Marche – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Fri, 21 Jun 2024 07:42:19 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Marche – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Per la Costituzione la proprietà è un diritto, ma solo se assicura la funzione sociale del bene http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/05/per-la-costituzione-la-proprieta-e-un-diritto-ma-solo-se-assicura-la-funzione-sociale-del-bene/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/05/per-la-costituzione-la-proprieta-e-un-diritto-ma-solo-se-assicura-la-funzione-sociale-del-bene/#comments Fri, 31 May 2024 15:25:17 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16607 Dal 2017 un Comune italiano applica un Regolamento «per l’acquisizione al patrimonio comunale, la riqualificazione e il riuso, anche attraverso la concessione a terzi, di beni in stato di abbandono nel proprio territorio»

di Alessandro Mortarino

Da anni il nostro Forum sostiene la necessità “politica” di approfondire i contenuti di un articolo importante della nostra Costituzione, ovvero il 42, e della sua corretta applicazione che ci vede allineati alle tesi proposte da Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, tanto da averle richiamate anche nell’articolato della nostra Proposta di Legge “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati” (già Disegno di Legge al Senato nella scorsa legislatura e ora nuovamente riproposto alla Camera).

Come ben sapete, Maddalena ha minuziosamente ricostruito la genesi della proprietà che vede le sue radici nella proprietà collettiva, la quale precede storicamente la proprietà individuale e ancora oggi mantiene la sua prevalenza logica e giuridica su quest’ultima. La proprietà fondiaria individuale deve, quindi, essere concepita come «una cessione del territorio all’utilizzazione dei singoli: la sovranità non si risolve in puro potere normativo e lo Stato assume in proprio dominio il territorio, sia per utilizzarlo personalmente e sia per poterlo concedere all’utilizzazione dei propri cittadini».

L’iniziativa economica privata, secondo la Costituzione, è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana; l’articolo 42 della Costituzione infatti recita che la legge riconosce e garantisce la proprietà privata… allo scopo di assicurarne la funzione sociale e l’accessibilità a tutti. E’ evidente come non ci si riferisca all’accessibilità alla “grande proprietà“, inconcepibile se si pensa alla concreta impossibilità di poterla garantire a tutti.

In Italia, secondo i dati Istat, quasi un terzo delle abitazioni esistenti sono vuote, sfitte, inutilizzate: un patrimonio di oltre 10 milioni di abitazioni a cui si sommano capannoni produttivi/commerciali a formare uno stock enorme di edifici “passivi”: qual è la loro funzione sociale?

E poiché questa rilevante parte edificata non assolve a un “ruolo” sociale, ci ritroviamo sistematicamente con Piani Regolatori o Piani di Gestione del Territorio che prevedono abbondanti possibilità di nuove costruzioni e, ovviamente, di ulteriori danni alle collettività causati dal conseguente consumo di suolo. Nonostante un andamento demografico in costante calo.

Non si tratta, quindi, di un tema secondario e se si osserva la situazione di un qualunque Comune italiano si nota con grande immediatezza che il patrimonio edilizio esistente e non utilizzato corrisponde alle previsioni edificatorie dei Piani urbanistici. Banalmente significa che ciò che si ritiene occorra ancora costruire, nella realtà già è (sarebbe…) disponibile.

E in molti casi, questo patrimonio inutilizzato risulta anche degradato, una “macchia” particolarmente stonata all’interno di un territorio.

Il Regolamento di Terre Roveresche

Da anni riceviamo da Sindaci di città e paesi richieste di suggerimenti per poter procedere nei confronti di proprietari di edifici in forte degrado e a tutti abbiamo suggerito di seguire l’esempio di un Comune marchigiano che, con l’aiuto del prof. Maddalena e di alcuni legali, ha già messo in pratica un iter per fronteggiare il preoccupante fenomeno degli immobili abbandonati nel territorio, mettendo quindi anche in atto iniziative tendenti ad arrestare lo spopolamento e l’abbandono dello stesso.

Si tratta di un Regolamento comunale, approvato nel 2017 e ulteriormente perfezionato nel 2022, che già ha prodotto quattro acquisizioni al patrimonio comunale e suggerisce, dunque, una strada applicabile ovunque.

Una scelta “politica” che non deve essere confusa come un atto di “esproprio”, poiché storicamente il popolo cede ai singoli parte di territorio, che in origine è suo: ma se il singolo non lo utilizza, il popolo sovrano se lo riprende. In tema di proprietà, va sempre operata una distinzione tra la proprietà comune o collettiva, che ha il suo fondamento nella sovranità, e la proprietà privata, che ha il suo fondamento nella legge. E in quest’ultimo caso va ricordato, secondo Costituzione, che se non c’è funzione sociale non c’è tutela giuridica, e non c’è quindi proprietà privata.

Avremo certamente modo di approfondire la questione, ora però ci preme sottoporre a tutte e tutti (in particolare agli amministratori pubblici) qualche documento su cui riflettere.

Innanzitutto la delibera del consiglio comunale di Terre Roveresche (questo è il Comune che per primo ha avviato l’applicazione corretta delle tesi di Maddalena), che potete leggere, analizzare, studiare e (ci auguriamo) “copiare” nel vostro Comune. La trovate qui e sul sito di Terre Roveresche.

Qui invece la videoregistrazione del webinar organizzato dal nostro Forum lo scorso 25 marzo con la “lectio magistralis” di Paolo Maddalena e un intervento finale di Antonio Sebastianelli, Sindaco di Terre Roveresche.

E qui, infine, l’intervento dello stesso Sebastianelli alla recente assemblea nazionale del nostro Forum a Verbania (dal minuto 54’20”).

Attendiamo riscontri!…

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Ancona, 4 candidati sindaci su 5 sottoscrivono gli impegni ambientali proposti dalle associazioni http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/05/ancora-4-candidati-sindaci-su-5-sottoscrivono-gli-impegni-ambientali-proposti-dalle-associazioni/ Thu, 04 May 2023 14:10:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15931 Italia Nostra Ancona, Comitato Porto Storico Ancona, Associazione Culturale Ankon nostra, Circolo naturalistico “il Pungitopo” di Legambiente Ancona, Associazione No fumi ODV, APS Portonovo per tutti, Salviamo il Paesaggio.

Dopo il primo incontro pubblico organizzato dalle Associazioni Ambientaliste il 13 aprile 2023, abbiamo rivolto l’invito ai cinque candidati intervenuti di voler confermare per iscritto quanto detto a voce. Le domande poste a suo tempo erano cinque e riguardavano:

1)MOBILITA’ 

Le associazioni sono favorevoli all’avvio di un processo di sostenibilità rispetto al tema della mobilità Lei come interpreta questo processo di sostenibilità rispetto a: 

– metropolitana di superficie – più ZTL in centro – diminuzione del traffico privato in città con maggior utilizzo del mezzo pubblico “green” – aree di rispetto nelle strade vicino alle scuole.

2)VERDE 

Le associazioni ritengono necessario che sia:

– aumentata il più possibile la presenza di verde nel centro storico ed al porto, e che tutti i singoli alberi o alberature del centro storico siano mantenute e, ove è stato o sarà necessario l’abbattimento, siano rimpiazzate con un numero adeguato – creato un bosco urbano e sia azzerato il consumo di suolo – rispettata la L. 10/2013 per nuovi nati, censimento del verde – rapporto sul verde – approvato il regolamento del verde urbano – predisposto il piano del verde.

3)P.I.A.

Valutati i risultati del PIA, vista l’importanza di rispondere con dei provvedimenti, le associazioni qui presenti sono a favore del proseguimento del PIA e per incrementare la rete di monitoraggio per la qualità dell’aria, in particolare nelle aree più a rischio quale ad esempio il porto.

4)PORTO 

Le associazioni qui presenti già nel novembre 2021, a tutela del porto storico e della sua riappropriazione da parte della città, hanno chiesto lo spostamento del porto commerciale verso la banchina Marche con la realizzazione della penisola e si sono espresse contro la realizzazione del porto crocieristico al molo Clementino.

5)AMP 

Le Associazioni qui presenti da anni si sono espresse a favore dell’Area Marina Protetta del Conero e sono preoccupate per la riduzione delle spiagge libere.

Ebbene ben tre candidati e precisamente Francesco Rubini per “Altra Idea di Città” e “Ancona Città Aperta”, Roberto Rubegni per “Verdi Europa” ed Enrico Sparapani del “Movimento Cinque Stelle”, hanno sottoscritto tutti e cinque i punti. Un quarto candidato, Daniele Silvetti per le liste di centrodestra ha sottoscritto i primi quattro punti mentre per il quinto (AMP) ha scritto che ”non essendoci ancora una sintesi politica favorevole in merito, il sottoscritto si impegna ad approfondire la questione dal punto di vista scientifico che gestionale”.

Dalla quinta intervenuta, Ida Simonella del PD ed altre liste di centro sinistra, non è pervenuto alcun impegno scritto sulle domande poste dalle Associazioni Ambientaliste.

I cittadini che hanno a cuore le tematiche ambientali hanno ora un elemento in più per orientare le proprie scelte elettorali. Le associazioni invitano a partecipare al voto.

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Al via anche nelle Marche la campagna “Riprendiamoci il Comune” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/al-via-anche-nelle-marche-la-campagna-riprendiamoci-il-comune/ Mon, 13 Feb 2023 11:25:04 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15825 Presentata lo scorso 11 febbraio a Monsano (Ancona) la campagna “Riprendiamoci il Comune” nella sua articolazione regionale.

La campagna “Riprendiamoci il Comune” nasce con l’obiettivo di invertire la rotta rispetto alle politiche liberiste che in questi ultimi decenni hanno costretto i Comuni a mercificare i beni comuni, privatizzare i servizi pubblici locali, alienare il patrimonio pubblico e cementificare il territorio, privando le comunità locali di diritti e servizi.
Intendiamo invertire la rotta attraverso la proposta di due leggi d’iniziativa popolare.

La prima proposta di legge si prefigge una profonda riforma della finanza locale, sostituendo al pareggio di bilancio finanziario il pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere, eliminando tutte le norme che oggi impediscono l’assunzione del personale, reinternalizzando i servizi pubblici a partire dall’acqua, difendendo suolo, territorio, beni comuni e patrimonio pubblico e dando alle comunità territoriali strumenti di autogoverno partecipativo.

La seconda proposta di legge si prefigge la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, trasformandola in ente di diritto pubblico decentrato territorialmente e mettendo a disposizione dei Comuni e delle comunità territoriali le ingentissime risorse del risparmio postale (280mld) come forma di finanziamento a tasso agevolato per gli investimenti dei Comuni decisi attraverso percorsi di partecipazione della comunità territoriale.

E’ venuto il tempo di riappropriarci del “comune”, ovvero di quello che a tutte e tutti appartiene, e di riprendersi il “Comune”, come luogo dell’interesse generale e della democrazia di prossimità.
All’incontro marchigiano di presentazione erano presenti alcune delle realtà che compongono il Comitato promotore Nazionale (qui l’elenco completo):

• Massimo Rossi, coordinamento Marche Riprendiamoci il Comune
• Roberto Campelli, Associazione Comuni Virtuosi, Sindaco di Monsano
• Evasio Ciocci, coordinamento regionale Movimenti per l’Acqua,
• Riccardo Picciafuoco, Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio
• Tullio Bugari e Ruggero Fittaioli ARCI Marche
• Paola Petrucci e Roberto Mancini, Dipende da Noi
• Maurizio Franca, SEQUS, associazione politicoculturale sostenibilità equità solidarietà

Esiste anche un Comitato nazionale di sostegno, in corso di ampliamento, a cui partecipano forze politiche e sindacali.

Siamo a Monsano perché questo Comune è tra i promotori dell’Associazione dei Comuni Virtuosi che sostegono la campagna che è stata proposta dalle tante associazioni attive a livello nazionale e locale.

Roberto Campelli: “aggiungerei a queste proposte il rimborso dell’IVA ai Comuni”.

Massimo Rossi: “i Comuni sono stati depauretai di strumenti e conseguentemente sono in difficoltà nel loro prioritario impegno di prendersi cura della cittadinanza e del territorio. Sono stati costretti ad esternalizzare i servizi a discapito dell’utenza e della forza lavoro. Riteniamo che le cose possano cambiare ed invitiamo le Cittadine e i Cittadini ad essere artefici del cambiamento apponendo le due firme. L’obiettivo nazionale è di 50mila firme ma ne raccoglieremo di più. Ieri abbiamo inviato i moduli per PEC a tutti i Comuni della Regione.

Riccardo Picciafuoco: “sosteniamo la campagna perché quando si parla di bilancio ambientale è compreso il tema del consumo di suolo e del paesaggio per il quale il forum che rappresento si è costituito oltre 10 anni fa”.

Ruggero Fittaioli: “alla base della democrazia c’è la partecipazione della cittadinanza alle scelte che è alla base dell’azione dell’ARCI e che può avvenire solo se i Comuni hanno gli strumenti per sostenerla”.

Roberto Mancini: “il nostro impegno è quello di connettere le persone con le istituzioni. Il consenso sulle proposte è evidente eppure chi governa non si rende conto che questa dinamica competitiva del mercato è una scelta ideologica che si sposa con il concetto di autonomia differenziata. Dobbiamo recuperare la partecipazione e la tutela dei beni comuni. La disgregazione tra realtà locali porterà all’autodistruzione. La dittatura del mercato ha distrutto le comunità locali, la vera transizione ecologica deve consistere nel combattere le dinamiche disgregative. Dipende da Noi pone il suo impegno non solo nella raccolta delle firme ma soprattutto nel rendere comprensibili le ragioni delle proposte per un riscatto della cittadinanza.

Maurizio Franca: “sappiamo che il confronto è faticoso ma la politica deve tornare a praticarlo e che la risposta avvenga nella partecipazione.”

Tullio Bugari: “come è stato detto le logiche di mercato stanno spingendo i Comuni a trasformarsi in aziende e questo non va bene perché è un attacco alla democrazia”.

Paola Petrucci: “il comitato nelle Marche si è costituito un anno fa per contrastare l’art. 7 del Decreto Concorrenza. Siamo attivi su tutta la Regione e abbiamo inviato i moduli a tutti i Comuni oltre a quelli già vidimati dalla Corte d’Appello regionale. Stiamo lavorando affinché parta la raccolta firme online. L’impegno più grande sarà quello di far conoscere le motivazioni delle proposte e sul sito c’è tantissimo materiale.”

Evasio Ciocci: “segnalo che è in corso anche la raccolta delle firme contro l’autonomia differenziata. È urgente fermare questa deriva disgregativa.”

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Marche: comportamento irresponsabile e punitivo nei confronti delle comunità territoriali dei parchi regionali http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/01/marche-comportamento-irresponsabile-e-punitivo-nei-confronti-delle-comunita-territoriali-dei-parchi-regionali/ Tue, 03 Jan 2023 16:45:51 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15726 A cura de La Alleanza della Associazioni Ambientaliste Marchigiane (Club Alpino Italiano, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Lega Abolizione Caccia, Lega Anti Vivisezione, Lupus in Fabula, Salviamo il Paesaggio, WWF).

Con un blitz notturno, alle 3,30 del 29 dicembre, la proposta di legge che aumenta da uno a tre il numero dei rappresentanti della Regione nel Consiglio Direttivo dei parchi naturali regionali è diventato il dono di un “Babbo Natale cattivo”.

Anziché procedere ad una razionalizzazione e ad un finanziamento degli enti si decide con il “dono natalizio” di impartire una sorta di punizione politica ai territori su cui insistono i parchi Regionali. Dall’evoluzione dei fatti sembra una strategia studiata e consapevole seppur estremamente rischiosa dal punto di vista della legittimità. Il 23 settembre scorso la Regione Marche ha chiesto ad Associazioni ambientaliste, Associazioni agricole, Amministrazione Provinciale, Comune di Pesaro e Comune di Gabicce, la richiesta formale di esprimere nominativi per la composizione del CD dell’Ente Parco Regionale San Bartolo in scadenza il 29 ottobre. Mentre gli Enti locali ed associazioni interpellate hanno provveduto a formalizzare i nominativi nei tempi richiesti dalla Regione, quest’ultima formulava, senza un motivo sostanziale, un articolo sulla legge finanziaria 2022 per prorogare il consiglio direttivo fino alla nomina del nuovo consiglio. La proroga era finalizzata ad allungare i termini e consentire l’approvazione della PdL di riforma “punitiva”.

Più esplicitamente nel Parco del San Bartolo la “punizione” consiste nel far diventare minoranza la rappresentanza degli enti locali (comune di Pesaro e Gabicce) rispetto ai tre rappresentanti della Regione, avendo soppresso la rappresentanza provinciale. Tutto ciò in evidente contrasto con la legge quadro nazionale (L. 394/91) che all’art. 22 non prevede una rappresentanza regionale, ma impone una rappresentanza degli enti locali ed assegna a ciascun parco la possibilità statutaria di prevedere forme differenziate di gestione e che all’art. 27 prevede un ruolo di vigilanza e sorveglianza alla Regione che non può ovviamente essere nello stesso tempo vigilante e vigilato. Questo approccio “punitivo e di conquista” da parte di alcuni consiglieri regionali di maggioranza sta danneggiando la comunità territoriale e l’area protetta del Parco del San Bartolo in quanto sta paralizzando l’attività di utilizzo di risorse assegnate su progetti che non possono essere attivati in quanto in regime di prorogatio è possibile effettuare solo atti di ordinaria amministrazione.

L’Alleanza delle Associazioni Ambientaliste Marchigiane denuncia il comportamento irresponsabile e palesemente punitivo nei confronti delle comunità territoriali dei parchi regionali, creando una situazione normativa potenzialmente illegittima che non farà che aumentare il contenzioso tra la Regione e gli Enti Parchi, tenuto conto che la Corte Costituzionale, ha sempre annullato proposte di leggi regionali similari. Si ostacolano di fatto le attività progettuali già finanziate, mostrando in modo evidente il disinteresse per una gestione partecipata e consapevole dei problemi di tutela del territorio e della natura nelle comunità dei Parchi Regionali, ostacolando oggettivamente il raggiungimento degli obiettivi globali al 2030 su clima e biodiversità.

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Marche: Ambientalisti stanchi di fare sempre da capro espiatorio per responsabilità altrui http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/10/marche-ambientalisti-stanchi-di-fare-sempre-da-capro-espiatorio-per-responsabilita-altrui/ Wed, 19 Oct 2022 07:19:45 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15594 Secondo i gestori delle stazioni montane delle Marche (Catria, Nerone, Sarnano, Frontignano Bolognola) “la responsabilità del disastro” del 15 settembre “oltre alle precipitazioni eccezionali è degli pseudo ambientalisti integralisti e dei loro no”.

Potremmo anche chiamarci fuori da questa polemica, dato che non ci riteniamo né “pseudo” né “integralisti”, ma è evidente che i gestori degli impianti di risalita puntano il dito su tutte le associazioni ambientaliste marchigiane che hanno chiesto una moratoria ad ulteriori sperperi di fondi regionali destinati a sovvenzionare stazioni sciistiche senza alcun futuro economico.

Avrebbero potuto risponderci nel merito ma invece ci attaccano in maniera scomposta e delirante. Secondo loro, gli ambientalisti che da decenni denunciano, inascoltati, i rischi legati al riscaldamento globale e che non ricoprono alcun ruolo amministrativo, né hanno funzionari o tecnici nei posti di comando nei comuni, nelle provincie ed in Regione, sarebbero i responsabili dei 12 morti e dei milioni di danni dell’alluvione che ha colpito le province di Ancona e Pesaro.

CIÒ NON SOLO È RIDICOLO, MA È FALSO E CALUNNIOSO.

Invece gli amministratori dei comuni, delle provincie e della Regione, di ogni colore politico, che hanno avuto responsabilità in materia urbanistica e sulla gestione del rischio idrogeologico, non vengono nemmeno menzionati! Forse perché sono gli stessi che si prodigano per continuare a finanziare le stazioni sciistiche?? Un’altra falsità è sostenere che basta togliere alberi e ghiaia dai fiumi per risolvere il problema. Gli ambientalisti non sono mai stati contrari ad opere di mitigazione del rischio idraulico quando non trasformano i fiumi in canali, e nemmeno alla rimozione di tronchi in alveo o sotto le arcate dei ponti.

Tuttavia per ridurre, e non annullare (perché ormai abbiamo superato il punto di non ritorno), gli effetti degli eventi eccezionali causati dal cambiamento climatico serve ben altro: servono estese “aree di laminazione” da ottenere anche spostando case e fabbriche, bisogna fermare la cementificazione del territorio, occorre piantare alberi e siepi e non tagliare centinaia di ettari di bosco con la pratica della ceduazione, serve un’agricoltura che non lasci scoperte larghe superfici di suolo e che non lo impoverisca dell’humus necessario a mantenerlo assorbente e stabile. Quanto alle piste da sci, le immagini che abbiamo del versante del Monte Acuto del Catria interessato dai lavori di ampliamento e di esbosco dimostrano chiaramente la forte erosione subita dalle stesse, con la creazione di profondi fossati, accumuli di ghiaia e dilavamento della superficie.

Non si può escludere che il ristorante il Mandrale sia stato sepolto proprio dalla massa acqua, ghiaia e fango che è scesa dalle piste Belvedere, Travarco, Le Gorghe e Cotaline. L’eradicazione di circa 9 ettari di faggeta e l’assenza di inerbimento delle superfici scoperte, uniti alla forte acclività, hanno sicuramente amplificato il fenomeno meteorico.
Relativamente al lago artificiale che dovrebbe essere realizzato a 1450 m. slm. vorremmo sapere come pensano di riempirlo, se in inverno l’acqua verrà utilizzata per la neve artificiale e d’estate le fonti si seccano (ricordiamoci delle autobotti di questa estate per abbeverare gli animali al pascolo!).

Anche il famoso lago di Pilato sui Sibillini, che è in una grande conca naturale a 1950 m. slm. dove di solito nevica parecchio, si è prosciugato ed è tutt’ora a secco. Gli ambientalisti non vogliono “riserve indiane” ma una montagna che conservi bellezza e attrattività anche negli anni a venire, per offrire svago, lavoro e benessere anche alle future generazioni, e che non sia violentata dalle speculazioni e dagli interessi economici di poche persone con la complicità di amministratori compiacenti.

Qui tre foto della situazione sulle piste del Catria che non vengono mai fatte vedere.

1) pista Travarco dalla strada provinciale 105 sotto il rifugio Cotaline: profondi ruscellamenti con trasporto di ghiaia;

2) pista Belvedere ai piedi dell’ACUTO: profonde incisioni di un metro con asportazione di terra, ghiaia e pietra;

3) profondo canale di circa un metro e mezzo tra la provinciale 105 e la pista di fondovalle, sotto il rifugio Gorghe e pista Belvedere: notevole asporto e ruscellamento di terreno misto con alberi sradicati.

L’ALLEANZA DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE MARCHIGIANE:
CLUB ALPINO ITALIANO, FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA, GRIG, ITALIA NOSTRA, LAC, LEGAMBIENTE, LUPUS IN FABULA, SALVIAMO IL PAESAGGIO, WWF.

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I conti purtroppo tornano sempre e a pagare sono i cittadini http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/09/i-conti-purtroppo-tornano-sempre-e-a-pagare-sono-i-cittadini/ Sat, 17 Sep 2022 17:45:36 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15551 Le Associazioni ambientaliste marchigiane esprimono in primo luogo la propria forte vicinanza a tutti coloro che hanno avuto vittime tra i propri cari ed hanno subito danni, anche materiali, dall’ultimo estremo fenomeno climatico che ha colpito le Marche.

Da anni si è denunciato il rischio che la produzione di C02 derivante dalle attività umane potesse provocare un innalzamento della temperatura e con esso l’avvio di una stagione di cambiamenti climatici. Da anni si è chiesto da parte di ambienti scientifici, cittadini, associazioni, che venisse posto un freno alle cause scatenanti il cambiamento climatico ed ai fattori climalteranti, così come alle azioni che potessero aggravare le conseguenze dei nuovi e sempre più frequenti ed intensi fenomeni climatici quali il consumo di suolo, il dissesto idrogeologico etc.

L’affrontare i cambiamenti del clima richiede un impegno internazionale, vedi gli accordi di Kioto e successivi che, però, si sostanziano in tante azioni coerenti a livello locale, nel Paese, nelle nostre Regioni, Provincie e Comuni. Possiamo dire che tale impegno è riconoscibile anche nelle scelte degli amministratori del nostro territorio?

Ad esempio è corretto non porsi il problema di limitare l’inquinamento da C02 nelle nostre città e nei nostri porti nonostante la pubblicazione di rapporti scientifici che dimostrano l’incidenza di decessi (+110 l’anno nel centro di Ancona)? E’ corretto progettare e realizzare la distruzione dei boschi (che riducono la C02) sulle nostre montagne per l’interesse economico di pochi (Monte Catria, Sarnano, Montefortino)? E’ corretto realizzare nuovi parcheggi nelle nostre città e non potenziare l’uso del mezzo pubblico? E’ corretto continuare a cementificare il territorio ignorando la proposta di legge regionale di iniziativa popolare firmata da oltre 8.000 cittadini marchigiani per una nuova norma per il consumo zero di territorio? È ammissibile non dare piena e rapida attuazione ai piani di bacino, realizzando prioritariamente i bacini di laminazione per mitigare gli effetti delle piogge torrenziali che subiranno ancora i nostri fragili territori fluviali?

Le cause puntuali che hanno determinato questa tragedia dovranno essere analizzate con attenzione e il territorio dovrà essere monitorato e manutenuto in modo sistematico, area per area, corso d’acqua per corso d’acqua, con il concorso dei proprietari dei terreni attraverso lo strumento del contratto di fiume, per restituire ai suoli la capacità di assorbire al meglio gli eventi sempre più estremi, invertendo la tendenza ad effettuare interventi puntuali ed invasivi come è stato fatto fino ad ora rincorrendo le emergenze.

La politica anche in questi giorni dimostra ad ogni livello di non essere sensibile a questi problemi salvo piangere lacrime di coccodrillo dopo. Nei programmi elettorali dei principali contendenti non vi è quasi nulla sul cambiamento climatico, se non generiche promesse. Paghiamo anni di fonti fossili, compreso il gas. Poi c’è qualche spiritoso che accusa gli ambientalisti di ritardare il progresso quando le responsabilità sono a carico di chi amministra e chiude gli occhi!

Purtroppo, alla fine, tali errori della politica presentano il conto sotto forma dei disastri ambientali e sono i cittadini, solo i cittadini, sempre i cittadini che pagano due volte, prima per i danni che subiscono e poi per le spese della ricostruzione.

L’ALLEANZA DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE MARCHIGIANE: CAI, ENPA, FEDERAZIONE PRO NATURA, GRIG, ITALIA NOSTRA, LAC, LAV, LUPUS IN FABULA, SALVIAMO IL PAESAGGIO, WWF.

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Successo del sit in a Cagli contro il lago http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/successo-del-sit-in-a-cagli-contro-il-lago/ Mon, 11 Jul 2022 13:52:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15454 Circa un centinaio di persone hanno partecipato al sit in organizzato dall’Alleanza delle associazioni ambientaliste marchigiane sabato 2 luglio a Cagli contro il progetto del lago per l’innevamento artificiale delle piste sul monte Acuto.

“No Lago” “Milioni sprecati – basta scempi” “No impianti – Catria libero” sono gli slogan portati su alcuni striscioni a rappresentare una protesta che è sempre più forte tra i cittadini e il mondo del volontariato (significativa la presenza dei giovani di FFF e di Extinction Ribellion). La scelta di Cagli è dovuta al fatto che sul progetto, redatto dal comune di Frontone e finanziato dalla Regione Marche con circa 900 mila euro, dovrà esprimersi l’Unione Montana che è competente per la Vinca (Valutazione di incidenza).

Infatti, l’area in cui sarà costruito il lago (grande come un campo di calcio e profondo fino a 7 m) si trova a 1450 m slm ed è soggetta a vari vincoli ambientali, floristici e paesaggistici. Tra i beni ambientali tutelati c’è il prato/pascolo che costituisce un habitat prioritario per l’Unione Europea (codice 6110-6210-6220) ai sensi della normativa della Rete Natura 2000, ma l’area è anche Zona Floristica Protetta. Il bacino idrico, che sarà alimentato dall’acqua piovana e da alcune fonti naturali, sarà ad uso esclusivo della società che gestisce gli impianti per lo sci da discesa e non servirà per alimentare gli animali al pascolo o per l’uso umano.

Un ulteriore squarcio che si aggiungerà a quelli già perpetrati ai danni della faggeta d’alto fusto e che resterà a futura memoria come testimonianza della insipienza degli amministratori locali (Regione, Comune e Provincia), che invece di preservare la bellezza e le potenzialità ambientali del massiccio del Catria hanno deciso di consegnarlo alla speculazione e al guadagno immediato di pochi.

I manifestanti hanno pertanto chiesto a gran voce alla Unione Montana di bocciare il progetto, non concedendo la compatibilità ambientale, e alla Giunta della Regione Marche di revocare il finanziamento.

Visto che i lavori dovranno iniziare entro il 17 luglio gli ambientalisti terranno gli occhi puntati sull’iter del progetto e nel malaugurato caso non fosse fermato da chi ha responsabilità politiche e tecniche, si rivolgeranno subito alla magistratura amministrativa perché i soldi pubblici non siano utilizzati per un ennesimo scempio ambientale.

La Alleanza della Associazioni Ambientaliste Marchigiane di: Club Alpino Italiano, ENPA, Federazione Pro Natura, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, Lega Abolizione Caccia, Lega Anti Vivisezione, Legambiente, Lipu, Lupus in Fabula, Salviamo il Paesaggio, WWF.

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Nuovo assalto alla montagna. I Progetti per Sassotetto http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/06/nuovo-assalto-alla-montagna-i-progetti-per-sassotetto/ Wed, 01 Jun 2022 13:32:05 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15365 di Riccardo Picciafuoco, Referente Forum Salviamo il Paesaggio – Marche.

Voglio condividere con voi la dura reazione della nostra alleanza delle associazioni ambientaliste delle Marche contro un gravissimo esempio di sperpero di denaro pubblico, guarda caso proveniente dal “pozzo” del PNRR, per imporre dall’esterno – vedi archistar del nord – un progetto che vuole trasformare le nostre montagne come una sorta di grande “luna park” di alta quota.

Il modello di sviluppo e di turismo che sta dietro a questo progetto non solo non tiene conto e non rispetta l’identità e la storia di territori e di comunità locali, ma addirittura li vuole piegare ad una logica di “consumo mordi e fuggi”, tipico della vita nelle città, lontanissima dalla capacità di generare crescita sostenibile e durevole per gli abitanti della montagna e incapace di offrire ai frequentatori dei prossimi anni quei contesti accoglienti e silenziosi che rappresentano le attese dei futuri ecoturisti.

Ma l’aspetto ancora più grave è rappresentato dal tentativo della politica locale di far passare questa “visione folle e miope” come una scelta “green”, magari ammantata da un velo di glamour (vedi il villaggio “glamping”) per attrarre turisti fintamente “ecoesigenti”.

Dobbiamo fermare questo progetto delirante prima che possa compromettere definitivamente una rinascita, questa sì sostenibile e condivisa localmente, che si basa su attività che faticosamente, lentamente e coraggiosamente si fanno strada per volontà di tanti giovani che, proprio provenendo spesso da un ricco e inquinato nord, cercano di costruire il loro lento futuro partendo dalla qualità e dalla bellezza delle nostre montagne e colline marchigiane, accolti dalla generosità delle comunità locali.

Chiedo a tutti voi di sostenerci in questa battaglia, reale e simbolica insieme, che non possiamo perdere, pena il definitivo affossamento della possibile rigenerazione delle aree interne del nostro paese.

Questo il testo della presa di posizione dell’Alleanza delle associazioni ambientaliste delle Marche

UNA QUESTIONE DI CHIAREZZA DI INTENTI NELL’USO DEI FONDI CIS
Ancora una volta, nell’illusione di migliorare le condizioni di vita ed economiche delle persone che insistono a sopravvivere nelle nostre montagne, gli amministratori locali rischiano di favorire, crediamo inconsapevolmente, processi di sfruttamento neo coloniali delle risorse della montagna e del suo territorio.
Il governo con i CIS, e per lui il ministero per il sud e la coesione territoriale, ha stanziato complessivamente 160 milioni di euro per le aree colpite dal sisma del 2016. CIS sta per Contratti Istituzionali di Sviluppo è dovrebbero rappresentare gli strumenti preferenziali per rilanciare l’economia depressa delle aree deboli italiane, come appunto la montagna appenninica delle Marche, Umbria e Lazio, pesantemente colpita dai fattori di sottosviluppo tradizionali (abbandono, invecchiamento della popolazione, recessione economica ecc.) a cui si sono sovrapposti quelli del sisma.
In queste 3 regioni sono stati presentati numerosi progetti dei quali 49 sono rientrati tra quelli finanziabili subito e nelle Marche il finanziamento complessivo è di circa 100 milioni di euro. La prima cosa che salta subito agli occhi è che mentre la maggior parte dei progetti riceveranno finanziamenti variabili tra i 2 e i 5 milioni di euro (solo San Ginesio ha ottenuto 9 milioni di euro), spicca per la sua sproporzione quello del Comune di Sarnano finanziato per ben 29.430.000 di euro, con un progetto per l’intensificazione degli impianti di sci di Sassotetto.

INTOLLERABILE SOSTEGNO A UN’INDUSTRIA FALLIMENTARE
Ora la cosa paradossale non è, ovviamente, la cifra, ma il suo impiego per l’ennesimo tentativo di rifinanziare la vorace e fallimentare industria dello sci, in Appennino, nell’illusione che essa rilanci l’indotto e trascini tutta l’economia della zona. Non sono bastati decenni di bilanci in perdita, di una attività economica che è sopravvissuta a se stessa solo grazie alle continue e massicce iniezioni di soldi pubblici, per convincere i politici che lo sci non è la soluzione ai molti problemi della montagna maceratese, ma semmai è la parte forse più significativa del problema della desertificazione della montagna, ridotta al ruolo di parco divertimenti. Che la neve, complici i cambiamenti climatici, sarà presente sempre di meno alle basse quote in cui insistono gli impianti scioviari maceratesi, ormai lo sanno anche i progettisti del faraonico progetto, pomposamente definito ”Sistema integrato per lo sviluppo dell’entroterra (riqualificazione e ampliamento dei sistemi connessi agli sport invernali ed estivi”), che infatti propongono di realizzare una bella pista di plastica (non c’era fino a prima del Covid un elevato allarme per la perniciosità dell’inquinamento da plastica?) e due nuovi invasi per accumulare acqua per l’alimentazione dei cannoni sparaneve. Alterando così anche gli equilibri di una risorsa sempre più preziosa.
Ma siccome i soldi sono tanti e bisogna pur spenderli allora si è anche pensato di ristrutturare radicalmente alcune strutture ricettive per potenziare la disponibilità dei servizi. Peccato che una di queste è già stata ristrutturata, poco tempo fa, sempre grazie ai fondi pubblici generosamente messi a suo tempo a disposizione, anche se tutto ciò non sembra aver inciso significativamente sulla ripresa economica dell’area, finora. Per non entrare nel merito del progetto, redatto in modo approssimativo, nel tentativo di nascondere i vincoli ambientali presenti ( Parco, Sic ecc.) cercando di presentarlo come addirittura migliorativo e rispettoso dell’ambiente naturale (green come si dice oggi).

DEL TUTTO DIMENTICATE LE ESIGENZE DI RICOSTRUZIONE DELLE COMUNITÀ LOCALI
Ma è inevitabile che sia così perché se i progettisti e i politici si prendessero la briga di andare a studiare un po’ più approfonditamente la realtà del loro territorio e delle vere esigenze della popolazione, scoprirebbero almeno due cose: uno che la maggior parte della popolazione attiva dei loro comuni si dedica all’agricoltura, due che la popolazione attiva è andata negli ultimi decenni velocemente invecchiando, non a causa dell’abbandono a seguito del terremoto, ma per la brutale decurtazione dei servizi e delle infrastrutture necessarie per il vivere civile, che ha fatto fuggire specialmente i giovani. E tale situazione non è diversa se nel comune c’è l’industria dello sci, come a Sarnano, oppure no come ad esempio ad Amandola o a San Ginesio. Ciò significa che il turismo mordi e fuggi che si vuole potenziare, non è quello che fa la differenza, ma altri sono i fattori strutturali sui quali bisognerebbe rapidamente incidere. Siamo fermamente convinti, come CAI, che i soldi che arriveranno, non incideranno minimamente sulle reali condizioni di sottosviluppo del territorio montano della nostra provincia, che per lo più andranno in gran parte a beneficiare i progettisti e le imprese che realizzeranno gli impianti, e ben poco rimarrà poi a beneficio futuro della popolazione locale. Sarà proprio un caso che per realizzare qualche tappeto di plastica, mettere qualche cavo sospeso tra due picchi, ristrutturare qualche skilift e qualche baita, fare qualche piazzola da campeggio, anche se pomposamente la vogliamo chiamare “glamping”, si siano mossi importanti progettisti dalle grandi città del nord? Il rischio che si intravede allora è che si tratti ancora una volta dell’ormai vetusto modello colonizzatore della montagna, aduso ad appropriarsi di ogni residua risorsa lì disponibile, lasciando poi sul territorio, finiti i soldi, i simulacri arrugginiti di tali realizzazioni, come quelle che già tristemente da molto tempo fanno mostra di sè, sui versanti e le creste dei Sibillini.

OCCORRE SALVARE IL PATRIMONIO CULTURALE E AMBIENTALE DELLA MONTAGNA
Il vero patrimonio che nessuno vede, ma che è presente in tutta la fascia pedemontana marchigiana dei Sibillini è invece il paesaggio rurale e i suoi centri abitati; l’agricoltura è la vera ricchezza che andrebbe potenziata e sulla quale bisognerebbe massicciamente investire per trasformare le poche aziende ormai invecchiate, in centri di produzione di eccellenza gestiti da giovani preparati, acculturati, profondamente motivati a vivere “bene” a casa loro. I tristi fatti di questi giorni hanno drammaticamente evidenziato come il nostro sistema agroalimentare sia fortemente dipendente, fragile ed inquinante. Le risorse come l’agricoltura e l’acqua che la montagna ancora custodisce, sono la vera ricchezza, oggi e sempre più nel futuro, e lì bisognerebbe volgere tutti gli sforzi e gli investimenti per un nuovo modello di produzione e di sviluppo integrato sociale e rispettoso dell’ambiente. E oggi agricoltura sostenibile significa anche turismo i cui proventi però, finirebbero direttamente nelle mani dei produttori, della gente del posto e non esportati fuori dal territorio nelle mani di speculatori e avventizi.

UNA RIFLESSIONE SULA IRREVERSIBILITÀ DEL PROGETTO
Nell’area in cui si sono sviluppati negli ultimi anni gli impianti di risalita era già emerso con evidenza l’impatto delle alterazioni fisiche introdotte con la costruzione delle strutture a servizio dei sistemi di risalita, le modifiche introdotte per garantire il funzionamento della neve artificiale (invaso, scavi per il collegamento con i cannoni, accumulo degli additivi nel terreno irrorato), cabine ed accessori vari.
Ora il progetto prevede un ammodernamento e un incremento degli impianti (sia l’uno che gli altri si realizzeranno con nuovi lavori di scavo e di cementificazione), una moltiplicazione delle piste, un inserimento di ulteriori elementi artificiali su nuove superfici (pista di plastica, rotaia per il bob, ampliamento degli edifici esistenti, nuova viabilità e nuove aree di parcheggio.
In sintesi si tratta di un’enorme area di urbanizzazione che decreterà un’alterazione irreversibile delle superfici di prateria ancora presenti all’interno del comprensorio sciistico e quindi una perdita definitiva della possibilità di mantenere e recuperare praterie appartenenti all’Habitat 6210. Da considerare che gli Habitat mantengono il loro valore ambientale prioritario di conservazione anche se si trovano al di fuori del perimetro della Rete Natura 2000.

PER CONCLUDERE
Riteniamo che sia ancora possibile rivalutare come utilizzare le risorse che oggi sono disponibili, che non dovrebbero essere sprecate in operazioni di dubbia efficacia. É indispensabile riflettere sul fatto che questi soldi non vengono dal cielo, ma sono debito e quindi ci vengono prestati dai nostri figli e dai nostri nipoti, che hanno il diritto a non veder depredato il proprio futuro ambiente di vita per l’avidità di alcuni oggi.

La Alleanza della Associazioni Ambientaliste Marchigiane di: Club Alpino Italiano, ENPA, Federazione Pro Natura, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, Lega Abolizione Caccia, Lega Anti Vivisezione Legambiente, Lipu, Lupus in Fabula, Salviamo il Paesaggio, WWF.

ADERISCONO:
Con in faccia un po’ di sole, Associazione E quindi il monte, Università del Camminare, APS Monte Vector, Officina Giovani, l’Occhio nascosto dei Sibillini, Gruppo Borghi e Sentieri della Laga, Fermiamo il consumo di suolo SBT.

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Macerata: ampio dissenso nei confronti del progetto di un nuovo maxi centro commerciale http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/11/macerata-ampio-dissenso-nei-confronti-del-progetto-di-un-nuovo-maxi-centro-commerciale/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/11/macerata-ampio-dissenso-nei-confronti-del-progetto-di-un-nuovo-maxi-centro-commerciale/#comments Mon, 01 Nov 2021 20:51:28 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14808 Nella frazione di Piediripa sono presenti già due strutture della grande distribuzione nel giro di pochi chilometri. Eppure non sembrano essere sufficienti, perchè la concorrenza è la madre del mercato…

Ed ecco affacciarsi il progetto di un terzo “mall” nell’area di via Bramante (la provinciale verso Macerata): 27.500 metri quadrati di centro commerciale su tre livelli e un parcheggio all’aperto di 25.000 metri quadrati. Un’operazione resa possibile dalla modifica del regolamento regionale di edilizia commerciale attraverso una “liberalizzazione” delle grandi strutture di vendita.

Nuovo cemento, nuovo consumo di suolo, nuovo centro commerciale in un’area più che satura che, al contrario, dovrebbe essere beneficiata di interventi di rinaturalizzazione. E con il grave dietrofront della politica locale: nel 2018 il consiglio comunale aveva votato all’unanimità un ordine del giorno che testualmente indicava “invitiamo l’amministrazione ad intraprendere, per quanto di sua competenza, tutte le azioni possibili al fine di evitare l’insediamento del nuovo centro commerciale“.
Ora ad essere coerenti risultano solo i consiglieri di minoranza, mentre l’amministrazione pare sostenere l’iniziativa privata.

Roberto Cherubini (consigliere del M5S) ha suggerito come il progetto rappresenti una grave incongruenza poichè immaginato «in una zona già devastata, in una città che vede diminuire gli abitanti e i redditi e aumentare “miracolosamente” proprio i centri commerciali».

Tra le prese di posizione anche quelle dei piccoli commercianti locali e di tante e tanti cittadine/i che restano sempre più sgomenti nel constatare la sempre più siderale distanza tra i tentativi di risoluzione delle grandi emergenze globali e i balbettii ed azioni contrarie che caratterizzano le scelte della politica territoriale.

Bla bla bla“, direbbe la nordica Greta anche in questa occasione. Ma la pratica è in discussione in consiglio comunale a Macerata e, dunque, oltre alle parole si rischiano anche i fatti.
Ben vengano quindi le voci critiche e che risuonino alte e forti: il progresso chiede di essere promosso. Non lo sviluppo e la crescita di un’era ormai esaurita.

Negli Stati Uniti, come ben sappiamo, il “demalling” (abbattimento delle strutture commerciali in crisi) è oggi un fenomeno molto diffuso e ormai centrale in tutte le politiche urbanistiche. A Macerata si scommette ancora sul futuro della GdO?

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Un’azione per l’area marina protetta del Conero http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/11/unazione-per-larea-marina-protetta-del-conero/ Wed, 18 Nov 2020 20:51:39 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14123 La Alleanza delle Associazioni Ambientaliste Marchigiane raccoglie l’appello alla Regione Marche e ai comuni di Ancona, Sirolo, Numana, avanzato dal locale Comitato per l’istituzione dell’Area Marina Protetta della Costa del Conero.

Da oltre 30 anni, con l’istituzione del parco terrestre del Monte Conero, si avanzano proposte per tutelare anche la costa prospiciente, dal Passetto di Ancona fino a Numana. L’iniziale progetto è stato poi man mano ridotto nell’estensione e nei vincoli di fronte alla negatività in particolare dei comuni di Numana e Sirolo; è stata tolta l’area di riserva integrale “A” e si è pensato ad un’area marina protetta che riguardi solo la costa prospiciente il comune di Ancona con la esclusione anche del Passetto che, invece, è incluso nell’area del parco del Conero.

L’ISPRA aveva espresso un parere tecnico, condiviso dal Ministero, che riteneva “non pienamente compatibile con le esigenze di tutela dell’ambiente marino” l’esclusione del Passetto, e anche noi condividiamo le motivazioni tecniche espresse da ISPRA.

Si pensava che, a questo punto, almeno il comune di Ancona avrebbe espresso il suo consenso ad un’area marina protetta così ridotta poiché l’attuale sindaco di Ancona nel 2014 affermava che “si ritiene che l’istituzione dell’area marina del Conero, a cui il Comune di Ancona ha dato da tempo la sua adesione convinta, rappresenti una tutela del pregio e della specificità del nostro territorio e possa essere un volano per green economy, ricerca scientifica e sviluppo sostenibile“.

Ma il 15 settembre 2020 la sindaca Mancinelli ha ufficializzato il proprio NO all’area marina protetta dopo aver parlato con alcuni stakeholders (pescatori subacquei e diportisti, a quel che risulta). Sembra di essere tornati agli anni ’80 quando alcune categorie quali i cacciatori ed alcuni amministratori poco illuminati alla ricerca di voti, si opponevano alla costituzione del Parco del Conero.

Di fronte a questa situazione il direttore Generale per il Mare e le Coste del Ministero dell’Ambiente ha dato termine 15 giorni (scade il 20 novembre 2020) ai comuni interessati (Ancona, Sirolo, Numana) ed alla Regione per esprimersi sulle due diverse ipotesi di perimetrazione e zonazione dell’area marina protetta Costa del Conero, stante la necessità di concludere il procedimento iniziato nel 2014 con l’incarico all’ISPRA di effettuare gli studi preliminari.

La Alleanza, che da anni si batte per la tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico della nostra regione, anche sostenendo la costituzione di ulteriori aree protette, si unisce all’appello di coloro che ritengono non più procrastinabile la creazione di un’area marina della costa del Monte Conero, come elemento di tutela e di sviluppo compatibile della costa. Un’area di tutela prevista da molti anni e la cui istituzione permetterebbe alle Marche di recuperare un gap ecologico che la contraddistingue in negativo ormai da troppi anni.

La Alleanza delle Associazioni Ambientaliste Marchigiane: Associazione Naturalistica Argonauta, CAl, Federazione Pro Natura, ltalia Nostra, Lega Anti Caccia, Legambiente, Lipu, Lupus in Fabula, Salviamo il Paesaggio, VVWF Italia.

Qui trovate:

La lettera che il Forum Salviamo il Paesaggio ha inviato al Ministero dell’Ambiente, a Regione e Sindaci;

La lettera inviata ai Consiglieri del Comune di Ancona dal Comitato Promotore dell’Area Marina Protetta del Conero.

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