutta Italia e per sempre la pratica dell’urbanistica seguita a Milano, abrogando le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, a garanzia dei servizi dovuti a tutti i cittadini.


Questa proposta di legge cambierà radicalmente il futuro delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie. Toglierà ai Consigli comunali il potere di controllare che i costruttori e i fondi immobiliari facciano l’interesse pubblico, e cioè realizzino, insieme ai nuovi palazzi, anche i servizi per la città, edilizia sociale, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili, parchi, scuole, biblioteche eccetera. Lo spazio urbano potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari. Verrà inoltre ampliata a dismisura la categoria della ristrutturazione edilizia, nella quale rientreranno anche le nuove costruzioni senza alcun rapporto con quanto demolito, riducendo così di molto
le disponibilità finanziarie dei Comuni per la realizzazione della parte pubblica delle città.


Non è vero che la “rigenerazione urbana” si possa fare senza piano e con oneri ridotti nelle aree già urbanizzate, perché queste sono già infrastrutturate e ricche di servizi: tutti i cittadini sanno quanto verde, quanti parcheggi, quanta edilizia sociale e quanti servizi manchino proprio lì dove la città già esiste; eppure si intende densificarla, aumentando i carichi urbanistici.

Se approvata, questa legge impedirà di promuovere politiche di vera “rigenerazione” e riqualificazione delle nostre città e delle periferie, ridurrà verde e servizi, innescherà dinamiche finanziarie che aumenteranno i prezzi dell’abitare e accresceranno le disuguaglianze nelle città.
Rileviamo in questa legge forti profili di incostituzionalità. Non è infatti una misura “di interpretazione autentica”, perché questa è possibile soltanto quando la legislazione su cui interviene sia davvero contraddittoria e di difficile interpretazione, mentre sono chiarissimi i principi fondamentali della legislazione statale, più volte confermati da pronunce della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte costituzionale. Questa è invece una riscrittura delle norme urbanistiche, con una evidente intromissione del potere legislativo volta a vanificare le inchieste giudiziarie in corso.


Per questi motivi, noi professori appartenenti alla Accademia italiana, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, storici, sociologi, ecologi, territorialisti, geografi, ci appelliamo ai Senatori della Repubblica affinché non approvino la proposta di legge numero 1309.

Clicca qui per firmare l’appello


Lista dei firmatari

Antonella Abbà, Politecnico di Milano
Ilaria Agostini, Università di Bologna
Vittorio Angiolini, Università degli studi di Milano
Mariella Annese, Politecnico di Bari
Arianna Azzellino, Politecnico di Milano
Valeria Bacchelli, Politecnico di Milano
Angela Barbanente, Politecnico di Bari
Filippo Barbera, Università di Torino
Marco Belan, Politecnico di Milano
Gianluca Bellomo, Università di Chieti
Luca Beltrami Gadola, direttore Arcipelago Milano
Auretta Benedetti, Università di Milano Bicocca
Paolo Berdini, Università di Roma Tor Vergata
Roberto Bin, Università di Ferrara
Ivan Blecic, Università di Cagliari
Nando Boero, Università di Napoli
Marco Bombardelli, Università di Trento
Paola Bonora, Università di Bologna
Sergio Brenna, Politecnico di Milano
Paola Briata, Politecnico di Milano
Grazia Brunetta, Politecnico di Torino
Luigino Bruni, Università Lumsa di Roma
Alberto Budoni, Università La Sapienza di Roma
Emma Buondonno, Università Federico II di Napoli
Maria Agostina Cabiddu, Politecnico di Milano
Debora Caldirola, Università cattolica di Milano

Francesca Cangelli, Università di Foggia
Roberto Canziani, Politecnico di Milano
Marina Caporale, Università di Bologna
Enrico Carloni, Università di Perugia
Claudia Cassatella, Politecnico di Torino
Andrea Castoldi, Politecnico di Milano
Alessandra Casu, Università degli studi di Sassari
Arianna Catenacci, Politecnico di Milano
Piero Cavalcoli, Università di Bologna
Arnaldo Bibo Cecchini, Università di Sassari
Filippo Celata, Università La Sapienza di Roma
Carlo Cellamare, Università La Sapienza di Roma
Floriana Cerniglia, Università cattolica di Milano
Claudio Cerreti, presidente della Società Geografica Italiana
Vincenzo Cerulli Irelli, Università La Sapienza di Roma
Pier Luigi Cervellati, Università Iuav di Venezia
Lorenzo Chieffi, Università della Campania
Paola Chirulli, Università La Sapienza di Roma
Giuseppe Cinà, Politecnico di Milano
Stefano Civitarese Matteucci, Università di Chieti
Guido Clemente di San Luca, Università della Campania
Giovanna Colombini, Università di Pisa
Grazia Concilio, Politecnico di Milano
Giancarlo Consonni, Politecnico di Milano
Pierre-Alain Croset, Politecnico di Milano
Alessandro Dama, Politecnico di Milano
Giovanni D’Angelo, Università cattolica di Milano
Melania D’Angelosante, Università di Pescara
Marcello De Carli, Politecnico di Milano
Marzia De Donno, Università di Ferrara
Claudio De Fiores, Università della Campania
Gabriella De Giorgi, Università del Salento
Michele Della Morte, Università del Molise
Vezio De Lucia, Università La Sapienza di Roma
Ambrogio De Siano, Università della Campania
Valentina Dessì, Politecnico di Milano
Daniele Donati, Università di Bologna
Marco Dugato, Università di Bologna
Leonardo Ferrara, Università di Firenze
Daniel A. Finch-Race, Università di Bologna
Antonio Finizio, Università di Milano Bicocca
Carlotta Fontana, Politecnico di Milano
Edoardo Fragale, Università di Trieste
Gianfranco Franz, Università di Ferrara
Adriana Galderisi, Università della Campania
Piero Garau, Università La Sapienza di Roma

Gianluca Gardini, Università di Ferrara
Maria Cristina Gibelli, Politecnico di Milano
Fabio Giglioni, Università La Sapienza di Roma
Carla Giovannini, Università di Bologna
Francesca Governa, Politecnico di Torino
Elena Granata, Politecnico di Milano
Nicola Grasso, Università del Salento
Federico Gualandi, Università Iuav di Venezia
Giovanna Iacovone, Università della Basilicata
Maria Immordino, Università di Palermo
Arturo Lanzani, Politecnico di Milano
Francesca Leder, Università di Ferrara
Stefano Levi della Torre, Politecnico di Milano
Antonio Longo, Politecnico di Milano
Alberto Lucarelli, Università di Napoli
Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte costituzionale
Stefano Mambretti, Politecnico di Milano
Vanessa Manzetti, Università di Pisa
Anna Marson, Università Iuav di Venezia
Federico Martelloni, Università di Bologna
Scira Menoni, Politecnico di Milano
Livia Mercati, Università di Perugia
Francesco Merloni, Università di Perugia
Annalisa Metta, Università degli studi Roma Tre
Stefano Micheletti, Politecnico di Milano
Tomaso Montanari, Università per stranieri di Siena
Mario Angelo Neve, Università di Bologna
Lucia Nucci, Università degli studi Roma Tre
Francesca Nugnes, Università di Pisa
Francesco Pallante, Università di Torino
Rita Paris, direttore Parco Archeologico dell’Appia Antica
Marco Peverini, Politecnico di Milano
Paolo Pileri, Politecnico di Milano
Alessandra Pioggia, Università di Perugia
Pierluigi Portaluri, Università del Salento
Matteo Proto, Università di Bologna
Lucia Rigamonti, Politecnico di Milano
Leonardo Rignanese, Politecnico di Bari
Luisa Rossi, Università degli studi di Parma
Ugo Rossi, Gran Sasso Science Institute de L’Aquila
Renzo Rosso, Politecnico di Milano
Antonio Ruggeri, Università di Messina
Maria Alessandra Sandulli, Università degli studi Roma Tre
Enzo Scandurra, Università La Sapienza di Roma
Renata Semenza, Università degli Studi di Milano
Salvatore Settis, Accademico dei Lincei

Alberto Tagliaferri, Politecnico di Milano
Giulio Tamburini, Università de L’Aquila
Alberto Tarozzi, Università del Molise
Graziella Tonon, Politecnico di Milano
Gabriele Torelli, Università Iuav di Venezia
Lucia Tozzi, ricercatrice
Aldo Travi, Università cattolica di Milano
Paolo Carlo Maria Tremolada, Università degli studi di Milano
Cristina Treu, Politecnico di Milano
Pasquale Tridico, Università degli studi Roma Tre
Paolo Urbani, Università La Sapienza di Roma
Riccardo Ursi, Università di Palermo
Alberto Vanolo, Università di Torino
Massimo Venturi Feriolo, Politecnico di Milano
Gianfranco Viesti, Università di Bari
Stefano Villamena, Università di Macerata
Massimo Villone, Università Federico II di Napoli
Ignazio Vinci, Università di Palermo
Carmen Vitale, Università di Macerata
Daniele Vitale, Politecnico di Milano
Federico Zanfi, Politecnico di Milano
Iacopo Zetti, Università degli studi di Firenze
Alberto Ziparo, Università degli studi di Firenze
12 dicembre 2024


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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/12/non-e-rigenerazione-urbana-la-salva-milano-fara-salire-i-prezzi-e-vanifichera-le-inchieste-lettera-appello-integrale-di-140-prof-aisenatori/feed/ 0
“Salva Milano”, sfascia il Paese. Sulla leggina ad urbem che affossa ciò che resta dell’urbanistica http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/salva-milano-sfascia-il-paese-sulla-leggina-ad-urbem-che-affossa-cio-che-resta-dellurbanistica/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/salva-milano-sfascia-il-paese-sulla-leggina-ad-urbem-che-affossa-cio-che-resta-dellurbanistica/#comments Wed, 27 Nov 2024 22:50:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16881 Da anni il Comune di Milano rilascia ardite autorizzazioni edilizie per fare torri, condomini, grattacieli nei cortili. Dinanzi alle inchieste della magistratura, il Parlamento ha deciso di intervenire premiando un’interpretazione a favore di rendita (immobiliare o fondiaria) e creando un pericoloso guasto a livello nazionale. L’analisi di Paolo Pileri, con un appello ai sindaci che stanno dalla parte del suolo. Fatevi sentire

di Paolo Pileri — 25 Novembre 2024 pubblicato su Altreconomia

Il partito del cemento è uscito allo scoperto. E non poteva scegliere data migliore per farlo: la Giornata nazionale degli alberi, lo scorso 21 novembre.

D’altronde, perché parlare di Piani del verde comunali (peraltro non obbligatori in Italia, vergognoso) o di alberi a Milano, quando c’è da salvare torri di cemento cresciute più veloci dei platani e aprire nuove possibilità di deregolamentazione urbanistica?

Il 21 novembre è andato in scena, nel nostro teatrino parlamentare, il dibattito per il cosiddetto provvedimento “Salva Milano”, la leggina ad urbem che affossa quel che rimane della pianificazione urbanistica lasciando pieno campo alla legge della rendita (vuoi immobiliare, vuoi fondiaria). Il tutto al cospetto pure di alunne e alunni invitati in Parlamento per un giorno. Future generazioni che al ritorno a scuola, scrivendo il loro tema sulla giornata in Parlamento, citeranno il “Salva Milano”. Rendiamoci conto.

Veniamo però ai fatti. Da anni il Comune di Milano rilascia ardite autorizzazioni edilizie per fare torri, condomini, grattacieli nei cortili o laddove prima c’erano due magazzini, una palazzina o un deposito. Il tutto interpretando a modo suo la legge urbanistica nazionale e dilatando il concetto di ristrutturazione così da sostituire un piccolo volume preesistente con un condominio, rinunciando pure a incassare un bel po’ di oneri di urbanizzazione che servono a fare opere per tutti.

D’altronde da circa vent’anni Milano e i suoi sindaci hanno imboccato la strada pericolosa del cemento impegnandosi con tutto loro stessi a innalzare il più possibile i valori immobiliari. Per loro il principio a cui conformare il governo del territorio è l’attrattività (per cittadini ben paganti, ovvio). Attrattività è la parola che piace a destra come a sinistra e, infatti, i parlamentari la citavano con gran profusione quel 21 novembre.

Nel caso di Milano molta dell’attrattività l’hanno pagata tutti gli italiani perché tutti hanno contribuito a Expo 2015, alle Olimpiadi 2026, alla privatizzazione degli scali ferroviari, alle nuove Metropolitane e a tanto altro fatto con soldi pubblici non solo milanesi e non solo lombardi.

Quell’attrattività è fondata su un modello di vita urbana molto esclusivo e disegnato tutto addosso a una idea di felicità privata dove quel che conta è quel che possiedi, dove abiti, chi frequenti, quanti apericena fai alla settimana, se hai la palestra e il giardino in condominio, se hai la colonnina per la ricarica dell’auto elettrica, se hai soldi per pagarti la piscina pubblica nel frattempo trasformata in una location glamour per spritz-man, etc..

Ma chi l’ha stabilito poi che quella attrattività è cosa buona e giusta e, tanto meno, l’immagine della sostenibilità? E così, a furia di cemento, torri, grattacieli e archistar l’ultima Giunta ha oltrepassato quel poco di buon senso urbanistico che rimaneva ancora, decidendo che la ristrutturazione e la rigenerazione urbana fossero quella roba secondo la quale al posto di un piccolo magazzino artigianale posto in un cortile, si poteva allegramente costruire un condominio a torre da decine e decine di appartamenti da vendere dai seimila euro al metro quadrato in su.

Ma questa non è la Milano che tutti vogliono, con buona pace del sindaco, della sua giunta e dei tanti parlamentari che li sostengono (da tempo). E così qualcuno ha iniziato a dubitare e denunciare. Sono partite le inchieste ed eccoci qua nel pieno di un casino imbarazzante fatto già di mezze torri vendute, davanti alle quali schiere di parlamentari di destra e sinistra si danno da fare come matti per mettere una pezza (che io chiamerei condono, ma loro chiamano interpretazione autentica della legge urbanistica nazionale).

E la pezza, come tradizione vuole, è peggio del buco perché si vara una norma per mettere fuori legge l’urbanistica ovunque. In buona sostanza d’ora in poi la volumetria di un box potrà diventare quella di una palazzina. Quella di una palazzina di un condominio, e così via. Il tutto versando solo pochi denari al Comune, del tutto insufficienti a garantire quel minimo di servizi pubblici necessari per compensare l’aumento del numero di cittadini.

La vicenda è già sufficiente per vergognarsi di quel che hanno fatto a Milano e stanno facendo in Parlamento, da destra e sinistra. Ma oggi siamo nel 2024. E ha fatto bene qualche parlamentare a ricordarlo, ma non certo per mettere mano all’urbanistica affossandola.

Si è appena conclusa una fallimentare Cop29 dove si è ricordato che il 2024 è stato un anno pessimo e la politica non è stata capace di fare nulla a beneficio del clima. Pertanto i parlamentari che invocano il 2024 dovrebbero invocare lo stop alla crescita compulsiva delle città, ancor più se quella crescita la sfigura, si fonda sulla deregulation urbanistica e sulla espulsione delle fasce sociali più deboli, quelle che non possono permettersi appartamenti da cinquemila euro al metro quadrato in su.

E non ci vengano a dire che quell’urbanistica allegra in altezza a Milano è stata fatta per non consumare suolo, come ho sentito dire in aula Parlamentare. Falso. Milano continua a consumare suolo e il brivido per l’altezza non ha frenato un bel niente.

Negli ultimi 17 anni Milano ha consumato una media di 18 ettari all’anno di suoli agricoli o liberi al bordo o interni alla città. Semmai Milano è la dimostrazione del contrario: scegliere l’altezza non equivale a non consumare suolo. Non sono quindi i sindaci, assessori e parlamentari milanesi a poterci dare lezioni di non consumo di suolo. Men che meno oggi. Negli ultimi venticinque anni non ho sentito uno solo di loro fare un discorso a favor di suolo con una energia e vigoria tale e quale a quella che ho visto in Parlamento per il cosiddetto “Salva Milano”. E faccio notare che non stanno neppure cogliendo l’occasione di questo imbarazzante provvedimento urbanistico per approvare uno stop al consumo di suolo. Se ne guardano bene.

Quel che si sta compiendo è un doppio disastro nazionale. Per “salvare Milano”, il Parlamento sta decidendo che in tutte le città italiane si potranno costruire torri, condomini, grattacieli semplicemente chiedendo la più semplice delle autorizzazioni edilizie, senza un piano attuativo, senza adeguare i servizi, saltando a piè pari qualsiasi pianificazione urbanistica. E per di più la decisione parlamentare avrà pure valore retroattivo. Fatico a non mettere questa roba dentro il faldone dei “condoni”.

Il secondo disastro è culturale. Questo “Salva Milano” come volete che venga letto e capito dalle persone? Come un provvedimento per salvare il Pianeta? La miglior mossa per la transizione ecologica? Una legge per adeguare le città alla crisi climatica? Il primo di una serie di provvedimenti per avere città resilienti? Non credo proprio. Verrà visto come l’ennesimo abuso di potere politico all’italiana, dove i provvedimenti urbanistici in odor di condono e cemento che si approvano sono la normalità. Dove il cemento vince sul verde. Altro che “Salva Milano”, qui siamo in pieno “Sfascia tutto”. Benvenuti nello Sfasciocene.

Concludo con un appello alle sindache e ai sindaci che sono dalla parte del suolo. Vi chiedo di prendere le distanze da questo provvedimento facendo sentire la vostra voce. Prendete posizione pubblicamente, scrivete alla redazione di Altreconomia, intervenite: redazione@altreconomia.it.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Dalla parte del suolo” (Laterza, 2024)

Foto: Il cantiere “Residenze Lac” al Parco delle Cave a Milano, sequestrato nell’estate 2024 © Maurizio Maule / Fotogramma

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/salva-milano-sfascia-il-paese-sulla-leggina-ad-urbem-che-affossa-cio-che-resta-dellurbanistica/feed/ 1
Il vero primato di Milano è quello di negare la realtà http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/il-vero-primato-di-milano-e-quello-di-negare-la-realta/ Wed, 27 Nov 2024 22:17:17 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16879 Milano è davvero la città più vivibile d’Italia? A leggere le classifiche sì, a guardare con attenzione i dati forse no. Merito delle narrazioni entusiastiche e compiacenti sulla città, capaci di alterare i fatti e negare i problemi. Una risposta di Lucia Tozzi al pezzo di Gianluca Nativo

di Lucia Tozzi

Articolo originale su Lucy sulla Cultura

Niente è più reazionario che ridurre le questioni politiche a “scontro di narrazioni”, come se il piano materiale non esistesse. Purtroppo questa idea, oggi parecchio dominante, è alimentata da politici di destra e sinistra, dalle migliaia di scuole di scrittura creativa, dai manuali di neuromarketing, dai dipartimenti di psicologia comportamentale, dagli influencer, dagli operatori sociali e, orribilmente, dai giornali, soprattutto nelle pagine culturali ed economiche. Per risolvere i problemi basta “cambiare la narrazione” e quelli, puff, spariscono. Milano è in crisi? Basta risollevare il morale delle truppe, trovare la metafora giusta come nel film aspirazionale su Mandela presidente che sconfigge l’apartheid ancora forte in Sudafrica facendo giocare i neri a rugby, lo sport dei bianchi. O trovare l’eroe, come il cecchino portentoso che col suo esempio cambia le sorti della battaglia di Stalingrado e del mondo – un film più spiritoso, ma pur sempre patetico. 

La giunta milanese ha trovato una sorprendente classifica, che a dispetto dell’aria velenosa, delle proteste che si moltiplicano, delle inchieste giudiziarie sugli abusi, le conferisce il titolo di città con la migliore qualità della vita. Ora, le classifiche sulla qualità della vita sono, per loro stessa natura, assurde: quantificare la qualità è la più arbitraria e scivolosa delle operazioni, a partire dalla scelta dei parametri e dei metodi per misurarli, che non metterebbero d’accordo neanche tre persone intorno a un tavolo, figurarsi gli abitanti di una città. Questa lo è in modo particolare, perché guardando i suoi posizionamenti suddivisi per sottocategorie si evince chiaramente che Milano si piazza all’ultimo posto per superamento di PM 2,5-10, va malissimo ovviamente per l’aumento dei prezzi al metro quadro, è in posizione media o medio bassa per natalità, sicurezza, sicurezza sul lavoro, e medio alta (ma non prima) solo per posti letto in ospedale in rapporto alla popolazione – superata da Catanzaro –, occupazione e titoli di studio. Dati, questi ultimi, che oltretutto sono viziati all’origine, dal calcolare come parimenti occupati un professore universitario a vita e un precario che racimola duecento euro al mese, e rilevando la percentuale di laureati solo nella fascia 25-39, cioè in quel ceto di abitanti che in gran parte è stata “attratta”, o “strappata” da altre città per cercare lavoro. 

Qualunque sia l’alchimia che ha potuto fare di questi dati mediocri numeri da primato, il quadro pur edulcorato che ne risulta è quello di una città “ultima spiaggia”, dove si è costretti a venire o passare per trovare un lavoro purchessia, ma in cui è difficile e anche poco desiderabile stabilirsi

Utilizzare questa triste e aleatoria classifica per sostenere, come hanno fatto tanti giornali e media, cheil vento è cambiato, che possiamo lasciarci alle spalle la moda di parlare male di Milano come se si trattasse di liberarsi della nefasta ossessione per il ceruleo della stagione passata, è espressione della miseria ideologica in cui siamo immersi. 

Dati ben più cogenti di quelli raccolti da queste agenzie di comunicazione testimoniano che questa è la capitale italiana della disuguaglianza crescente, della concentrazione della ricchezza, della facilitazione degli interessi immobiliari e finanziari, della privatizzazione e distruzione dei servizi pubblici. Ricerche universitarie, report immobiliari, studi indipendenti, inchieste giornalistiche, picchetti antisfratto, denunce dei comitati, tende degli studenti e le recenti inchieste giudiziarie dimostrano in modo difficilmente contestabile che Milano è un luogo che costruisce lusso e privilegio sottraendo risorse e beni comuni alle fasce meno agiate. Dirada il trasporto pubblico capillare nelle periferie per servire il centro, chiude piscine pubbliche a basso costo trasformandole in spa private, trasferisce il patrimonio librario delle grandi biblioteche a fondazioni, cede aree verdi a fondi immobiliari che le distruggono tagliandogli pure oneri e costi, lascia degradare le case popolari per poi venderle o sostituirle con case per ricchi. Questi sono fatti, non narrazioni. Sono forme di ingiustizia misurabili e misurate, ormai presenti in migliaia di ridondanti documentazioni. 

La narrazione è invece quella patina infida che occulta questi fatti, quella che altera i dati, quella che al limite, quando l’evidenza non si può più negare, naturalizza questi problemi come esternalità negative del successo, e/o come problemi comuni a tutte le città del mondo: “Signora mia, di che si lamenta, sapesse quanto costa una stanza a New York o a Parigi”. E che, per legittimare le ragioni della rendita e della valorizzazione, interpella direttamente gli abitanti più affluenti, citando le loro manifestazioni di benessere come una prova schiacciante contro chi protesta. 

Come è successo nel caso di Cascina Merlata: un servizio tv ha descritto il quartiere come un progetto mirato alla pura massimizzazione della rendita a dispetto della socialità degli abitanti, suscitando la reazione sdegnata di un gruppo di condomini, offesi per il danno di immagine (o forse preoccupati per l’eventuale danno che la cattiva immagine avrebbe comportato per il proprio investimento). L’episodio è stato brandito come una clava contro la critica urbana: sono tutte astrazioni ideologiche, gli abitanti sono felici. Nessuno si è posto la domanda: “Si, ma QUALI abitanti”? A Cascina Merlata, quelli degli appartamenti di lusso – mentre quelli delle case meno care languono ai piani bassi, all’ombra degli altri palazzi, stretti tra i cancelli e i muri opprimenti, terrorizzati alla sola idea di prendere parola. 

Probabilmente è per questo che Milano resta un modello così caro al fronte del liberalismo progressista: non perché resiste a qualsiasi narrazione – decisamente no – ma perché ha messo in piedi un apparato comunicativo che si ostina, con una pervicacia maggiore di quanto si potesse immaginare, a non arrendersi a nessuna emersione del reale e del politico. Milano è il baluardo nazionale della negazione della realtà: se ci sono le buche per strada non è a causa della scelta politica di risparmiare sulla manutenzione, è per il climate change. Se nessuno riesce a pagare l’affitto con lo stipendio, è colpa delle regole antiquate che non permettono di attuare le gabbie salariali. Se le case popolari non vengono assegnate, la responsabilità è del governo ladro. Se gli attivisti senza sosta cercano di ostacolare la densificazione e il consumo di suolo, è perché sono dei conservatori luddisti. Se decine di inchieste giudiziarie rivelano che a Milano si costruiscono grattacieli senza seguire le regole urbanistiche in uso nel resto d’Italia, risparmiando sulle tasse a scapito delle casse pubbliche e dei servizi ai cittadini, Milano pretende una legge che stravolga le regole urbanistiche di tutta Italia, pur di dimostrare di avere ragione e continuare ad autodistruggersi. 

Forse invece di concentrarci sui negazionisti climatici fan degli idrocarburi faremmo meglio a concentrarci sui danni prodotti dei negazionisti alla milanese. Il meteorite più grosso sta cadendo da quella parte.  

Lucia Tozzi è studiosa di politiche urbane e giornalista freelance. Il suo ultimo libro è L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane (Cronopio 2023)

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È la rendita il problema dell’abitare a Milano. Un po’ di ordine sulle proposte dei costruttori http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/e-la-rendita-il-problema-dellabitare-a-milano-un-po-di-ordine-sulle-proposte-dei-costruttori/ Fri, 01 Nov 2024 16:39:59 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16823 di Alberto Bortolotti e Marco Peverini, pubblicato su Altreconomia il 17.10.2024

Per le tre principali associazioni di categoria di proprietari, sviluppatori e industriali milanesi la crisi abitativa in città sarebbe un “fallimento del mercato” dovuto alla carenza di offerta. La soluzione? Costruire di più, remunerando gli investimenti e rimuovendo qualsiasi ostacolo. Una ricetta vecchia e fallimentare che si scontra con decenni di ricerca in campo urbanistico e abitativo. Ecco perché

La crisi abitativa è un fenomeno che coinvolge quasi tutte le maggiori città europee, e in Italia si sta estendendo anche a molte città medie e ai territori del turismo. Indice di questo problema sono senz’altro le manifestazioni più estreme, come gli sfratti delle famiglie più povere e vulnerabili, ma ormai la difficoltà di accedere a un’abitazione in locazione si estende anche al ceto medio nelle città dove lavoro, turismo e servizi sono più elevati (Colombarolli, 2024), con conseguenze come l’espulsione di individui e famiglie e la difficoltà di mettere in pratica la mobilità lavorativa.

A fronte della stagnazione demografica e del dato strutturale per cui una abitazione su tre è “non occupata” (9,6 su 35,2 milioni secondo l’Istat), è difficile sostenere che l’attuale crisi abitativa sia dovuta alla carenza di abitazioni -come era stato invece nel Dopoguerra, soprattutto nelle città industriali-. Anche a Milano, dove la proporzione è molto minore (il 13,5% del totale), comunque 109.404 abitazioni risultano non occupate (dato Istat) e ci sono ampie evidenze di sottoutilizzo del costruito, oltre che un aumento molto significativo del numero di abitazioni usate per turismo invece che per abitazione (Offtopic).

Seguendo la letteratura scientifica, possiamo affermare che la crisi abitativa attuale sia una crisi di “abbordabilità”, dovuta cioè alla sproporzione tra il costo delle abitazioni nel mercato e le risorse disponibili in termini di redditi e salari.

Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio casa abbordabile (ideato e promosso da Consorzio Cooperative Lavoratori, Libera Unione Mutualistica con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbanidel Politecnico di Milano), nella Milano del post-Expo il numero di permessi di costruire residenziali è cresciuto significativamente, ma contemporaneamente i prezzi delle abitazioni sono cresciuti tre volte più velocemente dei redditi, e quasi dieci volte più velocemente delle retribuzioni delle principali categorie lavorative (Bricocoli e Peverini, 2024).

In questo periodo, inoltre, la produzione di alloggi pubblici è stata quasi insignificante (solo l’1,1%) e la quota di alloggi prodotti da cooperative si è ridotta significativamente nella fase del post-Expo, delineando uno scenario sempre più dominato dagli operatori privati for profit.

Grafico estratto dal report dell’Osservatorio casa abbordabile (2023) “Non è una città per chi lavora. Costi abitativi, redditi e retribuzioni a Milano”, scaricabile gratuitamente quì: https://oca.milano.it/report-2023/. OCA è ideato e promosso da Consorzio Cooperative Lavoratori, Libera Unione Mutualistica con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbanidel Politecnico di Milano

Eppure a Milano si costruisce eccome. Prendendo solo il quartiere Rubattino/Ortica, ad una rapida stima risultano in costruzione oltre mille nuovi alloggi e quasi seicento camere in residence per studenti e lavoratori. Il punto è che le abitazioni, sia esistenti sia nuove, sono sempre meno abbordabili per chi conta sul solo reddito da lavoro (ibidem) e che le abitazioni in affitto a basso costo scarseggiano sempre, soprattutto nei nuovi interventi residenziali non di carattere sociale (cioè la maggior parte).

Le poche abitazioni in affitto sociale costruite negli ultimi anni sono state realizzate solo laddove il Comune è riuscito a negoziarle con gli operatori facendo leva sulle convenzioni urbanistiche e i requisiti del Piano regolatore (Nomisma, 2021).

Grafico estratto dal report dell’Osservatorio casa abbordabile (2023) “Non è una città per chi lavora. Costi abitativi, redditi e retribuzioni a Milano”

Tra le principali ragioni dell’aumento dei costi e della diminuzione di disponibilità di “case abbordabili” per i ceti medi e bassi ci sono la cosiddetta “finanziarizzazione” del settore immobiliare (Aalbers, 2019) e il predominio dell’interesse della rendita finanziaria e immobiliare (Pizzo, 2023) sul principio costituzionale dell’uso sociale per patrimonio immobiliare.

Si tratta di fenomeni che interrogano non solo il legame sociale tra società e abitare, ma anche tra società e capitalismo, posto che una casa è un requisito fondamentale per poter vivere e lavorare. Ci sono naturalmente anche altre ragioni, come la competizione non regolamentata dell’uso turistico sulle abitazioni, alimentata da piattaforme come Airbnb (Tonetta, 2020), e l’accentramento delle opportunità lavorative e degli investimenti su poche città attrattive (Moscarelli e Peverini, 2024).

Vogliamo però concentrarci sul ruolo della finanziarizzazione del “bene casa”, in quanto la linea argomentativa tipica dei seguaci dell’economia liberale è che la crisi abitativa sia un “fallimento del mercato” dovuto alla carenza di offerta e che la soluzione sia costruire di più, con l’ovvio corollario che per farlo si debbano remunerare gli investimenti finanziari con opportuni rendimenti e rimuovere tutti gli ostacoli che mettano in discussione o riducano suddetti rendimenti.

Gli ultimi quarant’anni hanno visto infatti una svolta del capitalismo che è stata definita “neoliberista” in quanto tutta improntata alla “liberazione” delle forze del mercato tramite la demolizione di qualunque ostacolo di tipo fiscale e regolativo o di controllo pubblico.

La “finanziarizzazione” degli immobili, strettamente connessa al trattamento delle abitazioni come asset, è direttamente saldata a questa corrente di pensiero, che ha politicamente trasformato l’impianto keynesiano dell’economia, ovvero quel modello che aveva generato la maggiore prosperità e ricchezza condivisa nella storia dell’umanità, verso una maggiore competizione e disuguaglianza.

Sulla scorta di una narrazione che prevedeva maggiore libertà economica, i sistemi economici sono andati modificandosi, intensificando le libertà di poche migliaia di persone a discapito della netta maggioranza, che si vede oggi costretta a dover rinunciare a molti diritti per i quali si era combattuto in passato come il lavoro, la sanità e appunto la casa.

Evidenze di questo processo sono il depotenziamento dell’intervento dello Stato, spesso a supporto dei mercati finanziari come avvenuto nella crisi dei mutui subprime del 2007, e l’annichilamento di un’autonomia teorica e pratica dei partiti politici nel riorganizzarsi e avviare trasformazioni socioeconomiche senza il consenso dell’economia, e nella fattispecie delle élite finanziarie. Le norme urbanistiche e amministrative, in particolare, sono state scientemente e precisamente modificate per rendere potenzialmente infinita l’accumulazione di capitale fondiario e generando una potente asimmetria tra rendita e finanza immobiliare (a tutti i livelli) versus accesso alla casa.

Recentemente, presso la sede di Assimpredil Ance, il professor Carlo Cottarelli dell’Università Cattolica ed ex senatore della Repubblica ha presentato un rapporto sulla crisi abitativa a Milano commissionato da Aspesi, Assimpredil Ance e Confindustria Assoimmobiliare, le tre principali associazioni di categoria di proprietari, sviluppatori e industriali, in vista della stesura del prossimo piano regolatore del capoluogo lombardo e del “piano casa” in elaborazione dal nuovo assessore alla Casa.

Il rapporto, per l’appunto, parte dall’assunto che quella milanese sia una crisi di offerta (insufficiente a rispondere alla domanda di casa) e avanza alcune proposte che vanno verso un’ulteriore liberalizzazione del settore immobiliare, e in particolare delle politiche abitative, in forte accordo con la linea dei promotori del rapporto.

Tra le proposte vi è ad esempio la richiesta di rivedere la previsione di Edilizia residenziale sociale (Ers) negli interventi oltre i 10.000 metri quadrati, come già stabilito dal Piano di governo del territorio (Pgt).

L’impianto è criticabile sotto vari aspetti: Milano è la città metropolitana con il più alto numero di abitazioni recenti (costruite post-2016, fonte Istat), e i numeri ci dicono che almeno negli ultimi due decenni la produzione di edilizia sociale e la tassazione sulla rendita fondiaria sono state particolarmente basse.

Ne è esempio il fatto che nel Bilancio 2022, la somma di “oneri di urbanizzazione” (primaria e secondaria, 33,72 milioni) e “contributo per costo di costruzione” (27,95 milioni) ammontava a circa 60 milioni di euro, 20 milioni di meno del solo affitto della galleria Vittorio Emanuele II, mentre le “opere a scomputo” insistenti nei sei milioni di metri quadrati identificati dai PII nella prima fase espansiva della città (2000-2007) hanno cubato per appena 531 milioni di euro (Mazza, 2007).

Tali esempi confermano le ricerche condotte dal professor Roberto Camagni, uno dei più autorevoli economisti urbani italiani, sulla comparazione tra oneri di urbanizzazione a Milano e Roma (2016) che rilevavano come la media ambrosiana fosse appena dell’8% mentre i rendimenti delle operazioni immobiliari si attestavano oltre il 25%.

Sempre Camagni sostiene che questa bassa tassazione è ingiusta in quanto quell’incremento non è realizzato dai privati ma dalla città nel suo complesso, ma è anche antieconomica perché non permette al settore pubblico di fornire i servizi e le infrastrutture necessarie al funzionamento della città, inclusa l’edilizia sociale.

Se al pubblico mancano le risorse, esso non potrà fornire servizi: non se ne esce. Sempre Camagni riporta il caso di Monaco di Baviera in cui il prelievo sulla rendita di trasformazione è tra il 27% e il 31% rispetto all’8% di Milano (Camagni, 2016) e lamenta come l’introduzione della norma nazionale sul “contributo straordinario” dello “Sblocca Italia” nel 2014 (art. 17 del DL 12.9.2014 n. 133), che avrebbe potuto portare il livello della tassazione a un più “corretto” 25%, sia rimasta inattuata in molte Regioni, compresa la Lombardia (Camagni, 2019).

A Milano (e in Italia più in generale) dunque non solo la rendita immobiliare è stata avvantaggiata da una tassazione sostanzialmente bassa, sia in merito al regime dei suoli sia rispetto a quello dei fondi immobiliari (e la loro fiscalità), ma anche e soprattutto dalla liberalizzazione nella pianificazione delle aree di trasformazione che è stata affiancata da uno smantellamento delle politiche abitative per case abbordabili.

In questo senso, per favorire l’accesso all’abitazione per le ampie categorie che oggi vengono lasciate fuori dal mercato, dovremmo puntare su maggiori (e non minori) requisiti di edilizia pubblica e sociale, e su maggiori prelievi sulla rendita per poter aumentare quantità e qualità degli alloggi sociali e dei servizi pubblici ad essi convenientemente connessi (scuole, piscine, centri medici, etc.).

Se l’interesse per l’accesso alla casa è diminuito in favore della garanzia dei rendimenti finanziari delle operazioni immobiliari un po’ ovunque, ciò è avvenuto con rilevanti variazioni -dato che il capitalismo sa essere flessibile e variegato (Aalbers, 2020)- tra le maggiori città europee, le quali soventemente differiscono in base al grado di finanziarizzazione immobiliare e di “corposità” delle politiche abitative.

In questo senso, il caso milanese si discosta da quello di altre città europee, che vale la pena citare per dimostrare che ci sarebbero ben altre strade da intraprendere per alleviare il problema della casa (per non dire poi di aggredirne le cause strutturali). Ne parleremo in un prossimo articolo.

Marco Peverini è ricercatore RTDa presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in Urban Planning, Design and Policy, con una borsa sostenuta dal Consorzio Cooperative Lavoratori di Milano. Si occupa della relazione tra politiche abitative e città, con particolare riferimento al tema dell’housing affordability, e dal 2022 svolge la sua ricerca nell’Osservatorio casa abbordabile (Oca) di Milano. È membro del Collettivo per l’Economia Fondamentale e co-coordinatore del gruppo Social housing: institutions, organisation, and governance del European Network for Housing Research (Enhr).

Alberto Bortolotti è dottorando in urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano dove fa ricerca sulla finanziarizzazione dello sviluppo urbano e delle politiche per la casa. In passato ha lavorato presso enti di ricerca e istituzioni pubbliche come ricercatore e urbanista, tra cui il Parlamento Europeo, il ministero della Cultura e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ed è stato visiting researcher presso l’Università di Amsterdam e l’Università Cattolica di Leuven. È inoltre vicepresidente dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano.

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I comitati smentiscono il Forum della Rigenerazione Urbana http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/i-comitati-smentiscono-il-forum-della-rigenerazione-urbana/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/i-comitati-smentiscono-il-forum-della-rigenerazione-urbana/#comments Tue, 22 Oct 2024 15:09:18 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16810 a cura della Rete dei comitati della Città Metropolitana di Milano.

Finito il Forum della Rigenerazione Urbana 2024 ci chiediamo: a cosa è servito? Forse a permettere al sindaco e ai suoi assessori di fare l’ennesima opera di illusionismo sulla città così bella, verde, sostenibile e inclusiva?

LA GIUNTA AFFERMA:

È finita l’epoca del consumo di suolo.

IN REALTÀ:

A gennaio ‘24 sono stati annunciati 18 grandi progetti di rigenerazione (= cementificazione) per circa tre milioni di mq, di cui sette già avviati (scalo Farini, scalo Romana, aree ex Expo, SeiMilano, Symbiosis, Unione Zero, Santa Giulia), gli altri in attesa di partire. Molti di quei 3 milioni di mq si erano spontaneamente rinaturalizzati ed erano tornati ad essere verdi.

Attraverso tutti questi processi siamo arrivati al 60% di suolo urbano impermeabilizzato, in piena era di crisi climatica. Sono stati cementificati 24 ettari l’anno (dato Ispra ‘23) e prossimamente anche l’area metropolitana verrà investita da questi grandi progetti di edificazione.

LA GIUNTA AFFERMA:

Con il progetto Porte Metropolitane del nuovo PGT coinvolgiamo anche i comuni limitrofi per la costruzione di poli residenziali ad alta densità, poli commerciali, infrastrutture per la mobilità, nodi di interscambio per favorire l’integrazione dei territori.

IN REALTÀ:

Ci saranno ulteriori cementificazioni in aree già densamente sviluppate e densificate, verranno realizzate ulteriori centri commerciali, nuove strade e svincoli con relativi espropri ed eliminazione di aree verdi e agricole.

Cosa ci si poteva augurare da questo Forum? Una presa di coscienza, una fortissima determinazione sullo stop al consumo di suolo. Invece, ancora una volta, si va in direzione opposta, appellandosi a una presunta mancanza di chiarezza delle norme urbanistiche in vigore

LA GIUNTA AFFERMA:

Milano sta perdendo 70 milioni di Euro di oneri di urbanizzazione per la situazione di blocco che si è creata, la città non può aspettare, cerchiamo di dare una risposta con il nuovo PGT.

IN REALTÀ:

La città ha perso oltre cento milioni di Euro di oneri perché per anni non ha adeguato gli indici di urbanizzazione. Si dichiara che si ridurrà di 1 milione ½ di mq il consumo di suolo, ma su dove si trovi questo suolo aleggia il più fitto mistero!

LA GIUNTA AFFERMA:

Abbiamo rivisto le norme morfologiche in modo più stringente, ma con molteplici possibili diversificazioni (…quindi verranno previsti vari margini di flessibilità).

IN REALTÀ:

Le inchieste della Procura milanese stanno dimostrando che cosa comporti questa “flessibilità”: uno sviluppo edilizio autocertificato solo con SCIA e la totale mancanza dei piani attuativi.

LA GIUNTA AFFERMA:

L’indice base di edificazione resta lo 0,35, incrementabile per edilizia residenziale sociale e popolare, sostenibilità, servizi etc.

IN REALTÀ:

Si vedrà addirittura un allargamento dei criteri di edificabilità rispetto al PGT vigente e la densificazione urbana continuerà a essere un parametro inesistente nella programmazione urbanistica.

LA GIUNTA AFFERMA:

Puntiamo sul progetto ’Atlante dei quartieri’ nell’ottica della rigenerazione diffusa per creare nuovi centri e legami di prossimità, orientando qui gli oneri di urbanizzazione.

IN REALTA:

Di piani sui quartieri ce ne sono stati parecchi, dal Pinqua ai Piani d’area, con scarsissimi risultati, perché non sono stati stanziati i fondi necessari e si sono privilegiate altre scelte sulla città. Tra le righe si intuisce che neppure adesso ci saranno i fondi, tranne che per alcune zone centrali (e l’ossessione per le periferie dove è finita?).

LA GIUNTA AFFERMA:

Vogliamo garantire il diritto all’abitare in una ottica di inclusività.

IN REALTÀ:

Non si cita la realizzazione di Erp (case popolari), ma quasi esclusivamente quella di Ers (housing sociale). L’housing sociale non deve rispettare indici urbanistici, non paga oneri. Per incentivarne la realizzazione il Comune, in questo PGT, mette a disposizione dei costruttori terreni già edificati o, addirittura, liberi.

Nella città smart e attrattiva ci sono 65.000 alloggi Erp a Milano di cui 20.000 non assegnati, per di più in una situazione di emergenza abitativa in cui si susseguono gli sfratti per il continuo aumento degli affitti.

LA GIUNTA AFFERMA che Milano è una città verde, sostenibile, inclusiva LA REALTÀ ci mostra invece una città GRIGIA, INSOSTENIBILE, ESCLUDENTE.

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Maxi-polo logistico di trenta ettari al Campagnone di Tornavento http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/maxi-polo-logistico-di-trenta-ettari-al-campagnone-di-tornavento/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/maxi-polo-logistico-di-trenta-ettari-al-campagnone-di-tornavento/#comments Sat, 05 Oct 2024 07:12:37 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16781 Una nuova distesa di capannoni minaccia la campagna intorno a Malpensa

Pubblichiamo il Comunicato Stampa di Legambiente Lombardia e il testo della Petizione on line lanciata dall’Associazione Viva Via Gaggio

Il Campagnone di Tornavento è a rischio cementificazione

di Legambiente Lombardia – 30.09.2024

Ritorna la proposta di costruire capannoni sull’area del Campagnone con il beneplacito dell’amministrazione comunale di Lonate Pozzolo (VA)

Legambiente: “L’area vincolata in pieno Parco del Ticino non si tocca. Demenziale pensare di costruire a ridosso della Dogana Austroungarica. Proprio perché c’è già l’aeroporto, il territorio va tutelato”.

Ci risiamo. Torna la scellerata proposta di utilizzare il terreno a ridosso del borgo di Tornavento per costruire capannoni. Una scelta, quella dell’attuale amministrazione, che porterebbe a consumare oltre 300mila mq di terreno agricolo, in un’area protetta, inserita nel Piano Territoriale di Coordinamento del Parco del Ticino e pertanto soggetta a condizioni di inedificabilità.

“Le dichiarazioni degli Amministratori di Lonate Pozzolo sono inaccettabili e intollerabili,” dichiarano i circoli Legambiente di Turbigo, Gallarate, Cassano Magnago, Busto Arsizio, unitamente alla sede regionale, ai Circoli Laudato Si’ Busto Arsizio-Gallarate e San Francesco, all’associazione Viva Via Gaggio. “Ancora una volta si parla di monetizzare il territorio e il paesaggio per dar corso all’ennesima speculazione. Chiediamo alla Giunta comunale di ritornare sui propri passi e abbandonare definitivamente questa ipotesi. C’è già abbastanza cemento nelle zone a ridosso di Malpensa, è ora di considerare la natura e il paesaggio come generatori di valore che migliorano la qualità della vita dell’intera comunità”.

Altro che armonizzazione all’interno del paesaggio naturalistico, come si legge nella delibera! Se si andasse avanti con questo progetto, si cancellerebbe un pezzo importante del territorio oggi frequentato da migliaia di persone che apprezzano la bellezza di un luogo riconosciuto come “piccolo Borgo più bello del Varesotto”, ricco di storia, natura, pace – e tranquillità. Oltre a creare un danno irrimediabile.

Legambiente Lombardia

Petizione on line

Fermiamo la cementificazione del Campagnone di Tornavento

di Associazione Viva Via Gaggio – 2.10.2024

La frazione di Tornavento, affacciata direttamente sulla Vallata del fiume Ticino, ha caratteristiche paesaggistiche e naturali uniche ed importanti.

I coni visivi sul Monte Rosa e sulle catene montuose delle Alpi, così come sulla vallata del fiume Ticino, la presenza del Centro Parco Ex Dogana Austroungarica, la strada del Gaggio che si snoda tra la brughiera e i boschi, così come il sistema ciclopedonale sul Canale Villoresi, il Canale Industriale e il fiume Ticino rappresentano un unicum paesaggistico storico e naturalistico da custodire, tutelare e salvaguardare.

Da sempre, il grande “campagnone” che si trova sulla destra in ingresso alla frazione, è parte integrante di questo unicum e la scelta lungimirante di inserire questa zona nel Piano Territoriale di Coordinamento del Parco del Ticino, e quindi soggetta a condizioni di inedificabilità, va letta proprio in considerazione della salvaguardia di questo angolo di Tornavento e della frazione stessa.

Non stiamo parlando di una piccola porzione di territorio, ma di ben 300 mila mq di area agricola.

Una zona da sempre lasciata libera di essere coltivata o anche lasciata incolta, dal grande valore ambientale ed ecosistemico: assorbimento Co2, assorbimento delle piogge, nidificazioni per passeriformi e non solo, rete ecologica di collegamento rispetto agli ecosistemi di brughiera e del sistema dei boschi del pianalto in collegamento con la parte naturale che occupa il declivio e la costa lombarda della valle del Ticino.

L’idea di inserire questa zona che è esterna al Perimetro di Iniziativa Comunale – con una apposita variante al Piano di Governo del Territorio – è folle e decisamente preoccupante, perché andrebbe a snaturare in maniera peggiorativa ed irreversibile la frazione di Tornavento e le caratteristiche per cui è diventata importante e anche famosa nel corso degli anni.

La proposta di insediare in quest’area dei capannoni per la logistica, con a corollario delle opere (la creazione di una ciclopedonale, collinette e parcheggi etc) che andranno ad “abbellire” questa zona, è assolutamente fuori da ogni logica e anche dalla storia, soprattutto in un momento storico ben preciso come quello che stiamo vivendo, dove le conseguenze dei cambiamenti climatici e dove il consumo di suolo vergine ha raggiunto livelli assolutamente insostenibili.

Siamo di fronte ad una vera e propria speculazione edilizia, a scapito dell’intera frazione di Tornavento che perderà per sempre la sua unicità.

Non sembra poi siano prese in seria considerazione le ricadute sulla qualità dell’aria e di conseguenza sulla salute umana, rispetto agli impatti in termini di inquinamento da gas di scarico che produce il traffico pesante, generato dalla realizzazione del centro logistico stesso, così come nulla si dice rispetto alla perdita di biodiversità che una trasformazione di queste dimensioni porta con sé.

Lo stesso dicasi rispetto alla perdita di importanti servizi ecosistemici che questa zona oggi garantisce e che un domani non garantirà più.

Tutti aspetti che nessun tipo di mitigazione e compensazione potranno sanare.

Per maggiori info segui le pagine FB di Viva Via Gaggio e Legambiente Lombardia

Immagini: Google Maps

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/maxi-polo-logistico-di-trenta-ettari-al-campagnone-di-tornavento/feed/ 2
Gallarate: interventi brutali delle forze dell’ordine contro il presidio che difende il bosco http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/gallarate-interventi-brutali-delle-forze-dellordine-contro-il-presidio-a-difesa-del-bosco/ Wed, 11 Sep 2024 21:37:28 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16730 di Maria Cariota

Il Bosco urbano di via Curtatone, a Gallarate (VA), recintato e considerato area cantiere, è ancora in piedi. La mobilitazione di alcuni cittadini da tempo attivi nella difesa dell’area è riuscita a bloccare gli abbattimenti, iniziati il 5 agosto. Da quel giorno è nato il presidio permanente e pacifico: all’esterno del bosco, con un gazebo in strada autorizzato, e all’interno, dove alcuni ragazzi si sono arrampicati sugli alberi.

Nell’ultima settimana di agosto il presidio ha subito numerosi interventi delle forze dell’ordine, sfociati in provocazioni, arresti e violenze. “È inaccettabile che il diritto alla manifestazione pacifica e all’espressione del dissenso venga ostacolato da comportamenti intimidatori e provocatori da parte di chi dovrebbe garantire la sicurezza”, denunciano il Comitato Salviamo gli Alberi di Gallarate e le persone partecipanti al presidio in una nota stampa del 4 settembre che racconta i fatti accaduti in quei giorni.

Il 27 agosto l’irruzione della Digos all’interno del bosco ha portato a denunce nei confronti di alcuni ragazzi, che sono state notificate in modo irregolare e rivolte a persone che non sono state identificate né riconosciute sul posto. Lo stesso giorno una ragazza che era all’esterno del bosco non solo è stata arrestata in modo immotivato e violento, ma nelle sedi della Polizia locale, del Commissariato di Gallarate e poi alla Questura di Varese è stata sottoposta a tre perquisizioni, durante le quali è stata costretta a spogliarsi completamente. Il 30 agosto gli operai comunali hanno abbattuto un manufatto mettendo seriamente in pericolo l’incolumità degli attivisti presenti sugli alberi. Il 31 agosto sono stati effettuati in zona controlli a tappeto fermando e identificando le persone che, in auto o a piedi, tentavano di raggiungere il presidio; durante la conferenza stampa del comitato, un passante che stava riprendendo con il cellulare è stato fermato e atterrato, cosa che ha comportato il suo ricovero in ospedale; inoltre alcuni attivisti hanno ricevuto minacce e insulti da parte delle forze dell’ordine. Nel corso di questi giorni sono stati notificati anche diversi fogli di via.

Secondo il Comitato (che ha documentato tutto attraverso la diretta streaming sulla pagina Facebook) si tratta di tentativi di intimidazione volti a scoraggiare la resistenza pacifica dei cittadini e ad alzare la tensione.

Il presidio continua e lancia la manifestazione di domenica 15 settembre

Ma la mobilitazione non si ferma: il presidio prosegue a tempo indeterminato ed è stata annunciata una manifestazione per domenica 15 settembre, per ribadire la richiesta rivolta al sindaco Andrea Cassani (Lega) e a tutta l’amministrazione comunale di salvare il bosco di via Curtatone, di ristrutturare e riqualificare le quattro scuole di quartiere già esistenti e in ogni caso di interrompere i lavori fino al 15 ottobre (fine del periodo di nidificazione – come previsto dalla legge 157/1992 – ) e tutelare la fauna.

Il progetto Grow29 sarà realizzato al posto dell’area verde

Il progetto di “rigenerazione urbana” Grow29 infatti prevede la chiusura dei quattro plessi scolastici esistenti dell’infanzia e primaria di Cajello e Cascinetta e la creazione di un unico polo scolastico al posto del bosco di via Curtatone, tra l’altro a ridosso dell’autostrada e della ferrovia. Il valore complessivo del progetto è di 16 milioni di euro finanziato da fondi europei.

Scomparirebbe uno degli ultimi polmoni verdi del paese (con querce, aceri di montagna, cedri e abeti e dove è stata censita la presenza di merli, cinciallegre, picchi rossi maggiori, capinere, cince bigie, ricci), consumando altro suolo. In una lettera inviata il 3 settembre alle istituzioni, Legambiente Lombardia ricorda che il Comune di Gallarate ha consumato già 1137 ettari di suolo vergine, il 54% del territorio comunale, contro una media provinciale del 21% e regionale del 12%.

Sono molti i comitati e le associazioni che supportano la difesa del bosco di Gallarate, tra cui anche realtà provenienti da territori limitrofi. “La natura e il paesaggio non hanno confini amministrativi. La natura è gentile con i cittadini ma viene maltrattata”, ricorda Maurizio Cremascoli, di Salviamo il Paesaggio Cislago.

Sono passati al presidio anche rappresentanti di alcune forze politiche, che hanno promesso iniziative a tutela del bosco. Oltre ad alcuni consiglieri comunali hanno portato la loro solidarietà anche Elena Sironi del Movimento 5 Stelle, dicendo che presenterà un’interrogazione parlamentare in Senato, Gaetano Pedullà del Movimento 5 Stelle e Benedetta Scuderi di Alleanza Verdi e Sinistra sostenendo che porteranno la questione in Parlamento Europeo, Tino Magni e Devis Dori di Alleanza Verdi e Sinistra hanno annunciato una interrogazione parlamentare al Ministro degli interni sugli atti di violenza delle Forze dell’ordine (ad inizio agosto ne era stata presentata un’altra al Ministero dell’Ambiente), Onorio Rosati di Alleanza Verdi e Sinistra ha annunciato che continuerà la battaglia anche in Regione. Vedremo se la passerella di politici rimarrà tale o sarà seguita da atti concreti. Per ora è stata chiesta a livello comunale una seduta della commissione consiliare Lavori Pubblici, che si è svolta l’11 settembre, e Alleanza Verdi e Sinistra ha riportato gli eccessi delle forze dell’ordine nell’ambito della discussione sul decreto sicurezza alla Camera dei Deputati. L’interessamento di queste forze politiche è una buona notizia per il bosco, ma non ci si può esimere dall’evidenziare la insopportabile contraddizione e incoerenza di tali partiti, che in altri comuni d’Italia, dove sono forze di maggioranza e non di opposizione, sono convinti fautori di progetti del tutto analoghi a quelli di Gallarate, che distruggono senza scrupoli la natura e i nostri territori.

Per rimanere aggiornati, conoscere i dettagli della manifestazione del 15 settembre e sapere come contribuire per difendere il bosco di Via Curtatone, è possibile seguire i canali Instagram e Facebook del Comitato Salviamo gli alberi di Gallarate.

La raccolta firme è ancora in corso: presso i banchetti e attraverso la petizione on line.

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Stadio a San Donato, settanta docenti universitari di Milano chiedono di rinunciare al progetto http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/stadio-a-san-donato-settanta-docenti-universitari-di-milano-chiedono-di-rinunciare-al-progetto/ Mon, 15 Jul 2024 21:39:02 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16671 Nella lettera a FIFA, UEFA e FIGC lanciano l’allarme: la scomparsa di 30 ettari di terreno mai urbanizzato produrrebbe una quantità eccessiva di emissioni di CO2 in atmosfera

Alla attenzione dei presidenti di FIFA, UEFA, FIGC

Egr. Presidenti,

ritenendo encomiabile il riconoscimento da parte di FIFA e UEFA dell’importanza della promozione della sostenibilità nel settore calcistico, e considerando parimenti lodevole l’iniziativa della FIGC di seguire le loro indicazioni per ridurre l’impronta di carbonio del settore, Vi scriviamo per portare alla vostra attenzione il caso dello stadio del Milan a San Donato che ci preoccupa molto.

Nel contesto delle crescenti aspettative che si pongono su vari settori produttivi per creare un fronte comune nel contrasto al cambiamento climatico, siamo pienamente convinti che il calcio, uno sport seguitissimo, possa diventare il motore di un cambiamento che ispiri altre discipline sportive a seguirne l’esempio.

Tuttavia, pur riconoscendo lo sforzo delle vostre Federazioni nel diffondere e attuare questi principi tramite la stesura di linee guida pragmatiche, inclusa quella sulla sostenibilità delle infrastrutture, riteniamo essenziale portarvi all’attenzione una questione che potrebbe compromettere significativamente l’efficacia di tali sforzi: la costruzione di nuovi impianti su terreni precedentemente non edificati e, in alcuni casi, su terreni agricoli.

Questa pratica può portare infatti a un aumento significativo della CO2 rilasciata in atmosfera a causa della perdita delle capacità di assorbimento e stoccaggio del carbonio dei suoli edificati. Inoltre, costruire su un’area non urbanizzata implica la necessità di dotarsi di infrastrutture a servizio del futuro impianto e di ulteriori attività di costruzione con ulteriore perdita di suolo non edificato.

I terreni non edificati e i campi agricoli svolgono infatti un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio tra emissioni (carbon sources) e processi di assorbimento e stoccaggio della CO2 (carbon sinks), rappresentando insieme a mari e oceani il nostro miglior alleato per il raggiungimento dell’equilibrio tra emissioni e assorbimento necessario perché la CO2 atmosferica non continui ad aumentare alimentando il cambiamento climatico. Quando la costruzione di infrastrutture comporta la perdita di terreni non urbanizzati, la diminuzione di queste funzioni del suolo può vanificare completamente gli sforzi di riduzione delle emissioni ottenuti tramite la messa in pratica delle buone pratiche suggerite dalle vostre organizzazioni.

Un esempio significativo è il progetto attuale dell’A.C. Milan di costruire un nuovo stadio da 70.000 posti in un’area che fino ad ora è stata utilizzata esclusivamente per scopi agricoli. Questo progetto prevede anche l’espansione dell’area di trasformazione nelle vicine aree del Parco Agricolo Sud Milano, un’importante riserva naturale dedicata alla protezione e valorizzazione dell’ambiente agricolo e naturale che comprende al suo interno terreni agricoli, boschi, corsi d’acqua e zone di rilevanza naturalistica e storico-culturale.

Nelle immediate vicinanze del sito proposto per lo stadio, a meno di 1 km di distanza, si trova un antico villaggio medievale che ospita l’Abbazia di Chiaravalle, fondata nel 1135 e tutt’oggi meticolosamente mantenuta da una comunità di monaci, un luogo molto amato dai milanesi e dalle comunità circostanti.

La costruzione di uno stadio qui cambierebbe drasticamente il carattere dell’area e costituirebbe una grave violazione delle linee guida della FIFA che affermano chiaramente che per valutare l’idoneità di un sito per un nuovo stadio si debba considerare se vi siano edifici considerati di interesse storico e/o protetti dalla legge e se l’area abbia una designazione di patrimonio ambientale e storico-culturale che possa rendere lo sviluppo dello stadio inappropriato.

Il nuovo progetto dello stadio del Milan comporterebbe la trasformazione di circa 30 ettari di terreno mai urbanizzato, che ha un valore significativo come serbatoio di carbonio, sequestrando dall’atmosfera circa 20 tonnellate di CO2eq all’anno e avendo immagazzinato nel tempo circa 3.000 tonnellate di CO2eq (stime effettuate in base allo studio Pendall et al., 2018[1]).

Un recente studio di Life Cycle Assessment (LCA), condotto dalla Scuola Superiore Sant’Anna (Progetto LIFE Tackle), sulla base dell’esame di diversi casi di studio ha stimato l’emissione degli equivalenti di CO2 emessi per singola partita di calcio in ca. 70 tonnellate CO2eq. Se si applicasse questa emissione media all’intera serie di eventi di una stagione calcistica (es. una trentina di eventi), la somma di queste emissioni (carbon footprint) costituirebbe più dei 2/3 del quantitativo stoccato nel suolo non edificato pre-esistente. In altre parole, la costruzione dello stadio su un’area non edificata, oltre a determinare un’emissione diretta di più di 2.000 t/anno di CO2eq, ne comporterebbe un’altra indiretta, dovuta alla perdita del suolo naturale dello stesso ordine di grandezza.

Se poi si immaginasse di compensare questa perdita indiretta di CO2eq piantando degli alberi, ad esempio facendo riferimento alle stime di Magnani & Raddi[2], sarebbe necessario piantare circa 19 ettari di bosco e più di 32.000 alberi per arrivare in 20 anni a compensare quanto perduto a causa del consumo di suolo.

Sappiamo che FIFA, UEFA e FIGC operano su scala globale e regionale e che generalmente evitano di intervenire nelle questioni locali. Tuttavia, riteniamo che l’attuale progetto della Società A.C. Milan a San Donato, qualora andasse in porto, rappresenterebbe una significativa macchia nell’encomiabile processo di riduzione delle emissioni e degli impatti intrapreso. Auspichiamo pertanto che le federazioni calcistiche possano assumere una posizione netta contro la costruzione di nuove infrastrutture su terreni non urbanizzati, al fine di non compromettere quei principi di sostenibilità che ispirano le strategie globali di contrasto al cambiamento climatico, incoraggiando il riutilizzo e la ristrutturazione delle strutture esistenti, con l’obiettivo di ridurre significativamente l’impatto ambientale.

Vi ringraziamo per la vostra attenzione, fiduciosi nel fatto che FIFA, UEFA e FIGC continueranno a progredire nel promuovere un futuro più sostenibile per il calcio e per il pianeta.

Cordiali saluti,

Arianna Azzellino, Politecnico di Milano

Giorgio Vacchiano, Università Statale di Milano

Antonella Abbà, Politecnico di Milano

Adriana Angelotti, Politecnico di Milano

Anna Anzani, Politecnico di Milano

Luca Bascetta, Politecnico di Milano

Gianfranco Becciu, Politecnico di Milano

Marco Belan, Politecnico di Milano

Paolo Biagioni, Politecnico di Milano

Alberto Luigi Brambilla, Politecnico di Milano

Enrico Gianluca Caiani, Politecnico di Milano

Maria Rita Canina, Politecnico di Milano

Roberto Canziani, Politecnico di Milano

Giuliana Cardani, Politecnico di Milano

Andrea Francesco Castelletti, Politecnico di Milano

Andrea Castoldi, Politecnico di Milano

Andrea Cattoni, Politecnico di Milano

Annamaria Cividini, Politecnico di Milano

Marco Colombetti, Politecnico di Milano

Grazia Concilio, Politecnico di Milano

Giovanni Consolati, Politecnico di Milano

Antonella Contin, Politecnico di Milano

Alessandro Dama, Politecnico di Milano

Anna Caterina Delera, Politecnico di Milano

Roberto De Paolis, Politecnico di Milano

Fabio Dercole, Politecnico di Milano

Elisabetta Di Nitto, Politecnico di Milano

Ilenia Epifani, Politecnico di Milano

Carlotta Fontana, Politecnico di Milano

Aldo Frezzotti, Politecnico di Milano

Giuseppe Gibertini, Politecnico di Milano

Giancarlo Gioda, Politecnico di Milano

Elena Granata, Politecnico di Milano

Mario Grosso, Delegato della Rettrice ai rapporti con la RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile), Politecnico di Milano

Giorgio Guariso, Professore Emerito, Politecnico di Milano

Chiara Guazzoni, Politecnico di Milano

Stefano Longhi, Politecnico di Milano

Marco Lucchini, Politecnico di Milano

Roberto Maja, Politecnico di Milano

Stefano Mambretti, Politecnico di Milano

Clelia Marchionna, Politecnico di Milano

Stefano Miccoli, Politecnico di Milano

Stefano Micheletti, Politecnico di Milano

Gianfranco Pertot, Politecnico di Milano

Lorenza Petrini, Politecnico di Milano

Lucia Rigamonti, Politecnico di Milano

Umberto Sanfilippo, Politecnico di Milano

Elena Sezenna, Politecnico di Milano

Giovanna Sona, Politecnico di Milano

Giancarlo Storti Gajani, Politecnico di Milano

Alberto Tagliaferri, Politecnico di Milano

Antonello Vicenzo, Politecnico di Milano

Attilio Zilli, Politecnico di Milano

Marco Vivarelli, Direttore del Dipartimento di Politica Economica, Università Cattolica del Sacro Cuore

Marco Acutis, Università Statale di Milano

Roberto Ambrosini, Università Statale di Milano

Valerio Bini, Università Statale di Milano

Stefano Bocchi, Delegato per la Sostenibilità, Università Statale di Milano

Marco Stefano Caccianiga, Università Statale di Milano

Alice Giulia Dal Borgo, Università Statale di Milano

Caterina Anna Maria La Porta, Università Statale di Milano

Luciano Pilotti, Università Statale di Milano

Diego Rubolini, Università Statale di Milano

Paolo Carlo Maria Tremolada, Università Statale di Milano

Daniela Basso, Università di Milano Bicocca

Giancarlo Capitani, Università di Milano Bicocca

Sandra Citterio, Università di Milano Bicocca

Antonio Finizio, Università di Milano Bicocca

Rodolfo Gentili, Università di Milano Bicocca

Marco Grasso, Università di Milano Bicocca

Barbara Leoni, Università di Milano Bicocca

Elisa Malinverno, Università di Milano Bicocca

Alessandra Savini, Università di Milano Bicocca


[1] Pendall E., D. Bachelet, R. T. Conant, B. El Masri, L. B. Flanagan, A. K. Knapp, J. Liu, S. Liu, and S. M.Schaeffer, 2018: Chapter 10: Grasslands. In Second State of the Carbon Cycle Report (SOCCR2): A Sustained Assessment Report [Cavallaro, N., G. Shrestha, R. Birdsey, M. A. Mayes, R. G. Najjar, S. C. Reed, P. Romero-Lankao, and Z. Zhu (eds.)]. U.S. Global Change Research Program, Washington, DC, USA, pp. 399-427, https://doi.org/10.7930/SOCCR2.2018.Ch10.

[2] Magnani F., Raddi S. Afforestazione e fissazione della CO2 atmosferica: qualche cifra indicativa dalla ricerca scientifica. Forest@ (2021) 18: 60-63. doi: 10.3832/efor3928-018

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Milano, studentati extra lusso: la gentrificazione servita agli universitari http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/milano-studentati-extra-lusso-la-gentrificazione-servita-agli-universitari/ Sun, 07 Jul 2024 15:06:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16656 Comunicato stampa dei Comitati Civici Milanesi del 4.07.2024

L’ennesima presa in giro da parte dell’Assessorato alla Casa è uno schiaffo in faccia al diritto allo studio degli studenti fuori sede.

Gli studenti hanno protestato per mesi alloggiati nelle tende davanti al Politecnico contro il caro affitti a Milano e la risposta del Comune non si è fatta attendere.

L’Amministrazione comunale ha concesso a Coima volumetrie in centro città per costruire un villaggio olimpico che dovrebbe ospitare 1.400 atleti olimpici e paraolimpici con un consumo di suolo di 40.000 mq.

Con la promessa di essere riconvertito in studentato, per “un aiuto al diritto allo studio” e per avere “nuovi spazi a prezzi bassi per gli studenti” è stata firmata una convenzione che parrebbe degna delle politiche abitative perpetuate in questi anni.

Stiamo parlando di gentrificazione applicata agli universitari: mini alloggi che vanno da 740 euro per un posto in una stanza doppia a 1.000 euro per una singola con una gestione diretta da parte di Coima assicurata per 30 anni.

Se la notizia fosse confermata, ci chiediamo con che coraggio Coima ha presentato un piano per compensare i circa 40 milioni di extra costi alle autorità competenti (i Ministeri, il Comune e la Regione) dopo che a marzo Cassa Depositi e Prestiti ha investito altri 50 milioni di euro nell’operazione immobiliare.

Oltre al danno pure la beffa. Altro che “uno spazio primario per che diventerà poi un bene restituito alla comunità cittadina”!

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli studenti fuori sede per questa ennesima presa in giro da parte dell’Assessorato alla Casa già a guida Maran e ci auguriamo che tale convenzione venga immediatamente rivista a favore del diritto allo studio con affitti sostenibili per gli universitari.

Facciamo l’appello

Schierarsi Milano

Movimento Beni Comuni Milano

Rete Ambiente Lombardia

Coordinamento democrazia costituzionale

Che ne sarà di Città Studi

Salviamo Parco Bassini

Lambrate-Rubattino Riparte

ForestaMI e poi DimenticaMI

Comitato Difesa Ambiente Zona 5

Comitato La Goccia

Comitato Milanese Acqua Pubblica

Associazione Parco Piazza D’Armi – Le Giardiniere

Associazione Amici Parco Nord

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Gallarate, un nuovo polo scolastico al posto del bosco di via Curtatone http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/gallarate-un-nuovo-polo-scolatistico-al-posto-del-bosco-di-via-curtatone/ Sun, 07 Jul 2024 14:34:47 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16653 Del Comitato Salviamo gli alberi di Gallarate

DIFENDIAMO IL BOSCO DI VIA CURTATONE E I PLESSI SCOLASTICI ATTUALI DI CASCINETTA E CAJELLO

Ci rivolgiamo all’Amministrazione comunale di Gallarate, alle forze politiche gallaratesi e al Consiglio regionale della Lombardia per esprimere la nostra contrarietà al progetto Grow29 nella sua attuale conformazione. Siamo contrari alla realizzazione di un polo scolastico unico di Cajello-Cascinetta e alla sua collocazione nell’area boschiva di via Curtatone.

Chiediamo invece che i fondi europei stanziati da Regione Lombardia a favore dei progetti di rigenerazione urbana vadano a favore della ristrutturazione, riqualificazione e potenziamento degli edifici scolastici esistenti.

Questo per diverse ragioni di ordine sociale e ambientale:

  • La rigenerazione urbana deve puntare a riqualificare l’esistente per non produrre nuovo consumo di suolo: il progetto del nuovo polo scolastico, al contrario, dismette edifici ancora funzionali e funzionanti per disboscare e consumare suolo
  • Il polo scolastico unico tende ad accentrare le strutture scolastiche e ad allontanarle dai loro naturali fruitori, trasformando Cajello e Cascinetta in quartieri dormitorio, accentuando il rischio di dispersione scolastica soprattutto per i bambini di origine straniera, creando una scuola ghetto con classi pollaio in cui stipare fino a 30 bambini 
  • Il progetto non rispecchia i bisogni dei due quartieri ed è stato calato dall’alto senza un reale coinvolgimento della popolazione dei quartieri interessati

Da un punto di vista ambientale:

  • L’area su cui sorgerà il nuovo polo scolastico è inadatta a ospitare delle scuole perché racchiusa tra autostrada e ferrovia e soggetta a forte inquinamento acustico ed atmosferico
  • La concentrazione di più plessi scolastici in un unico luogo e il dirottare una parte dei bambini su scuole più lontane avrebbe un forte impatto negativo su viabilità, traffico veicolare e inquinamento: l’esatto contrario della mobilità sostenibile e della città dei 15 minuti propugnate a livello europeo
  • Il nuovo polo scolastico sorgerebbe su un’area boschiva che è una preziosa zona cuscinetto che protegge il quartiere e le case popolari da inquinamento acustico ed atmosferico.

Lo stesso parco del Ticino ha chiesto quest’autunno una diversa collocazione per il nuovo polo scolastico per poter preservare quest’area boschiva.

CHIEDIAMO QUINDI:

  • La ristrutturazione e riqualificazione delle scuole esistenti
  • Il mantenimento e la valorizzazione dell’area boschiva di via Curtatone. Questo vero e proprio bosco urbano, il cui valore è stato riconosciuto anche dal Parco del Ticino, non deve essere tagliato né abbandonato al degrado: deve essere messo a disposizione dei due quartieri tra i più poveri di verde pubblico di tutta Gallarate, rendendolo fruibile alla cittadinanza con opportuni interventi. Nell’area sono presenti querce, aceri di montagna, cedri e abeti ed è stata censita la presenza di merli, cinciallegre, picchi rossi maggiori, capinere, cince bigie e cornacchie grigie. Tra i mammiferi è stata registrata la presenza di silvaghi orientali (minilepri). Può diventare un laboratorio didattico all’aria aperta per i bambini del quartiere.
  • Riteniamo che nessuna compensazione possa controbilanciare la perdita di un ecosistema pluridecennalechiediamo che comunque qualsiasi ipotesi di compensazione preveda la trasformazione in area boschiva di aree edificate o edificabili di superficie almeno pari a quella disboscata all’interno del perimetro cittadino. A titolo esemplificativo citiamo la scuola primaria di Cajello (che il progetto Grow29 trasformerebbe in area dismessa senza prefigurare nuove destinazioni), ma anche altre aree dismesse possono e devono essere identificate all’interno del perimetro urbano e rinaturalizzate.

Non ci rassegniamo all’ennesima cementificazione di uno degli ultimi lembi di verde della nostra città e a un progetto contraddittorio con gli obiettivi di coesione sociale, inclusione e sviluppo sostenibile (agenda 2030) sulla base dei quali i fondi europei sono stati assegnati alla nostra città.

Comitato Salviamo gli alberi di Gallarate

13 aprile 2024

SALVIAMO LE NOSTRE SCUOLE DI QUARTIERE, SALVIAMO IL BOSCO DI VIA CURTATONE!

Firma qui la PETIZIONE ON LINE.

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Per contattare il Comitato: salviamoglialberigallarate@gmail.com

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