Leggi e piani regolatori – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Sun, 19 Jan 2025 09:10:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Leggi e piani regolatori – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Milleproroghe millecatastrofi. Il decreto uccide l’ambiente ed è a rischio infrazione UE. Il governo si fermi! http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2025/01/milleproroghe-millecatastrofi-il-decreto-uccide-lambiente-ed-e-a-rischio-infrazione-ue-il-governo-si-fermi/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2025/01/milleproroghe-millecatastrofi-il-decreto-uccide-lambiente-ed-e-a-rischio-infrazione-ue-il-governo-si-fermi/#respond Sun, 19 Jan 2025 08:56:15 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16970 ll decreto Milleproroghe non ripristina e spazza via le norme che tutelavano gli ulivi in Puglia. Un ecocidio che diventa così permanente

Comunicato di: Associazione “Attuare la Costituzione” _ Comitato Ulivivo _ Associazione “Terra d’Egnazia” del 10.01.2025

Addio alla Puglia degli ulivi, dell’olio e della terra. Con il “milleproroghe”, il Governo ha deciso di distruggere definitivamente un territorio già martoriato da un decennio di leggi scellerate che, con il pretesto del batterio Xylella, hanno consentito l’abbattimento di migliaia di ulivi, secolari e monumentali, la devastazione di un ecosistema già fragile e la distruzione di un’economia locale florida.

Tantissimi cittadini, associazioni e agricoltori, attendevano con trepidazione il ripristino delle normative sospese esclusivamente grazie alla cosiddetta emergenza. Normative che impedivano l’abbattimento degli ulivi e tutelavano così un paesaggio unico al mondo. Oggi, grazie al decreto milleproroghe, quelle leggi vengono spazzate via per sempre, insieme al territorio pugliese.

All’art. 19 della bozza del decreto “milleproroghe” si fa riferimento infatti al Decreto 27/2019 art. 8 e seguenti (poi trasformato nella Legge 44/2019) che prevede la possibilità per sette anni di procedere all’estirpazione degli olivi in zona infetta con una semplice comunicazione alla Regione e «in deroga a ogni disposizione vigente, comprese quelle di natura vincolistica» (incluse VIA e VAS).

Un ecocidio legalizzato che ora, da tempo determinato, rischia di diventare permanente. Abrogando la dicitura “per un periodo di sette anni”, infatti, si da definitivamente spazio, a tempo indeterminato, ai loschi appetiti dei molteplici speculatori che stanno uccidendo la terra di Puglia.

Chi vorrà potrà abbattere ulivi anche monumentali senza dover dimostrare né la presenza del batterio né, tanto meno, il disseccamento. Questo significherebbe portare a compimento la completa riconfigurazione della regione Puglia, “liberando”, come qualcuno da tempo auspicava, i terreni dagli ulivi “obsoleti” (così definiti da alcune associazioni di categoria) e consegnarli alla speculazione del superintensivo e degli impianti agro-fotovoltaici.

Tutto ciò in evidente e imbarazzante violazione della normativa europea, essendo la verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (VIA) di diretta attuazione della Direttiva europea n. 2011/92/UE (così come modificata dalla Direttiva 2014/52/UE) sia per quel che concerne l’impatto ambientale di progetti pubblici e privati, sia per quel che riguarda gli “interventi sull’ambiente naturale o sul paesaggio”.

Pertanto, prevedere una deroga a vita alla normativa sulla Valutazione di Impatto Ambientale comporterà l’attivazione di una procedura d’infrazione per violazione della normativa comunitaria, che verrà pagata dai cittadini e, quindi, oltre al danno la beffa.

Qualora tale abrogazione fosse confermata, l’Associazione “Attuare la Costituzione”, insieme al Comitato Ulivivo e all’Associazione “Terra d’Egnazia” valuteranno la possibilità di procedere anche sul piano legale.

Associazione “Attuare la Costituzione”

Associazione “Terra d’Egnazia”

Comitato Ulivivo

]]>
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2025/01/milleproroghe-millecatastrofi-il-decreto-uccide-lambiente-ed-e-a-rischio-infrazione-ue-il-governo-si-fermi/feed/ 0
Il DDL 1003 sottrae la maggior parte del territorio del Paese alla tutela del paesaggio http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/12/il-ddl-1003-sottrae-la-maggior-parte-del-territorio-del-paese-alla-tutela-del-paesaggio/ Fri, 13 Dec 2024 18:37:24 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16923 Il disegno di Legge n. 1003, di modifica dell’art. 142 del Codice dei Beni Culturali, prevede la cancellazione dei vincoli paesaggistici in tutti i comuni con meno di 10.000 abitanti (quelli non obbligati alla redazione dei piani pluriennali di attuazione), cioè circa l’85% dei comuni italiani. Una proposta assurda che viola l’art 9 della Costituzione

di Giovanni Losavio presidente di Italia Nostra sezione Modena

Nota sul DDL n. 1003 in modifica dell’Art. 142 del D.Lgs. 42/2004 – Cod. Beni Culturali

Il disegno di legge che sottrae alla tutela del paesaggio la maggior parte del territorio del Paese vanifica il precetto dell’articolo 9 della Costituzione. Se divenisse legge, come potrebbe passare al vaglio della stessa promulgazione?

Un perverso automatismo che non dalla irrilevanza paesaggistica, ma dal numero degli abitanti del luogo, fa discendere l’esonero dalla tutela.

La relazione che presenta il Disegno di Legge n.1003, oggi all’esame della VIII Commissione redigente del Senato (Modifica dell’art.142 del codice beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.4, in materia di vincolo paesaggistico per i comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti), fonda la iniziativa legislativa sulla asserita esigenza di colmare la lacuna che la giurisprudenza avrebbe segnalato nella formulazione di quell’articolo. La esenzione dalla tutela paesaggistica è prevista per le aree che, alla data del 6 settembre 1985 (all’entrata in vigore della legge Galasso che ha introdotto la tutela degli elementi essenziali di morfologia del territorio), non comprese nelle zone delimitate dagli strumenti urbanistici come A e B, fossero oggetto di piani (rectius programmi) poliennali di attuazione. I comuni con popolazione inferiore a 10.000 erano esentati (art.6 del d.l. 9/1982) dallo strumento attuativo e quel criterio non può – si dice – per essi valere. Di qui la asserita esigenza di intervenire attraverso una integrazione normativa, al che appunto intende provvedere la iniziativa legislativa, con la drastica disposizione che esonera dalla tutela paesaggistica dell’art. 142 del codice i territori dei comuni con meno di 10.000 abitanti (secondo i dati ISTAT sono 6.691, l’84,75% del totale di 7.896, coprono oltre il 60% della superficie del Paese). I riferimenti di giurisprudenza ai quali la relazione si affida sono risalenti nel tempo a prima della revisione/correzione del codice (2006 e 2008) cui si deve il testo vigente dell’art.142.

Il disegno di legge è espressione di un palese fraintendimento della ratio della esclusione normativa dalla tutela paesaggistica, fondata sul riconoscimento di consolidate e legittime situazioni di fatto che di quella tutela hanno comportato il venir meno degli stessi obiettivi presupposti. La esclusione non può quindi discendere dalla mera disciplina urbanistica della zona vigente al tempo della entrata in vigore della legge che quella tutela ha introdotto (zone A e B compiutamente edificate; zone diverse destinate a nuova edificazione limitatamente alle parti ricomprese in piani attuativi), ma alla effettiva situazione di fatto dei luoghi, nei limiti in cui le previsioni urbanistiche siano state concretamente realizzate.E dunque nei comuni esonerati dalla pianificazione esecutiva la esclusione dalla tutela paesaggistica presuppone necessariamente che le previsioni dello strumento urbanistico generale siano state in concreto attuate, con la realizzazione dei nuovi insediamenti. Il disegno di legge sorprendentemente non considera il testo del comma 2, lettera b), dell’art.142, come integrato con la revisione/correzione del 2006, che ha introdotto l’espressa condizione che le relative [dello strumento urbanistico] previsioni siano state concretamente realizzate. E dunque alla mera disciplina urbanistica di piano il disegno di legge conferisce l’efficacia di prevalere sulla tutela paesaggistica e così si espone a sicuri rilievi di incostituzionalità, per violazione del principio di priorità dei valori del paesaggio fondato sull’art. 9 Cost.”

]]>
I Vandali in casa: il nuovo Sacco di Roma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/i-vandali-in-casa-il-nuovo-sacco-di-roma/ Fri, 29 Nov 2024 18:30:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16886 Non solo iperturismo ma anche nuovo consumo di suolo e nuovo cemento dalle Norme Tecniche Attuative (NTA) in approvazione dal Comune di Roma

del Comitato di Quartiere Pigneto Prenestino, comunnicato del 27.11.2024

Quanto edificato in questi anni nel quartiere romano del Pigneto, dalla Lidl al Kram, dove ogni singolo “vuoto” è stato sostituito da nuove e sempre più imponenti costruzioni potrebbe non essere nulla se nei prossimi giorni verranno approvate dal Consiglio Comunale le nuove Norme Tecniche Attuative (NTA) del Piano Regolatore. Sono oltre 100 pagine di “regole” che dovrebbero “governare” le trasformazioni in città senza tenere in considerazione l’articolazione in tessuti o la zonizzazione dei territori e di quanto serve per migliorare la qualità della vita e per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.

Queste norme prevedono premi in volume, demolizioni con ricostruzione, facili cambi d’uso e tutte le possibili combinazioni per favorire operazioni immobiliari dando la possibilità di “monetizzare” la mancata realizzazione dei servizi standard come spazi verdi e parcheggi. Al contrario non ci sono criteri per tutelare le aree da destinare a verde, per adeguare i servizi, fermare il consumo di suolo e contrastare i rischi climatici.

 Non si può e non si deve lasciare che il cambiamento dei territori sia guidato dalla crescita dei profitti dei privati per realizzare città ad esclusivo vantaggio della presenza turistica e a detrimento dei residenti.

Come Comitato di Quartiere ci uniamo all’appello delle associazioni nel chiedere al Sindaco e alla Presidente del Consiglio che vengano sospesi l’esame della variante alle NTA del PRG e ogni eventuale determinazione della Giunta, per aprire quel confronto con la cittadinanza che fino ad oggi non c’è stato su questo strumento tanto rilevante per la città, a garanzia dell’interesse collettivo.

Comitato di Quartiere Pigneto Prenestino

Segui il Comitato sulla pagina FB

Foto: Comitato di Quartiere Pigneto Prenestino

]]>
“Salva Milano”, sfascia il Paese. Sulla leggina ad urbem che affossa ciò che resta dell’urbanistica http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/salva-milano-sfascia-il-paese-sulla-leggina-ad-urbem-che-affossa-cio-che-resta-dellurbanistica/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/salva-milano-sfascia-il-paese-sulla-leggina-ad-urbem-che-affossa-cio-che-resta-dellurbanistica/#comments Wed, 27 Nov 2024 22:50:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16881 Da anni il Comune di Milano rilascia ardite autorizzazioni edilizie per fare torri, condomini, grattacieli nei cortili. Dinanzi alle inchieste della magistratura, il Parlamento ha deciso di intervenire premiando un’interpretazione a favore di rendita (immobiliare o fondiaria) e creando un pericoloso guasto a livello nazionale. L’analisi di Paolo Pileri, con un appello ai sindaci che stanno dalla parte del suolo. Fatevi sentire

di Paolo Pileri — 25 Novembre 2024 pubblicato su Altreconomia

Il partito del cemento è uscito allo scoperto. E non poteva scegliere data migliore per farlo: la Giornata nazionale degli alberi, lo scorso 21 novembre.

D’altronde, perché parlare di Piani del verde comunali (peraltro non obbligatori in Italia, vergognoso) o di alberi a Milano, quando c’è da salvare torri di cemento cresciute più veloci dei platani e aprire nuove possibilità di deregolamentazione urbanistica?

Il 21 novembre è andato in scena, nel nostro teatrino parlamentare, il dibattito per il cosiddetto provvedimento “Salva Milano”, la leggina ad urbem che affossa quel che rimane della pianificazione urbanistica lasciando pieno campo alla legge della rendita (vuoi immobiliare, vuoi fondiaria). Il tutto al cospetto pure di alunne e alunni invitati in Parlamento per un giorno. Future generazioni che al ritorno a scuola, scrivendo il loro tema sulla giornata in Parlamento, citeranno il “Salva Milano”. Rendiamoci conto.

Veniamo però ai fatti. Da anni il Comune di Milano rilascia ardite autorizzazioni edilizie per fare torri, condomini, grattacieli nei cortili o laddove prima c’erano due magazzini, una palazzina o un deposito. Il tutto interpretando a modo suo la legge urbanistica nazionale e dilatando il concetto di ristrutturazione così da sostituire un piccolo volume preesistente con un condominio, rinunciando pure a incassare un bel po’ di oneri di urbanizzazione che servono a fare opere per tutti.

D’altronde da circa vent’anni Milano e i suoi sindaci hanno imboccato la strada pericolosa del cemento impegnandosi con tutto loro stessi a innalzare il più possibile i valori immobiliari. Per loro il principio a cui conformare il governo del territorio è l’attrattività (per cittadini ben paganti, ovvio). Attrattività è la parola che piace a destra come a sinistra e, infatti, i parlamentari la citavano con gran profusione quel 21 novembre.

Nel caso di Milano molta dell’attrattività l’hanno pagata tutti gli italiani perché tutti hanno contribuito a Expo 2015, alle Olimpiadi 2026, alla privatizzazione degli scali ferroviari, alle nuove Metropolitane e a tanto altro fatto con soldi pubblici non solo milanesi e non solo lombardi.

Quell’attrattività è fondata su un modello di vita urbana molto esclusivo e disegnato tutto addosso a una idea di felicità privata dove quel che conta è quel che possiedi, dove abiti, chi frequenti, quanti apericena fai alla settimana, se hai la palestra e il giardino in condominio, se hai la colonnina per la ricarica dell’auto elettrica, se hai soldi per pagarti la piscina pubblica nel frattempo trasformata in una location glamour per spritz-man, etc..

Ma chi l’ha stabilito poi che quella attrattività è cosa buona e giusta e, tanto meno, l’immagine della sostenibilità? E così, a furia di cemento, torri, grattacieli e archistar l’ultima Giunta ha oltrepassato quel poco di buon senso urbanistico che rimaneva ancora, decidendo che la ristrutturazione e la rigenerazione urbana fossero quella roba secondo la quale al posto di un piccolo magazzino artigianale posto in un cortile, si poteva allegramente costruire un condominio a torre da decine e decine di appartamenti da vendere dai seimila euro al metro quadrato in su.

Ma questa non è la Milano che tutti vogliono, con buona pace del sindaco, della sua giunta e dei tanti parlamentari che li sostengono (da tempo). E così qualcuno ha iniziato a dubitare e denunciare. Sono partite le inchieste ed eccoci qua nel pieno di un casino imbarazzante fatto già di mezze torri vendute, davanti alle quali schiere di parlamentari di destra e sinistra si danno da fare come matti per mettere una pezza (che io chiamerei condono, ma loro chiamano interpretazione autentica della legge urbanistica nazionale).

E la pezza, come tradizione vuole, è peggio del buco perché si vara una norma per mettere fuori legge l’urbanistica ovunque. In buona sostanza d’ora in poi la volumetria di un box potrà diventare quella di una palazzina. Quella di una palazzina di un condominio, e così via. Il tutto versando solo pochi denari al Comune, del tutto insufficienti a garantire quel minimo di servizi pubblici necessari per compensare l’aumento del numero di cittadini.

La vicenda è già sufficiente per vergognarsi di quel che hanno fatto a Milano e stanno facendo in Parlamento, da destra e sinistra. Ma oggi siamo nel 2024. E ha fatto bene qualche parlamentare a ricordarlo, ma non certo per mettere mano all’urbanistica affossandola.

Si è appena conclusa una fallimentare Cop29 dove si è ricordato che il 2024 è stato un anno pessimo e la politica non è stata capace di fare nulla a beneficio del clima. Pertanto i parlamentari che invocano il 2024 dovrebbero invocare lo stop alla crescita compulsiva delle città, ancor più se quella crescita la sfigura, si fonda sulla deregulation urbanistica e sulla espulsione delle fasce sociali più deboli, quelle che non possono permettersi appartamenti da cinquemila euro al metro quadrato in su.

E non ci vengano a dire che quell’urbanistica allegra in altezza a Milano è stata fatta per non consumare suolo, come ho sentito dire in aula Parlamentare. Falso. Milano continua a consumare suolo e il brivido per l’altezza non ha frenato un bel niente.

Negli ultimi 17 anni Milano ha consumato una media di 18 ettari all’anno di suoli agricoli o liberi al bordo o interni alla città. Semmai Milano è la dimostrazione del contrario: scegliere l’altezza non equivale a non consumare suolo. Non sono quindi i sindaci, assessori e parlamentari milanesi a poterci dare lezioni di non consumo di suolo. Men che meno oggi. Negli ultimi venticinque anni non ho sentito uno solo di loro fare un discorso a favor di suolo con una energia e vigoria tale e quale a quella che ho visto in Parlamento per il cosiddetto “Salva Milano”. E faccio notare che non stanno neppure cogliendo l’occasione di questo imbarazzante provvedimento urbanistico per approvare uno stop al consumo di suolo. Se ne guardano bene.

Quel che si sta compiendo è un doppio disastro nazionale. Per “salvare Milano”, il Parlamento sta decidendo che in tutte le città italiane si potranno costruire torri, condomini, grattacieli semplicemente chiedendo la più semplice delle autorizzazioni edilizie, senza un piano attuativo, senza adeguare i servizi, saltando a piè pari qualsiasi pianificazione urbanistica. E per di più la decisione parlamentare avrà pure valore retroattivo. Fatico a non mettere questa roba dentro il faldone dei “condoni”.

Il secondo disastro è culturale. Questo “Salva Milano” come volete che venga letto e capito dalle persone? Come un provvedimento per salvare il Pianeta? La miglior mossa per la transizione ecologica? Una legge per adeguare le città alla crisi climatica? Il primo di una serie di provvedimenti per avere città resilienti? Non credo proprio. Verrà visto come l’ennesimo abuso di potere politico all’italiana, dove i provvedimenti urbanistici in odor di condono e cemento che si approvano sono la normalità. Dove il cemento vince sul verde. Altro che “Salva Milano”, qui siamo in pieno “Sfascia tutto”. Benvenuti nello Sfasciocene.

Concludo con un appello alle sindache e ai sindaci che sono dalla parte del suolo. Vi chiedo di prendere le distanze da questo provvedimento facendo sentire la vostra voce. Prendete posizione pubblicamente, scrivete alla redazione di Altreconomia, intervenite: redazione@altreconomia.it.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Dalla parte del suolo” (Laterza, 2024)

Foto: Il cantiere “Residenze Lac” al Parco delle Cave a Milano, sequestrato nell’estate 2024 © Maurizio Maule / Fotogramma

]]>
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/11/salva-milano-sfascia-il-paese-sulla-leggina-ad-urbem-che-affossa-cio-che-resta-dellurbanistica/feed/ 2
Rigenerazione Urbana: gli otto DdL diventano un solo testo unificato. Con molte ombre… http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/rigenerazione-urbana-gli-otto-ddl-diventano-un-solo-testo-unificato-con-molte-ombre/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/rigenerazione-urbana-gli-otto-ddl-diventano-un-solo-testo-unificato-con-molte-ombre/#comments Sun, 06 Oct 2024 15:56:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16777 di Alessandro Mortarino.

Ancora una volta l’ottava Commissione (Ambiente) del Senato ha rivolto un invito al nostro Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, richiedendo un puntuale esame del nuovo testo di legge proposto alla discussione in merito al tema della “Rigenerazione Urbana“. Questa nuova consultazione segue quella dello scorso 3 aprile nella quale la Commissione aveva richiesto un parere su addirittura 7 testi, profondamente differenti tra loro. Qualche settimana dopo, ai DdL esaminati (numero 29, 42, 761, 863, 903, 1028, 1122) si era aggiunto anche il 1131, a prima firma della senatrice Mariastella Gelmini (da poco uscita da Azione).

Ad aprile il Forum aveva espresso con chiarezza le proprie considerazioni, suggerendo innanzitutto alla Commissione l’utilità di non procedere nell’iter legislativo di promulgazione di una norma autonoma, ritenendo la “Rigenerazione Urbana” argomento imprescindibile parte integrante di una più urgente e complessiva legge nazionale a contrasto del consumo di suolo. E nell’esaminare il quadro delle sette proposte allora sul tavolo, il Forum aveva anche posto l’accento sulle difficoltose modalità di analisi e discussione scelte dalla Commissione per questo iter, invitando a non disperdere energie nella valutazione di tanti DdL ben poco integrati tra loro e, semmai, di operare una sintesi tra gli stessi per proporre (innanzitutto agli stessi Commissari, oltre che ad Enti, Ordini professionali, associazioni, forze datoriali e sindacali ecc.) un testo unico da osservare ed emendare.

In aggiunta, il Forum aveva anche preso in considerazione e commentato criticamente parti del DdL AS 761, presentato a prima firma del senatore Maurizio Gasparri, nell’assoluta convinzione che le volontà della politica parlamentare lo avrebbero scelto come testo “unificato” di riferimento.
Ebbene, per l’ennesima volta il Forum ha previsto alla perfezione gli orientamenti delle forze politiche: il testo di legge proposto da Gasparri corrisponde quasi integralmente, infatti, al nuovo testo “unificato” ora in discussione.

Un testo che appare a tratti disarticolato e con intere parti tecniche appena accennate e ancora da sottoporre a definizioni puntuali, sommabili ad una visione generale che possiamo sintetizzare così: “la rigenerazione urbana, per essere utile e sostenibile, non può che essere una rigenerazione senza consumo di suolo“. Un principio purtroppo assente in questo nuovo DdL…

Qui trovate il testo integrale delle “Osservazioni” che il Forum ha trasmesso alla Commissione; vi consigliamo la lettura delle considerazioni riportate a sfondo giallo, che fotografano con particolare sinteticità gli elementi maggiormente critici di questa norma in discussione.

I Commissari vorranno o sapranno recepire le nostre analisi e proposte alternative?
Lo vedremo, ma i segnali non paiono incoraggianti e il suolo libero/naturale pare continuare ad essere considerato un campo di battaglia (di questi tempi, in particolare, non una rosea prospettiva…).

(L’immagine è tratta dal sito della Regione Emilia Romagna).

]]>
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/10/rigenerazione-urbana-gli-otto-ddl-diventano-un-solo-testo-unificato-con-molte-ombre/feed/ 2
Il Comune di Calenzano ferma il consumo di suolo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/il-comune-di-calenzano-ferma-il-consumo-di-suolo/ Sun, 29 Sep 2024 09:52:32 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16775 Il 19 settembre scorso il Consiglio Comunale di Calenzano, con la Delibera n 77, ha approvato la Variante al Piano Operativo di salvaguardia delle aree inedificate

Comunicato stampa del Comune di Calenzano del 24.09.2024

Pubblicata sull’Albo Pretorio la Delibera sulla “Variante di Salvaguardia” al Piano Operativo Comunale.

L’adozione della variante al POC è stata deliberata nell’ultima seduta del Consiglio comunale; l’atto è stato votato dal gruppo di maggioranza, non hanno preso parte al voto uscendo dall’aula i gruppi consiliari di opposizione.

Con l’adozione della variante in Consiglio si vanno a modificare alcuni assetti urbanistici, in particolare di quelli relativi alle aree verdi all’interno del territorio urbanizzato in sei aree.

Dopo la pubblicazione sul BURT dell’atto di adozione, prosegue l’iter di formazione della variante, nel quale enti pubblici, associazioni, altre Istituzioni interessate, privati cittadini potranno presentare osservazioni per un periodo di 30 giorni.

“Riteniamo – spiega il sindaco Giuseppo Carovani – sia opportuno salvaguardare le aree inedificate presenti all’interno del territorio urbanizzato, evitando fenomeni di saturazione urbanistica e di saldatura dell’edificato, promuovendo e incentivando il recupero, la riqualificazione e la trasformazione dell’edificato esistente. Questa Amministrazione ritiene esaurita la fase di espansione della città in termini di consumo di suolo e che gli obiettivi di sviluppo vadano ridefiniti come rigenerazione, riconversione e riuso del costruito”.

“Siamo disponibili al confronto – dichiara l’assessore all’urbanistica Marco Venturini – con imprese e aziende, il cui apporto riteniamo fondamentale per lo sviluppo del territorio, tenendo presente che le esigenze del mondo produttivo andranno contemperate con queste direttrici, garantendo una pluralità di interessi pubblici primari, quali i valori paesaggistici ed ambientali, le esigenze di tutela della salute, il corretto sviluppo urbanistico della città”.

Qui il testo della Delibera n 77.

Qui tutti gli elaborati relativi alla Variante al POC.

]]>
Fermiamo insieme il DDL Sicurezza http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/fermiamo-insieme-il-ddl-sicurezza/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/fermiamo-insieme-il-ddl-sicurezza/#comments Sat, 28 Sep 2024 22:18:09 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16765 Il Forum Salviamo il Paesaggio aderisce alla Rete Liberi/e di Lottare Fermiamo insieme il Ddl Sicurezza, che si è formata ad agosto per contrastare il Disegno di Legge n 1660, approvato il 18 settembre scorso dalla Camera dei Deputati e ora all’esame del Senato

Il DDL n 1660, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” introduce nuovi reati e inasprisce le sanzioni per i cittadini, i lavoratori e i migranti che esprimono il proprio dissenso. Il DDL ad esempio prevede:

  • reclusione da 6 mesi a 2 anni nel caso in cui più persone impediscano la circolazione su strada o ferrovia:
  • innalzamento delle pene per chi protesta in modo «minaccioso o violento» contro le grandi opere infrastrutturali
  • sanzioni gravi per deturpamento e l’imbrattamento di beni immobili adibiti all’esercizio di funzioni pubbliche; in caso di recidiva la pena prevede fino a 3 anni di carcere e multe fino a 12 mila euro
  • reclusione dai 2 ai 7 anni per le persone senza casa, quelle sfrattate e per coloro che le aiutano
  • aggravamento delle pene per chi pianifica o partecipa a rivolte all’interno delle carceri e nei Cpr, anche per la resistenza passiva; carcere immediato anche per donne incinte o madri di figli con meno di un anno
  • la propaganda delle lotte è punibile fino a 6 anni, potendo essere considerata terrorismo
  • sanzioni potenziate per chi non rispetta le prescrizioni della polizia stradale;
  • maggiori tutele e libertà per gli agenti di polizia: possono detenere fuori dal servizio armi private senza licenza.

Pubblichiamo di seguito il

MANIFESTO della Rete “LIBERI/E DI LOTTARE – FERMIAMO IL DDL 1660”

Da molti anni, con i più svariati pretesti, i governi di diverso colore hanno introdotto leggi per limitare l’agibilità di scioperare, lottare, manifestare.

Il governo Meloni è deciso a proseguire questa operazione facendo un salto sia qualitativo che quantitativo rispetto ai precedenti governi attraverso il disegno di legge 1660, che il 10 settembre passa alle Camere per la discussione e l’approvazione (è stato approvato il 18 settembre scorso dalla Camera dei Deputati e ora e all’esame del Senato – n.d.r.).

Con questa “legge-manganello” il governo vuole “regolare i conti” con tutte le realtà ed esperienze di lotta in corso e creare gli strumenti giuridici necessari per stroncare sul nascere i futuri, inevitabili conflitti sociali. La sempre più marcata tendenza alla guerra sul fronte esterno richiede sul fronte interno un contesto sociale pacificato, e a questo “lavorano” tutti gli apparati dello stato.

Il DDL 1660, introducendo nuovi reati e nuove aggravanti di pena, colpisce insieme le manifestazioni contro le guerre, a cominciare da quelle contro il genocidio di Gaza, e quelle contro la costruzione di nuovi insediamenti militari; i picchetti operai; le proteste contro le “grandi opere”, la catastrofe ecologica, la speculazione energetica; le forme di lotta di cui questi movimenti si dotano per aumentare la propria efficacia come i blocchi stradali e ferroviari; le occupazioni di case sfitte. E contiene norme durissime contro qualsiasi forma di protesta e di resistenza, anche passiva, nelle carceri e nei Centri di reclusione degli immigrati senza permesso di soggiorno, perfino contro le proteste di familiari e solidali a loro supporto.

Il DDL 1660 arriva a punire anche il “terrorismo della parola”, cioè la detenzione di scritti che inneggiano alla lotta – dal momento che, gratta gratta, dietro il ricorso alla categoria “terrorismo”, usato apposta per creare paura, non c’è altro che la lotta di classe e le lotte sociali ed ecologiste.

Il DDL 1660, mentre criminalizza ogni forma di dissenso, prevede la totale impunità per le forze dell’ordine, le quali saranno ulteriormente tutelate nei casi sempre più frequenti di “abuso in divisa” e potranno portare armi anche fuori servizio : massima restrizione della libertà di lottare per tutti/e da un lato, massimo ampliamento della potestà di reprimere, picchiare e punire per le “forze dell’ordine”, messe al riparo da ogni responsabilità per i loro comportamenti.

Questo disegno di legge è parte del più generale programma reazionario del governo Meloni (Dio, patria, famiglia) ed è funzionale all’economia di guerra, alla corsa al riarmo e verso una nuova guerra globale; è scritto sotto dettatura dei comandi militari italiani, europei, NATO, e in linea con il restringimento delle libertà politiche che prende corpo in tutti i paesi del vecchio continente: lo firmano insieme, non a caso, i tre ministri dell’interno, della “difesa” e della “giustizia” (Piantedosi, Crosetto, Nordio).

Una legge liberticida, schiavista, da stato di polizia, che va assolutamente fermata!

Vogliamo unire le nostre forze per respingere questo disegno politico, e affermare che ci riterremo liberi/e di continuare a lottare.

Questo DDL va fermato: ma non saranno certo le opposizioni parlamentari a fermarlo, quelle che negli anni passati hanno varato i decreti Minniti e i decreti Salvini; quelle che sostengono fanaticamente la guerra tra NATO e Russia in Ucraina; quelle che non hanno alzato un dito contro il genocidio in Palestina perché da sempre schierate a favore dell’oppressione coloniale e razzista del sionismo contro le masse palestinesi.

Solo il rilancio delle lotte proletarie, sociali, ecologiste, e contro le guerre in corso, solo un grande movimento unitario contro questo DDL nei luoghi di lavoro, di studio e nelle piazze, potrà impedire l’approvazione della legge e, se questa verrà approvata, contrastarne l’applicazione e fare da argine alla repressione padronale e di stato: è in questa ottica che le nostre assemblee hanno avviato un dialogo tra movimenti ed esperienze che negli anni passati si sono quasi sempre reciprocamente ignorate pur cadendo tutte, in una forma o nell’altra, sotto i colpi di magistratura, polizia e carabinieri.

Per questo, dopo le due assemblee del 21 luglio e del 4 agosto, e l’assemblea indetta dal SI Cobas il 28 luglio, abbiamo messo all’ordine del giorno la costituzione di un coordinamento permanente tra i movimenti, i collettivi, gli organismi, le organizzazioni sindacali, politiche, le singole e i singoli attivisti che condividono l’obiettivo di una mobilitazione unitaria contro il DDL 1660 e il disegno militarista e guerrafondaio che esso esprime, con l’invito a costituire dei nodi locali di questa Rete per promuovere iniziative diffuse di lotta e di sensibilizzazione.

Questo coordinamento prende il nome di Rete Liberi/e di lottare – Fermiamo insieme il DDL 1660 proprio perché in gioco c’è la possibilità stessa di mobilitarsi contro le guerre in corso, contro lo sfruttamento del lavoro, il saccheggio della natura, la speculazione edilizia ed energetica, il razzismo di stato che discrimina le popolazioni immigrate, gli attacchi ai diritti acquisiti delle donne, la possibilità di resistere e lottare per i reclusi nei CPR e nelle carceri, dove ogni giorno si muore di violenza, di torture e di disperazione.

La Rete è aperta ad accogliere chi ne condivida gli obbiettivi, con tre sole (ma imprescindibili) discriminanti: essere per il totale rigetto del DDL, che non è riformabile né emendabile; essere in modo inequivoco contro le guerre in corso e l’economia di guerra, da cui il DDL nasce; impegnare le proprie forze per lo sviluppo di una mobilitazione unitaria, in autunno e oltre l’autunno, con il ricorso a tutti i mezzi di lotta necessari, inclusi quelli che il DDL vuole a tutti i costi interdire.
La vera sfida che ci attende è quella di raggiungere con la nostra propaganda e agitazione un’area della società molto più ampia di quella abitualmente coinvolta nelle proteste e nelle lotte, composta di lavoratori/lavoratrici, disoccupati/e, studenti/studentesse e persone comuni che forse intuiscono i pericoli da noi denunciati, ma ancora non si sono mossi.

Per adesioni fermiamoidecretisicurezza@gmail.com

RETE LIBERI/E DI LOTTARE – FERMIAMO INSIEME IL DDL 1660

———————————-

Consulta qui l’ATTO normativo

Segui la Rete sul CANALE TELEGRAM

Approfondisci guardando il SEMINARIO organizzato dalla Rete Liberi/e di Lottare, dell’8 settembre 2024

Manifestazioni in corso in tutta Italia. Nella foto il Presidio di Torino del 28 settembre 2024
]]>
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/fermiamo-insieme-il-ddl-sicurezza/feed/ 1
Alla Camera si discute di piani particolareggiati, lottizzazione convenzionata, ristrutturazione edilizia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/09/alla-camera-si-discute-di-piani-particolareggiati-lottizzazione-convenzionata-ristrutturazione-edilizia/ Thu, 12 Sep 2024 10:12:40 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16735 Avviate dalla Commissione Ambiente della Camera le consultazioni dei “Portatori di Interesse” in merito alla proposta di legge C. 1987 Mattia ed altri, recante disposizioni in materia di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e di interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana.
Il nostro Forum nazionale suggerisce di non procedere nell’esame e di farne confluire i contenuti all’interno di un più necessario ed organico riordino della disciplina di settore.

Il tema della “Rigenerazione Urbana” continua ad essere al centro delle attenzioni di tutto il settore edile e prosegue la sua cavalcata impetuosa anche nelle aule parlamentari. L’8 agosto scorso il nostro Forum nazionale Salviamo il Paesaggio ha ricevuto dalla VIII Commissione della Camera dei deputati un nuovo invito ad esprimere il proprio parere – questa volta per iscritto e non attraverso audizione – su una freschissima proposta di legge che vede come primo firmatario l’on. Aldo Mattia (Fratelli d’Italia). Una proposta di legge che in premessa viene definita con «l’obiettivo di salvaguardare la pianificazione urbanistica generale dei comuni e di tenere in considerazione i naturali e costanti mutamenti del tessuto urbano, nonché di dettare disposizioni in materia di ristrutturazione edilizia»; particolarmente tecnica, dunque, e connessa ai limiti di volumi e altezze delle costruzioni nell’ambito del territorio comunale (trovate qui il testo integrale della PdL oggetto di analisi).

Questa volta la risposta del Forum è stata piuttosto “castigata”: nessun documento tecnico puntuale ma solo un semplice messaggio formale inviato alla Commissione alla data di scadenza indicatoci (10 settembre): «Il periodo feriale e le modalità di lavoro del nostro Forum non ci consentono di trasmetterVi nostri contributi in merito alla PdL 1987 entro la scadenza odierna, come da Voi richiestoci in data 8 agosto u.s. Ci riserviamo eventualmente di produrre un sintetico documento nei prossimi giorni da mettere comunque a disposizione del Commissari.
In particolare – come chiaramente indicato all’inizio del comma 1 dell’articolo 1 della proposta di legge – esprimiamo sin d’ora il nostro parere favorevole ad effettuare quanto prima un riordino organico della disciplina di settore, che rende inopportune e persino dannose la discussione e approvazione autonoma della PdL 198
7».

In parole povere, un invito a non procedere nella discussione di questo nuovo testo normativo e di farne rientrare i contenuti all’interno di quel prossimo “riordino organico” definito dagli stessi estensori nel primo comma. Che senso ha procedere a “brandelli” quando vi è la necessità di una legge – appunto – organica?

Da una sommaria ricognizione della norma proposta, paiono discutibili o, almeno, perfezionabili diversi elementi tra i quali citiamo ad esempio il rischio di eliminazione dell’obbligo di uno strumento attuativo, la possibilità di edificare su ogni singolo lotto libero anche in assenza delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria che lo strumento attuativo avrebbe imposto prima di realizzare la nuova costruzione, la negazione di ogni rispetto per i caratteri morfologici del tessuto edilizio (2′ comma dell’articolo 1).
Complessivamente si ha la sensazione di un tentativo di “demolire” la Legge nazionale 1150, non per aggiornarla e attualizzarla sulla base delle nuove esigenze climatiche che richiedono più spazi liberi, permeabili, più verde, più rispetto per l’armonia che i centri urbani anche se non vincolati hanno conservato, ma la loro alterazione generalizzata.

Per l’architetto Luisa De Biasio Calimani (componente del Gruppo Tecnico-Scientifico del Forum) risulta difficile non considerare questa proposta di legge come «un atto di inciviltà urbanistica. Il Disegno di Legge 1987 pare avere un solo scopo: consentire la diretta attuazione di ogni intervento edilizio sottraendolo alla disciplina degli strumenti urbanistici attuativi che danno coerenza e
organicità agli insediamenti nel tessuto edificato. Un regalo alla speculazione che si sottrae all’obbligo di inserire il singolo intervento in un disegno urbano unitario, dotato delle opere di urbanizzazione necessarie. Casualità, occupazione di spazi liberi, immediata possibilità di intervento a scapito del rispetto, dell’armonia, del “respiro” di cui la città ha bisogno, sono gli effetti di un triste provvedimento che calpesta le regole elementari di igiene e decoro urbano per assecondare piccoli e grandi speculazioni edilizie.
Anche il ribadire che la tipologia edilizia della ristrutturazione equivale a quella della demolizione e ricostruzione, non fa che confermare l’assoluto disinteresse alla forma della città, alla sua qualità estetica che non viene esaminata e assoggettata ad un giudizio, con la conseguente possibilità che manufatti di valore storico ambientale con la demolizione e ricostruzione siano cancellati
».

]]>
Variante di aggiornamento al Piano territoriale del Piemonte: le Osservazioni del nostro Forum http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/08/variante-di-aggiornamento-al-piano-territoriale-del-piemonte-le-osservazioni-del-nostro-forum/ Sun, 25 Aug 2024 07:50:50 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16715 Ennesima novità legislativa della Regione Piemonte connessa al governo del territorio. Questa volta tocca al PTR-Piano Territoriale Regionale, in vigore dal 2011 e dal 3 giugno scorso adottato in forma di Variante dalla Giunta regionale con l’obiettivo dichiarato di “definire un nuovo modello di pianificazione, capace di adattarsi a contesti in continuo mutamento e di integrare i nuovi principi che gradualmente si affermano a livello globale, attento alle esigenze delle comunità coinvolte, in grado di interpretare e favorire le iniziative delle imprese e il mondo del lavoro“…

Ma molti sono gli aspetti critici della Variante adottata, come puntualmente fa rilevare il Coordinamento dei Comitati piemontesi del Forum “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori” attraverso un documento di minuziosa analisi tecnica che qui potete leggere integralmente.

La Regione saprà fare tesoro di questi suggerimenti e modificherà il testo ora proposto?…

]]>
“Aree idonee” per pannelli solari e pale eoliche: sicuri di voler festeggiare? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/07/aree-idonee-per-pannelli-solari-e-pale-eoliche-sicuri-di-voler-festeggiare/ Thu, 11 Jul 2024 22:05:18 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16663 di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 08.07.2024

È stato pubblicato il decreto governativo che disciplina chi e come debba definire le aree idonee a posizionare pannelli e pale eoliche. Il rischio di iniquità, impatti sociali, ecologici e ambientali e di nuovi consumi di suolo è concreto, osserva il prof. Pileri. Sacrificando le uniche due procedure per arginare il degrado ambientale, a vantaggio di pochi

In diversi festeggiano per il decreto aree idonee del 21 giugno scorso, ovvero il decreto che fissa chi e come deve definire le aree idonee a posizionare pannelli solari e pale eoliche (entrato in vigore lo scorso 4 luglio dopo pubblicazione su gazzetta ufficiale n. 153). Inviterei a valutare bene che cosa sta succedendo perché non mi pare sia tutto oro quel che esce dal cilindro. Ovvio che piace al fronte degli energetici e degli investitori in rinnovabili, ma questo non basta per dire che sia immune dalla produzione di iniquità, di impatti sociali, ecologici e ambientali e che non avvii nuovi consumi di suolo. Spieghiamo il perché, con calma e sempre ricordando a tutte e tutti che le prime e uniche aree idonee sono quelle già asfaltate o costruite, sempre che non siano vincolate paesaggisticamente.

Partiamo dalla definizione di aree idonee che rimane un compito delegato alle Regioni (art. 1, c. 2, pt. a): “le aree in cui è previsto un iter accelerato e agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a fonti rinnovabili e delle infrastrutture connesse secondo le disposizioni vigenti di cui all’art. 22 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199;”. A parte il fatto che a descrivere le aree è un iter e non la sostanza di cui sono fatte le aree (e questo è già una bizzarria che, peraltro, senza dirlo lascia spazio ad altra bizzarria: le 20 Regioni definiranno 20 idoneità diverse), iniziamo con il dire quanto è ancora doloroso quel rimando ad altra legge (titolo: “Procedure autorizzative specifiche per le aree idonee”), con tanto di imbarazzante problema (che denunciamo da tempo).

“1. La costruzione e l’esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili nelle aree idonee sono disciplinati secondo le seguenti disposizioni: a) nei procedimenti di autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili su aree idonee, ivi inclusi quelli per l’adozione del provvedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via), l’autorità competente in materia paesaggistica si esprime con parere obbligatorio non vincolante. Decorso inutilmente il termine per l’espressione del parere non vincolante, l’amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione; b) i termini delle procedure di autorizzazione per impianti in aree idonee sono ridotti di un terzo. 1-bis. La disciplina di cui al comma 1 si applica anche, ove ricadenti su aree idonee, alle infrastrutture elettriche di connessione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e a quelle necessarie per lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale, qualora strettamente funzionale all’incremento dell’energia producibile da fonti rinnovabili. 1-ter. La disciplina di cui al comma 1 si applica altresì, indipendentemente dalla loro ubicazione, alle infrastrutture elettriche interrate di connessione degli impianti di cui medesimo comma 1”.

In sostanza che si dice? Appena le Regioni avranno deliberato le aree idonee (tra sei mesi, se va bene), per gli impianti fotovoltaici, agrivoltaici ed eolici la Valutazione di impatto ambientale, laddove prevista, varrà come il due di picchevisto che, per decreto, chi dovrà esprimersi parlerà al nulla: il suo parere non sarà vincolante e pure affrettato. Insomma, l’autorità competente lavorerà a vuoto: e allora perché mai dovrà lavorare? A beneficio di chi e di che cosa? Saranno risparmiate dalla Via anche le opere di movimentazione terra per realizzare i tunnel chilometrici per portare i cavi per l’elettricità alle cabine “infrastrutture elettriche interrate di connessione” e/o quelle per raggiungere le cabine di raccolta nazionale. C’è da fare festa? No. Con due decreti sono riusciti ancora a imbavagliare la Valutazione di impatto ambientale e questo non va bene affatto. Le compagini politiche ambientaliste non hanno nulla di cui festeggiare perché accettare che la corsa alle rinnovabili renda legittimo l’azzeramento della Via è semplicemente grave e apre a successive richieste pericolose davanti alle quali sarà ora più difficile dire che non si è d’accordo. Perché non scontare la Via anche ad altre opere “ambientali” come ponti ferroviari sul mare, ecogasdotti, centrali a biomassa, caserme dei carabinieri forestali o, magari pure depositi di rifiuti? 

Via e Valutazione ambientale strategica (Vas) sono sacre e rimangono le uniche due procedure per arginare il degrado ambientale ed è grave decidere di eliminarle/scontarle/zittirle. Sono già oggetto di continuo attacco e molte fatte giusto per farle (specie le Vas). Se addirittura le inertizziamo per decreto, non rimane più nulla per arginare il declino. Semmai il governo attuale avrebbero dovuto moltiplicare gli investimenti così da qualificare meglio e ampliare la rosa dei tecnici nei ministeri preposti a verificare queste Via e Vas. Questo andava fatto, approfittando della grande palestra offerta dalla transizione energetica e dagli extraprofitti che questo mondo incasserà e da cui si sarebbe potuto generare un fondo pubblico per una task force dedicata a Via e Vas. Invece hanno fatto l’esatto contrario: depotenziato lo strumento e non irrobustito i suoi tecnici. C’è poco da essere contenti. Lo saranno forse gli energetici della transizione veloce a qualunque costo (sempre che non facciano pannelli e pali in fianco alle loro case al mare o ai monti). Lo sarà la generazione degli speculatori eco green. Lo saranno quelli del “meglio così che le energie fossili”. Ma chiedete a quanti dovranno cedere le loro terre per ospitare le rinnovabili, se sono contenti come voi. Chiedete a chi si vedrà una pala eolica a due passi da casa.

Ma c’è dell’altro per cui non stare allegri per nulla. Il decreto governativo suggerisce alle Regioni di considerare idonee le “aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica” (art. 7, c. 2, pt. b). Qui ci sono due gravi problemi. Il primo: un’area a cui è assegnata una destinazione urbanistica è, a oggi e al 90%, un suolo completamente libero e spesso in buona salute. Non ha nulla di compromesso solo perché il piano urbanistico ne prevede la trasformazione ad altro uso. Potenzialmente potrebbe addirittura diventare prato o bosco e concorrere ad accrescere la quota di aree da riportare a livello di buona naturalità per il regolamento Ue della “Nature restoration law”. Invece qui, con il solito fare all’italiana, il decreto fa passare la “previsione” di trasformazione per qualcosa che ha già degradato quell’area e quindi, ope legis, decide di salvarla rendendola idonea per impianti fotovoltaici. Scientificamente inaccettabile. Anzi apre a un pericoloso e perverso giochino: si fa una variante di piano trasformando un’area agricola in area logistica e poi si chiede alla Regione di aggiornare la carta delle aree idonee e così si ottiene la possibilità di installare i lucrosi pannelli.

In tutto questo, vi è anche sotto traccia la gravità che a prevalere nelle decisioni di idoneità delle aree sia sempre e solo un criterio amministrativo e non uno ambientale né ecologico. Nel decreto l’idoneità non passa dall’analisi eco-pedologica di suoli: non vedo che cosa ci sia da festeggiare. La seconda cosa tocca il tema dell’equità. Favorendo l’idoneità alle aree previste per logistica o produzione, etc., il decreto sta servendo a un determinato target di investitori privati (peraltro spesso posseduti a loro volta da fondi di investimento e capitali stranieri) una grande possibilità di fare speculazione energetica sui loro terreni che potranno consumare liberamente, pure evitando di mettere i pannelli sui loro tetti. Ci va bene? C’è da festeggiare?

E, per finire, questo decreto non ha fermato ancora il problematico decreto legislativo n. 199 del 2021 (promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili) dove con un colpo di spugna si è deciso che sono aree idonee tutte quelle aree agricole che si trovano entro 500 metri attorno a stabilimenti produttivi (anche capannoni logistici) o impianti industriali o centri commerciali: le hanno chiamate “solar belt” (art. 20). Queste aree continuano a essere idonee fin quando le Regioni non approveranno le loro. Ma a quel punto si troveranno costrette a includerle, pena una pioggia di ricorsi. Non a caso il decreto del governo invita le Regioni proprio a includerle (come infatti dice l’art. 7 c.2 pt. c). E poi, non sottovalutiamo il fatto che, nonostante della necessità di definire le aree idonee si sapesse da un anno, il decreto ha deciso di dare alle Regioni sei mesi per approvare le loro aree idonee (art. 3), pertanto in questo transitorio fioccheranno richieste di solar belt e altre richieste nelle more delle aree idonee.

Stiamo parlando di una quantità enorme di aree agricole che sfuggirà ai criteri di idoneità delle Regioni: quasi quasi in certi casi potrà convenire rilevare un piccolo capannone dismesso per ottenere di diritto una grande area pannellizzabile attorno. Già, perché, se hai un ettaro a magazzino (magari per un solo pacchetto) in mezzo alla campagna arrivi ad “autoidoneizzarti” due ettari attorno e in più potrai usarti i tuoi ettari interni al sedime: bingo. Ovvio che tutto questo è configurabile come una deroga bella e buona ai criteri di idoneità ed è altrettanto ovvio che tutto ciò accelera le speculazioni, con buona pace degli energetici e della loro fretta a passare alle rinnovabili. Prova ne è che in un battibaleno società energetiche italiane e straniere, fondi di investimento e altri soggetti non ben definiti si sono attaccati alle mail di geometri e architetti di campagna promettendo loro lauti guadagni: dai cinquemila ai 60mila euro di compenso solo per fare scouting ovvero per trovare proprietari disponibili a cedere aree papabili per le solar belt e non solo, da presentare a investitori energetici. Visto? Questa è la prova provata di come fare una legge che anziché orientare verso una transizione giusta ed ecologica, ne disegna una facile per le finanziarie che usano le rinnovabili per speculare

In ultimo ricordiamo ancora che nessuno sta sollevando il dubbio che, per come è stata congegnata, l’attuale transizione è di fatto una privatizzazione ante litteram. Quando si raggiungerà la soglia di produzione energetica rinnovabile desiderata, saranno le centinaia di operatori privati (oppure le poche unità, se scopriremo un giorno che si saranno fusi tra loro) ad avere il pieno controllo della produzione di energia per il Paese e potranno spegnere l’interruttore se vorranno. A quel punto lo Stato e gli interessi collettivi usciranno di scena o si troveranno in una posizione assai complessa e certamente più ricattabile. Chi oggi ci sta garantendo che un domani ciò non accadrà? Altro motivo per non festeggiare ma per concentrarsi sul da farsi. 

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

]]>