Piemonte – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Sun, 01 Dec 2024 18:09:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Piemonte – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Nasce l’associazione Langa Silvatica per salvare i boschi http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/nasce-lassociazione-langa-silvatica-per-salvare-i-boschi/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/nasce-lassociazione-langa-silvatica-per-salvare-i-boschi/#comments Thu, 28 Nov 2024 09:26:44 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16888 Avere radici forti impedisce di seguire sempre dove tira il vento”. I residenti nel territorio dell’Alta Langa, chi ci lavora e gli osservatori più attenti assistono quotidianamente alla progressiva scomparsa di aree boschive e di altre formazioni naturali dalle nostre colline determinate da un disinteresse nei confronti di questi ambienti. Partendo da questa constatazione è nata tra alcuni cittadini e cittadine la forte esigenza di mobilitarsi, di attivarsi per difendere le nostre radici, il nostro paesaggio e il nostro patrimonio naturale…

Oggi conosciamo il ruolo fondamentale del bosco nel costituire un patrimonio di biodiversità universale – microbiologica, vegetale e animale, nel conservare e generare umidità e catalizzare perturbazioni, nel mitigare temperature sempre più bollenti e purificare l’aria che respiriamo, nel trattenere il suolo delle nostre colline e creare humus e infine nell’ospitare il prezioso tartufo bianco di Alba. Il bosco poi compensa quanto l’agricoltura chiede all’ambiente in termini di uso di fitofarmaci e diserbanti, poiché conserva tutti gli elementi che permettono ad un paesaggio agrario di rigenerarsi continuamente e quindi convivere con le attività umane.

Veniamo inoltre da una storia millenaria di mutua collaborazione, conoscenza e rispetto con i nostri boschi: da lì provenivano i materiali per le nostre case, il legname da ardere, le farine di castagne, ghiande di quercia e le noci, i nostri mobili, i manici per gli attrezzi, il cibo per gli animali.
Il bosco infatti costituiva un bene pubblico, con norme di pubblica tutela e utilizzo, e le pratiche agricole venivano armonizzate in sistemi agro-silvo pastorali che lo hanno custodito fino a noi, dove le aree coltivate si confondevano e si contemperavano nel paesaggio boschivo. Anche per questo è stata assegnata al nostro territorio la nomina dell’UNESCO a patrimonio mondiale dell’umanità.
Oggi, sulle nostre colline sempre più ricche ma, purtroppo, allo stesso tempo sempre meno vissute e preservate, questo rapporto di mutua collaborazione e rispetto si sta perdendo, lasciando spazio a sempre più frequenti estirpi per la trasformazione in aree coltivate che coinvolgono anche i boschi storici ed abbattimenti irrispettosi che conducono il bosco a degenerare in boscaglia, anche a causa di interessi economici oramai fuori controllo. Ci rimangono solo le rive, “inutili” fazzoletti di bosco abbandonati a loro stessi, a cui non si da valore in quanto non generatori di reddito. Non viviamo e non conosciamo più abbastanza i nostri boschi.

Langa silvatica I want to be tree nasce con l’obiettivo di custodire e preservare il patrimonio boschivo, e più in generale tutte le aree incolte ad alto interesse ambientale di Langa ed Alta Langa, siano essi prati stabili, zone umide, sorgenti d’acqua o “rive”. Come organizzazione senza fini di lucro il nostro obiettivo non è commerciale: vogliamo difendere queste aree per garantire alle future generazioni lo stesso patrimonio naturale, lo stesso paesaggio e la stessa biodiversità che ci sono stati tramandati, perché la presenza e la custodia dei boschi rende più sano un territorio.
Il nostro interesse è di proteggere aree ad interesse ambientale di Langa ed Alta Langa da dinamiche di mercato ed estrazioni di risorse con modalità poco sostenibili, e custodirle come bene pubblico e naturalistico a disposizione della cittadinanza, affinché il territorio stesso possa riappropriarsi di questo patrimonio in tutte le sue forme. Vorremmo che le nostre Langhe possano diventare un modello, un esempio virtuoso di gestione e valorizzazione boschiva in armonia con le attività agricole.

Sul modello di altre esperienze “sorelle” come ad esempio Canale Ecologia, la preservazione del patrimonio boschivo e naturalistico verrà attuata attraverso l’acquisizione di terreni sostenuta da raccolta fondi, donazioni private, 5 x 1000.
Perché da tante piccole gocce d’acqua, se trovano il letto, la direzione giusta, si può creare un fiume che con il suo scorrere lento e inesauribile ci possa portare verso nuovi orizzonti.

Se ti interessano queste tematiche e vuoi partecipare alla difesa dei boschi del nostro territorio, contattaci, scrivici e diventa anche tu attore del cambiamento che vorresti per le nostre Langhe.

Tutte le informazioni utili qui: https://www.facebook.com/profile.php?id=61568143147131

PRIMI APPUNTAMENTI:

29 novembre, ore 21:00, Alba presso Associazione ALEC (via Vittorio Emanuele II 30). Prenotazione consigliata (info@langa-silvatica.org).
Presentazione dell’associazione Langa Silvatica I want to be tree ODV con la partecipazione dei rappresentanti di Canale Ecologia e TBGM-Terra, Boschi, Gente e Memorie, lancio della prima campagna di tesseramenti e di raccolta fondi per l’acquisto di un bosco a Lequio Berria.

1 dicembre, ore 10:30, Cerretto Langhe, salone comunale (piazza Giovanni Sobrero 1).
Presentazione dell’associazione Langa Silvatica I want to be tree ODV, lancio della prima campagna di tesseramenti e di raccolta fondi per l’acquisto di un bosco a Lequio Berria e passeggiata didattica lungo il sentiero delle Antiche Cascine di Cerretto Langhe (adatto anche ai meno esperti).

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Variante di aggiornamento al Piano territoriale del Piemonte: le Osservazioni del nostro Forum http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/08/variante-di-aggiornamento-al-piano-territoriale-del-piemonte-le-osservazioni-del-nostro-forum/ Sun, 25 Aug 2024 07:50:50 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16715 Ennesima novità legislativa della Regione Piemonte connessa al governo del territorio. Questa volta tocca al PTR-Piano Territoriale Regionale, in vigore dal 2011 e dal 3 giugno scorso adottato in forma di Variante dalla Giunta regionale con l’obiettivo dichiarato di “definire un nuovo modello di pianificazione, capace di adattarsi a contesti in continuo mutamento e di integrare i nuovi principi che gradualmente si affermano a livello globale, attento alle esigenze delle comunità coinvolte, in grado di interpretare e favorire le iniziative delle imprese e il mondo del lavoro“…

Ma molti sono gli aspetti critici della Variante adottata, come puntualmente fa rilevare il Coordinamento dei Comitati piemontesi del Forum “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori” attraverso un documento di minuziosa analisi tecnica che qui potete leggere integralmente.

La Regione saprà fare tesoro di questi suggerimenti e modificherà il testo ora proposto?…

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Asti: sette vecchi platani da sacrificare sull’altare della riqualificazione urbana http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/08/asti-sette-vecchi-platani-da-sacrificare-sullaltare-della-riqualificazione-urbana/ Tue, 20 Aug 2024 09:22:21 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16694 di Alessandro Mortarino.

Dopo la demolizione dell’ex mulino Valente di corso Savona, il lungo Tanaro di Asti si prepara ad un drastico ulteriore intervento che prevede anche l’abbattimento di tutti i maestosi platani presenti, “ingombro” fastidioso per le attività del cantiere che porterà all’edificazione di un nuovo supermercato della catena Lidl. Ma nessun timore per questa perdita di “capitale naturale”: secondo proprietà e progettisti ci sarà infatti una felice “compensazione” e a fronte degli abbattimenti verranno messi a dimora nuovi alberi e realizzata un’area verde. Parafrasando, è come se per curare il menisco dolorante vi proponessero l’amputazione della gamba e una bella protesi in titanio puro dalla lunga durata…

L’esempio vi parrà un po’ troppo duro o ardito, ma certamente avrete compreso il senso: “compensazione” è un termine che negli ultimi lustri è prepotentemente entrato a far parte del lessico urbanistico. Spesso si accompagna con “valorizzazione” e – lo affermo per esperienza diretta e per migliaia di esempi che potrete scorrere su http://www.salviamoilpaesaggio.it – quasi mai corrispondono ad un evento positivo per la comunità di riferimento.

LIDL è in possesso, crediamo, delle autorizzazioni necessarie per abbattere anche i platani. E ci pare una follia.

Prima di incatenarci ai nostri vetusti alberi (come è accaduto, anche di recente, in corso Belgio a Torino o per i cedri secolari di piazza Europa a Cuneo) abbiamo deciso di inviare una PEC alla direzione di LIDL Italia e chiedere loro di ripensare l’intervento e tutelare – almeno – i platani.

Questo il testo della richiesta trasmessa. La risposta dell’azienda ci auguriamo giunga e ci porti buone notizie.


Oggetto: Realizzazione Vostro nuovo punto vendita nella città di Asti.

Gentili Signore e Gentili Signori,
lo scrivente Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio/Salviamo il Paesaggio, – una Rete nazionale nata nel 2011 e costituita da oltre 1.000 organizzazioni e da decine di migliaia di singoli aderenti individuali (www.salviamoilpaesaggio.it) – si rivolge alla Vostra attenzione per una richiesta urgente.

Nei giorni scorsi sono iniziati i lavori nell’area della città di Asti tra corso Savona e via Lungo Tanaro dei Pescatori, ove prenderà forma una nuova media struttura di vendita alimentare della catena Lidl.
I lavori hanno innanzitutto interessato la demolizione dell’ex mulino Valente, un elevato e ormai degradato edificio che da circa 80 anni fungeva da simbolo di riconoscimento per quanti giungessero ad Asti da corso Savona.
In tutta onestà, vogliamo ribadire che avremmo preferito che questa testimonianza del lavoro e dell’intraprendenza cittadina potesse raccogliere migliori attenzioni rispetto all’abbattimento drastico, ma comprendendo difficoltà e costi abbiamo evitato di perorare una causa alternativa.

Abbiamo ora compreso che un’altra drastica operazione riguarderà, a breve, anche i vecchi platani posti nell’area di cantiere in prossimità con la sponda del fiume Tanaro; si parla del loro abbattimento: un’azione che riteniamo profondamente contraria ad ogni logica ecosistemica.
Crediamo sia superfluo ricordarVi il ruolo fondamentale degli alberi nel contrastare il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico (criticità particolarmente grave per la città di Asti e per la salute dei suoi residenti), ancora più evidente considerando età e dimensioni degli esemplari arborei presenti da decenni e le particolari caratteristiche dei platani nel sequestrare il carbonio e gli inquinanti dall’aria, come suggerito anche dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Economia Agraria (CREA)  in uno studio pubblicato recentemente su Nature (https://www.nature.com/articles/d43978-023-00029-4?fbclid=IwAR3pv7WpIXY0Ck5iz1G6N6NeEV_rrDtLmqf3H8XJrmtet8besjfNJynY69M).

Aggiungiamo, inoltre, che  la normativa UE a difesa della biodiversità (la legge sul Ripristino della natura, uno dei pilastri del Green Deal), è entrata in vigore pochi giorni fa, il 18 agosto, e chiede a tutti gli Stati Membri l’impegno di piantare entro il 2030 almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi: un orientamento molto chiaro che nessuno – pubblico o privato – può permettersi di ignorare. E questo non significa, ovviamente, abbattere esemplari adulti già esistenti “compensandoli” con giovani piante di nuovo impianto.

Vi chiediamo pertanto di voler riconsiderare il Vostro progetto edilizio e provvedere ad un intervento che tuteli e conservi intatte le presenze dei preziosi e caratteristici platani, in piena armonia con quanto la Vostra società afferma da anni e compare tra gli asset declamati nel Vostro sito web:

Per noi di Lidl, assumersi la responsabilità significa cercare risposte alle domande che ci pone il futuro del nostro pianeta, soprattutto quando le nostre azioni hanno delle conseguenze sull’ambiente.
“Sulla via del domani” significa assumersi la propria responsabilità. Questo pensiero guida ci spinge ad adempiere ogni giorno alla nostra promessa di qualità, orientando le nostre azioni al futuro, tenendo conto dell’intera catena del valore. Un futuro che si concilia con l’ambiente, che mette la persona al centro delle nostre attività e che contribuisce a un consumo più sostenibile. La nostra visione punta a offrire un assortimento responsabile al miglior prezzo.
Il nostro approccio si articola in tre dimensioni: “Fa bene al pianeta”, “Fa bene alle persone” e “Fa bene a te”.
Con le nostre sei aree strategiche “rispettare la biodiversità”, “tutelare il clima”, “conservare le risorse”, “agire in modo equo”, “promuovere la salute” e “essere aperti al dialogo” mettiamo in pratica questa promessa già da oggi, in modo serio e trasparente.

Siamo certi che vorrete porre attenzione alla nostra richiesta e dimostrare che le Vostre parole corrispondono appieno alle Vostre azioni.

Restiamo in attesa di Vostra cortese risposta.

Cordialità.

Alessandro Mortarino
Coordinatore nazionale del Forum Salviamo il Paesaggio



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La Corte Costituzionale dichiara l’illegittimità della parte sostanziale di una recente norma della Regione Piemonte http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/la-corte-costituzionale-dichiara-lillegittimita-della-parte-sostanziale-di-una-recente-norma-della-regione-piemonte/ Tue, 09 Jul 2024 21:12:35 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16661 di Alessandro Mortarino e Federico Sandrone.

Lo scorso 4 luglio la Corte Costituzionale ha formalmente depositato la sua sentenza n. 119/2024 riferita alla Legge regionale del Piemonte 31/5/2022 n. 7 “Norme di semplificazione in materia urbanistica ed edilizia”, decretando in via definitiva una serie di illegittimità costituzionali che stravolgono profondamente le parti sostanziali della norma promulgata dal governo subalpino nello scorso mandato, norma a suo tempo puntualmente contestata dal nostro Forum, che aveva richiesto al Consiglio dei Ministri allora in carica una rapida “impugnazione” avanti alla Corte Costituzionale (poi effettivamente avvenuta).

A distanza di quasi due anni, dunque, una legge regionale davvero inaccettabile viene “rinviata al mittente” creando una serie notevole di problematiche; leggendo attentamente il dispositivo di questa Sentenza – che potete scaricare qui – le “dichiarazioni di illegittimità costituzionale” potrebbero apparire “quantitativamente” contenute, ma la portata dell’intervento della Corte Costituzionale va ben oltre delineando tutte le “qualità negative” (cioè le illegittimità costituzionali) riscontrate, alcune di queste particolarmente “impattanti” e con pesanti implicazioni e ripercussioni, in particolare per coloro che – ignari – si sono fidati delle “rassicurazioni” dell’allora maggioranza in Consiglio regionale, applicando le nuove disposizioni normative che ora sono state “folgorate” dal Supremo Organo dello Stato.

Nell’invitarVi ad analizzare in profondità l’articolazione dell’importante Sentenza, segnaliamo alcune questioni che ci paiono principali:

  • quella di cui al punto 2) del dispositivo della Sentenza che, in sostanza, “folgora” il comma 9 dell’art. 5 della L.R. 16/2018 così come novellato dall’art. 7 della L.R. 7/2022 e pertanto con l’abrogazione di un solo comma, si rende praticamente inapplicabile tutto l’art. 5 della L.R. 16/2018 (inerente gli interventi di ristrutturazione con ampliamenti con bonus percentuali), in quanto è stata eliminata la possibilità di “superare i parametri edilizi e urbanistici previsti dagli strumenti urbanistici e …”. La disposizione, ora folgorata, prevedeva grandissimi (e non giustificabili) ampliamenti degli esistenti immobili, anche fino al 75% del volume o della superficie esistente a cui si potevano addirittura aggiungere gli ampliamenti “una tantum” ammessi dai vigenti P.R.G.C. (solitamente 20-25%), quando invece nella versione precedente (ante giugno 2022) gli ampliamenti ammessi non potevano superare il 20-25% del volume o della superficie esistente. Conseguentemente, l’annullamento di questa disposizione oltre a creare problematiche sulle pratiche rilasciate/in itinere, farà sì che tutti i cittadini piemontesi non possano nemmeno più usufruire di quei piccoli ampliamenti necessari per adeguare le esistenti unità immobiliari (norme esistenti sotto varie forme dall’agosto 2009).
  • quella di cui al punto 4) del dispositivo della Sentenza che “folgora” il comma 7 dell’art. 6 della L.R. 16/2018 così come novellato dall’art. 8 della L.R. 7/2022: anche in questo caso, eliminando la parte in cui si affermava che “il recupero dei sottotetti esistenti è sempre ammesso indipendentemente dagli indici o dai parametri urbanistici ed edilizi previsti dai PRG e …”, si rende molto difficoltoso (quasi impossibile, se non in specifiche e limitate zone) attuare il recupero dei sottotetti. Conseguentemente, anche in questo caso l’annullamento della disposizione oltre a creare problematiche sulle pratiche rilasciate/in itinere, impedirà ad una grande fetta di cittadini piemontesi di poter recuperare gli esistenti sottotetti (norme esistenti sotto varie forme dall’agosto 1998).
  • in ultimo quella di cui al punto 5) del dispositivo della Sentenza che “folgora” le lettere a), b) e c) del comma 1 dell’art. 6 della L.R. 19/1999 così come novellato dall’art. 41 della L.R. 7/2022: in Piemonte non avremmo più alcune disposizioni specifiche (quantitative) per definire le “variazioni essenziali” (e non si potrà certo fare riferimento a quelle previgenti alla L.R. 7/2022), si dovrà quindi fare riferimento a quelle molto più generiche di cui all’art. 32 del D.P.R. 380/2001 e s.m.i., con una conseguente e molto più pesante (e onerosa per il privato) valutazione di alcune difformità edilizie.

Ora sicuramente si aprirà un periodo di incertezza per tutti coloro che nel frattempo hanno utilizzato le disposizioni indicate dalla norma regionale, in quanto le sentenze di incostituzionalità producono effetti retroattivi per i rapporti non ancora conclusi o perfezionati, comportando la “caducazione” fin dall’inizio delle norme e quindi l’illegittimità degli atti emessi sulla base delle disposizioni normative interessate, questo con il solo limite (e conseguente salvezza) degli atti che hanno i cosiddetti “rapporti esauriti”, che si ritiene non congruo affrontare in questa sede.

Tutto questo, con un po’ di buon senso e “visione politica” poteva sicuramente essere evitato; in tempi non sospetti, il 25 luglio 2023, il Coordinamento dei Comitati piemontesi del Forum “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori”, congiuntamente a Pro Natura Piemonte, Italia Nostra Piemonte e Legambiente Piemonte, aveva inviato al Presidente Cirio, al Vicepresidente Carosso (che aveva in capo la specifica delega), al Presidente della II Commissione Marin e a tutti i Gruppi consiliari, uno specifico documento (che trovate qui) nel quale sono evidenziati in un distinto paragrafo (pagine 4, 5 e 6) gli “effetti e le problematiche” di un’eventuale sentenza di incostituzionalità: ora chi risponderà di tutto questo?

Nel documento inviato lo scorso anno dal Forum, si invitavano il Presidente regionale Cirio, il Vicepresidente Carosso, gli Assessori e i Consiglieri a ponderare con grande attenzione i pericoli connessi al procedere dell’iter secondo la strada tracciata dal Consigliere Valter Marin (Presidente della II Commissione consiliare), ribadendo che, in caso di una declaratoria di incostituzionalità, ognuno avrebbe dovuto ritenersi consapevole delle proprie personali responsabilità e del fatto che eventuali danni creati agli operatori avrebbero comportato inevitabilmente una loro diretta e individuale implicazione erariale, sino alla condizione di essere giudicati passibili dei relativi risarcimenti.

Siamo, almeno a quanto pare, esattamente in questa situazione. E’ certamente poco piacevole da parte del Forum trovarsi ora nella condizione di dover affermare «noi vi avevamo avvisati», ma questa è la cruda realtà.
E le leggi sono leggi, in particolare quelle pronunciate dal “giudice delle leggi” qual è la Corte Costituzionale…

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Alpe Devero e Grande Est, con la sentenza del TAR ha perso la natura http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/alpe-devero-e-grande-est-con-la-sentenza-del-tar-ha-perso-la-natura/ Sun, 07 Jul 2024 05:00:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16658 del Comitato Tutela Devero

Comunicato Stampa del 28.06.2024

La recente sentenza del Tar Piemonte riguardo il ricorso delle associazioni di protezione ambientale contro il percorso ciclo-escursionistico del Grande Est, a seguito dell’accoglimento della richiesta di sospensiva dei lavori e la successiva conferma da parte del Consiglio di Stato, pone interrogativi sul suo esito.

Senza voler entrare nel merito del diritto, sulla trasparenza e partecipazione del pubblico che secondo i giudici non era dovuta, si vorrebbe invece porre l’attenzione su come è stato affrontato l’argomento legislativo europeo, e quindi la Direttiva Habitat.

Nella sentenza, a nostro avviso, è stato sottovalutato il concetto di “effetti cumulativi”, che deve tenere in considerazione l’impatto globale dei molteplici interventi che negli ultimi anni si stanno realizzando nel Sito Natura 2000 ZSC e ZPS “Alpi Veglia e Devero – Monte Giove”. Viene trascurato, inoltre, il cosiddetto principio di precauzione, un cardine della gestione ambientale che impone cautela in assenza di sufficienti dati certi e scientifici. Anche una fondata previsione della futura frequentazione e le conseguenze per le specie presenti sono state trascurate, nonostante queste costituiscano un elemento essenziale, insieme agli habitat, per la valutazione d’incidenza ambientale. Su questi argomenti si esprimono alcuni decenni di giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE).

Ad ogni modo non possiamo che prendere atto e rispettare le decisioni dei giudici.

Purtroppo questo fatto porterà conseguenze nei cambiamenti che stanno avvenendo in Devero. La valorizzazione e lo sviluppo non sempre vanno di pari passo con la sostenibilità. L’area del Devero, conosciuta e amata dal turismo per la sua bellezza, naturalità ed equilibrio uomo/natura, viene più o meno velocemente trasformata nella sua fruizione, accessibilità e infrastrutturazione.

Al sig. Sindaco di Baceno, che ci accusa di mancanza di confronto e dialogo, rispondiamo che da parte nostra un tentativo di contatto ci è pure stato, ma in seguito mai siamo stati coinvolti dal comune né contattati dal sindaco su queste importanti decisioni.

Il Comitato Tutela Devero continuerà nel suo impegno nel cercare di allontanare possibili minacce alla bellezza e al fascino di questo angolo di Alpi, a mantenere sotto stretta sorveglianza gli interventi in grado di comprometterne il fragile equilibrio, e a vigilare affinché le leggi e le norme poste a protezione del sito vengano rispettate.

Segui il Comitato Tutela Devero sul sito e la pagina FB

Email: comitatotuteladevero@gmail.com

Foto: Comitato Tutela Devero

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Mobilità, salute, tutela del suolo e del paesaggio: e la nuova tangenziale di Asti? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/mobilita-salute-tutela-del-suolo-e-del-paesaggio-e-la-nuova-tangenziale-di-asti/ Tue, 30 Apr 2024 20:02:13 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16520 Martedì 9 aprile il Consiglio comunale di Asti si è riunito in Seduta Aperta per ospitare le riflessioni di molti rappresentanti civici sui progetti per il Collegamento Asti Sud-Ovest (C.A.S.O.). Vi proponiamo l’intervento di Daniele Allara a nome del Movimento Stop al Consumo di Territorio/Forum Salviamo il Paesaggio e della Rete Asti Cambia che propone una rilettura complessiva delle ipotesi formulate dall’ANAS: partire dai veri bisogni della città a prescindere dai fondi stanziati.

Questo il testo integrale dell’intervento, anche consegnato come memoria scritta all’attenzione dell’intero Consiglio comunale, diametralmente opposto rispetto alle posizioni espresse – ad esempio – dall’Unione Industriale di Asti.

Vi ringrazio innanzitutto per l’invito, che ci consente di esprimere alcune valutazioni sul progetto del collegamento Sud/Ovest a nome del Movimento Stop al Consumo di Territorio Astigiano/Forum Salviamo il Paesaggio e dell’intera Rete di Asti Cambia.

Ci sono alcuni aspetti su cui crediamo sia necessaria una riflessione attenta a prescindere dal fatto che in questo momento la città disponga di cinque ipotesi progettuali elaborate dall’ANAS e un rilevante finanziamento da parte del CIPES; ci riferiamo ai vantaggi – ambientali e sociali – di cui necessita Asti. In particolare ne evidenziamo due che, ripetiamo, riteniamo occorra valutare con estrema obiettività.

Il primo riguarda il rapporto delicatissimo tra mobilità e salute, cioè la situazione connessa all’emergenziale condizione dell’inquinamento atmosferico urbano.
Il secondo, peraltro non scollegato, concerne la funzione del suolo naturale per il benessere ecosistemico e umano.

Potrebbe apparire come una riflessione teorica, ma a nostro parere si tratta, invece, del punto di partenza di un corretto approccio al problema; sarebbe erroneo ridurre la questione al semplice dilemma su quale strada sia meglio realizzare, senza porci il quesito superiore: quali sono le vere criticità su cui agire?

Sentiamo dire che Asti ha bisogno di “spostare” parte del traffico veicolare privato verso le periferie.
Perché?
Vogliamo dire che il traffico urbano è oggi così congestionato da paragonarci alle insidie di una metropoli?
E su quali dati basiamo questa affermazione? Conosciamo i dati sul traffico odierno, ovvero quante auto/ora transitino in ingresso e quante di queste non si dirigano dalla periferia alla città ma da un lato al suo opposto?
Se questi dati sono noti, che vengano allora resi pubblici per tutte le opportune valutazioni di tecnici e semplici cittadini…

Noi oggi sappiamo con certezza solo che Asti è uno dei capoluoghi di provincia dell’Italia intera afflitto dal più alto tasso di rischio sanitario collegato al grave fenomeno dell’inquinamento dell’aria, di cui le emissioni veicolari rappresentano uno dei fattori più rilevanti.
Poichè “prevenire è meglio che curare”, un obiettivo primario dovrebbe essere quello di ridurre le emissioni e non di spostarle di pochi metri o chilometri grazie ad una nuova via tangenziale che non toglierebbe neppure un’auto (e le sue emissioni) dalle strade ma, semplicemente, le porterebbe “un po’ più in là”, senza incidere sul vero problema.

Capovolgendo quindi la riflessione progettuale, e potendo riflettere su precisi dati rilevati, a nostro avviso la questione andrebbe analizzata attraverso un differente approccio: quali azioni/strategie possiamo e dobbiamo mettere in campo per ridurre drasticamente l’ingresso di mezzi privati in città (che rappresenta, secondo noi, il vero problema) e per stimolare una mobilità non urbana su trasporto pubblico?
Qui i 104 milioni del CIPES, che si aggiungono ai 40 milioni di euro già stanziati nel 2022, ci farebbero molto comodo per ipotizzare risposte ben diverse dal collegamento sud/ovest: metropolitana leggera sfruttando le linee ferroviarie già riattivate, riprogrammazione di una rete capillare del Trasporto Pubblico Locale, nuova definizione delle linee urbane, piste ciclabili a rete, servizi di mobilità collettiva e soprattutto un piano strategico di sensibilizzazione, comunicazione ed educazione rivolto alla cittadinanza, capace di stimolare un vero cambiamento nelle nostre abitudini in tema di mobilità.

Ricordiamo che i trasporti generano un quarto delle emissioni di gas a effetto serra e il 70% di esse sono causate dall’auto privata. Dato che ha indotto l’Unione Europea ad emanare una Strategia che ha l’obiettivo, entro il 2030, di ridurre le sue emissioni nette di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. Per contribuire all’obiettivo, il settore dei trasporti deve subire una trasformazione che richiederà una riduzione del 90% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2050, con step progressivi a cui gli Stati membri sono obbligati.
Una nuova tangenziale risponde a questi obiettivi?

Il secondo aspetto che vogliamo richiamarVi questa sera riguarda il consumo di suolo. Anche in questo caso occorre ricordare che è in discussione una Proposta di Direttiva Europea sul suolo che indica con chiarezza che “il consumo di suolo arreca un danno permanente all’ambiente”.
A livello nazionale il Piano per la transizione ecologica (PTE), trasmesso dall’Italia all’Unione Europea, ha fissato l’obiettivo di giungere a un consumo netto pari a zero entro il 2030, allineandosi alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile.
Non sono dati trascurabili: significa che l’Unione Europea intende tutelare il suolo naturale e che anche l’Italia si è impegnata a fare la sua parte.
E Asti no?
Per essere ancora più chiari: tutte e cinque le ipotesi progettuali definite dall’ANAS prevedono impatti molto rilevanti sul suolo naturale esistente, sia in termini di impermeabilizzazione perenne e sia sotto il profilo dei prevedibili numerosi cantieri temporanei.
Il collegamento sud/ovest andrà a devastare prati, colline, coltivi, intere aziende agricole, paesaggio. Una situazione che confligge pesantemente con gli orientamenti indicati dall’Unione Europea e che fatichiamo a ritenere come un’opera indispensabile tale da giustificare una deroga dagli impegni assunti dal nostro Paese.

Vi ricordiamo che la perdita di suolo genera un “danno” non soltanto sotto il facilmente intuibile profilo ambientale, ma anche sotto quello economico-finanziario: un aspetto, purtroppo, poco valutato dalle nostre amministrazioni. Il suolo è uno “strumento” essenziale per contrastare il cambiamento climatico e fornisce molteplici preziosi servizi ecosistemici, in particolare: stoccaggio e sequestro di carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola, produzione di legname, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione di particolato e ozono, protezione dall’erosione, regolazione del regime idrologico, disponibilità di acqua, purificazione dell’acqua.
La perdita di suolo, cioè la sua impermeabilizzazione, rappresenta dunque un costo anche in volgare moneta: l’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), Ente scientifico dello Stato, lo ha calcolato pari a 88 mila euro per ogni ettaro di suolo consumato. Suolo che perde tutte le sue funzioni, vitali per l’essere umano.

Oggi dovremmo preoccuparci di aggiungere suolo e spazi verdi naturali, non certamente eliminarli. Tanto meno per progetti che non offrono altri contributi utili al benessere di una comunità.
Per questi motivi, qui appena accennati per ovvie esigenze di orario, vogliamo esprimere a tutta la cittadinanza – e, ovviamente, all’intero consiglio comunale – l’invito accorato a voler riflettere con cautela e provvedere ad ulteriori approfondimenti non sulle singole ipotesi prospettate da ANAS ma sui reali bisogni della città e su soluzioni alternative che, se basate su strategie di medio/lungo termine, sono alla nostra portata.
Se, naturalmente, lo vogliamo.

Restiamo a Vostra disposizione per ogni ulteriore opportuno approfondimento e Vi ringraziamo per l’attenzione.

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Alpi Veglia-Devero: la Commissione Europea indaga sulla stazione sciistica http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/alpi-veglia-devero-la-commissione-europea-indaga-sulla-stazione-sciistica/ Mon, 22 Apr 2024 09:24:48 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16490 In risposta all’interrogazione della europarlamentare Maria Angela Danzì, la Commissione s’impegna a valutare la legittimità dei lavori. L’Italia rischia la procedura di infrazione

Comunicato stampa della deputata al Parlamento Europeo (M5S) Maria Angela Danzì, del 17 aprile 2024

 “La Commissione europea sta valutando le denunce presentate in merito ai gravi danni arrecati dai progetti in corso al Sito Natura 2000 ‘Alpi Veglia e Devero-Monte Giove’. Un passaggio importante che significa che i rilievi mossi hanno una base solida e che l’indagine è e rimane aperta”. Così Maria Angela Danzì, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, che lo scorso febbraio aveva presentato a Bruxelles un’interrogazione parlamentare alla Commissione europea su quest’area di pregio al centro di lavori di forte impatto ambientale.

“Gli ampliamenti dell’adiacente stazione sciistica hanno pregiudicato l’integrità di questo sito, dove pesanti lavori di sbancamento effettuati senza la necessaria Valutazione di Incidenza Ambientale hanno distrutto almeno 10 ettari di habitat tutelati dall’Europa”, prosegue Danzì. “In totale, tra sbancamenti, lavori sulle piste, impianti di risalita e inquinamento sonoro, almeno 45 ettari di area protetta sono stati finora resi inutilizzabili per la fauna tutelata dalle norme europee. Le risposte del Commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevičius, ai tre interrogativi che ho sollevato sono molto articolate e dicono altre due cose importanti: ricordando la legislazione europea e nazionale in vigore, la Commissione europea richiama il fatto che ‘spetta alle autorità italiane applicare le norme e le procedure’ al caso in questione, indicando quindi nell’Italia la responsabile a garantire l’adeguato ripristino del danno arrecato al Sito.

Ma soprattutto, nel terzo e ultimo punto, la Commissione segnala di avere ‘ricevuto diverse denunce’ in merito alla cattiva applicazione da parte dell’Italia della direttiva Habitat, che richiede le opportune Valutazioni di Incidenza Ambientale. Perciò, la Commissione si riserva la valutazione di azioni appropriate tra cui ci sono anche le procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia”, conclude Danzì.

Seguono il testo dell’Interrogazione e la risposta della Commissione Ue.

Danni perpetrati ai siti della Rete Natura 2000 in località Alpe Ciamporino – versante Alpe Bondolero (VB) – Foto di Filippo Pirazzi

INTERROGAZIONE con richiesta di risposta scritta E-000594/2024 alla Commissione

Articolo 138 del regolamento

Maria Angela Danzì (NI)

Oggetto: Grave pregiudizio all’integrità del sito Natura 2000 ZSC/ZPS IT1140016 “Alpi Veglia e Devero-Monte Giove”, istituito nel 1995

Tra il 2000 e il 2016 due ampliamenti di un’adiacente stazione sciistica hanno pregiudicato l’integrità del sito.

Inoltre, tra il 2014 e il 2022 vasti lavori di sbancamento effettuati senza VIncA nella zona sciistica del sito hanno distrutto almeno 10 ettari di habitat tutelati dalla direttiva 92/43CEE, allegato I.

Gli sbancamenti e la gestione della stazione sciistica hanno reso inutilizzabile per la fauna tutelata dalla direttiva 2009/147/CEE, allegato I, almeno 45 ettari.

Non da ultimo altri progetti, approvati attraverso VIncA qualificabili come non opportune, stanno ancora generando danni a specie e habitat.

Quasi 130 000 firme sono state raccolte contro un ulteriore vasto programma di ampliamento della stazione sciistica presentato nel 2018.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

1.    È la Commissione informata del grave pregiudizio già arrecato all’integrità del sito e dei progetti realizzati o in cantiere, suscettibili di pregiudicare l’integrità del sito?

2.    Quali azioni potrebbero essere utili a garantire e ripristinare l’integrità del sito?

3.    Intende la Commissione aggiornare i risultati dell’EU Pilot 6730/14, anche considerando numerose e sistematiche VIncA qualificabili come non opportune, di progetti approvati/realizzati nel sito?

Presentazione:22.2.2024

RISPOSTA COMMISSIONE EUROPEA

IT E-000594/2024

Risposta di Virginijus Sinkevičius a nome della Commissione europea

(15.4.2024)

1. Nel luglio 2022 la Commissione ha ricevuto una denuncia relativa al progetto in questione, seguita da diverse comunicazioni supplementari, da ultimo il 3 gennaio 2024. Tale denuncia è attualmente in fase di valutazione.

2. A norma dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat[1], qualsiasi progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. A norma dell’articolo 6, paragrafo 4, qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata.

L’Italia ha recepito le suddette disposizioni nella propria legislazione[2] e ha adottato linee guida nazionali[3] per migliorarne l’attuazione in tutte le regioni. La Regione Piemonte ha inoltre adottato linee guida e procedure aggiornate per la corretta attuazione delle suddette disposizioni[4]. Fatto salvo il ruolo della Commissione quale custode dei trattati, spetta alle autorità italiane competenti applicare le norme e le procedure di cui sopra al caso individuale e garantire che, in caso di danno a un sito protetto, esso sia adeguatamente ripristinato.

3. Nel quadro del caso EU Pilot 6730/14, la Commissione ha ricevuto diverse denunce relative all’applicazione dell’articolo 6, paragrafo 3, della direttiva Habitat in Italia. La Commissione le valuterà e deciderà in tempo utile la linea d’azione appropriata al caso in questione.

Danni perpetrati ai siti della Rete Natura 2000 in località Alpe Ciamporino – versante Alpe Bondolero (VB) – Foto di Filippo Pirazzi

[1] Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7).

[2] https://www.mase.gov.it/pagina/la-valutazione-di-incidenza-vinca#:~:text=Si%20tratta%20del%20processo%20d,di%20significativit%C3%A0%20di%20tali%20incidenze

[3] https://www.mase.gov.it/pagina/linee-guida-nazionali-la-valutazione-di-incidenza-vinca-direttiva-92-43-cee-habitat-articolo

[4] https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/biodiversita-aree-naturali/rete-natura-2000/valutazione-incidenza-vinca

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Piemonte e Liguria in difesa del Monte Cerchio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/piemonte-e-liguria-in-difesa-del-monte-cerchio/ Wed, 06 Mar 2024 13:56:57 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16414 Gli enti locali liguri e piemontesi d’accordo: «Gestire insieme le iniziative di contrasto al progetto eolico di Monte Cerchio». Nasce il coordinamento delle associazioni. Con l’incontro di mercoledì 28 febbraio presso il Comune di Saliceto, organizzato dalla consigliera di zona della Provincia di Cuneo Annamaria Molinari, il caso del progetto di impianto eolico sulle alture del Monte Cerchio ha conquistato una nuova condizione: è diventato a tutti gli effetti un assalto che offende il territorio, unanimemente riconosciuto, che gli enti istituzionali che rappresentano i cittadini si sono convinti a contrastare…

Un coro unanime di considerazioni e pareri contrari all’iniziativa, infatti, si è levato fra gli amministratori regionali, provinciali, delle comunità e delle municipalità che hanno riempito la sala, insieme ai rappresentanti delle associazioni locali e nazionali che già avevano posto l’accento sulla controversa questione.
L’avvocato Nadia Brignone di Cairo Montenotte, che ha condotto un corposo studio sulla documentazione – invero confusa, con errori e incompleta – presentata al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e alla Commissione Tecnica per la Valutazione di Impatto Ambientale, ha esposto con considerazioni chiare ed efficaci le prospettive che la realizzazione comporterebbe. Sette pale di considerevoli dimensioni, alte oltre 200 metri, che l’azienda Windtek di Torino vorrebbe collocare al confine fra la Liguria e il Piemonte, nei territori dei Comuni di Cairo Montenotte (SV), Cengio (SV) e Saliceto (CN), non lontano dai ruderi del castello del Carretto.

Consumo di suolo e sbancamento collinare, un cantiere di trenta mesi con incremento significativo del traffico pesante, creazione di strade, piazzole e opere accessorie su terreni calanchivi con rischio idrogeologico, distruzione permanente di ecosistemi. Per di più, con la certezza della carenza di venti adeguati: cosa che non consente nemmeno di cercare di comprendere, se non accettare o giustificare, sacrifici in nome della produzione energetica rinnovabile.
Un’aggressione che è destinata a stravolgere del tutto la percezione paesaggistica di luoghi già da tempo apprezzati per la gradevolezza degli orizzonti e per un modello di sviluppo improntato alla qualità della vita a diretto contatto con l’ambiente naturale. In collegamento telefonico con la sala, con il preciso compito di affiancare le preoccupazioni dei residenti e di sostenere le iniziative che si vorranno adottare, lo stesso presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha definito con decisione l’approccio come «violenza territoriale».

Riuniti nel salone polifunzionale di Saliceto, si sono ritrovati rappresentanti piemontesi e liguri. Erano presenti il vicepresidente del Consiglio regionale subalpino Franco Graglia e il consigliere Matteo Gagliasso, il presidente della Provincia di Cuneo Luca Robaldo, la consigliera cuneese di zona Annamaria Molinari, i sindaci dei territori interessati in maniera rilevante e diretta dal posizionamento degli aerogeneratori, il padrone di casa Luciano Grignolo e i colleghi liguri Paolo Lambertini di Cairo Montenotte, con un ruolo duplice di primo cittadino e consigliere provinciale savonese, e Francesco Dotta di Cengio; oltre ad una ventina di amministrazioni comunali e alle unioni montane dell’Alta Langa e del Cebano.
Tutti si sono dichiarati contrari e sono stati invitati a sottoscrivere la segnalazione all’autorità competente, che è stata predisposta per sollecitare un approfondimento delle incongruenze, delle informazioni non corrispondenti al vero e delle omissioni rilevate nel progetto Windtek. I tempi ristretti delle procedure ministeriali ed una normativa semplificata, per favorire sia gli interventi finanziati con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sia le iniziative rivolte alla transizione energetica e allo sfruttamento di risorse rinnovabili, fanno rilevare quanto sia necessario un riscontro rapido delle comunità e della politica locale.

Commentando le considerazioni espresse e i contenuti dell’incontro, anche i comitati promotori delle associazioni locali e nazionali – che già avevano cercato di sottolineare la pericolosità e i danni dell’impianto e che firmano questo comunicato – hanno espresso cauto ottimismo e soddisfazione per le prese di posizione convinte raccolte intorno al tema.
È in corso di creazione un coordinamento formale dei diversi sodalizi, che comprendono al loro interno consistenti competenze tecniche in materia legale, geologica, paesaggistica, culturale, ambientale, faunistica e naturalistica. Circoscrivere queste risorse e metterle a disposizione degli uffici delle amministrazioni come un unico interlocutore costituisce un beneficio coerente, al fine di contribuire a far fronte comune alla complessa questione.

Sostenendo le loro posizioni anche supportati da studi di approfondimento, che sono stati portati alla conoscenza dei rappresentanti istituzionali riuniti, gli esponenti delle associazioni hanno subito chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – Direzione Generale Valutazioni Ambientali, inclusa la Commissione Tecnica Verifica Impatto Ambientale, di esprimere parere negativo e/o comunque respingere l’istanza presentata dalla società Windtek per il progetto di parco eolico denominato “Monte Cerchio”.
Sapendo inoltre quale importanza assuma la sostenibilità dei modelli di sviluppo in un territorio, i sodalizi firmatari del presente comunicato stampa si sono altresì incaricati di farsi proponenti di una ragionevole alternativa. Hanno pertanto chiesto alle istituzioni piemontesi e liguri di attivarsi in qualità di Enti promotori per la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili – CER a livello locale, sulla base della normativa vigente e del recente decreto ministeriale che prevede, tra l’altro, contributi sino al 40% dei costi ammissibili. Le CER rappresentano una modalità di produzione energetica rinnovabile maggiormente sostenibile a livello economico, ambientale e sociale, con il coinvolgimento delle comunità locali, evitando speculazioni di soggetti privati e la sopraffazione sui luoghi e sulla collettività.

Tra le alternative possibili, nei giorni scorsi Pier Giorgio Giacchino – presidente dell’associazione Ala ed ex sindaco di Camerana – ha suggerito di considerare l’opzione della realizzazione di un vasto campo fotovoltaico nelle aree ex Acna di Cengio, zona che la legge 199 del 2001 potrebbe favorire offrendo “corsie privilegiate” nell’utilizzo di aree industriali dismesse o bonificate.

Tutti i principali dati del progetto

• 43,4 megawatt: è la potenza complessiva dell’impianto eolico;
• 7 aerogeneratori, ciascuno di potenza di 6,2 MW, altezza sommitale 206 metri e diametro rotore 162 metri;
• 650-760 metri sul livello del mare: fascia delle altitudini interessate dalle installazioni, che sovrasterebbero la cima più elevata dell’Alta Langa, cioè gli 896 metri sul livello del mare di Mombarcaro;
• 4 cabine elettriche;
• 208.000 metri cubi: l’entità degli scavi nel terreno ritenuti necessari alla realizzazione;
• 12 chilometri: estensione opere di connessione, piazzole, strade di accesso all’impianto e alle singole pale;
• 3.750 metri lineari: la lunghezza di un nuovo tratto di strada da realizzare su versante calanchivo
• 185 metri: lunghezza delle piazzole adibite all’installazione delle 7 pale;
• 7-10 metri: larghezza delle strade di accesso all’impianto e di collegamento delle singole pale
• +100: i proprietari di terreni coinvolti, eventualmente da esproprio, nel solo Comune di Cairo Montenotte;
• “modifica dell’orizzonte delle aree interessate”: dichiarazione testuale della società proponente Windtek;
• 36 Comuni certamente interessati dall’impatto panoramico del progetto, in Liguria e Piemonte
• trasformazione dei luoghi di interesse naturalistico e faunistico, danni agli habitat, consumo di suolo;
• prossimità a beni storico-culturali, vincolo paesaggistico che interessa il complesso dell’Alta Langa.

Le Associazioni Locali:
Associazione Ambiente 21 SdB
Associazione Culturale ODV “Il paese” – periodico roerino
Associazione Laboratorio Synthesis
Associazione per la Difesa della Salute, dell’Ambiente e del Lavoro
Associazione per la Rinascita della Valle Bormida ODV
Associazione PiediXTerra
Associazione Progetto Vita e Ambiente
Canale Ecologia
Comitato CulturAmbiente
ComuneRoero ODV
Forum Salviamo il Paesaggio
L’Arvàngia – Alba, Langhe e Roero
La Porta sulle Langhe Società Cooperativa di Comunità
La Prima Langa – Osservatorio per il Paesaggio delle Valli Alta Bormida e Uzzone
La Via Aleramica APS
Laudato Si’ Bra 2 ODV
Osservatorio per la Tutela del Paesaggio di Langhe e Roero
Parco Culturale Alta Langa associazione no-profit
Valle Bormida Pulita
Valle della Scienza Onlus

Le Associazioni Nazionali:
ARI – Associazione Rurale Italiana
Associazione Nazionale Italiabio
Italia Nostra – Consiglio Regionale del Piemonte
Italia Nostra – Sezione di Alba
LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli – Delegazione Genova
Pro Natura – Alessandria
Pro Natura – Piemonte
WWF Italia – Delegato Liguria

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#NonIdoneo: Ovvero perché il deposito nazionale nucleare a Trino? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/01/nonidoneo-ovvero-perche-il-deposito-nazionale-nucleare-a-trino/ Tue, 30 Jan 2024 09:26:23 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16326 Il Comitato TriNO ricorda che fu la stessa Sogin a dichiarare l’inidonietà del territorio e denuncia i paradossi della procedura.

Sabato 3 febbraio manifestazione “No alla autocandidatura di Trino”

di Paolo Sassone (per il Comitato TriNO)

Riprendendo le notizie e i comunicati stampa approfitto dello spazio concesso per illustrare la situazione paradossale che si sta venendo a creare nella discussione per la localizzazione del deposito unico nazionale dei rifiuti nucleari.

A seguito del DL 181 emanato dal Governo il 12 dicembre 2023 che dava tempo trenta giorni per aprire a autocandidature di territori inizialmente non inclusi nella CNAPI (Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee) il giorno 12 gennaio è spuntata la autocandidatura del sindaco del Comune di Trino, unica voce isolata in un coro unanime di opposizioni da parte dei Comuni limitrofi e, apparentemente, dalla stessa parte politica cui appartiene.

La decisione è stata presa l’11 gennaio dopo un dibattuto Consiglio comunale aperto a esperti convocati a supporto delle tesi pro e contro, il giorno precedente alla scadenza dei termini di autocandidatura.

Inutile dire che il sindaco e la sua Giunta non han cambiato parere non ostante gli accorati appelli ed hanno prodotto una Delibera di Giunta fatta prontamente pervenire via Pec al Ministero.

La Pec è stata accolta con gioia dallo stesso ministro Pichetto Fratin, poi Calenda calando la briscola ha definito “illuminato” il sindaco.

Peccato che il territorio di Trino sia stati dichiarato INIDONEO per ben due volte dalla stessa Sogin, la società incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari in tutta Italia.

Peccato inoltre che con questa (malaugurata per il Vercellese e Monferrato, contesto di paesaggi e prodotti agricoli ed enogastronomici di eccellenza mondiale) decisione il comune di Trino passerebbe a detenere non più solo l’attuale 0,4% dei rifiuti radioattivi italiani (ora stoccati presso la ex centrale “Fermi”), ma il 100%, senza contare quelli di successiva produzione nucleare, come auspicato dal Governo.

E’ molto grave osservare che, a seguito delle battaglie fatte da comitati e associazioni per la rilocalizzazione delle scorie liquide e solide presenti “provvisoriamente” a Saluggia, si debba ora constatare che si propone di portarle a pochi chilometri, con logistica discutibilissima, sempre in un contesto di falde idriche ad elevata vulnerabilità e in un contesto geologicamente poco rassicurante visto che i tecnici Sogin hanno individuato la presenza di faglie capaci (elementi escludenti secondo i criteri ISPRA). Per non parlare del contesto socioeconomico, che vede il basso Vercellese leader nella produzione di riso di qualità e il vicino Monferrato, che ospita due aree Unesco, paesaggi mozzafiato e un turismo sempre crescente.

Inoltre Trino fa parte del SIN (Sito di Interesse Nazionale) riferito al polo di produzione amianto di Casale Monferrato, che ha già chiaramente una propria fama negativa per le migliaia di morti di mesotelioma pleurico. In molti chiedono che il SIN sia escluso dalla CNAI (aree idonee) e dalla CNAA (aree autocandidate).

Il paradosso della vicenda, è che si parte con una procedura e in corso d’opera si modificano le regole del gioco.

In questo caso il mazziere (lo Stato) dice che bisogna smantellare (e ci sta mettendo decenni), inizia la partita dando le carte, poi quando il traguardo si avvicina, non solo cambia le carte ma cambia anche gioco: da pochi giorni è stato approvato in commissione energia l’emendamento di Azione al decreto 181 che permette di accogliere le aree autocandidate se sono stati nel frattempo tolti o modificati vincoli o se si puo’ adattare il progetto con nuove soluzioni compatibili (sopraelevazione rispetto alla falda, …). Il gioco delle tre carte…

Le modifiche ai vincoli sono state scientemente richieste recentemente (giustificandole per facilitare l’eradicazione del cinghiale) e si è richiesto di modificare il confine del Parco Regionale della Partecipanza, proprio per eliminare gli ultimi ostacoli alla autorizzabilità del deposito a Trino Leri Cavour.

La maggioranza in Regione Piemonte (dello stesso colore del sindaco di Trino e che si dice contraria al deposito in Piemonte) approverà questa modifica che darà spazio al deposito?

Modifica confini aree protette

Recentemente, Legambiente e Pro Natura del Vercellese hanno protocollato al Municipio di Trino una richiesta di convocazione del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 19 del Regolamento del Consiglio: un’adunanza “aperta”, ma aperta davvero, a «parlamentari, rappresentanti della Regione, della Provincia, di altri Comuni e delle forze politiche e sindacali», che abbia per tema l’allontanamento di tutti i materiali radioattivi dal territorio di Trino.

Il regolamento del Consiglio comunale di Trino prevede infatti che le adunanze “aperte” possano essere convocate «quando particolari motivi di ordine sociale e politico lo facciano ritenere opportuno», affinché gli invitati «portino il loro contributo di opinioni e di conoscenze e precisino al Consiglio comunale gli orientamenti delle parti sociali da loro rappresentate».

Un’adunanza “aperta” del Consiglio trinese sul tema delle scorie radioattive c’è già stata, l’11 gennaio scorso: perché farne un’altra? «L’11 gennaio – spiega Umberto Lorini, presidente di Pro Natura del Vercellese – non sono stati ascoltati i soggetti previsti dal regolamento del Consiglio. La maggioranza ha portato rappresentanti di Sogin e del Ministero, la minoranza ha scelto alcuni liberi professionisti esperti di varie materie: nessuno di loro è parlamentare, o rappresentante della Regione, della Provincia, di altri Comuni, di forze politiche e sindacali, di associazioni ambientaliste, di associazioni agricole o di “parti sociali” in senso lato. Le sei degnissime persone intervenute all’adunanza dell’11 gennaio non sono quindi, evidentemente, i soggetti previsti dall’art. 19 del Regolamento del Consiglio. Noi avevamo già segnalato questa irregolarità, prima della seduta del Consiglio, al segretario comunale; ma quella sera si è ritenuto di procedere ugualmente, anche se in violazione del regolamento».
«Al di là degli aspetti formali, però – prosegue Lorini – ci preme evidenziare quelli sostanziali; in questo momento sul problema delle scorie radioattive a Trino si stanno esprimendo, in varie sedi, molte “parti sociali”: le associazioni ambientaliste, certo, ma anche i Comuni del Vercellese e del Monferrato, le Province, la Regione, le associazioni di agricoltori e di viticoltori, finanche la Curia Arcivescovile. Sono questi i soggetti che, in un’adunanza “aperta”, il Consiglio dovrebbe ascoltare. Ecco perché abbiamo presentato la richiesta: quello del materiale radioattivo a Trino è un argomento che riguarda tutto il territorio, non può essere affrontato solo all’interno della “cinta daziaria” trinese a colpi di voti di maggioranza consiliare e frettolose delibere di Giunta. In casi come questi, in presenza di “motivi di ordine sociale e politico” che “lo facciano ritenere opportuno”, il regolamento del Consiglio prevede esplicitamente l’ascolto, in adunanza “aperta”, di tutti questi soggetti; si applichi il regolamento, allora, e si convochino le “parti sociali” del Vercellese e del Monferrato».

Sull’idea di indire un referendum, lanciata dal sindaco trinese Daniele Pane (ma solo dopo aver formalizzato l’autocandidatura ad ospitare il Deposito Nazionale) per uscire dall’angolo, proprio nel giorno in cui i sindaci del Vercellese si sono riuniti in Provincia per esprimere «parere contrario sia alla modalità con cui il Comune di Trino ha potuto autocandidarsi a deposito nazionale di scorie nucleari, sia alla scelta dello stesso, seppur legittima, compiuta isolatamente», la posizione degli ambientalisti è chiara: «Al netto dei problemi di sicurezza di Trino – dice Gian Piero Godio, vicepresidente di Legambiente del Vercellese -, è giusto promuovere una consultazione pubblica, ma allargata a tutta l’area delle risaie e ai Comuni vicini. Non so però come Trino possa essere rivalutata, visto che diversi criteri l’hanno esclusa».

«Se si vuole indire un referendum – aggiunge Vittorio Giordano di Legambiente Casale – lo si faccia prima che ci sia una decisione a Roma. La questione non interessa solo Trino, ma tutto il territorio, che si è già espresso sia a Casale, con 32 sindaci contrari, sia a Spinetta Marengo».

Fausto Cognasso, portavoce del Comitato Tri-No a cui in 4 giorni hanno già aderito più di 2000 persone, afferma: «Il Comitato è nato per essere la voce del territorio, e sarebbe proprio il caso che i cittadini del basso Vercellese e del basso Monferrato si esprimessero nella loro globalità: il deposito insisterebbe amministrativamente sul territorio di Trino, ma praticamente su un territorio più ampio. L’ipotesi di Legambiente di una consultazione popolare di area vasta è più che opportuna».

La preghiera è di continuare al firmare la petizione che è di per se un primo referendum popolare.

Paolo Sassone

per il Comitato TriNO

Sabato 3 Febbraio ci sarà la Manifestazione non violenta per il NO ALLA AUTOCANDIDATURA DI TRINO

Ore 10:00 Principato di Lucedio, Leri, e poi Trino (davanti al Municipio). Il Comitato TriNO aderisce alla manifestazione di Legambiente in occasione della Giornata mondiale delle Zone Umide. APPUNTAMENTO IMPORTANTE DA NON PERDERE PARTECIPIAMO NUMEROSI

Qui sotto la locandina dell’evento.

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Si costituisce l’assemblea “Un altro Piano per Torino – un piano regolatore dal basso per una città pubblica” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/si-costituisce-lassemblea-un-altro-piano-per-torino-un-piano-regolatore-dal-basso-per-una-citta-pubblica/ Wed, 22 Nov 2023 22:04:05 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16219 Comunicato stampa di Un altro piano per Torino del 17 novembre 2023

Se questa la chiamate partecipazione, vogliamo un altro piano per Torino!

Con oltre 300 interventi al via grazie ai 600 milioni di fondi PNRR e ai 148 milioni di risorse Pn metro plus e l’avvio della progettazione per la metro 2, la Città di Torino entra in una nuova importante fase di trasformazione, tra grandi opere e manutenzioni. Torino cambia e, per accompagnare adeguatamente questo cambiamento e progettare la città del futuro, la Giunta comunale ha approvato oggi le linee guida per dotarsi di un nuovo Piano Regolatore Generale.” Il 6 Giugno 2023, con questi auguri venivano introdotte le linee guida con cui scrivere un nuovo PRG in sostituzione del precedente, approvato nel 1995, quasi trent’anni fa. Da giugno ad oggi, sono iniziate a comparire per le strade della città di Torino insegne e cartelloni pubblicitari con messaggi precisi: “Per una città che cambia”, “Il piano va veloce”, “Per tornare a crescere”.

La campagna pubblicitaria è arrivata alle circoscrizioni di tutta Torino all’inizio di ottobre, dove, in soli tre giorni, l’assessore all’urbanistica Mazzoleni ha voluto “incontrare” la cittadinanza per diffondere l’idea di un nuovo piano in grado di stare “al passo con i tempi”: ma quali? Quelli di chi non ha tempo da perdere, quelli del mercato e delle sue offerte, del “mordi e fuggi” del turismo di massa. Niente di più distante dal tempo che la cittadinanza vive nella sua quotidianità, con le sue esigenze, le sue differenze e le sue difficoltà, compreso provare a capire e partecipare alla progettazione di un piano che, nonostante spesso così non sembri ad amministratori, tecnici e grandi investitori, riguarda tutti e tutte.

Il Piano Regolatore Generale è, insieme al bilancio, uno dei pochi strumenti tecnici a disposizione del Comune per governare la città nella sua organizzazione, futuro ed equilibrio, dalla gestione dello spazio urbano, del verde, della distribuzione dei servizi per la sanità alla mobilità, all’abitare, le attività formative, culturali e commerciali: aspetti basilari quanto essenziali, capaci di influenzare il benessere di ogni cittadino e cittadina, garantendo inclusione e sostegno affinché la città rimanga un ambiente vivibile per ognun*.

Quando nell’attività pubblicitaria dell’assessore per il nuovo Piano Regolatore Generale troviamo slogan connessi alla crescita, al futuro e all’appetibilità, come cittadini e cittadine ci chiediamo: chi potrà godere di questa crescita? Di quale futuro stiamo parlando? Per chi deve diventare appetibile questa città?

Di fronte a queste domande, molti e molte di noi non si sono sentit* coinvolt* e rappresentat* per età, per provenienza, per estrazione socio-economica, ma soprattutto perché due ore di conferenza ad ascoltare le parole vuote di un assessore senza poter alzare la mano non soddisfano la nostra voglia di partecipazione politica in un percorso che sentiamo fondamentale per la città in cui viviamo e per il valore democratico che dovrebbe rappresentare.

L’inasprirsi della crisi sociale, economica ed ecologica nel mondo come nel nostro paese, rende un’idea di futuro dalle possibilità di crescita infinita non solo un’illusione ma soprattutto un progetto capace di accentrare grandi guadagni nelle mani di poche persone, lasciando dilagare precarietà, vulnerabilità, insicurezza e difficoltà nelle vite di una fetta sempre più vasta della popolazione. Considerati i numeri vertiginosi di alloggi sfitti (circa 50.000 solo a Torino), il continuo consumo di suolo, la svendita e l’incuria verso il patrimonio pubblico – dalle case popolari alle poche aree libere rimaste e tutte quelle ancora occupate da ruderi industriali – il caro bollette e il rischio sfratti (2008 il loro numero del 2022), i tagli alla sanità e l’inquinamento dell’aria, parlare di crescita rimane un paradosso. Ciò soprattutto se, a crescere, sono i patrimoni privati di palazzinari, catene di supermercati come Esselunga, banche filantrope come Intesa Sanpaolo, solo per citarne alcuni, mentre a diminuire sono le prospettive di vita dell* più giovani, de* più pover* e de* più fragili.

Una città che può mostrarsi bella e moderna agli occhi di un turista benestante o di un imprenditore interessati a passare solo qualche giorno in città, per le vie del centro, in taxi o in metro, in hotel o nel proprio appartamento affittato su Airbnb, diventa un incubo per chi, invece, giorno dopo giorno si confronta con i propri problemi esistenziali, dove speculazione e trasformazione di quartieri popolari, una volta periferici, in zone di pregio e conseguente espulsione della popolazione a basso reddito, tengono distanti persone, idee e realtà sociali considerate “indesiderate” usando violenza e ricatti.

Per questi motivi, come cittadini e cittadine contrarie alla narrazione propagandistica e insoddisfatt* delle possibilità di partecipazione che il Comune sta offrendo in questo percorso, abbiamo deciso di formare un’assemblea pubblica desiderosa di raccogliere, condividere e difendere l’idea e la necessità di avere Un ALTRO PIANO per TORINO, un PRG dal basso per una città pubblica.

Il piano regolatore che vogliamo provare a immaginare insieme deve rimanere per noi uno strumento di tutela e non una dichiarazione di svendita della città per mezzo di compensazioni, accordi opachi e interessi esclusivi. Contro il supporto finanziario e tecnico di fondazioni miliardarie come Bloomberg Associates e Compagnia di San Paolo, consapevoli delle capacità tecniche che questo processo richiede, vogliamo poter beneficiare di un maggiore spazio decisionale e progettuale, affinché più persone possibili siano rappresentate dal suo risultato, perché il Diritto alla città parte anche da qui. Se ad andare veloci sono le orecchie del mercante, noi contrapponiamo la necessità di un tempo diverso, perché è arrivato il momento di prendersi cura della città, riconoscere i problemi e le disuguaglianze che la caratterizzano, senza ignorarne voci e volti.

UN ALTRO PIANO PER TORINO – un Piano Regolatore dal basso per una città pubblica

Per la foto si ringrazia Csoa Gabrio

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