Energie rinnovabili – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Tue, 19 Nov 2024 11:13:50 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Energie rinnovabili – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Osservazioni di Italia Nostra Puglia sulle aree per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/osservazioni-di-italia-nostra-puglia-sulle-aree-per-linstallazione-di-impianti-a-fonti-rinnovabili/ Sun, 17 Nov 2024 15:17:26 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16868 Riceviamo e pubblichiamo il documento di Italia Nostra Puglia contenente le Osservazioni al Disegno di legge regionale n. 222 del 23/10/2024.

Bari 11 novembre 2024

Ai Sigg Presidenti della IV e V Commissione Consiliare Regione Puglia

Si trasmettono di seguito le osservazioni al Disegno di legge n. 222 del 23/10/2024Individuazione delle superfici e delle aree per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili in attuazione dell’art. 20, comma 4, del d.lgs. 8/11/21, n.199 e dell’art. 3, comma 1, del decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica del 21/06/24 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili)

Questionario partecipazione “Disegno di legge n. 222 del 23/10/2024. Aree idonee: Individuazione delle superfici e delle aree per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili”.

Art. 1 Finalità e principi

–  Sono condivisibili le finalità di contrasto ai cambiamenti climatici attraverso la decarbonizzazione del sistema energetico e industriale regionale, ma da contemperare con le esigenze di tutela del patrimonio culturale e paesaggistico e delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e del corpi idrici.

Art. 2 Definizioni

Si chiede di inserire la seguente integrazione/formulazione:

–  Lettera d) non sono permessi impianti fotovoltaici a terra, impianti di agrovoltaico ed eolico;

– Lettera n) Le “aree agricole non utilizzabili” per la coltivazione sono anche aree a rischio idrogeologico quindi da classificare come “aree inidonee” per gli impianti.

Art. 3 Individuazione delle superfici e aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili

Si chiede di inserire la seguente integrazione/formulazione:

–  Non si rispetta il Decreto 21 giugno 2024 all’art. 7 comma b) prescrive che le superfici o le aree idonee devono essere differenziate e classificate sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto (es. dove è previsto l’agrivoltaico?);

– Al comma 3 si fa riferimento ai 40 ulteriori contesti paesaggistici del PPTR come prescritto alla lettera c) Decreto 21 giugno 2024;

–  Mancano le aree del Demanio statale in cui si stanno collocando impianti fotovoltaici (vedi Demanio della Marina a Taranto);

– Per zone industriali vanno considerate solo quelle realizzate (capannoni industriali, parcheggi…) e non solo tipizzate degli strumenti urbanistici vigenti;

– Le aree classificate idonee non tengono conto delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e la dislocazione della domanda elettrica (art.7 comma 1 Decreto 21 giugno 2024).

Art. 4 Procedure autorizzative specifiche per le aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili
Si propone la seguente integrazione/formulazione:

–  Il Ministero della Cultura non può esprimere un parere obbligatorio non vincolante perché ha co-pianificato il PPTR, come è da ritenere negativa la semplificazione della lettera b) comma 1 in cui i termini per le autorizzazioni sono ridotti di un terzo.

Art. 5 Piattaforma digitale nazionale per le aree idonee

Si propone la seguente integrazione/formulazione:

–  La piattaforma digitale con anagrafica unica su WebGis deve riportare tutti gli impianti rinnovabili esistenti (Impatto cumulativo), approvati ed in corso di realizzazione (compreso quelli sul Demanio Statale). Gli avvisi di nuovi procedimenti e le autorizzazioni finali devono essere integralmente pubblicati anche su BURP (non solo sul sito dell’autorità competente) come le mappe del SIT Puglia con impianti FER DRG 2122 e contemporaneamente alle aree non idonee.

Art. 6 Individuazione delle superfici e aree non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili
Si propone la seguente integrazione/formutazione:

–   Alla lettera c) sono compresi solo 14 ulteriori Contesti paesaggistici del PPTR si devono aggiungere gli altri 26 UCP;

–  Nelle aree non idonee mancano le IBA (Important Bird Areas) censite a livello europeo per designare le ZPS per la conservazione degli uccelli selvatici.

Art. 7 Individuazione delle superfici e aree ordinarie per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili
Si propone la seguente integrazione/formulazione:

–  II DdL fa riferimento al PNIEC, ma il Piano Energetico Regionale non è aggiornato agli obiettivi dell’art. 2 del Decreto 21 giugno 2024 e non è conforme al PPTR.

Art. 8 Individuazione delle aree in cui è vietata l’installazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra e disposizioni specifiche per le aree agricole

Si propone la seguente integrazione/formulazione:

– Le aree in cui è vietata l’istallazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a
terra ed anche gli impianti agrovoltaico sono escluse?;

–   Il comma 2) è una ripetizione delle aree idonee dell’art. 3;

–  Le “aree agricole non utilizzabili” per la coltivazione di cui all’art. 2 sono anche aree a rischio idrogeologico quindi “aree inidonee” per gli impianti;

–  Nelle zone classificate agricole dai piani urbanistici non devono essere realizzati neanche gli “impianti agrovoltaici sperimentali”, le caratteristiche sono demandate ad una DGR successiva;

–  anche gli impianti fotovoltaici a terra delle Comunitá energetiche rinnovabili consumano suolo Rapporto ISPRA, 2022.

Art. 10 Disposizione transitoria

Considerazioni finali:

–  Devono essere considerate “non idonee tutte” le aree tutelate dal PPTR, come ad esempio le aree di rispetto del paesaggi rurali e i coni di visuale;

–  L’attuale DdL, è peggiorativo rispetto al Regolamento n.24/2010;

–  Non si possono fare salvi progetti presentati o bocciati che sono in contrasto con la normativa previgente;

–  Vanno considerate zone industriali solo quelle previste dagli strumenti urbanistici e già realizzate e non solo tipizzate.


II Referente Settore Urbanistica e Paesaggio Italia Nostra APS Puglia

Arch. Giacinto Giglio

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Rinnovabili, l’agrivoltaico è fotovoltaico in altra forma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/rinnovabili-lagrivoltaico-e-fotovoltaico-in-altra-forma/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/rinnovabili-lagrivoltaico-e-fotovoltaico-in-altra-forma/#comments Sun, 10 Nov 2024 23:01:09 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16853 Il TAR Puglia sconfessa il Consiglio di Stato e ritiene che l’agrivoltaico sia una subspecie del fotovoltaico. Le norme di tutela del paesaggio, quindi, valgono anche in questo caso

 di Fabio Modesti

Tratto da fabiomodesti.it

La sentenza del TAR Puglia – Sezione di Bari è di qualche giorno fa ma già fa parlare di sé e delle possibili ripercussioni per lo sviluppo dell’agrivoltaico. Per i giudici amministrativi pugliesi, infatti, «[…] Può, pertanto, affermarsi che l’impianto agri-voltaico (o agro-voltaico) rappresenta una sub specie del genus fotovoltaico in ambito agricolo, caratterizzato da soluzioni tecniche innovative per non compromettere la continuità dell’attività agricola. Da tale premessa discende l’applicabilità di tutte le regole a cui devono soggiacere gli impianti che producano energie rinnovabili, vieppiù osservando che la norma derogatoria testé esaminata [decreto-legge 1 marzo 2022, n. 17 “Impianti fotovoltaici in ambito agricolo”], nel riconoscere la sussistenza della nuova tecnologia del fotovoltaico rappresentata dall’agri-voltaico, si preoccupa solo dell’aspetto relativo agli incentivi economici, in assenza di deroghe alle nome poste a tutela dei valori territoriali, ambientali e paesaggistici, ivi compresi quelli inerenti gli aspetti rurali e colturali. Non vi sono pertanto, a giudizio (meditato) del Collegio, elementi normativi o regolamentari per ritenere che gli impianti agri-voltaici (o agro-voltaici), sia pur con il suddetto favor legislativo, non debbano rispettare i valori paesaggistici, ambientali e rurali tutelati da norme costituzionali, statali e regionali, anche in base al noto principio in base al quale la legge tam dixit quam voluit». Di parere diametralmente opposto, finora, è il Consiglio di Stato già espressosi in materia con una sentenza di cui abbiamo scritto a gennaio di quest’anno in base alla quale «l’agrivoltaico è un settore di recente introduzione e in forte espansione, caratterizzato da un utilizzo “ibrido” di terreni agricoli, a metà tra produzioni agricole e produzione di energia elettrica, che si sviluppa con l’installazione, sugli stessi terreni, di impianti fotovoltaici, che non impediscono tuttavia la produzione agricola classica. In particolare, mentre nel caso di impianti fotovoltaici il suolo viene reso impermeabile e viene impedita la crescita della vegetazione (ragioni per le quali il terreno agricolo perde tutta la sua potenzialità produttiva), nell’agrivoltaico l’impianto è invece posizionato direttamente su pali più alti, e ben distanziati tra loro, in modo da consentire alle macchine da lavoro la coltivazione agricola. […] Logico corollario della delineata differenza tra impianti agrivoltaici e fotovoltaici è, come correttamente osservato dalla sentenza impugnata, quello secondo cui gli stessi non possono essere assimilati sotto il profilo del regime giuridico […]».

Anche per l’agrivoltaico valgono le regole del Piano paesaggistico

Il TAR Puglia è stato chiamato ad esprimersi circa la legittimità del diniego di un provvedimento unico autorizzativo (Paur) da parte dell’amministrazione provinciale di Brindisi relativo ad un impianto agrivoltaico della potenza nominale di oltre 5 MW da realizzare su oltre 11 ettari in territorio del Comune di Brindisi. Il diniego all’autorizzazione è scaturito a seguito della conferenza dei servizi nella quale la maggior parte delle amministrazioni pubbliche hanno espresso parere negativo. Le motivazioni alla base del diniego, ritenute dal TAR fondate ed esaustive, hanno riguardato la prevalenza della tutela del paesaggio sullo sviluppo dell’impianto da fonti rinnovabili (FER) proposto. In particolare la conferenza dei servizi ha evidenziato che «la presenza di altri campi fotovoltaici nelle vicinanze rispetto a quello proposto, fa sì che il campo in questione genererebbe ulteriore artificializzazione dei luoghi nelle loro componenti strutturali e percettive; con riferimento alle componenti antropiche e storico/culturali, e in particolare le componenti dei paesaggi rurali, il progetto compromette la conservazione dei paesaggi rurali storici e la trama agraria che nell’area di intervento, mediante alternanza di colture orticole, uliveto, frutteto, vigneto e seminativi, ha generato il mosaico agricolo tipico della campagna brindisina; le stesse direttive contenute nella Sezione C2 della Scheda d’Ambito della Campagna Brindisina prevedono che i soggetti pubblici e privati, nei piani e nei progetti che comportino opere di rilevante ì trasformazione territoriale, come quello in esame, adottino “misure per contrastare la proliferazione delle serre e di altri elementi di artificializzazione delle attività agricole intensive con particolare riferimento … omississ.. alle opere di rilevante trasformazione territoriale, quali i fotovoltaici al suolo che occupano grandi superfici; gli interventi progettati, riconducibili al sito del campo agrovoltaico, alle cabine di trasformazione e smistamento e al tracciato del cavidotto interrato, comportino pregiudizio alla conservazione dei valori paesaggistici dei luoghi e contrastino con le previsioni della NTA del PPTR e con quanto previsto dalla Sezione C2 della Scheda d’Ambito della Campagna Brindisina, nei suoi Obiettivi di Qualità Paesaggistica e Territoriale e nella normativa d’uso in essa riportati; in riferimento alle componenti visivo percettive, il campo agrovoltaico in progetto altera le componenti e le relazioni funzionali, storiche, visive, culturali, simboliche ed ecologiche che caratterizzano la struttura delle figure territoriali d’ambito interessate; il parco agro-voltaico comporterebbe un’ulteriore sottrazione di suolo andando a modificare non solo gli attuali assetti colturali ma l’omogeneità di un paesaggio altrimenti occupato da vegetazione naturale o ad uso agricolo; il parco agro-voltaico con le relative opere annesse andrebbe ad incidere sulla giacitura della maglia agricola tanto più in ragione del fatto che il progetto ricade in aree agricole destinate, anche solo potenzialmente, alle produzioni di qualità e che il territorio in cui è immerso il progetto in questione è interessato da produzioni agricole di particolare qualità e tipicità». Vedremo se il Consiglio di Stato sarà chiamato ad esprimersi su questa sentenza e se confermerà l’orientamento espresso in passato. Certo è che almeno in Puglia il via libera all’agrivoltaico, forse pure con la legge sulle aree idonee, non idonee ed ordinarie in discussione in Consiglio regionale, non è in discesa.

In copertina: impianto agrivoltaico dell’azienda agricola Svolta s.r.l. a Laterza (TA)

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Speculazione energetica in Sardegna: consegnate più di 210 mila firme per la Legge di Iniziativa Popolare Pratobello24 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/speculazione-energetica-in-sardegna-consegnate-piu-di-210-mila-firme-per-la-legge-di-iniziativa-popolare-pratobello24/ Thu, 24 Oct 2024 15:00:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16812 di Maria Cariota

Il 2 ottobre scorso una enorme folla si è radunata in Via Lepanto, a Cagliari, davanti al Consiglio Regionale. Decine i pullman da tutta la Sardegna che hanno raggiunto il capoluogo.

Al suono delle launeddas, poco prima di mezzogiorno, attraverso una catena umana, sono state fatte scorrere verso il palazzo del Consiglio le scatole contenenti le 210.729 firme raccolte dal primo agosto al 16 settembre per la Legge denominata Pratobello24, sostenuta da numerosi sindaci, comitati e associazioni. Il presidente del Consiglio Regionale Comandini ha ricevuto una rappresentanza, che ha consegnato ufficialmente i moduli.

«Siamo di fronte a un risultato eccezionale», ha commentato il sindaco di Orgosolo, Pasquale Mereu, tra i promotori dell’iniziativa. “L’obiettivo non è bloccare la transizione energetica, ma contribuire a una transizione che rispetti il territorio e sia a favore del popolo sardo e non delle multinazionali».

La speculazione energetica colpisce l’isola in modo feroce

La proposta di legge è solo l’ultima delle iniziative organizzate per cercare di fermare la speculazione energetica che sta colpendo l’isola in modo feroce. I numerosi comitati sardi questa estate sono stati impegnati in presidi e manifestazioni, tra cui la ribellione di metà luglio ad Oristano, dove molti cittadini hanno cercato di fermare alcuni tir in uscita dal porto contenenti giganteschi componenti delle pale eoliche, e la rivolta degli ulivi nata a Selargius (luogo in cui dovrebbe essere costruita una stazione di conversione per il collegamento sottomarino ad alta tensione, Tyrrhenian Link), dove, in risposta allo sradicamento degli alberi da parte di Terna, sono arrivati cittadini da tutta l’isola per ripiantarli.

Lo Stato (Decreto Lgs n. 199/2021, Dm 21 giugno 2024) impone alla Sardegna una produzione minima di circa 6.2 GW. Mentre il consumo in Sardegna è di 1.5/2 GW. Non c’è la possibilità di accumulare e trasportare l’energia prodotta (il Tyrrhenian Link sarebbe in grado di veicolare solo 1 GW). Eppure i progetti vanno avanti, presumendo che in futuro saranno disponibili strutture per trasportare l’energia. Sono stati presentati più di 800 progetti, per 3000 pale eoliche, alte più di 200 metri.

Tra i siti coinvolti: la Reggia di Barumini (uno dei simboli della civiltà nuragica), Saccargia (chiesa pisano romanica), Capo Mannu e S’Archittu (con impianti con pale di 300 m off shore), Sant’antioco Carloforte, il Golfo degli Angeli.

Cosa prevede la proposta di legge

La proposta di legge regionale prende il nome dalla rivolta di Pratobello del giugno del 1969, una mobilitazione non violenta di migliaia di donne, uomini, bambini che riuscì a impedire allo Stato di realizzare un poligono militare sui pascoli nel comune di Orgosolo.

La Legge Pratobello24 si muove nell’ambito della normativa urbanistica (di competenza esclusiva della Regione Autonoma e Speciale della Sardegna) e prevede il recepimento delle disposizioni restrittive e vincolistiche già contenute in piani e programmi di emanazione regionale, nazionale e comunitario, mai tradotti fino ad ora in norme urbanistiche in grado di evitare irreversibili compromissioni del territorio.

La proposta di legge prevede il divieto di realizzare impianti eolici e fotovoltaici a terra nelle aree oggetto di salvaguardia per il valore storico, archeologico, agricolo e naturale (fatte salve le comunità energetiche). Si tratterebbe di circa il 98% del territorio sardo. L’obiettivo è quello di sfruttare piuttosto le aree già impermeabilizzate (tetti, strade, parcheggi), evitando lo sfruttamento di altro suolo.

Il testo è consultabile qui.

L’avvocato Michele Zuddas, tra i protagonisti della campagna di questi mesi, in un’intervista ad Ottolina Tv spiega: “Di fronte all’attacco alla Sardegna la Regione si è presentata subalterna: al dictat di Pichetto Fratin la presidente Todde ha accettato subito di adottare la legge sulle aree idonee”. “La Regione ha imposto ai Comuni di fornire la mappa delle aree, dando sei giorni di tempo. I Comuni hanno una difficoltà oggettiva nel creare la mappa e ad essi non è stato riconosciuto alcun potere politico. È stato uno scaricabarile, senza partecipazione democratica”.

Riguardo alla moratoria, adottata con la Legge Regionale n. 5/2024, Zuddas commenta: “Abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica riguardo alla moratoria. Nei proclami doveva servire a bloccare la speculazione energetica ma non blocca niente: all’art 1 dice che al fine di scongiurare impatti irreversibili si fa divieto di realizzazione degli impianti eolici o fotovoltaici. Quindi ci saremmo aspettati che le autorizzazioni e i progetti in corso venissero bloccati. Ma la norma è stata interpretata prevedendo che se esiste già la dichiarazione di fattibilità i progetti vanno avanti. Eppure la norma dice qualcosa di diverso. Anche le nuove autorizzazioni non vengono bloccate: i comuni stanno ricevendo nuove richieste per cui la loro partecipazione è limitata a fornire osservazioni entro 30 giorni, che richiedono la nomina di tecnici e documenti corposi con cui rispondere, cosa che nella maggior parte dei casi non è possibile fare.

Da segnalare che il Governo ha impugnato la Legge Moratoria davanti alla Corte Costituzionale, mentre il ministro Tajani in questi giorni ha dichiarato di appoggiare la Pratobello24. “Un corto circuito propagandistico senza precedenti, dicono tutto e il contrario di tutto”, commenta Zuddas.

Cosa succede ora

I comitati e firmatari della proposta di legge Pratobello24 sono ancora in attesa di una risposta. Per la discussione della legge le strade sono due: se ci fosse l’unanimità dei capigruppo il testo potrebbe essere direttamente discusso in Consiglio Regionale, altrimenti dovrebbe passare dalle varie Commissioni. In quest’ultimo caso è difficile prevedere quando potrebbe arrivare all’approvazione. Aggiunge l’avvocato Zuddas: “Dopo la consegna delle firme parte una nuova battaglia, perchè bisogna cercare di proteggere la legge dai tentativi di svuotarla di significato o di insabbiarla”.

Intanto il 22 ottobre le Commissioni consiliari IV e V hanno dato il via libera al DDL 45 sulle aree idonee, che andrà in Consiglio Regionale il 5 novembre. Il rischio è che venga sorpassata la legge di iniziativa popolare, ignorando la voce delle centinaia di migliaia di cittadini sardi che chiedono di contare nelle decisioni che riguardano il destino della loro terra.

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Contro il grande saccheggio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/contro-il-grande-saccheggio/ Tue, 24 Sep 2024 19:15:13 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16759 Nasce a Firenze la Coalizione TESS contro le Speculazioni Energetiche

Comunicato stampa del 23.09.2024

Il 6 settembre 2024, i rappresentanti di comitati e associazioni provenienti da varie zone della Toscana e della Romagna si sono riuniti con l’assessora all’ambiente Monia Monni per discutere sulle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti eolici e fotovoltaici industriali. Questo incontro ha dato vita alla Coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione), un’iniziativa che riunisce 36 realtà, tra associazioni di importanza internazionale, nazionale e comitati locali, preoccupate per l’impatto delle nuove installazioni su terreni agricoli e sulle aree naturali.

La Coalizione TESS nasce dalla necessità di proteggere i territori dall’impatto devastante delle speculazioni energetiche attualmente in atto. Gli incentivi miliardari destinati agli impianti rinnovabili, puntualmente scaricati sulle bollette degli italiani, da qui ai prossimi anni sono infatti destinati a danneggiare irreparabilmente il nostro paesaggio, le aree naturali e i nostri Appennini perché è su questi, anziché sulle aree realmente idonee (urbane, industriali, degradate), che agli investitori (non alla collettività e all’ambiente) conviene installare gli impianti.

L’ingente stanziamento (210 miliardi in 20 anni, pagati con gli oneri di sistema delle bollette elettriche) ha innescato un vero e proprio “assalto alla diligenza” da parte delle multinazionali dell’energia e di innumerevoli società, alcune di queste poco trasparenti. A sottolinearlo è stato il direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria (Uif), l’ente antiriciclaggio della Banca d’Italia, dove in occasione della recente audizione alla camera ha evidenziato che «interessi della criminalità organizzata continuano a essere riscontrati anche nel settore delle energie rinnovabili, sia nelle fasi connesse all’acquisto delle aree da destinare agli impianti sia nelle attività di progettazione, costruzione e installazione degli stessi».

In tutta la Toscana e nei territori limitrofi sono innumerevoli i progetti in corso di autorizzazione, con batterie di accumulo, pannelli fotovoltaici nei campi ed abbattimenti di ettari di boschi nei crinali appenninici per far posto a gigantesche pale eoliche, in uno tra i paesi meno ventosi d’Europa.

Un controsenso rispetto agli obiettivi della lotta al cambiamento climatico, che vengono enunciati anche dalla nuova normativa europea sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), dove la difesa degli ecosistemi, della biodiversità e del suolo rappresenta una condizione imprescindibile per contrastare il cambiamento climatico.

Un controsenso anche rispetto la lotta al dissesto idrogeologico, incuranti delle alluvioni e delle frane che sempre più di frequente flagellano i territori, vengono presentati progetti di enormi pale eoliche con colate di cemento per le fondazioni in aree sottoposte a vincolo idrogeologico.

In un documento inviato dalla Coalizione all’assessora Monia Monni e per conoscenza al Presidente Giani, ai ministri dell’Ambiente e della Cultura e alle Soprintendenze della Toscana, redatto con la consulenza di esperti, sono stati evidenziati i rischi legati al consumo di suolo agricolo, al dissesto idrogeologico, all’abbattimento di boschi e alla perdita di biodiversità nelle aree naturali. Il documento è un appello alla responsabilità.

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nel proprio report del 2023 sul consumo del suolo, ha evidenziato chiaramente che per gli impianti di energia rinnovabile  sono già disponibili aree edificate come coperture di case, magazzini, centri commerciali, parcheggi e tante altre superfici che potrebbero essere ricoperte di pannelli fotovoltaici, raggiungendo ampiamente gli obiettivi 2030.

Se le istituzioni pubbliche non svolgeranno un’adeguata azione di tutela, accadrà anche in Toscana e nelle regioni confinanti quello che è avvenuto negli ultimi mesi in Sardegna, dove il coinvolgimento dell’opinione pubblica contro l’eolico e il fotovoltaico ha determinato innumerevoli proteste rendendo necessaria una netta presa di coscienza della Giunta regionale.

TESS – Transizione Energetica Senza Speculazione

Firenze, 23 settembre 2024

Club Alpino Italiano GR Toscana

Club Alpino Italiano Sezione di Firenze

Italia Nostra Toscana APS

Italia Nostra Firenze

Italia Nostra Arezzo

Italia Nostra Forlì

Italia Nostra Cesena

Italia Nostra Valmarecchia

I Cammini di Francesco in Toscana

WWF Forlì-Cesena

WWF Rimini

LIPU Firenze

Mountainwilderness Italia

ProNatura Firenze

L’Altritalia Ambiente

Gruppo di Intervento Giuridico

Gufi – Gruppo Unitario Foreste Italiane

Amici della Terra

Altura Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti – ODV

Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura ODV

Appennino Sostenibile (Appennino Aretino, Val Tiberina e Montefeltro)

Apuane Libere

Associazione Al di là del Fosso – A’d là dé Foss (Pennabilli, RN)

Comitato Alberi Empoli Viale IV Novembre (Empoli, FI)

Comitato Ambiente e Salute Tuscia (Farnese, VT)

Comitato Gioconda Valmarecchia

Comitato no eolico industriale di Firenzuola (Firenzuola, FI)

Comitato per la Salvaguardia di Postignano (Fauglia, PI)

Comitato per la Tutela del Crinale Mugellano – Crinali liberi (Mugello, FI)

Comitato Pro-Montauto (Manciano, GR)

Comitato Salviamo l’Appennino Faentino-Forlivese

Crinali Bene Comune (Valmarecchia, Appennino Aretino-Romagnolo,

Montefeltro, Alta Val Tiberina)

MaremmAttiva (Pitigliano-Sorano, GR)

Movimento per la Terra

Non Una di Meno Mugello (Mugello, FI)

Terre Val di Cornia (Piombino, LI)

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Eolico in Liguria: massiccio e metodico assalto al territorio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/eolico-in-liguria-massiccio-e-metodico-assalto-al-territorio/ Wed, 18 Sep 2024 13:39:53 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16748 Il Coordinamento Tutela Monte Cerchio lancia l’allarme. Grande e metodico assalto al territorio, gestione ambigua dei progetti di giganteschi impianti eolici in Liguria. Gli aggiornamenti, dove Monte Cerchio era solo l’inizio…

di Coordinamento Tutela Monte Cerchio

Comunicato stampa del 27.08.2024

Non sono passati che poco più di sei mesi, da quando un nuovo progetto di impianto eolico al confine fra Liguria e Piemonte dal nome di “Monte Cerchio”, nei Comuni di Cairo Montenotte, Cengio e Saliceto, ha fatto improvvisamente la sua comparsa nel sito Internet del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, senza che nessuna informazione in merito venisse notificata agli enti locali che rappresentano la popolazione sul territorio. Ne è conseguito un notevole lavoro di approfondimento, da parte di gruppi di cittadini, amministratori e associazioni, interessati a partecipare ed essere coinvolti nel processo di promozione di un modello di sviluppo destinato a produrre un impatto significativo sulla qualità della vita dei luoghi. Ne è nato un coordinamento, firmatario di questo e di alcuni precedenti comunicati stampa. Infatti, sono bastate analisi sommarie della documentazione, per rendersi conto di un approccio totalmente approssimativo, imprecisioni e inesattezze nemmeno troppo nascoste, quando non evidenti errori di valutazione o numerose omissioni. Una situazione ambigua, preoccupante e sospetta, che richiedeva di essere portata all’attenzione dell’opinione pubblica.

Già è possibile tracciare un bilancio delle conoscenze acquisite nell’esperienza degli ultimi sei mesi: Monte Cerchio, purtroppo, era solo l’inizio. Era l’inizio di quello che si configura – senza mezzi termini – come un vero e proprio assalto al territorio. In nome di una corsa agli incentivi e ai finanziamenti erogati per le politiche green, infatti, si sono moltiplicate proposte che in alcuni casi di verde parrebbero non avere niente, qualora prevedano la perdita di ecosistemi e/o insistano su aree da tutelare a livello idrogeologico, ambientale e naturalistico, paesaggistico, storico e artistico. Come è dimostrato, nei dettagli, dall’esame tecnico e specialistico dei progetti del genere presentato. Già, perché non si tratta più di un solo progetto: ogni giorno, nuove richieste di realizzazione spuntano come funghi e coinvolgono l’intera regione.

Mappa Monte Cerchio
Monte Cerchio: mappa progetto dei sette aerogeneratori

Hanno visto, infatti, un incremento esponenziale gli impianti che, via via, sono stati sottoposti alla Valutazione di Impatto Ambientale. Le modalità sono simili, talvolta hanno tratti in comune e, addirittura, diventano sovrapponibili e in competizione gli uni con gli altri. Una giungla inestricabile, che un ritardo normativo ha in parte favorito. Il pericolo – concreto – che lo sfruttamento spinto delle risorse territoriali locali possa assumere i contorni di un approccio mordi-e-fuggi nell’impotenza generale. Perché qualcuno ha deciso che i tempi devono essere ridotti, la semplificazione di procedure e autorizzazioni ha il compito di non ostacolare l’iniziativa imprenditoriale del settore: insomma, è il momento di correre. Anche se è più facile inciampare. Per esempio, qualcuno ha pensato a coinvolgere le comunità locali? A creare consapevolezza, maturare soluzioni condivise, promuovere una cultura democratica e responsabile dell’uso del suolo, degli ecosistemi e della biodiversità? Valori che sono collettivi e che anche la Costituzione protegge, nell’interesse delle future generazioni. No, non ci hanno pensato. In questo contesto, hanno buon gioco anche gli speculatori che, eventualmente e a vario titolo, intendessero approfittarne.

Non solo Monte Cerchio: numerosi progetti nell’intera Liguria

Bric Cian de Vache’ – Albisola Superiore (SV) e Stella (SV): 31 megawatt di
potenza complessiva, 5 aerogeneratori

Bric Dei Mori – Cairo Montenotte (SV) e Pontinvrea (SV): 43,4 megawatt di potenza
complessiva, in corso di istruttoria

Bric Dell’Eremita – Cairo Montenotte (SV) e Pontinvrea (SV): 27 megawatt di
potenza complessiva, 6 aerogeneratori

Bric Naso di Gatto / Monte Negino – Albisola Superiore (SV) e Savona: 7,4
megawatt di potenza complessiva, 2 aerogeneratori; con variante progettuale in
corso d’opera, già autorizzata in precedenza per 4,8 megawatt di potenza
complessiva e 3 aerogeneratori

Bric Schenasso – Castelvecchio di Rocca Barbena (SV) ed Erli (SV): 8 megawatt di
potenza complessiva, 1 aerogeneratore

Bric Surite – Altare (SV) e Cairo Montenotte (SV): 27 megawatt di potenza
complessiva, 6 aerogeneratori

Camponuovo – Cairo Montenotte (SV): 27 megawatt di potenza complessiva, 6
aerogeneratori

Cravarezza – Altare (SV), Calice Ligure (SV), Mallare (SV) e Orco Feglino (SV):
30,1 megawatt di potenza complessiva, 7 aerogeneratori

Forte Baraccone – Altare (SV) e Quiliano (SV): 6 megawatt di potenza complessiva,
4 aerogeneratori

Forte Lodrino – Sassello (SV) confine con Pontinvrea (SV): 31 megawatt di potenza
complessiva, 5 aerogeneratori

Imperia, Monti Moro e Guardiabella – Aurigo (IM), Borgomaro (IM), Castellaro (IM),
Cipressa (IM), Costarainera (IM), Dolcedo (IM), Pietrabruna (IM), Pieve di Teco
(IM), Prelà (IM), Rezzo (IM) e San Lorenzo al Mare (IM): 198,4 megawatt di
potenza complessiva, 32 aerogeneratori

Isola del Vento – Isola del Cantone (GE): 27 megawatt di potenza complessiva, 6
aerogeneratori

Monte Cerchio – Cairo Montenotte (SV), Cengio (SV) e Saliceto (CN): 43,4
megawatt di potenza complessiva, 7 aerogeneratori, altezza sommitale 206 metri e
diametro rotore 162 metri, diametro alla base 5 metri; 117.000 metri quadrati di
consumo di suolo, corrispondente a 16 campi da calcio; 208.000 metri cubi di scavi;
36 Comuni interessati dall’impatto panoramico del progetto, in Liguria e Piemonte

Piandelmelo – Cairo Montenotte (SV) e Savona: 9 megawatt di potenza
complessiva, 3 aerogeneratori

Piccapietre – Altare (SV) e Cairo Montenotte (SV): 22,5 megawatt di potenza
complessiva, 5 aerogeneratori

Strinate – Calice Ligure (SV): 2,7 megawatt di potenza, 1 aerogeneratore

Surite del Cuculo – Cairo Montenotte (SV) confine con Savona: 5 megawatt di
potenza complessiva, 2 aerogeneratori

Monte Cerchio Coordinamento – Le Associazioni Locali:

Associazione Ambiente 21 SdB
Associazione Culturale ODV “Il paese” – periodico roerino
Associazione Laboratorio Synthesis
Associazione per la Difesa della Salute, dell’Ambiente e del Lavoro
Associazione per la Rinascita della Valle Bormida ODV
Associazione PiediXTerra
Associazione Progetto Vita e Ambiente
Canale Ecologia
Comitato CulturAmbiente
ComuneRoero ODV
Forum Salviamo il Paesaggio

L’Arvàngia – Alba, Langhe e Roero
La Porta sulle Langhe Società Cooperativa di Comunità
La Prima Langa – Osservatorio per il Paesaggio delle Valli Alta Bormida e Uzzone
La Via Aleramica APS
Laudato Si’ Bra 2 ODV
Osservatorio per la Tutela del Paesaggio di Langhe e Roero
Parco Culturale Alta Langa associazione no-profit
Valle Bormida Pulita
Valle della Scienza Onlus

Monte Cerchio Coordinamento – Le Associazioni Nazionali:

ARI – Associazione Rurale Italiana
Associazione Nazionale Italiabio
Italia Nostra – Consiglio Regionale del Piemonte
Italia Nostra – Sezione di Alba
Italia Nostra – Sezione di Savona – rappresentazione Consiglio Nazionale
LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli – Delegazione Genova
Pro Natura – Alessandria
Pro Natura – Piemonte
VAS – Verdi Ambiente Società
WWF Italia – Delegato Liguria

((Informazioni:

https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/10455, https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/
Info/10974, https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/11025, https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/
Info/8497, https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/11186, https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/11026))

tutelamontecerchio@gmail.com

Nella foto in copertina (da ferasrl.com) uno dei numerosi impianti già esistenti in Liguria, quello del Monte Greppino: sei aerogeneratori per un totale installato di 25,2 MW, entrato in produzione nel dicembre 2022; realizzato da Fera srl, tra i comuni di Cairo Montenotte, Pontinvrea e Stella, in un’area boschiva ricca di faggi attraversata dall’Alta Via dei Monti Liguri

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Tante pale, ma dove? La sfida della mappatura http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/tante-pale-ma-dove-la-sfida-della-mappatura/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/tante-pale-ma-dove-la-sfida-della-mappatura/#comments Sat, 14 Sep 2024 21:50:13 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16740 Nel vuoto informativo che caratterizza questa fase di assalto di impianti eolici e fotovoltaici a terra al territorio naturale italiano, gli Amici della Terra lavorano ad un WebGIS per la mappatura delle turbine eoliche in progetto ed esistenti, un’iniziativa cruciale per offrire trasparenza e supporto alla pianificazione energetica in Italia

Di Matteo Onori

Articolo pubblicato su Astrolabio.AmicidellaTerra.it l’11.09.2024

Negli ultimi anni, il dibattito sullo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico, ha assunto una dimensione centrale nel panorama politico e ambientale italiano. Gli Amici della Terra hanno da tempo sottolineato l’importanza di un approccio ragionato verso le rinnovabili, opponendosi con fermezza alla proliferazione selvaggia di impianti eolici, e rimarcando la gravità di una pianificazione territoriale carente, che non tiene conto dell’importanza e del valore del paesaggio e della biodiversità [1].

Tuttavia, nonostante un’attenzione sempre crescente, è evidente la mancanza, in Italia, di uno strumento efficace di mappatura delle pale eoliche, indispensabile per comprendere la portata e l’impatto di tali progetti sul nostro territorio. La creazione di un WebGIS dedicato è divenuta pertanto una priorità per garantire trasparenza e informazione. Ogni discussione seria sul futuro energetico del Paese richiede un quadro chiaro dello stato attuale delle installazioni eoliche, dei progetti in approvazione e delle aree coinvolte. È cruciale, sia per chi sostiene lo sviluppo delle rinnovabili sia per chi lo critica, avere un accesso completo e aggiornato ai dati territoriali per valutare gli effetti delle scelte politiche e ambientali.

Un servizio di mappatura delle Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali (VAS, VIA e AIA) sarebbe in teoria già predisposto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), ma risulta inaccessibile da tempo per presunti problemi legati alla sicurezza informatica, impedendo così la consultazione di informazioni vitali per un corretto monitoraggio e una pianificazione consapevole [2]. Informazioni che peraltro dovrebbero riguardare non solo gli impianti eolici, ma tutta una serie di altre tipologie di progetti, tra cui rientrano, ad esempio, i progetti fotovoltaici, le strutture di rete elettrica e di stoccaggio dell’energia.

Per capire la vastità del problema, e di conseguenza anche la necessità di uno strumento che raccolga il più possibile le informazioni con il fine di renderle liberamente e facilmente fruibili, è utile ricordare che al 30 giugno 2024 risultano attive oltre 2000 richieste di connessione per impianti eolici, per un totale di 191 GW di potenza [3]. Un valore che oggi supera già di sette volte l’obiettivo di 28,1 GW fissato per il 2030 dal nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), inviato dall’Italia alla Commissione europea lo scorso giugno [4].

Un altro aspetto da non sottovalutare è che non sono solamente i cittadini e le amministrazioni a non avere un quadro chiaro del numero e della localizzazione delle pale eoliche, ma spesso anche le società stesse che propongono i progetti. Non sono rari, infatti, i casi di nuovi progetti presentati che ricadono in aree non idonee, in prossimità di impianti già esistenti o in progetto che stanno concludendo l’iter amministrativo per la loro approvazione. Questo caos è il risultato di una corsa indiscriminata e insostenibile verso le rinnovabili, guidata dalla volontà delle società proponenti di assicurarsi per prime le aree più ventose e quindi più redditizie. Un far west alimentato dalla concentrazione spaziale dei progetti:oltre il 90% della potenza eolica attualmente in funzione (11,6 GW di 12,7 GW) e l’85% di quella in approvazione (162 GW di 191 GW)
 è concentrato nelle sole regioni Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna, Campania e Calabria [3].

Tuttavia, avere accesso alla posizione delle pale è solo l’ultimo dei problemi. Il primo ostacolo è individuare i progetti (e relativa documentazione) già presentati e quelli che, di volta in volta, vengono depositati quasi quotidianamente. A gran parte di essi, ovvero quelli che secondo l’Allegato IV del Dlgs 152/2006, essendo superiori a 30 MW di potenza, sono soggetti a VIA statale, si ha accesso tramite il sito del MASE [2]. Gli impianti inferiori a 30 MW, rientrando nella competenza regionale, devono essere ricercati sui vari portali regionali. Anche a causa di questa eterogeneità e molteplicità delle fonti di informazione, seguire l’iter amministrativo di migliaia di progetti risulta assai complicato. Eppure, sarebbe fondamentale avere un quadro chiaro e costantemente aggiornato del loro stato di avanzamento, e non solo per sapere dove saranno localizzate le pale, ma anche per conoscere i termini entro cui è possibile presentare le osservazioni. Questo processo, già di per sé complicato per l’elevato numero di progetti da monitorare, è reso ancora più difficile dalle continue modifiche e revisioni apportate alla documentazione tecnica durante l’iter di approvazione. A ciò si aggiunge, infine, la difficoltà nel reperimento e nel trattamento dei dati sulle pale: la loro posizione viene fornita in ogni progetto in documenti differenti, spesso in formati errati e con sistemi di riferimento non corretti, cosa che comporta un lavoro manuale dispendioso e non sempre automatizzabile di ricerca, sistematizzazione e correzione del dato.

Alla necessità di monitorare i parchi eolici in progetto si aggiunge quella di mappare gli impianti in funzione. A tale scopo, un prezioso strumento già esiste ed è liberamente consultabile. RSE rende infatti disponibili dati sul vento e sulla posizione delle pale tramite l’atlante eolico Aeolian, che ha il solo limite (sic!) di essere aggiornato al 2019. Questo significa che non include le numerose pale installate negli ultimi cinque anni e quelle poche dismesse [5].

Da questo insieme di problematiche è nata l’iniziativa degli Amici della Terra di realizzare una piattaforma che raccolga contemporaneamente impianti eolici in progetto ed esistenti, a differenza di quanto avverrebbe nel WebGIS del MASE, che risulta inaccessibile, o di quanto avviene nell’atlante eolico di RSE, che raccoglie solamente le pale esistenti fino al 2019.

Questo lavoro è iniziato da pochi mesi, con l’obiettivo iniziale di soddisfare esigenze locali specifiche: fornire informazioni dettagliate alle comunità e alle amministrazioni della Tuscia riguardo ai numerosi progetti per l’installazione di pale eoliche al confine tra Lazio e Toscana. In un primo momento, a causa delle dimensioni contenute dell’iniziativa, per la pubblicazione dei dati è stato scelto di utilizzare MyMaps, uno strumento gratuito e versatile per la creazione e condivisione di informazioni geografiche [6]. Grazie alla capacità delle mappe di fornire informazioni chiare, immediate e ad effetto, il progetto ha rapidamente guadagnato l’attenzione di stakeholders e amministrazioni di altre Regioni, raccogliendo decine di migliaia di visualizzazioni, e venendo utilizzato in numerosi eventi ed incontri pubblici, come in occasione degli Stati Generali contro eolico e fotovoltaico a terra [7].

Con l’espansione dell’iniziativa, è emersa la necessità di passare a un sistema più strutturato e professionale, che possa gestire in modo più efficace l’enorme quantità di dati raccolti e sistematizzati negli ultimi mesi. È per questo motivo che gli Amici della Terra stanno già lavorando alla realizzazione di un WebGIS, una piattaforma interattiva online dove le pale eoliche esistenti e in progetto a livello nazionale saranno consultabili. Questa piattaforma, tra le altre cose, offrirà funzionalità avanzate, tra cui la possibilità di filtrare i dati in base alle caratteristiche tecniche delle pale, alla loro ubicazione (onshore o offshore) e allo stato di avanzamento dell’iter di approvazione. Questo strumento sarà fondamentale per consentire ai portatori di interesse di monitorare l’avanzamento dei progetti e di presentare osservazioni in modo informato e tempestivo [8].

In conclusione, la proliferazione degli impianti eolici in Italia richiede un sistema di monitoraggio e mappatura all’altezza delle sfide che il settore delle energie rinnovabili presenta. La mancanza di dati aggiornati e accessibili, unita alla difficoltà di tracciare lo stato di avanzamento dei progetti e delle relative autorizzazioni, ha reso evidente l’urgenza di uno strumento integrato come il WebGIS che gli Amici della Terra stanno in questo momento sviluppando. In questa direzione, ci auguriamo che le istituzioni locali e nazionali riconoscano l’importanza di una mappatura completa e aggiornata e offrano il loro supporto per il completamento e la gestione di questa piattaforma. Un impegno congiunto potrebbe non solo migliorare la trasparenza e l’efficienza nella pianificazione energetica, ma anche garantire che l’espansione possibile delle energie rinnovabili avvenga in modo sostenibile e nel rispetto del paesaggio.

[1] Amici della Terra

[2] MASE

[3] Terna

[4] https://www.mase.gov.it/sites/default/files/PNIEC_2024_revfin_01072024.pdf

[5] https://atlanteeolico.rse-web.it/

[6] MyMaps
Su richiesta è anche disponibile la carta dell’intervisibilità cumulativa, in cui è possibile conoscere, punto per punto, il numero di pale eoliche potenzialmente visibili da un osservatore qualora venissero approvati tutti i progetti presentati.

[7] https://www.italianostra.org/news-nazionali/gli-stati-generali-contro-le…

[8] Uno strumento di questo tipo è stato giù sviluppato, per i progetti eolici in VIA nella sola Sardegna dall’ingegnere Giuliano Urgeghe

A tutte le pagine web in nota è stato possibile accedere al 09/09/2024

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/tante-pale-ma-dove-la-sfida-della-mappatura/feed/ 1
No all’eolico offshore nel golfo di Squillace e alle speculazioni sui territori calabresi http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/no-alleolico-offshore-nel-golfo-di-squillace-e-alle-speculazioni-sui-territori-calabresi/ Tue, 03 Sep 2024 15:20:03 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16720 Il Progetto “Enotria”, che prevede l’installazione di 37 pale galleggianti alte 355 metri, distribuite su una superficie pari a 252 km2, comporterebbe gravi danni agli ecosistemi, al paesaggio, al turismo, ma anche consumo di suolo, per la realizzazione delle altre strutture: i cavidotti, la stazione elettrica di connessione, la stazione elettrica di trasformazione, la buca giunti terra-mare

Pubblichiamo il comunicato di Italia Nostra Catanzaro del 31.08.2024, che chiede al presidente della Regione Calabria di fermare il progetto e a tutti i cittadini di unirsi nella difesa del territorio, firmando la petizione on line.

di Italia Nostra sezione di Catanzaro

Diciamo NO allo scempio del nostro mare e del paesaggio.

Italia Nostra sezione di Catanzaro promuove questa campagna firma per gridare forte il no dei cittadini calabresi e italiani contro il parco eolico offshore che un gruppo industriale multinazionale vorrebbe realizzare nel golfo di Squillace.

CHIEDIAMO PERTANTO AL PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA ROBERTO OCCHIUTO:

a) di preservare la terra che amministra in nome dei cittadini e di tutelarne il paesaggio e il patrimonio storico e artistico, l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni (art. 9 della costituzione della repubblica italiana);

b) di intervenire tempestivamente svolgendo ogni opportuna azione e tutti i necessari atti e provvedimenti politico-amministrativi per interrompere l’iter autorizzativo e di conseguenza bloccare l’esecuzione del progetto dell’impianto off-shore nel golfo di squillace denominato “enotria”.

Firma anche tu contro

Il progetto “Enotria” della Acciona Energia Global Italia S.r.l. che prevede l’installazione di 37 aerogeneratori (pale eoliche) con una potenza complessiva di 555 MW. Ogni pala avrà un’altezza di 355 metri (saranno pertanto ben visibili dalla costa) e collegata alle altre pale da cavidotti marini che raggiungeranno i quattro aerogeneratori più vicini alla costa. Quattro cavidotti tripolari subacquei raggiungeranno un’area vicina alla costa, la Stazione Elettrica di Trasformazione presso Botricello. Da qui, altri cavidotti raggiungeranno la Stazione Elettrica di Connessione presso Scandale, nel Crotonese per poi raggiungere la Stazione Elettrica Terna nel Comune di Scandale. Il tracciato dei cavidotti interrati seguirà la rete stradale e i terreni adiacenti, attraversando i Comuni di Cropani, Botricello, Belcastro, Cutro, Roccabernarda, Crotone e Scandale.

Layout Stazione Elettrica di Trasformazione (dallo Studio di Impatto Ambientale del Progetto)

Preserviamo le nostre bellezze storiche e naturali e riprendiamo in mano il destino delle nostre terre e dei nostri mari, costituiamo, con questa firma, un precedente contro le speculazioni intentate a danno dei nostri territori.

QUESTO NON È SVILUPPO. QUESTA NON È LA SVOLTA GREEN.

Il mare del Golfo di Squillace è il paesaggio di cui si gode dalla costa e da tutte le altezze del territorio circostante, dalla Sila alle Serre Vibonesi. Il Golfo di Squillace è zona di interesse archeologico, ambientale e naturalistico sulla costa, nell’entroterra e sui fondali marini e fa parte dell’ultimo scorcio di paesaggio oggetto di tutela apprezzabile dalla città di Catanzaro e da tutti i Comuni calabresi che godono della vista del mare Jonio e che hanno il diritto di avere come confine il solo orizzonte naturale, dove le acque si uniscono al cielo. 

La Calabria ha già sacrificato troppi paesaggi in nome dell’arricchimento di aziende che non portano benessere alle comunità locali, ma solo deturpano la nostra unica risorsa di sviluppo: la bellezza del territorio! Ora basta pale eoliche per terra e per mare !

Localizzazione dell’impianto (dalla Relazione Tecnica del progetto)

Sarebbe un danno irreparabile per lo sviluppo turistico di questa regione, il quale rappresenta ancora un’opportunità di occupazione in una terra afflitta dall’emigrazione giovanile.

Non viene offerto nulla in cambio ai territori devastati in nome dell’arricchimento delle multinazionali, né sconti in bolletta, né sviluppo: oltre al danno, la beffa. Tuttavia sia chiaro, la calabria non si svende ! Non baratta nulla in cambio dello scempio del suo paesaggio, della sua storia millenaria, del suo patrimonio archeologico, della sua biodiversità.

Italia Nostra sezione di Catanzaro

31.08.2024

Firma qui la petizione on-line.

Consulta i documenti sulla pagina del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica

Segui la pagina FB di Italia Nostra sezione di Catanzaro

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“Aree idonee” per pannelli solari e pale eoliche: sicuri di voler festeggiare? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/aree-idonee-per-pannelli-solari-e-pale-eoliche-sicuri-di-voler-festeggiare/ Thu, 11 Jul 2024 22:05:18 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16663 di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 08.07.2024

È stato pubblicato il decreto governativo che disciplina chi e come debba definire le aree idonee a posizionare pannelli e pale eoliche. Il rischio di iniquità, impatti sociali, ecologici e ambientali e di nuovi consumi di suolo è concreto, osserva il prof. Pileri. Sacrificando le uniche due procedure per arginare il degrado ambientale, a vantaggio di pochi

In diversi festeggiano per il decreto aree idonee del 21 giugno scorso, ovvero il decreto che fissa chi e come deve definire le aree idonee a posizionare pannelli solari e pale eoliche (entrato in vigore lo scorso 4 luglio dopo pubblicazione su gazzetta ufficiale n. 153). Inviterei a valutare bene che cosa sta succedendo perché non mi pare sia tutto oro quel che esce dal cilindro. Ovvio che piace al fronte degli energetici e degli investitori in rinnovabili, ma questo non basta per dire che sia immune dalla produzione di iniquità, di impatti sociali, ecologici e ambientali e che non avvii nuovi consumi di suolo. Spieghiamo il perché, con calma e sempre ricordando a tutte e tutti che le prime e uniche aree idonee sono quelle già asfaltate o costruite, sempre che non siano vincolate paesaggisticamente.

Partiamo dalla definizione di aree idonee che rimane un compito delegato alle Regioni (art. 1, c. 2, pt. a): “le aree in cui è previsto un iter accelerato e agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a fonti rinnovabili e delle infrastrutture connesse secondo le disposizioni vigenti di cui all’art. 22 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199;”. A parte il fatto che a descrivere le aree è un iter e non la sostanza di cui sono fatte le aree (e questo è già una bizzarria che, peraltro, senza dirlo lascia spazio ad altra bizzarria: le 20 Regioni definiranno 20 idoneità diverse), iniziamo con il dire quanto è ancora doloroso quel rimando ad altra legge (titolo: “Procedure autorizzative specifiche per le aree idonee”), con tanto di imbarazzante problema (che denunciamo da tempo).

“1. La costruzione e l’esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili nelle aree idonee sono disciplinati secondo le seguenti disposizioni: a) nei procedimenti di autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili su aree idonee, ivi inclusi quelli per l’adozione del provvedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via), l’autorità competente in materia paesaggistica si esprime con parere obbligatorio non vincolante. Decorso inutilmente il termine per l’espressione del parere non vincolante, l’amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione; b) i termini delle procedure di autorizzazione per impianti in aree idonee sono ridotti di un terzo. 1-bis. La disciplina di cui al comma 1 si applica anche, ove ricadenti su aree idonee, alle infrastrutture elettriche di connessione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e a quelle necessarie per lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale, qualora strettamente funzionale all’incremento dell’energia producibile da fonti rinnovabili. 1-ter. La disciplina di cui al comma 1 si applica altresì, indipendentemente dalla loro ubicazione, alle infrastrutture elettriche interrate di connessione degli impianti di cui medesimo comma 1”.

In sostanza che si dice? Appena le Regioni avranno deliberato le aree idonee (tra sei mesi, se va bene), per gli impianti fotovoltaici, agrivoltaici ed eolici la Valutazione di impatto ambientale, laddove prevista, varrà come il due di picchevisto che, per decreto, chi dovrà esprimersi parlerà al nulla: il suo parere non sarà vincolante e pure affrettato. Insomma, l’autorità competente lavorerà a vuoto: e allora perché mai dovrà lavorare? A beneficio di chi e di che cosa? Saranno risparmiate dalla Via anche le opere di movimentazione terra per realizzare i tunnel chilometrici per portare i cavi per l’elettricità alle cabine “infrastrutture elettriche interrate di connessione” e/o quelle per raggiungere le cabine di raccolta nazionale. C’è da fare festa? No. Con due decreti sono riusciti ancora a imbavagliare la Valutazione di impatto ambientale e questo non va bene affatto. Le compagini politiche ambientaliste non hanno nulla di cui festeggiare perché accettare che la corsa alle rinnovabili renda legittimo l’azzeramento della Via è semplicemente grave e apre a successive richieste pericolose davanti alle quali sarà ora più difficile dire che non si è d’accordo. Perché non scontare la Via anche ad altre opere “ambientali” come ponti ferroviari sul mare, ecogasdotti, centrali a biomassa, caserme dei carabinieri forestali o, magari pure depositi di rifiuti? 

Via e Valutazione ambientale strategica (Vas) sono sacre e rimangono le uniche due procedure per arginare il degrado ambientale ed è grave decidere di eliminarle/scontarle/zittirle. Sono già oggetto di continuo attacco e molte fatte giusto per farle (specie le Vas). Se addirittura le inertizziamo per decreto, non rimane più nulla per arginare il declino. Semmai il governo attuale avrebbero dovuto moltiplicare gli investimenti così da qualificare meglio e ampliare la rosa dei tecnici nei ministeri preposti a verificare queste Via e Vas. Questo andava fatto, approfittando della grande palestra offerta dalla transizione energetica e dagli extraprofitti che questo mondo incasserà e da cui si sarebbe potuto generare un fondo pubblico per una task force dedicata a Via e Vas. Invece hanno fatto l’esatto contrario: depotenziato lo strumento e non irrobustito i suoi tecnici. C’è poco da essere contenti. Lo saranno forse gli energetici della transizione veloce a qualunque costo (sempre che non facciano pannelli e pali in fianco alle loro case al mare o ai monti). Lo sarà la generazione degli speculatori eco green. Lo saranno quelli del “meglio così che le energie fossili”. Ma chiedete a quanti dovranno cedere le loro terre per ospitare le rinnovabili, se sono contenti come voi. Chiedete a chi si vedrà una pala eolica a due passi da casa.

Ma c’è dell’altro per cui non stare allegri per nulla. Il decreto governativo suggerisce alle Regioni di considerare idonee le “aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica” (art. 7, c. 2, pt. b). Qui ci sono due gravi problemi. Il primo: un’area a cui è assegnata una destinazione urbanistica è, a oggi e al 90%, un suolo completamente libero e spesso in buona salute. Non ha nulla di compromesso solo perché il piano urbanistico ne prevede la trasformazione ad altro uso. Potenzialmente potrebbe addirittura diventare prato o bosco e concorrere ad accrescere la quota di aree da riportare a livello di buona naturalità per il regolamento Ue della “Nature restoration law”. Invece qui, con il solito fare all’italiana, il decreto fa passare la “previsione” di trasformazione per qualcosa che ha già degradato quell’area e quindi, ope legis, decide di salvarla rendendola idonea per impianti fotovoltaici. Scientificamente inaccettabile. Anzi apre a un pericoloso e perverso giochino: si fa una variante di piano trasformando un’area agricola in area logistica e poi si chiede alla Regione di aggiornare la carta delle aree idonee e così si ottiene la possibilità di installare i lucrosi pannelli.

In tutto questo, vi è anche sotto traccia la gravità che a prevalere nelle decisioni di idoneità delle aree sia sempre e solo un criterio amministrativo e non uno ambientale né ecologico. Nel decreto l’idoneità non passa dall’analisi eco-pedologica di suoli: non vedo che cosa ci sia da festeggiare. La seconda cosa tocca il tema dell’equità. Favorendo l’idoneità alle aree previste per logistica o produzione, etc., il decreto sta servendo a un determinato target di investitori privati (peraltro spesso posseduti a loro volta da fondi di investimento e capitali stranieri) una grande possibilità di fare speculazione energetica sui loro terreni che potranno consumare liberamente, pure evitando di mettere i pannelli sui loro tetti. Ci va bene? C’è da festeggiare?

E, per finire, questo decreto non ha fermato ancora il problematico decreto legislativo n. 199 del 2021 (promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili) dove con un colpo di spugna si è deciso che sono aree idonee tutte quelle aree agricole che si trovano entro 500 metri attorno a stabilimenti produttivi (anche capannoni logistici) o impianti industriali o centri commerciali: le hanno chiamate “solar belt” (art. 20). Queste aree continuano a essere idonee fin quando le Regioni non approveranno le loro. Ma a quel punto si troveranno costrette a includerle, pena una pioggia di ricorsi. Non a caso il decreto del governo invita le Regioni proprio a includerle (come infatti dice l’art. 7 c.2 pt. c). E poi, non sottovalutiamo il fatto che, nonostante della necessità di definire le aree idonee si sapesse da un anno, il decreto ha deciso di dare alle Regioni sei mesi per approvare le loro aree idonee (art. 3), pertanto in questo transitorio fioccheranno richieste di solar belt e altre richieste nelle more delle aree idonee.

Stiamo parlando di una quantità enorme di aree agricole che sfuggirà ai criteri di idoneità delle Regioni: quasi quasi in certi casi potrà convenire rilevare un piccolo capannone dismesso per ottenere di diritto una grande area pannellizzabile attorno. Già, perché, se hai un ettaro a magazzino (magari per un solo pacchetto) in mezzo alla campagna arrivi ad “autoidoneizzarti” due ettari attorno e in più potrai usarti i tuoi ettari interni al sedime: bingo. Ovvio che tutto questo è configurabile come una deroga bella e buona ai criteri di idoneità ed è altrettanto ovvio che tutto ciò accelera le speculazioni, con buona pace degli energetici e della loro fretta a passare alle rinnovabili. Prova ne è che in un battibaleno società energetiche italiane e straniere, fondi di investimento e altri soggetti non ben definiti si sono attaccati alle mail di geometri e architetti di campagna promettendo loro lauti guadagni: dai cinquemila ai 60mila euro di compenso solo per fare scouting ovvero per trovare proprietari disponibili a cedere aree papabili per le solar belt e non solo, da presentare a investitori energetici. Visto? Questa è la prova provata di come fare una legge che anziché orientare verso una transizione giusta ed ecologica, ne disegna una facile per le finanziarie che usano le rinnovabili per speculare

In ultimo ricordiamo ancora che nessuno sta sollevando il dubbio che, per come è stata congegnata, l’attuale transizione è di fatto una privatizzazione ante litteram. Quando si raggiungerà la soglia di produzione energetica rinnovabile desiderata, saranno le centinaia di operatori privati (oppure le poche unità, se scopriremo un giorno che si saranno fusi tra loro) ad avere il pieno controllo della produzione di energia per il Paese e potranno spegnere l’interruttore se vorranno. A quel punto lo Stato e gli interessi collettivi usciranno di scena o si troveranno in una posizione assai complessa e certamente più ricattabile. Chi oggi ci sta garantendo che un domani ciò non accadrà? Altro motivo per non festeggiare ma per concentrarsi sul da farsi. 

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

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Val di Cornia, nuovo Comitato di giovani imprenditori agricoli contro le speculazioni energetiche nei campi http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/06/val-di-cornia-nuovo-comitato-di-giovani-imprenditori-agricoli-contro-le-speculazioni-energetiche-nei-campi/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/06/val-di-cornia-nuovo-comitato-di-giovani-imprenditori-agricoli-contro-le-speculazioni-energetiche-nei-campi/#comments Tue, 25 Jun 2024 13:28:42 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16630 del Comitato Terre di Val di Cornia – Comunicato del 21.06.2024

La Val di Cornia (LI) non vuole lasciare che le industrie delle energie rinnovabili si impossessino del suo territorio, in particolare ricoprendo i campi di pannelli fotovoltaici, e dovrà attivarsi con tutte le forze per bloccare gli impianti. È quanto è emerso dal primo incontro del Comitato Terre di Val di Cornia, fondato da un gruppo di giovani imprenditori agricoli e che ha già riscosso l’adesione di importanti realtà agricole, turistiche e produttive.

Il Comitato si è riunito martedì scorso presso il Podere San Giuseppe (zona Casalappi). Erano presenti, oltre che i fondatori Marco Bonucci, Niccolò Pini e Andrea Larini, diversi rappresentanti di aziende agricole ed agrituristiche, cooperative agricole ed esponenti politici e delle istituzioni locali. Da quest’incontro è emerso un quadro allarmante: la Val di Cornia è presa di mira da numerose società di produzioni energetiche con almeno sei progetti di mega impianti tra fotovoltaico a terra, agrivoltaico e pale eoliche. Queste imprese si rivolgono direttamente ai proprietari dei terreni offrendo somme pari a quattro o cinque volte il valore di mercato dei terreni agricoli arrivando in qualche caso a pagare fino a 170.000€ all’ettaro per realizzare stazioni di stoccaggio elettriche (impianti BESS). I progetti presentati prevedono centinaia di ettari di pannelli sparsi tra i comuni di Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto e circa 14 pale eoliche. Uno scenario folle, che se venisse avallato porterebbe la Val di Cornia a trasformarsi in pochi anni da un territorio a forte vocazione agricola ed alto valore paesaggistico, ad una vasta zona industriale dedita alla produzione​ di ​energia ​elettrica. La situazione è molto preoccupante in quanto la normativa nazionale permette di realizzare fotovoltaico a terra anche su terreni agricoli purché si trovino nel raggio di 500 metri da una zona considerata industriale, artigianale o commerciale, nel caso della Val di Cornia ciò rappresenta una buona parte della sua superficie agricola.

Finora sono stati individuati i seguenti progetti, che rappresenterebbero uno sconvolgimento dell’agricoltura, del paesaggio e del turismo in Val di Cornia:

• Agrivoltaico, loc. Campo alla Croce, comuni di Piombino e Campiglia Marittima, 27 ettari. – Sorgenia Renewables srl.

• Agrivoltaico, loc. Alturetta e loc. Paduletto, comune di Piombino, 56 ettari. Orta Energy 14 srl.

• Eolico, comuni di Piombino e CampigliaMarittima, 8 pale eoliche San Nicola Energia srl.

• Eolico, loc. Casalappi, comuni di Piombino, CampigliaMma e Suvereto, 6 pale (?) Pellestrina srl. (Documentazione non ancora disponibile.)

• Fotovoltaico, loc. Franciana, comune diPiombino, 31 ettari. IREN Green Generation Tech srl.

• Fotovoltaico, comuni di Campiglia Marittima eSuvereto, 100 ettari. IREN Green Generation Tech srl.

Riguardo a quest’ultimo progetto del gruppo IREN, si è espresso Riccardo Guadagnini, titolare di un’azienda agricola in località San Giovanni (Suvereto), che rischia di vedersi espropriato di dieci ettari di campi e uliveti pienamente produttivi per la costruzione di una sotto-stazione dell’impianto.

Si sa che oltre ai suddetti progetti ufficialmente depositati sono in corso di progettazione numerosi altri impianti dello stesso tipo. Questi primi impianti, in particolare del gruppo IREN, sarebbero delle pericolose porte d’ingresso per una serie di progetti simili che, a cascata, potrebbero beneficiare delle infrastrutture ​già​ presenti. È intervenuto, tra gli altri, il presidente della cooperativa Terre dell’Etruria, Massimo Carlotti, che ha ribadito la sua volontà di proteggere la vocazione agricola dei campi e le sue perplessità riguardo i progetti agrivoltaici. Erano presenti anche l’assessore del Comune di Suvereto Marco Toninelli e il neo eletto consigliere di opposizione Edoardo Parello che hanno confermato l’unanime supporto del consiglio comunale di Suvereto in questa battaglia. Tutti hanno auspicato che i comuni della Val di Cornia si esprimano quanto prima contro questi progetti, facendo sentire la loro voce ai livelli superiori di Regione e Ministero.

Il presidente del Consorzio dei vini Suvereto Val di Cornia, Daniele Petricci, ha rinnovato il sostegno al   comitato,   come   altri   soggetti   imprenditori   agricoli   e   privati. La riunione si è conclusa con la nomina di Marco Bonucci come coordinatore del Comitato e la programmazione di un’assemblea pubblica nella prima settimana di luglio nella zona pedonale di Venturina Terme.

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Gli Stati generali contro l’eolico e il fotovoltaico a terra fanno il pieno di adesioni: “Non si può salvare il Pianeta danneggiando il Paesaggio e la Biodiversità” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/05/gli-stati-generali-contro-leolico-e-il-fotovoltaico-a-terra-fanno-il-pieno-di-adesioni-non-si-puo-salvare-il-pianeta-danneggiando-il-paesaggio-e-la-biodiversita/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/05/gli-stati-generali-contro-leolico-e-il-fotovoltaico-a-terra-fanno-il-pieno-di-adesioni-non-si-puo-salvare-il-pianeta-danneggiando-il-paesaggio-e-la-biodiversita/#comments Thu, 23 May 2024 21:22:21 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16586 Comunicato stampa di Coalizione Articolo 9 del 23.05.2024

Hanno avuto avvio ieri gli Stati Generali contro l’eolico ed il fotovoltaico a terra promossi dalle associazioni ambientaliste che fanno parte di #CoalizioneArt9. L’iniziativa ha avuto pieno successo considerando che, in appena 20 giorni sono state raccolte quasi 500 adesioni, di cui 90 tra sindaci e amministratori locali e 120 tra Comitati, Associazioni culturali, imprenditoriali e Aziende agricole.

Nel corso della mattinata, alla presenza di oltre 250 delegati, sono intervenuti sindaci e amministratori locali della Tuscia, del beneventano, del foggiano, del  Salento, della Sicilia con la provincia di Trapani in prima linea, della Sardegna, aggredita da ogni parte da gigantesche pale eoliche e da campi sterminati di pannelli solari, della Basilicata con tanti comuni che subiscono ormai il secondo assalto ai loro crinali, della Campania con l’Irpinia e il beneventano, della Calabria con la provincia di Catanzaro e l’eolico off-shore, dell’Abbruzzo e del Molise, già coinvolto nei decenni passati e ora minacciato da ulteriore sviluppo di grandi impianti, della Tuscia, dell’Umbria e delle Marche, della Basilicata e, infine, dell’Appennino tosco emiliano con il Mugello, la  Valmarecchia e Montefeltro.

Tutti gli intervenuti agli Stati Generali hanno concordato che, anche approfittando della campagna elettorale per le elezioni europee, sia giunto il momento di richiedere ai partiti una profonda revisione delle politiche per le fonti rinnovabili, abbandonando i progetti di espansione sul territorio degli impianti eolici e fotovoltaici a terra in assenza di qualsiasi pianificazione.  “Non si può salvare il Pianeta danneggiando il Paesaggio e la Biodiversità”. Questa la rivendicazione dei territori e le comunità aggredite, che denunciano i gravi danni economici, sociali e ambientali causati dalle speculazioni dei rinnovabilisti.

Pertanto, sono state ribadite le richieste:

1) che i pannelli fotovoltaici debbano essere installati solo sulle superfici edificate, sulle aree degradate o nelle aree di bonifica, al di fuori dei centri storici;

2) che debba essere cancellata ogni forma di incentivo e bandita ogni forma di speculazione a spese delle comunità locali;

3) che gli impianti energetici da fonti rinnovabili possano essere insediati solo ed esclusivamente nelle Aree Idonee definite dalle Regioni, in base a linee guida, senza produrre ulteriore consumo di suolo;

4) che nelle more dell’individuazione delle aree idonee si sospendano nuovi insediamenti;

5) che vengano abrogate le norme che consentono gli espropri di terreni agricoli per la realizzazione di progetti di rinnovabili.

Segreteria Stati Generali contro l’eolico e il fotovoltaico a terra

La Coalizione Articolo 9 è formata da numerose associazioni nazionali e comitati territoriali, in questa occasione da Italia Nostra, Amici della Terra, Mountain Wilderness, Ente Nazionale Protezione Animali, ProNatura, AssoTuscania, Altura, l’Altritalia Ambiente, Crinali Bene Comune, Rete Resistenza dei Crinali, Associazione Italiana Wilderness AIW, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, LIPU Puglia e Basilicata, Centro Parchi Internazionale, Salviamo il Paesaggio, GRIG Gruppo Intervento Giuridico, Comitato per la Bellezza, Comitato per il Paesaggio, Emergenze Cultura e Appennino Sostenibile.

Vai qui per leggere il manifesto e l’allegato tecnico.

Per vedere la registrazione dell’evento vai sul sito di Radio Radicale.

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