Centri commerciali – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Tue, 09 Jul 2024 21:18:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Centri commerciali – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Rosignano Marittimo, il Comitato Bosco Urbano entra in Consiglio Comunale http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/rosignano-marittimo-il-comitato-bosco-urbano-entra-in-consiglio-comunale/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/rosignano-marittimo-il-comitato-bosco-urbano-entra-in-consiglio-comunale/#comments Thu, 04 Jul 2024 22:04:45 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16639 La maggior parte della grande area verde tra Rosignano Solvay e Castiglioncello è destinata a scomparire per realizzare servizi pubblici, residenziale e una grande struttura di vendita Coop, distruggendo un bosco urbano. La lista “Rosignano nel Cuore” vince però le elezioni di giugno e alcuni rappresentanti del Comitato spontaneo diventano consiglieri di maggioranza. Adesso cosa succederà?

Di Maria Cariota

Rosignano Solvay è sempre meno “Città-giardino” (appellativo che si era guadagnata nella prima metà del secolo scorso, per l’equilibrio tra natura e costruito).

Il Piano Attuativo relativo alla “scheda norma comparto 3-2u” del Piano Operativo prevede l’urbanizzazione dell’area di circa venti ettari di campagna e bosco che si trova tra le frazioni di Rosignano Solvay e Castiglioncello (ex area H5, compresa tra via di Lungomonte, via della Cava, via Lizzadri e la linea ferroviaria). Una trasformazione di cui si parla da tempo, ma che si è concretizzata con la Delibera del Consiglio Comunale di approvazione del Piano Attuativo del 28 luglio 2022 n 114 e con la firma della Convenzione tra proponenti e Comune, avvenuta nell’aprile 2023.

Il progetto, proposto dai proprietari dei terreni (Unicoop Tirreno e, per alcune aree, anche una privata cittadina), prevede la realizzazione di una “Cittadella dello sport” (palestra, piscina, campo da calcio, servizi), un polo scolastico, un parco urbano, edifici con destinazione residenziale (privata e sociale), una struttura turistico-ricettiva, una grande struttura di vendita e aree per il commercio di vicinato. 

A scomputo degli oneri di urbanizzazione secondaria dovuti, Unicoop dovrebbe realizzare il parco e il campo di calcio.

Per ora solo il cantiere per la costruzione del nuovo polo scolastico è attivo e il complesso è già stato realizzato.

Il Comitato Bosco Urbano Rosignano

Il Comitato Bosco Urbano Rosignano, nato all’indomani della sottoscrizione della Convenzione, ha definito questa trasformazione “una colata di cemento senza precedenti”. Il Comitato, pur riconoscendo la necessità delle opere pubbliche previste, contesta fortemente gli interventi di edilizia privata e di insediamento delle strutture di vendita, che non considera accettabili in una città come Rosignano, già pesantemente gravata da un forte impatto industriale, tra i primi cinque comuni della Toscana per consumo di suolo, con una popolazione residente in costante calo negli ultimi quindici anni e che presenta molte case sfitte o all’asta.

Il Comitato ha ripetutamente chiesto (sia all’Unicoop, in veste di soci, sia al Comune) la revisione della Convenzione e la salvaguardia del bosco esistente.

Questa lottizzazione non contiene un vero e proprio parco urbano ma solamente dei ritagli. Hanno chiamato parco urbano quello che è un botro, dove non sarebbe comunque possibile costruire, e chiamano verde pubblico anche il futuro campo di calcio sintetico”, chiarisce Susanna Masoni, promotrice del Comitato, a cui abbiamo chiesto maggiori dettagli. “Il Bosco urbano esistente, costituito da alberi adulti di varie specie (tra cui olmi, pini, cipressi), invece verrà sacrificato per fare dei condomini”.  A salvarsi sarà solo una piccola parte costituita dalla lecceta.

 “Il Comitato ha cercato di far conoscere alla cittadinanza questo pezzetto di biodiversità. Abbiamo organizzato scampagnate urbane, con osservazioni didattiche della flora e della fauna presenti”, racconta la dott.ssa Masoni. “Abbiamo incontrato Unicoop, i progettisti, il Comune. Abbiamo creato alleanze con altri comitati e associazioni, tra cui Lipu, Wwf e Legambiente”. In un documento la Lipu evidenzia che i progetti previsti distruggeranno habitat molto interessanti, dove l’associazione ha censito 32 specie di avifauna protetta, incluse alcune ormai rare e di elevato interesse conservazionistico, quali la tortora selvatica.

Ma per il Comune il Piano è necessario per “riqualificare” l’area e il consumo di suolo e i danni ambientali si possono risolvere prevedendo la dismissione della attuale piscina comunale di Mazzanta, la demolizione della Coop che si trova a poche centinaia di metri, la messa a dimora di alberi intorno ai nuovi parcheggi.

Interventi che sicuramente non sono in grado di compensare la perdita definitiva di suolo vergine, una volta destinato a vite e ulivo, e quella di alberi adulti.

Sottolinea la dott.ssa Masoni: “Dove attualmente c’è il cemento (Coop esistente) vorrebbero fare un parco e dove c’è un parco vero vorrebbero mettere cemento. Sono troppi gli aspetti che non tornano e che cerchiamo di contrastare con la protesta civile”.

Il successo delle elezioni comunali di giugno

Le richieste del comitato fino ad oggi sono rimaste inascoltate. Ma i risultati delle ultime elezioni fanno sperare in una svolta importante. A vincere le amministrative di giugno 2024 infatti è stata la lista civica “Rosignano nel Cuore” (che era nella coalizione con il Movimento 5 Stelle e la lista “Io voto io vinco”), con la vittoria al ballottaggio del sindaco Claudio Marabotti. Quattro persone attive all’interno del Comitato Bosco Urbano sono diventate consiglieri comunali. “Siamo ora rappresentati in Consiglio Comunale. È un successo molto importante perché nei comuni limitrofi non c’è stata alcuna rappresentanza dei comitati e perché abbiamo battuto il Pd che governava da decine di anni”, commenta la dott.ssa Masoni. Nella fiducia accordata dai cittadini di Rosignano ha sicuramente pesato molto la necessità di proteggere l’ambiente e il Bosco Urbano dell’ex area H5 di cui la lista “Rosignano nel Cuore” si è fatta portavoce.

Sta ora al nuovo Consiglio Comunale ripagare quella fiducia e operare al meglio per cambiare il destino delle aree naturali della città, salvandole dalla speculazione.

Segui il Comitato Bosco Urbano Rosignano su FB e IG.

Vai qui per firmare la petizione on-line.

Consulta qui gli atti relativi al Piano Attuativo.

Si ringrazia il Comitato Bosco Urbano Rosignano per le immagini.

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Dopo soli cinque anni è già chiuso il supermercato del futuro http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/01/dopo-soli-cinque-anni-e-gia-chiuso-il-supermercato-del-futuro/ Sun, 30 Jan 2022 08:56:51 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15124 Il 6 dicembre 2016 veniva inaugurato a Milano il nuovo supermercato Coop Lombardia nello spazio del Bicocca Village.
Un luogo non “banale”, poiché nasceva direttamente dall’esperienza del “Future Food District” che aveva caratterizzato l’Expo 2015 su un progetto di Carlo Ratti del City Lab del MIT di Boston. E che, dunque, rappresentava una scommessa importante, un laboratorio, una sorta di sfida lanciata per mostrare al mondo intero il volto futuro di un moderno negozio high-tech: un esempio da imitare.
E un’esperienza da raccontare, per un supermercato insediato con enfasi nell’area nord della metropoli milanese, enorme quartiere da tutti considerato come carente di servizi commerciali e favorito dalla vicinanza con la sede dell’università e con un esteso terziario.

Ma dal 30 gennaio 2022, 61 mesi dopo la fastosa cerimonia di ouverture, questo avveniristico punto vendita abbasserà le serrande. Chiuso. Rimarrà operativo solo il bar e l’area ristoro, che occupa 200 dei suoi 1.100 metri quadrati. Motivo? Non essere riusciti a rispettare le previsioni, che stimavano un afflusso di clienti attorno alle duemila unità al giorno, una previsione molto lontana dal riscontro dell’effettivo traffico raggiunto.

Coop vi ha investito circa 4,5 milioni di euro. Eppure, dicono, l’idea era di quelle assolutamente vincenti: un supermercato profondamente alternativo e innovativo, con totem e schermi a disposizione dei clienti per consentire, attraverso semplici gesti, di scoprire tutte le informazioni desiderate su ciò che si accingevano ad acquistare.

Vuoi sapere quanti grassi contiene un prodotto? Sufficiente scansionare il codice a barre a fianco della confezione e lo schermo risponde. Come devo smaltire l’imballaggio di un altro prodotto? Idem. Da dove arriva uno specifico alimento? Indicando con la mano la confezione, un computer ti offriva la risposta. E se volevi selezionare prodotti consumabili anche da chi è intollerante, un pannello informativo ti indicava quelli da evitare per la presenza di allergeni. E, naturalmente, ti suggeriva anche l’origine bio, l’assenza di glutine, gli sconti attivi. In un colpo solo.
Intelligenza. Tecnologia. Al servizio del consumatore attento ed esigente.

Chiuso. Redditività bassa.

Ecco già pronto un ennesimo caso di rigenerazione urbana da immaginare.
Non sempre il mercato (e il supermercato…) risponde alle aspettative degli investitori. E, ancora una volta, la concorrenza porta in dote alla comunità un deserto da rigenerare.

Il demalling ringrazia e (ci) prepara a qualche altra nuova esperienza…

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Valdisieve: Ex-Italcementi, basta con i centri commerciali, salviamo l’economia del territorio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/12/valdisieve-ex-italcementi-basta-con-i-centri-commerciali-salviamo-leconomia-del-territorio/ Tue, 29 Dec 2020 22:33:04 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14202 Una Petizione promossa da Valdisieve in Transizione – che invitiamo a sottoscrivere on line qui – interviene per chiedere di non consentire un ennesimo tentativo di utilizzare il suolo di un’area degradata per farne centri commerciali e svuotare in questo modo il tessuto esistente, che ancora resiste, di piccoli comuni come Pelago e Pontassieve (e con effetto domino, anche altri situati nel territorio della Val di Sieve, in provincia di Firenze).

Ecco il testo della petizione:

La situazione attuale con la crisi sanitaria ed ecologica in atto ci spinge a ripensare ad un modello di sviluppo che favorisca gli esercizi locali, a minore impatto ambientale e resilienti per le comunità. È chiaro a tutti come la creazione di moltissimi centri commerciali in tutta Europa abbia progressivamente svuotato i centri cittadini, impedendo la sopravvivenza delle economie locali e favorendo invece lo sviluppo di un modello incentrato sul guadagno di pochi e lo sfruttamento di molti.

Ci sono però dei luoghi che ancora resistono, dove la variegata presenza di piccoli esercizi rende la vita migliore e dà lavoro a molte persone, distribuendo la ricchezza senza portare risorse preziose nelle mani di grandi aziende che il più delle volte risiedono dall’altra parte del mondo.

Nell’Unione dei Comuni della Valdisieve, in provincia di Firenze, è in corso di definizione il nuovo Piano Strutturale Intercomunale, uno strumento nuovo che si pone l’obiettivo di tutelare il territorio da uno sfruttamento selvaggio ed insensato salvando questi luoghi caratterizzati da una varietà paesaggistica unica. Ma il tentativo di fare delle operazioni meno sostenibili, prima che venga approvato e che entri in vigore, è visibilmente molto forte.

Nel comune di Pelago, sul territorio limitrofo al centro di Pontassieve, dopo la realizzazione di un centro logistico di 14.000 mq sul fianco di una collina, si stanno facendo delle operazioni che sembrano portare verso la futura costruzione di un nuovo quanto inutile centro commerciale nell’area dell’ex-cementificio Italcementi. La nascita di questa struttura, di dimensioni spropositate rispetto al bacino di utenza, spazzerebbe via l’economia locale dei due paesi, costringendo molti esercizi a chiudere i battenti, lasciando il deserto dove oggi resistono molte attività indipendenti e storiche, già pesantemente danneggiate dalla presenza degli attuali supermercati storici.

Non si tratta solo dei commercianti, ma di tutti i cittadini che vedrebbero il loro territorio svuotato di quei pochi segni di vita che ancora resistono. Le previste compensazioni atte a sanare il sacrificio del territorio non sono sufficienti né adeguate: non ci si deve dimenticare infatti che lo spazio dell’ex cementificio, ha segnato profondamente i nostri luoghi e la nostra storia negli ultimi cento anni, dando sì lavoro e occupazione, ma anche portandosi via vite, sfruttando e inquinando irreparabilmente il territorio.

Riteniamo quindi sia meglio destinarlo ad opere di utilità sociale, culturali, che possano rilanciare l’economia invece che distruggerla: biblioteche, cinema e teatro, spazi per gli artigiani, un centro di riuso e, perché no, un distaccamento di una facoltà universitaria che possa riportare i giovani a conoscere questa meravigliosa parte della Toscana. Questi sono, ovviamente, solo degli esempi; sarebbe necessario iniziare un percorso condiviso per capire, insieme a tutta la popolazione, come utilizzare questa che è una enorme ricchezza, in modo che divenga il centro di un vero, duraturo e sostenibile sviluppo per la Valdisieve.

È importante bloccare questi progetti dannosi, imposti dall’alto e contrari ai principi dello sviluppo sostenibile. Non è solo una lotta locale, ma riguarda tutti. Siamo chiamati a proteggere i territori nella loro diversità, una ricchezza che permea la vita stessa delle persone, salvandoci da un’omologazione economica e disastri ecologici che mettono a rischio la nostra vita ed il futuro dei nostri figli.

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Zelarino: da verde campagna a Mestre secondaria http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/11/zelarino-da-verde-campagna-a-mestre-secondaria/ Fri, 13 Nov 2020 22:02:47 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14110 A cura di Irene Cerello.

Alcune riflessioni per porre in evidenza quanto sta occorrendo al non più – purtroppo – piccolo paese di Zelarino, alle porte di Mestre, iniziale semplice centro di campagna circondato dal verde, attualmente – con amarezza – continuazione della scellerata cementificazione che vide Mestre una forte protagonista del periodo post bellico e anche di una decina di anni addietro; un esempio molto chiaro e semplice: i parchi completamente abbattuti per la costruzione di parcheggi (Parco Ponci) o palazzine, in primis il caso di quel palazzo costruito in Via San Pio X, un buco architettonico dal gusto estetico discutibile che ha preso il posto di un piccolo parchetto, immobile oggi abbandonato, non utilizzato, oggetto di incuria, barboni e di qualcuno che, non sapendo come passare il tempo, decide di dedicarsi alla rottura dei suoi vetri.
Opera incompiuta nella parte verso il canale molto probabilmente dall’inizio della sua edificazione, le finestre presentano ancora il cellophane. Il tutto nel centro della cittadina, poco vicino alla torre e, quindi, al recentemente e fortunatamente rinnovato (e finalmente rinato!) centro storico.
(Qui sotto la cartina del palazzo.).

Ritornando a Zelarino, ad oggi, la continua e pressante cementificazione ne sta comportando il ruolo di una “Mestre secondaria“: la costruzione di un’area completamente ed eccessivamente commerciale (a cosa serve? Non basta un centro commerciale? Non basta un negozio di alimentari presente nel centro commerciale o servono anche In’s, Interspar, Coop, Aldi, Lidl? Non bastano i negozi di abbigliamento presenti nel centro commerciale o sono necessari anche Kiabi & Company? Non bastano i negozi di scarpe del centro commerciale o è necessario anche “Scarpe&Scarpe” ? Non bastano i negozi di elettronica o è necessario MediaWorld? Non bastano i negozi di articoli sportivi, ma serve anche Decathlon? Non servono i piccoli imprenditori dediti alla cura della casa, dell’arredamento o del giardino, o necessariamente si devono erigere Obi o Maison du Monde?), che ha comportato la distruzione di campi (in nome del progresso…?) coltivati a favore della creazione di capannoni – anche qui- dal gusto estetico alquanto discutibile (sembra di essere nelle periferia industriale), di strade, stradoni e rotonde che lambiscono delle bellissime chicche simbolo del nostro passato, della storia contadina, umile e semplice, le quali, non essendo utili agli interessi in materia di denaro, vengono abbandonate, distrutte dalle intemperie, lambite dal cemento: si attende inesorabilmente il loro declino totale, magari per consentire un migliore e più facile abbattimento, al fine di costruire un ennesimo orrendo edificio.
Se ne ha un esempio qui sotto.

L’area commerciale adiacente l’Ospedale.

E’ necessario anche porre uno sguardo all’ultima edificazione dell’ennesimo supermercato ad uso alimentare, IperLando, in un punto alquanto cruciale, l’uscita “Castellana” della tangenziale di Mestre, strada molto conosciuta per l’assiduo traffico (ovviamente in tempi normali, senza Covid), che – ad apertura del nuovo centro – avrà un’impennata abbastanza importante (portando ulteriore inquinamento e polvere sottili). Molto probabilmente, il piano prevederà anche la costruzione di un’altra strada, magari asfaltando così ancora dell’altro verde?

La zona interessata era un bellissimo prato, già purtroppo deturpato dalla presenza di un’azienda addetta alla lavorazione di prodotti chimici industriali (che molti pensano sia completamente abbandonata, nonostante l’azienda stessa indichi di essere operativa).
E’ fondamentale la costruzione di un altro supermercato? Soprattutto in un punto stradale così cruciale per il traffico cittadino? Soprattutto in un luogo dove ce ne sono già altri 5? (Ovviamente non contando i due piccoli supermercati alimentari presenti nel centro cittadino di Zelarino).

Non si va contro la creazione di unità abitative per le persone anziane, elemento assolutamente importante e decisamente necessario, ma alla sempre inerente cementificazione eccessiva del territorio. Esse, infatti, stanno sorgendo in un luogo dove era presente un campo agricolo. Anzi, sono vicino alla medesima area commerciale, ramificando in modo migliore il compatto cemento sul nostro territorio. Si aggiungerà poi la presenza di un parcheggio (altro asfalto) e tutto quello che ne viene (ulteriore traffico, smog, polvere sottili).

E non si dimenticano i progetti per altre rotonde, come quella tra Via Selvanese e Via Tito, o quella tra Via Selvanese e Via Visinoni, poco fuori il piccolo centro di Zelarino.

Nella prima è già presente un escavatore pronto a definire quale porzione di campo agricolo debba essere soggetto dell’ennesima colata di asfalto per la creazione della rotonda. Nel dubbio si prende possesso anche di altro qualche metro.
Adattare la pianificazione urbana a quanto già esistente sarebbe stato possibile? O proprio non era presente lo spazio sufficiente per la creazione della struttura?
Sembra che lo spazio già asfaltato possa essere definito idoneo per la struttura della rotonda.
E’ comprensibile e giusta la creazione di una pista ciclabile adiacente, anche se ha comportato l’abbattimento di un albero che probabilmente cresceva tranquillo da una vita, ma far “straripare” una rotonda nel campo laterale.

Ed infine le numerosi voci che corrono su quanto sarà definito tra via Selvanese e Via Visinoni.

Un bellissimo piccolo boschetto è stato completamente distrutto. Spazio, molto probabilmente, ad un’altra rotonda (anche in questo caso più che giusta per lo scorrere del traffico mattutino e serale, evitando così la piccola colonna di traffico che comporta un forte odore di smog, con relative polveri sottili) e spazio anche alla più che giusta pista ciclabile.
Tutto molto opportuno. Ma era inevitabile la distruzione dell’intero boschetto? Non ne poteva bastare una parte?
Corrono voci di paese che il tutto lambirà anche il giardino della nuova palazzina (che ha preso il posto di una coccola casetta circondata dal verde) recentemente costruita nell’angolo di Via Visinoni.

Ci sarebbero da identificare moltissimi altri esempi, come quello di Via Scaramuzza, con palazzine tutte uguali, o di quel fazzoletto di terra tra Via Visinoni e Via G. Denim, surclassato da un’altra palazzina.

Numerosi i cittadini contrari a queste manovre, che si manifestano in particolare nei social, con discussioni, dibattiti, contrarietà, persone a cui si stringe il cuore vedere la “capitolazione” di quel verde, di quelle siepi e di quegli alberi dalle fronde alte ed imponenti, visti come punti fermi della vita quotidiana.
Tutto tace dal fronte di chi fa parte della Municipalità interessata. A volte, si preferisce commentare ironicamente sulle risposte di quelle persone che approvano i malumore, con battute inopportune, non inerenti al tema.

Sorgono numerose domande, in primis sul motivo per il quale (denaro?) non è possibile recuperare edifici dismessi e abbandonati da molti anni. Tutto verterà sul fatto che costruire da zero su un campo agricolo costa molto di meno che ristrutturare un vecchio edificio. Eppure di quest’ultimi, abbandonati, cadenti, ce ne sono veramente troppi ad ogni angolo. Basta girare in Via Selvanese, Via Brendole.
Ma che mondo verrà lasciato alle nuove generazioni? Un cubo unico di cemento unificato? Una rete diramata di asfalto con strade, stradine e stradoni?

Sono numerosissimi gli articoli che parlano di questo tema, di cui sono protagoniste non solo le cittadine, ma anche la Regione. Risulta infatti che (con moltissimo dispiacere) il Veneto sia la regione più cementificata d’Italia. Ne sono esempio i dati forniti da Ispra, dove si evidenziano i numeri del progresso di asfaltatura: nel 2020 (nemmeno il Covid-19 è riuscito a fermare questo movimento) sono stati cementificati più di 785 ettari di terra rispetto al 2019.
Stessa evidenza data anche da Confcommercio, che in diversi articoli pone l’occhio sull’incremento di questo fenomeno e su come i provvedimenti presi per porre un freno si siano rivelati insufficienti: non è possibile recuperare quanto dismesso? Non è possibile rendere di nuovo efficienti vecchi edifici o quelli in disuso? Non è possibile salvaguardare il paesaggio naturalistico e faunistico della nostra regione?

Perchè, quando si costruisce, molto probabilmente e come si lascia pensare alla società, si guarda unicamente ai propri interessi e non al futuro della terra e delle generazioni che verranno?
Tutto il mondo è consapevole che la costruzione inesorabile priva la terra delle sue funzioni ecologiche vitali, importanti per l’esistenza di tutti gli essere viventi, che siano gli uomini, gli animali, la fauna e tutto quello che ne deriva dall’ambito naturale.

Tutti sono a conoscenza di come ci sia una continua relazione tra il clima ed il suolo:

  • di come sia sempre più caldo in città grazie al cemento e alla mancanza degli alberi (a proposito nel link successivo è possibile leggere un bellissimo articolo inerente a questo tema. Solitamente già tra Mestre e Zelarino ci sono almeno 3 gradi di differenza, appunto per l’importanza del verde del paese.
  • di come il verde, la terra, i campi siano necessari all’assorbimento delle piogge sempre più eccezionali causate dai cambiamenti climatici
  • di come gli alberi siano vitali per i loro processi di respirazione e fotosintesi, che permettono di combattere il riscaldamento climatico, che assorbono l’anidride carbonica, che contribuiscono alla pulizia dell’aria.

E sicuramente, facendo riferimento alla nostra quotidianità, di come sia statisticamente comprovato che, il luogo più tartassato dall’inquinamento, sia anche un fertilissimo territorio per lo sviluppo del virus Covid-19.

Il terreno preso per l’asfaltatura renderà quindi i terreni adiacenti non più oggetti di vincoli agricoli, ma abitabili? Porterà alla costruzione di altri edifici in questi terreni? Sono necessari questi edifici?
Quale somma di denaro muove tutto questo progresso?

Non è stata definita una legge per poter preservare e proteggere il suolo? La Legge regionale del 6 Giugno 2017, n. 14, entrata in vigore il 24 Giugno 2017…

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Là dove ora c’è un prato domani ci sarà… un’altra inutile area commerciale…?! http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/05/la-dove-ora-ce-un-prato-domani-ci-sara-unaltra-inutile-area-commerciale/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/05/la-dove-ora-ce-un-prato-domani-ci-sara-unaltra-inutile-area-commerciale/#comments Sat, 23 May 2020 20:26:54 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13828 Salviamo i Prati della Pertusera.

Se volessimo usare un gergo tecnico, li chiameremmo terreni “ex Cb27”, come fa il Piano Regolatore comunale. Ma gli abitanti di Avigliana (TO) conoscono meglio l’area di cui ci vogliamo occupare, compresa tra Corso Europa e la Dora, come i “Prati della Pertusera”.

O di quello che ne rimane.

Su quei prati è infatti recentemente nata un’ampia area commerciale. E “Cb27” era il nome che indicava inizialmente l’insieme di tutta quell’area, prima dell’intervento di edificazione.

Oggi per gli ultimi Prati della Pertusera (a sinistra e a destra del Centro commerciale) i destini possibili sono differenti.
Infatti:

  • i Prati di sinistra sono entrati a far parte di un progetto “di riqualificazione ambientale delle aree degradate di Avigliana comprese tra la ferrovia e la Dora Riparia in un’ottica di rigenerazione urbana e sociale”. Nelle intenzioni dell’Ammnistrazione dovrebbero diventare una sorta di parco cittadino, con alberi, arbusti e qualche servizio per renderne piacevole la frequentazione;
  • i Prati di destra, invece, sembravano destinati a diventare un secondo, nuovo, grande distributore di carburanti, proprio accanto a quello già esistente. Per capire meglio in cosa consista questa nuova minaccia.

Noi, che vorremmo preservare gli ultimi Prati della Pertusera per le generazioni future, abbiamo pensato di scrivere una PROPOSTA DI INIZIATIVA POPOLARE, per suggerire all’Amministrazione comunale di ampliare il progetto che attualmente coinvolgerebbe solo i prati di sinistra, e mettere in atto la stessa operazione anche sui prati di destra, abbandonando per sempre l’idea di trasformare quel verde in un altro distributore di carburante o in qualche altra colata di cemento.

Ai link prima indicati trovate tutte le informazioni utili per capire meglio: chi siamo, in cosa consiste una Proposta di iniziativa popolare, cosa c’è dentro al progetto di riqualificazione ambientale previsto sul lato sinistro del Centro commerciale, qual è il pericolo che vorremmo far scampare ai prati che si trovano sull’altro…

… e soprattutto potete leggere e sottoscrivere la Proposta di Iniziativa popolare che abbiamo scritto e che intendiamo sottoporre presto all’attenzione dell’Amministrazione comunale.
Speriamo che anche VOI, come NOI, vogliate tutelare gli ultimi Prati della Pertusera.

Grazie per l’attenzione e buona lettura!
Barbara Debernardi, Marco Vinassa e Fabio Panicco
E-mail: ipratidipertusera@gmail.com

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Caselle Open Mall: occupazione, futuro e non solo ecologia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/11/caselle-open-mall-occupazione-futuro-e-non-solo-ecologia/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/11/caselle-open-mall-occupazione-futuro-e-non-solo-ecologia/#comments Fri, 15 Nov 2019 14:39:29 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13314

Il Caselle Open Mall, durante il lungo e travagliato iter della sua approvazione, ha conservato un alone di vaghezza rispetto alla sua “forma” cambiando molti nomi e investitori, ma rimanendo nell’immaginario collettivo “il centro commerciale di Caselle”. Solo nell’ultimo anno ha rivelato tutta la sua portata: di fatto un nuovo centro urbano vocato all’acquisto, al consumo e all’intrattenimento. Sicuramente le preoccupazioni ambientali sono state le prime a sorgere: centinaia di migliaia di mq di suolo vivo non potranno più contribuire a regolare gli equilibri climatici globali, il traffico richiamato aumenterà considerevolmente l’inquinamento atmosferico di una zona tra le più inquinate d’Europa e non mancheranno quello luminoso, acustico e la perdita di biodiversità. Eppure non ci definiremmo un movimento ecologista, come recitano numerosi articoli giornalistici in quest’ultimo periodo, ma piuttosto persone di buon senso che, vivendo nel 2020 sul Pianeta Terra, si stanno ponendo delle domande sul proprio futuro, che vanno ben oltre le considerazioni ambientali.

Siamo proprio sicuri che un’operazione finanziaria fatta da un fondo d’investimento immobiliare il cui scopo principale è quello di fare denaro per sé, possa produrre occupazione e benessere futuro per il nostro territorio? Sicuramente 2.500 posti di lavoro sono una prospettiva allettante, ma non saranno lo specchietto per le allodole, che nasconde ben altri interessi pagati a caro prezzo dagli abitanti? Sono stati conteggiati tutti quelli che il lavoro lo perderanno? Visto che numerosi studi del settore dimostrano che per ogni posto di lavoro generato da questi mega villaggi dello shopping, se ne perdono sei in esercizi commerciali minori per il deserto indotto dalla competizione.

Siamo proprio sicuri che il new concept che guiderà il futuro dell’economia dei territori risieda nei mega Mall?

Ci sembra piuttosto che si perseveri a proporre modelli di sviluppo già vecchi con qualche pennellata di verde qua e là. Senza scomodare ambientalismo ed ecologia, qui si tratta semplicemente di buon senso e di molta preoccupazione nell’assistere a scelte di investimento economico che ci sembrano anacronistiche rispetto alle tendenze di cambiamento in corso che, partendo da una rinata e diffusa coscienza ambientale, stanno avendo ricadute anche su modelli economici che contemplano valori etici e un benessere legato alla qualità della vita e non più misurato solo dal portafoglio.

La salute del pianeta e delle persone che lo abitano e lo abiteranno sono strettamente legati e in questo momento storico non possiamo evitare di interrogarci sul futuro che vogliamo, sollevando il nostro sguardo dal piccolo orticello di casa. 

È futuro concentrare milioni di persone a ridosso di un aeroporto, sapendo che il rischio di incidente è contemplato dalle norme di sicurezza aeroportuali? È futuro far chiudere centinaia di negozi di prossimità rompendo reti sociali createsi nel tempo e che alimentano piccole ma preziose economie locali? È futuro attirare schiere di adolescenti proponendo loro modelli di consumismo sfrenato e firmato come scopo del proprio tempo libero?

Noi pensiamo che non lo sia affatto e lo pensiamo insieme ad oltre un migliaio di persone che hanno sottoscritto la petizione lanciata qualche mese fa su change.org (Blocchiamo la costruzione del centro commerciale “Caselle Open Mall” alle porte di Torino) e pensiamo anche che il futuro passi attraverso altre vie sempre più sperimentate e diffuse che alimentano nuove logiche culturali e sociali e altri valori.

Pro Natura Piemonte, ATA, Salviamo il Paesaggio- Comitato torinese

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Piacenza: chiesta una moratoria per fermare nuove espansioni commerciali http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/11/piacenza-chiesta-una-moratoria-per-fermare-nuove-espansioni-commerciali/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/11/piacenza-chiesta-una-moratoria-per-fermare-nuove-espansioni-commerciali/#comments Wed, 13 Nov 2019 22:25:11 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13292

Un partecipato dibattito pubblico organizzato da Legambiente nel salone del Preziosissimo Sangue ha portato all’attenzione di tutti i cittadini piacentini il futuro riservato agli ex orti di via Campesio e al campetto di via Morigi, aree verdi che rischiano – in base agli accordi operativi proposti al Comune – di essere trasformate in nuove superfici commerciali.
La domanda che tutti i presenti hanno formulato è stata se davvero la città necessita di questi nuovi insediamenti. E la risposta conseguente si è evidenziata in maniera netta: no, la città non solo non ne ha bisogno, ma i progetti incombenti rappresentano un’autentica minaccia sotto il profilo sia urbanistico e sia della tutela della salute.

Tanto che Giuseppe Castelnuovo e la presidente di Legambiente, Laura Chiappa, hanno annunciato l’avvio di una raccolta di firme a una petizione popolare per richiedere all’amministrazione comunale una moratoria degli accordi operativi proposti e la piena tutela degli spazi verdi esistenti.

«Bisogna considerare la straordinaria espansione urbanistica che ha attraversato Piacenza negli ultimi decenni – sostengono i proponenti – con la costruzione di innumerevoli nuovi alloggi (nonostante la presenza di diverse migliaia di unità inutilizzate), con capannoni industriali e logistici, centri commerciali e supermercati. Tutto ciò è avvenuto senza un’adeguata pianificazione della mobilità urbana e provinciale (trasporto pubblico, piste ciclabili, isole pedonali, ecc). La qualità dell’aria della pianura padana è scientificamente classificata fra le peggiori del mondo e questo comporta rischi elevatissimi per la salute umana. Pertanto le aree verdi rimaste, soprattutto all’interno del perimetro urbano, e in particolare a ridosso del centro storico, rivestono un ruolo sempre più prezioso e irrinunciabile in funzione della qualità dell’aria, dei residui spazi ecologici, del benessere psico-fisico dei cittadini».

Per questo i proponenti chiedono una moratoria degli accordi operativi proposti all’Amministrazione comunale fino all’approvazione del nuovo PUG (Piano Urbanistico Generale), da avviare entro il 2020, consentendo in tal modo, «una più oculata analisi e pianificazione di interventi urbanistici che altrimenti potrebbero determinare effetti irrimediabili per il futuro di Piacenza».

Chiedono, inoltre, la tutela degli spazi verdi urbani ancora esistenti e, in particolar modo, l’area cosiddetta degli ex orti di Via Campesio e il campo fra via Morigi e Via 24 Maggio, «per la straordinaria valenza ambientale, ecologica e testimoniale che rappresentano».

La petizione e le richieste sono appoggiate da una rilevante parte della città e vede l’appoggio di sindacati e Confedilizia, contrari alle misure prospettate dall’Amministrazione.
I sindacati hanno sottolineato come questi poli del commercio non gioverebbero all’occupazione piacentina, già congestionata e in crisi nel settore del piccolo commercio, mentre Confedilizia, organizzazione storica dei proprietari di casa, ritiene sia solo “un espediente per aumentare gli oneri di costruzione piuttosto che per lo scopo addotto (perché comunque si arriva a buoi già scappati dato che oggi nessuno più costruisce)”…

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Vigevano: La Soprintendenza esprime parere negativo, ma la Variante non si ferma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/06/vigevano-la-soprintendenza-esprime-parere-negativo-ma-la-variante-non-si-ferma/ Tue, 25 Jun 2019 19:43:21 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13010

Il progetto del nuovo centro commerciale alla cascina Colombarola (viale Industria-via El Alamein) incassa un sonoro “No” da parte della Soprintendenza alle Belle Arti che poche settimane fa ha espresso il suo giudizio negativo «in quanto l’intervento, nella modalità proposte, appare, oltre che carente di documentazione giustificativa, non compatibile per collocazione e tipologia con i valori paesaggistici delle aree soggette a tutela. Inoltre, vista l’entità dell’area di intervento, si chiede altresì una preventiva valutazione e verifica preventiva dell’interesse archeologico della zona».

Il parere negativo evidenzia, inoltre, come l’inserimento di tali volumi commerciali siano «avulsi al contesto di riferimento, spingendo ad un’ulteriore consumo del suolo» e che il carattere seriale degli edifici prefabbricati previsti amplino «l’effetto estraniante ed impattante con il contesto paesaggistico e le peculiarità degli immobili esistenti».

Valutazioni critiche anche per la scelta del cromatismo delle facciate e per l’assenza di uno studio agronomico in grado di garantire con certezza l’inserimento della vegetazione indicata in progetto per compensare l’ennesima ampia “colata” di nuovo cemento.

La Politica locale si sta ora interrogando sul da farsi, ma pare che l’amministrazione abbia intenzione di procedere in consiglio comunale all’approvazione della Variante, poichè le valutazioni paesaggistiche restano disgiunte dall’iter autorizzativo complessivo e pertanto la maggioranza ritiene opportuno muovere il primo passo formale e, parallelamente, replicare con documentate osservazioni al parere della Soprintendenza.
Anzi, le osservazioni risultano già inviate alla Soprintendenza, mentre i consiglieri comunali di minoranza lamentano di non avere ricevuto nè il parere negativo delle Belle Arti e neppure le controrisposte del Comune e del Proponente il progetto.
Si prospetta, dunque, un prossimo consiglio comunale dai toni accesi…

Vigevano Sostenibile e Italia Nostra hanno più volte fatto rilevare che la superficie commerciale attualmente esistente può ampiamente soddisfare una città di 85/90.000 abitanti (oggi Vigevano ne ha circa 64.000) e un altro polo commerciale di questo tipo rappresenterebbe una autentica “mazzata” per i negozi di vicinato e per la viabilità della Statale 494, con un forte impatto ambientale in termini di polveri sottili che cancellerebbe per sempre il cosiddetto “cannocchiale della Sforzesca”, il panorama che si apre su strada dei Rebuffi fino ad arrivare alla frazione. Oggi è un paesaggio di campagna a perdita d’occhio, domani un panorama artificiale di attività commerciali. Il progetto, infatti, prevede di estendersi su una superficie totale di 60.000 mq. (di cui 11.900 mq. di costruito) con 5 edifici (tre da 3.000 mq ciascuno, uno da 2.300 mq e uno da 600 mq), 15.600 mq di parcheggi (487 stalli).

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National Geographic: possibile che una prestigiosa rivista possa scegliere di consumare il suolo? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/05/national-geographic-possibile-che-una-prestigiosa-rivista-possa-scegliere-di-consumare-il-suolo/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/05/national-geographic-possibile-che-una-prestigiosa-rivista-possa-scegliere-di-consumare-il-suolo/#comments Mon, 13 May 2019 20:56:53 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=12923

Il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio scrive ai Dirigenti del National Geographic invitandoli a recedere dalla partecipazione a una nuova speculazione che porterà all’edificazione a Caselle (Torino) di un centro commerciale tra i più grandi d’Italia…

All’attenzione dei Dirigenti del National Geographic Italia

Oggetto: Invito ai Dirigenti del National Geographic a rivalutare la loro decisione di realizzare il proprio primo centro europeo di educazione e intrattenimento per le famiglie all’interno del progetto Caselle Open Mall.

A nome del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, Rete nazionale formata da oltre 1.000 organizzazioni e da decine di migliaia di singoli aderenti individuali, da anni impegnata nella tutela del paesaggio e dei territori e in azioni a contrasto del consumo di suolo (anche attraverso una Proposta di Legge popolare elaborata da un Gruppo di Lavoro Tecnico-Scientifico multidisciplinare composto da 75 Esperti, attualmente in discussione al Senato, commissioni congiunte Ambiente e Agricoltura), mi permetto di sottoporre alla Vostra attenzione la nostra formale richiesta di voler rivalutare la Vostra partecipazione al progetto indicato in oggetto.

Premettiamo che, da sempre, riteniamo il National Geographic una fonte informativa e formativa di massimo rilievo e di cui apprezziamo e sosteniamo la coerenza volta a perseguire l’obiettivo di «incrementare e diffondere la conoscenza geografica e allo stesso tempo di promuovere la protezione della cultura dell’umanità, della storia e delle risorse naturali per stimolare le persone a prendersi cura del proprio pianeta», come recita la Vostra stessa storia.

Nell’editoriale del numero di aprile 2019 dell’edizione italiana (“Città. Idee per un futuro migliore”) il Vostro direttore scrive:
«Le metropoli di domani potrebbero essere agghiaccianti alveari in stile Blade Runner (che, vuole il caso, è ambientato proprio nel 2019). Oppure, con una pianificazione razionale, potrebbero tornare luoghi dove convivere, nel senso letterale di “vivere insieme”. E, a pensarci bene, sarebbe una buona notizia anche per il Pianeta: meno spazio sapremo usare per le nostre attività, più ne avremo restituito alla natura».

Nel 2017 sempre la Vostra prestigiosa rivista informa sui dati Ispra relativi al consumo di suolo nel nostro Paese e, correttamente, segnala la grave perdita ecosistemica in atto e il contesto di assoluta «emergenza» in cui ci troviamo: http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2018/07/17/news/italia_consumo_di_suolo_nel_2017_colpiti_anche_parchi_e_paesaggi_tutelati-4049416/

Ora, con nostra assoluta sorpresa, veniamo informati della Vostra condivisione del progetto Caselle Open Mall che si prefigura come uno dei centri commerciali più grandi d’Italia, essendo prevista la sua realizzazione su un’area complessiva di 300mila metri quadrati di terreno, con impattanti conseguenze anche su tutta la zona circostante a causa dell’allestimento di nuovi collegamenti viari.

Non crediamo siano necessari ulteriori dettagli per concludere che il «danno ambientale» cui pare abbiate dato il Vostro avallo, proponendoVi come partner per la realizzazione di un centro educativo e di intrattenimento, risulta in totale contrasto con i Vostri principi e obiettivi: voler «insegnare» a giovani e famiglie ad amare e rispettare il proprio ecosistema e l’intera biosfera impone, innanzitutto, la coerenza di amare e rispettare il suolo libero e non essere coinvolti in un progetto gravemente lesivo dei valori da Voi stessi propugnati.

Per questo motivo il nostro Forum nazionale Vi invita a voler ritornare sui Vostri passi, a rinunciare al coinvolgimento in questo progetto speculativo e a non tradire i Vostri valori che, altrimenti, annullerebbero il Vostro storico lavoro relegandolo a una vetrina di intenti «piegati» ad interessi puramente commerciali e non, certamente, a quei valori assoluti che i Vostri lettori Vi chiedono di raccontare e assecondare.

RingraziandoVi per l’attenzione, restiamo in attesa di Vostra cortese risposta e porgiamo le nostre più vive cordialità.

Alessandro Mortarino per Forum nazionale Salviamo il Paesaggio

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Villasanta (Monza e Brianza): è legittimo rendere edificabile un’area attraverso l’elargizione di denaro? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2017/12/villasanta-monza-e-brianza-e-legittimo-rendere-edificabile-unarea-attraverso-lelargizione-di-denaro/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2017/12/villasanta-monza-e-brianza-e-legittimo-rendere-edificabile-unarea-attraverso-lelargizione-di-denaro/#comments Fri, 15 Dec 2017 21:48:02 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=11560

La vicenda della realizzazione di un grande centro di produzione e distribuzione su aree agricole suscita perplessità e preoccupazione. Un appello rivolto a Provincia e Regione chiede il rispetto dei vincoli presenti e la valutazione dell’operato dell’amministrazione locale

Con una lettera a firma del consigliere Antonio Ubiali (lista Nuova Villasanta) si chiede di “verificare l’azione del Comune di Villasanta e dei proponenti del progetto, per una maggiore e corretta tutela ambientale in un comune ormai urbanizzato per oltre l’84% del suo territorio”. La lettera si rivolge al Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni e al Presidente della Provincia di Monza e Brianza, Roberto Invernizzi, oltre che al Sindaco del Comune di Villasanta, Luca Ornago, e a quello di Arcore, Rosalba Colombo

L’iniziativa, condivisa dal Comitato beni Comuni Monza e Brianza, prevede altresì una raccolta firme, attualmente in corso, per sostenere una petizione che chiede il ritiro del progetto. La lista ha inoltre promosso una campagna di informazione e sensibilizzazione presso la cittadinanza ottenendo un riscontro favorevole e l’adesione di Comitati e associazioni che operano sul territorio. Abbiamo già parlato della vicenda nel 2015 quando il progetto era tornato alla luce dopo 5 anni e lo scorso maggio con un’intervista proprio al consigliere Ubiali.

Ricordiamo i numeri del progetto: su un terreno libero di oltre 15 ettari, compreso tra i comuni di Villasanta e Arcore, la Soc. Rialto srl (il Gigante) intende realizzare un centro di produzione, confezionamento e distribuzione dei propri prodotti, concentrando attività attualmente svolte in altre strutture nel nord Italia. “Un enorme capannone di 17 metri di altezza (oltre a un corpo terziario di 30 metri) con una lunghezza di circa 400 metri dal notevole impatto ambientale in particolare per la considerevole mole di traffico indotto, soprattutto mezzi pesanti.

Cosa sta succedendo ora? La lettera spiega che “utilizzando una norma del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (l’art. 5bis, comma 6), il Comune di Villasanta chiede ora alla Provincia di Monza e Brianza di eliminare la destinazione agricola dell’area”. La conseguente perdita di aree verdi è regolata da un’intesa che propone di compensare, in modo del tutto frammentato e slegato dalle connessioni esistenti, attraverso la cessione di terreni nell’area limitrofa all’attuale punto vendita e nell’area della Lombarda Petroli. “Ma ci sono le intese con le altre proprietà coinvolte?” chiedono i promotori dell’iniziativa

Sull’altra sponda, quella del Comune di Arcore, l’area prevede già una destinazione produttiva ma l’edificazione è legata ad piano attuativo approvato nel lontano 2001 e quindi presumibilmente scaduto (la durata è di 10 anni) in quanto non attuato e del tutto difforme a quello odierno.

C’è inoltre incongruenza con quanto previsto dagli strumenti urbanistici di livello superiore, da qui la necessità di rivolgersi alla Provincia: approvato nel 2013, il piano provinciale vincola quell’area ad Ambito Agricolo Strategico (AAS) e Rete Verde di ricomposizione paesaggistica (RV). Una porzione della stessa è inoltre ricompresa nel territorio del Parco agricolo della Cavallerache si estende tra i Comuni di Villasanta, Arcore e Vimercate.

La Regione, che ha emanato una legge per il contenimento del consumo di suolo (L.R. 31/2014) non può considerare l’intervento in linea con i principi della legge stessa. I comitati invece sottolineano da sempre che nel territorio comunale sono presenti aree dismesse che potrebbero offrire la soluzione giusta a tutte le esigenze. In più, allargando lo sguardo oltre gli interessi del solo Comune di Villasanta, non può essere trascurata la perdita (o lo spostamento) di posti di lavoro dagli altri attuali centri.

Sorprende particolarmente un altro aspetto: il Comune di Villasanta nel 2007 aveva approvato un protocollo d’intesa con la Società attraverso il quale “era stato chiesto il cambio della destinazione d’uso delle aree (da agricola a produttiva) in cambio di 1.300.000 euro” in parte già spese per realizzare alcune opere pubbliche. La società ora rivendica la restituzione della stessa perchè i successivi piani, comunale e provinciale, non hanno attuato questa trasformazione

E’ legittimo rendere edificabile un’area attraverso l’elargizione di denaro?” Questi i dubbi di una scelta che, come riportato in conclusione la lettera, “contrasta con i principi, di rango costituzionale, di indifferenza dei proprietari e di buona amministrazione, riducendo la materia e le scelte urbanistiche a un mero fatto di scambio economico”.

Luca D’Achille @LucaDAchille

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