Porti e spiagge – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Mon, 20 May 2024 08:11:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Porti e spiagge – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Concessioni balneari, preoccupa la proposta di legge per indennizzare chi ha fatto interventi edilizi http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/05/concessioni-balneari-proposta-di-legge-preoccupante-per-indennizzare-chi-ha-fatto-interventi-edilizi/ Wed, 15 May 2024 08:33:23 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16558 di Tullio Berlenghi.

Il 24 aprile 2024 la Commissione Finanze della Camera dei deputati ha iniziato l’esame della proposta di legge n. 1321 dell’on. Riccardo Zucconi (Fratelli d’Italia), segretario di presidenza e parlamentare storicamente vicino alle istanze del mondo dei balneari. La proposta consta di un articolo unico che dispone l’abrogazione dell’articolo 49 del Codice della Navigazione.

Per una più facile lettura della ratio della proposta di legge riporto integralmente il testo dell’articolo 49 del Codice della Navigazione attualmente vigente:

“Art. 49.

Salvo che sia diversamente stabilito nell’atto di concessione, quando venga a cessare la concessione, le opere non amovibili, costruite sulla zona demaniale, restano acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso, salva la facoltà dell’autorità concedente di ordinarne la demolizione con la restituzione del bene demaniale nel pristino stato.

In quest’ultimo caso, l’amministrazione, ove il concessionario non esegua l’ordine di demolizione, può provvedervi d’ufficio a termini dell’articolo 54”.

In sostanza la norma parte dal presupposto che spesso sfugge nel dibattito che caratterizza la querelle sull’utilizzo del demanio marittimo: stiamo parlando di un bene, prezioso e limitato, che appartiene alla collettività e che può essere dato in concessione sulla base di alcune valutazioni che tengano conto di tutti gli interessi in gioco. Il legislatore ha ritenuto – correttamente, a mio avviso – che nel momento in cui il bene demaniale ritorna nella disponibilità dello Stato, tutti gli interventi amovibili realizzati nell’area diventano proprietà dello Stato. Una norma di garanzia per il soggetto pubblico e che non rappresenta una restrizione al diritto di stabilimento sancito dall’articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, in quanto – come recitano le conclusioni presentate l’8 febbraio 2024 dall’avvocato generale Tamara Capeta nella domanda formulata dal Consiglio di Stato al giudice dell’Unione – tale restrizione “non rappresenta una restrizione al diritto di stabilimento vietata dall’articolo 49 TFUE se la durata della concessione è sufficiente per l’ammortamento dell’investimento da parte del concessionario”.

Cosa succede se la proposta viene approvata? In primo luogo questa è una norma “onerosa” per lo Stato, mentre il testo non prevede una copertura finanziaria. Questo potrebbe significare due cose: o si trovano in qualche altro modo le risorse per l’eventuale acquisizione delle opere, oppure la norma diventa un escamotage per aggirare la Bolkenstein e rendere complicato l’avvio dei bandi per l’assegnazione di nuove concessioni. Quello che è certo è il rischio di avvio di centinaia di contenziosi sulla quantificazione del compenso da riconoscere al titolare della concessione in scadenza. Teniamo anche conto che alcuni interventi edilizi potrebbero essere anche stati realizzati senza le prescritte autorizzazioni o essere semplicemente incompatibili con la destinazione dell’area e sarebbe davvero surreale costringere il soggetto pubblico a pagare un rimborso per un’opera realizzata illecitamente o che comunque andrebbe demolita (la norma attualmente vigente in questo caso rinvia direttamente all’art. 54 del Codice della navigazione, il quale dispone che l’onere della demolizione è a carico dell’interessato).

In sostanza una norma che desta molta preoccupazione e che – almeno per il momento – sta seguendo il suo iter legislativo in un assordante silenzio.

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No ai grandi eventi su spiagge e siti naturali, Marevivo e Ci Tange chiedono la legge http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/03/no-ai-grandi-eventi-su-spiagge-e-siti-naturali-marevivo-e-ci-tange-chiedono-la-legge/ Wed, 13 Mar 2024 15:55:59 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16428 Marevivo e il Coordinamento Ci Tange lanciano un appello al governo: chiediamo una legge che vieti i grandi eventi su spiagge e siti naturali per tutelare l’ambiente

Di: COORDINAMENTO ITALIANO TUTELA AMBIENTI NATURALI DAI GRANDI EVENTI e MAREVIVO

Comunicato dell’11.3.2024

Si è svolto sabato mattina, nella sede nazionale della Fondazione Marevivo, il convegno dal titolo “Grandi eventi in siti naturali: quali impatti per ambiente e biodiversità”, organizzato dal Coordinamento Italiano per la Tutela degli Ambienti Naturali dai Grandi Eventi – C.I. T.A.N.G.E. – che riunisce oltre cinquanta associazioni e comitati locali e nazionali -per informare e sensibilizzare cittadini e istituzioni sulle criticità dei grandi eventi musicali e sportivi nei siti naturali. I tagli di siepi e alberi (di recente sono stati abbattuti centinaia di larici secolari per far posto a una pista da bob per le Olimpiadi Invernali a Cortina), la distruzione delle dune e della vegetazione per la realizzazione di piste di motocross e palcoscenici, l’inquinamento acustico e da smog e i rifiuti che finiscono in mare danneggiano l’ambiente, mettendo a rischio specie protette da direttive europee come fratino o tartarughe marine.

Hanno introdotto Rosalba Giugni, Presidente Marevivo e Franco Sacchetti, Referente Coordinamento Ci Tange, che hanno ribadito la necessità di intervenire con leggi e azioni concrete per vietare che simili manifestazioni continuino a privilegiare gli interessi economici a quelli ambientali, sottolineando l’impegno delle numerose Associazioni che si sono riunite per fare fronte comune contro un mostro che assume dimensioni sempre più grandi e incontrollate. Spiagge e siti naturali non sono luoghi idonei. Si chiede che venga rivisto il piano normativo, auspicando nuovi momenti di confronto soprattutto sul piano giuridico. Bruno Cignini, Zoologo, docente Università di Roma “Tor Vergata” ha moderato l’incontro.

Dal dibattito è emersa una urgenza: che la Valutazione di Incidenza per eventi che riguardano ildemanio pubblico, sia affidata a enti terzi che, lontani dagli interessi economici delle amministrazioni locali, possano garantire una analisi obiettiva della fattibilità di tali manifestazioni, basata su metodologie scientifiche.

I CAM, che regolamentano gli eventi pubblici e vietano per la loro realizzazione l’utilizzo delle spiagge, dovrebbero essere applicati anche agli eventi privati, soprattutto quando questi si svolgono, in collaborazione con gli Enti locali, sulle aree del Pubblico Demanio, spesso accordate a canoni di locazione irrisori in confronto al lucro che viene prodotto.

Queste manifestazioni, oltre al gravissimo danno ambientale, rappresentano per i cittadini momenti di alta disinformazione, di cui si fanno “complici” Enti e Istituzioni nel momento in cui abdicano al loro ruolo educativo e di amministrazione. Rappresentano quindi pericolosi precedenti al quale va posto un freno senza indugio, a tutela dell’Ambiente, dei Beni comuni e della biodiversità.

L’incontro rappresenta un primo passo importante per cercare di comporre le esigenze di vari attori, nel tentativo di arginare la dilagante tendenza all’utilizzo di luoghi naturali per eventi che sottendono una visione strumentale della natura la quale invece necessita di essere “valorizzata”, come invece garantisce la Costituzione.

Convegno Grandi eventi in siti naturali: quali impatti per ambiente e biodiversità
9 marzo 2024 Roma – ph Ci Tange

Il convegno ha visto gli interventi istituzionali di Oliviero Montanaro, Direttore Generale Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Francesco Tomas, Contrammiraglio (CP) Reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di Porto e Irene Davi, Tenente Colonnello Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale Rieti a cui è stata presentata la proposta di realizzare un tavolo tecnico con tutti gli interlocutori coinvolti, associazioni ambientaliste, Ministero e Enti regionali e Amministrazioni locali, assenti al convegno pur essendo state invitati.

Oliviero Montanaro ha dichiarato chele Istituzioni devono tenere a mente i loro due elementi fondanti, ovvero che agiscono attraverso opere condivise e che rappresentano gli interessi di tutti. È importante favorire un dialogo tra associazionismo compatto, Istituzioni e Amministrazioni locali, per tutelare non solo le aree protette già esistenti ma anche e soprattutto quelle non riconosciute come tali, attraverso la promozione di un Codice Deontologico condiviso.

Francesco Tomas ha fatto riferimento non solo alle recenti modifiche all’Art. 9 che hanno introdotto il principio di tutela della biodiversità nella nostra Costituzione ma anche all’Art.41, ricordando che ogni iniziativa economica privata, seppur libera, non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.Ha ribadito, infine, il ruolo positivo del Coordinamento che, raggruppando tante sigle, esprime una sintesi delle esigenze del mondo ambientalista grazie alla quale le Istituzioni possono prendere delle decisioni.

Cristina Cotorobai, nota attivista ed eco-influencer, ha aperto gli interventi degli esperti con una riflessione sulla necessità di tornare ai suoni primordiali della natura, nell’interesse di tutti.

Leonardo Marotta, ambientologo, TAG Costa Mare ha parlato della selezione, valutazione e gestione dei piccoli e grandi eventi in aree naturali. Esistono gli strumenti e le leggi, si tratta di metterli in fila e creare metodi di valutazione preventiva, usando il metodo scientifico, che arrivino a definire le aree in cui poter organizzare gli eventi.

Augusto De Sanctis, Consigliere Stazione Ornitologica Abruzzese Siti Natura2000 appenninici, ha dichiarato: “In Appennino, fuori e dentro le aree protette, è un fiorire di piccoli e grandi eventi impattanti, anche su specie di rilievo europeo come l’Orso bruno e l’Aquila reale. Si va dai motoraduni a Campo Imperatore nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso, dove il silenzio dell’altopiano viene interrotto dal rombo dei motori che si sente per chilometri, al raduno di fuoristrada a Villalago, il paese dell’orsa Amarena”. Una proliferazione incontrollata sulla quale gli enti di controllo non hanno mostrato di intervenire adeguatamente.

Marco Cervellini, Ecologo della vegetazione, TAG Costa Mare ha parlato dell’importanza dell’approccio scientifico per la conservazione degli ecosistemi naturali, partendo dal caso Jova Beach Party 2022 nel corso del quale il censimento botanico effettuato dal prof. Bacaro a Viareggio, secondo il Protocollo standard (es. manuale 142/2016 ISPRA), si è rivelato l’unica metodologia efficace per bloccare le ruspe, riconoscendo per la prima volta il valore naturalistico di una spiaggia antropizzata, e ha fatto un appello al mondo scientifico perché si faccia promotore di questa istanza attraverso un lavoro di censimento di aree sensibili che permettano anche valutazioni prima e dopo un evento.

Corrado Battisti, Naturalista, Referente Monumento Naturale Palude di Torre Flavia CMRC ha descritto scientificamente gli impatti e le implicazioni a breve, medio e lungo termine sull’ambiente del Jova Beach Party a Torre Flavia, valorizzando il ruolo positivo del coinvolgimento della comunità, in particolare di scuole e bambini, nella gestione di un’area protetta.

Giuseppe Marino, Legambiente Marsala (in collegamento) ha esposto il caso della fruizione incontrollata allo Stagnone di Marsala, un sito europeo costiero di rilevanza comunitaria, che ormai viene usato come campo gara per il kite surf. Un’attività sportiva che ha praticamente desertificato l’avifauna che un tempo frequentava l’area e che oggi viene disturbata da centinaia di fruitori molto spesso ignari dell’impatto della loro attività. 

Chiara Grasso, Etologa, giornalista e Presidente di Eticoscienza, in collegamento, ha focalizzato il suo intervento sull’inquinamento acustico e luminoso, fonte di disturbo sul comportamento e il benessere animale.

Trovi qui la registrazione del convegno.

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Foto di copertina di Marevivo Onlus

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FIUMICINO: CI MANCAVANO LE GRANDI NAVI…! http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/01/fiumicino-ci-mancavano-le-grandi-navi/ Mon, 29 Jan 2024 13:10:16 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16318 Un’enorme e inutile colata di cemento in arrivo

Ricordate quando, trenta o quarant’anni fa, ci interrogavamo sull’auspicabile presa di coscienza della gente comune nei confronti della gravità del fenomeno del consumo di suolo…? Pensavamo, con invidia, a come i nostri posteri (magari grazie anche al nostro impegno sociale e ambientale) avrebbero rispettato i bellissimi paesaggi che caratterizzano il nostro Paese e ne rappresentano una delle principali fonti di benessere, anche sotto l’’aspetto economico…?!  

Forse non avremmo mai immaginato che (nonostante la paura sempre più palpabile causata dal rapidissimo cambiamento climatico in atto) tanto tempo dopo avremmo dovuto continuare a lottare con la frenesia di distruggere suolo, di cementificare il terreno libero e così privarci di ingenti servizi ecosistemici totalmente gratuiti, preziosi, indispensabili…?!  Anzi, se qualche moderno avventuriero butta l’occhio su un posto ameno, ben conservato e protetto, costellato di testimonianze uniche della storico-culturali e paesaggistiche, dobbiamo temere il peggio per quei pochi angoli di paradiso che rendono unico il nostro Paese. Già, se il posto è splendido e incontaminato, togliergli l’anima (ad esempio, cementificandolo) per ricavarne una versione artificiale, in cui la natura non ha più posto ed è il cemento a regnare sovrano, diventa un’operazione sublime, quasi più arrapante dell’incendio di Roma per Nerone…

Siamo a Fiumicino, a poche decine di chilometri da Roma, in uno dei paesaggi più unici e pieni di fascino della costa laziale, sul quale incombe una gigantesca colata di cemento, quella che serve per costruire un enorme porto per grandi navi da crociera e da diporto e un porto commerciale. 

Il Tevere che incontra il mare in prossimità del vecchio faro militare, davanti allo spettacolo delle bilance (palafitte costruite sugli scogli, usate per la pesca); di là l’idroscalo Oltre (dove fu ucciso Pierpaolo Pasolini nel 1975, ricordato dalla scultura di Mario Rosati e da un piccolo parco con pietre inciampo, sulle quali sono leggibili frasi del poeta. Un luogo placido, quasi sacro, per chi viene dalla metropoli, piena di caos e di violenza.

La colata di cemento (che rientra nelle opere per il Giubileo, anche se non si capisce per quale motivo, dato che verrà c0nclusa dopo che questo grande evento sarà stato già celebrato…) riguarda un progetto della società Fiumicino Waterfront srl, in gran parte partecipata del gruppo Royal Caribbean, che costa complessivamente 440 milioni di euro. Un progetto estremamente critico, come più volte denunciato dalle svariate associazioni di residenti contrari al progetto: infrastrutture inadeguate, fondali bassi e limacciosi, e il vicino aeroporto che non consente un traffico marino con altezze superiori ai 48 metri.

Con gli attuali fondali le Grandi Navi non potrebbero attraccare, e allora si vorrebbe realizzare un dragaggio di sabbia, che in parte invaderebbe l’area antistante il mare e potrebbe essere sfruttata per costruire alberghi e grandi infrastrutture. Un porto destinato a entrare in concorrenza con quello (molto vicino) di Civitavecchia, che è già dotato di attrezzature per l’attracco delle grandi navi. Un colpo al cuore per l’ambiente, ampiamente compromesso dalle quantità di CO2 e di inquinanti emessi dalle grandi navi, tanto dannose quanto migliaia di auto ferme con il motore perennemente acceso… E tutto questo senza analizzare a fondo la nefasta sinergia con l’attività del vicino aeroporto internazionale…

Un centinaio di intellettuali, registi, personaggi dello spettacolo, insegnanti hanno rivolto un appello al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che è anche commissario straordinario di governo per le opere del Giubileo del 2025, affinché questo progetto sia ritirato.

Speriamo…..

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2a Conferenza Nazionale per il Mare Libero. Viareggio 16 dicembre 2023 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/12/2a-conferenza-nazionale-per-il-mare-libero-viareggio-16-dicembre-2023/ Sat, 09 Dec 2023 22:44:09 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16249 COORDINAMENTO NAZIONALE MARE LIBERO

Il 31 dicembre 2023 tutte le concessioni balneari prorogate contro il diritto dell’Unione Europea cesseranno di esistere.

I tanti governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni sapevano bene che questo momento sarebbe arrivato. E per fin troppo tempo sono riusciti ad eludere ogni decisione, prendendo tempo con la Commissione Europea e lasciando le nostre coste in un regime incerto, solo per tutelare la lobby degli imprenditori balneari che chiedeva di poter continuare a gestire in eterno un bene pubblico per eccellenza, come le spiagge.

Il Coordinamento Nazionale Mare Libero è sempre stato in prima linea per chiedere alle istituzioni la tutela dei bagnanti, dei lavoratori, dell’ecosistema spiaggia.

Oggi, che una nuova disciplina della gestione degli arenili non è più rimandabile, proponiamo un modello diverso, vocato alla libera fruizione, al rispetto della Natura, opposto all’idea per cui la spiaggia sia in prima istanza un bene da sfruttare economicamente, peraltro a vantaggio di pochi.

Ne discuteremo alla 2^ Conferenza Nazionale per il Mare Libero, che si terrà, come nella 1^Edizioneil 16 dicembre p.v. nella Sala di Rappresentanza del Comune di Viareggio, Piazza Nieri e Paolini 1, dalle 14.30 .

La Conferenza, che si aprirà con la voce dei cittadini e a cui parteciperà, tra gli altri, il Prof. PaoloMaddalena, giurista e Vicepresidente Emerito della Corte Costituzionale, toccherà tutti i dossier di cui Mare Libero si sta occupando: abusi e mancato rispetto delle regole, la riconquista della proprietà pubblica del demanio marittimo, la tutela ambientale delle coste, la situazione attuale delle concessioni demaniali e gli scenari futuri, il ruolo dell’Europa.

Per partecipare alla conferenza, compila questo breve modulo online:
https://forms.gle/er4CSYHmU93LHhKm6

Maggiori informazioni sul sito del Coordinamento, Instagram e Facebook.

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Alla ricerca del limite tra legittimo interesse pubblico e legittimo interesse privato http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/09/alla-ricerca-del-limite-tra-legittimo-interesse-pubblico-e-legittimo-interesse-privato/ Thu, 08 Sep 2022 11:49:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15544 A cura del Direttivo della sezione sarda della Società Botanica Italiana.

Il Consiglio Direttivo della sezione sarda della Società Botanica Italiana, ritiene di intervenire in merito al dibattito che a livello nazionale, regionale e locale coinvolge cittadini, associazioni e imprese riguardo alla sostenibilità ecologica (ma anche socio-economica) delle attività turistico-ricreative sui sistemi costieri, in particolare quelli sabbiosi (spiagge e dune).

Tale dibattito è spesso polarizzato da posizioni diametralmente opposte, quelle iperprotezionistiche solitamente portate avanti dalle associazioni ambientaliste, e quelle improntate alla libertà di azione e di impresa, solitamente fatte proprie dagli imprenditori e dalle associazioni di categoria.
Va certamente premesso che una mole notevole di pubblicazioni scientifiche documenta in maniera incontrovertibile il declino degli ecosistemi costieri parallelamente all’incremento della pressione turistica sui litorali, e che tale declino riguarda in Italia oltre l’80% dei sistemi sabbiosi, che, va ricordato, sono un bene pubblico, collettivo, che quindi se utilizzato correttamente (cioè in maniera sostenibile) può generare anche dei profitti per i privati ma va gestito nell’ottica della preservazione del suo valore ambientale, economico, sociale e culturale di tipo comunitario, non privato, come specificato dagli artt. 9 e 41 della Costituzione della Repubblica Italiana, recentemente integrati.

Ci preme richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul fatto che il tema della sostenibilità ambientale è un tema di tipo specialistico: solo chi si occupa di ambiente a livello professionale ha le conoscenze e gli strumenti per poter determinare, su basi quantitative (quindi misurabili attraverso tecniche, strumentazioni e sistemi di analisi specialistici) se una certa attività antropica sia sostenibile o no rispetto al sistema ecologico che la supporta.


Quindi a parte poche eccezioni relative ad attività intrinsecamente negative (ad esempio lo sversamento di liquidi inquinanti nel suolo o nelle acque), le attività turistiche e ricreative che generalmente vanno ad insistere sui sistemi costieri non sono intrinsecamente incompatibili con la gestione sostenibile della biodiversità e del capitale naturale dei nostri ecosistemi.
Dipende soprattutto da quante attività insistono su un certo ecosistema, dove sono localizzate, quanto carico di utenza portano, ecc., quindi in sintesi la sostenibilità dipende soprattutto da come queste attività vengono gestite.

Gli effetti della presenza e gestione di una o più attività economiche su un sistema naturale, ad esempio un litorale sabbioso, non riguardano solo la presenza di materiali inquinanti (ad esempio materiali plastici), rispetto ai quali l’opinione pubblica è particolarmente sensibile, ma coinvolgono le specie animali e vegetali che ci vivono, gli habitat e la morfologia di questi sistemi complessi. Attualmente, nella percezione collettiva, una distesa di sabbia bianca priva di plastica, ma anche priva di piante e di depositi di Posidonia, è una spiaggia in salute: in realtà lo stato di salute di un sistema dunale si valuta su un insieme variegato di indicatori, biotici e abiotici, che sono misurabili e quantificabili solo da tecnici specializzati, ad iniziare dai laureati nelle discipline delle scienze naturali e ambientali.

Inoltre bisogna considerare che oltre agli impatti diretti causati dalla presenza antropica sui litorali (modifica della morfologia dunale e asportazione di sabbia, abbandono di rifiuti, impatto su flora, fauna e habitat), vanno considerati e quantificati gli impatti indiretti, relativi ad esempio alla pulizia meccanica degli arenili (troppo spesso ancora unica modalità di gestione delle banquettes di Posidonia), infrastrutturazione per la fruizione (soprattutto apertura di strade e parcheggi), inquinamento acustico e luminoso (dannoso soprattutto per la fauna), introduzione di piante ornamentali esotiche (talvolta invasive) presso i manufatti, impatti sui corpi idrici retrodunali (canalizzazioni, interramenti, modifica delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque).

Il problema del dibattito in corso è quindi soprattutto di tipo culturale: è prevalentemente impostato su basi ideologiche, tra chi antepone i legittimi interessi comunitari sulla tutela e salvaguardia di un bene pubblico, e chi antepone gli altrettanto legittimi interessi di chi fa impresa, magari da tanti anni e con grandi sacrifici.

Per trovare una via d’uscita a questo dibattito, che in fondo è anche un dilemma di scienza economica e politica (cioè capire dove stia il limite tra legittimo interesse pubblico e legittimo interesse privato riguardo ad attività turistico-ricreative che insistono su sistemi costieri innegabilmente molto fragili), non c’è alternativa che quella di rivolgersi agli specialisti.
Infatti, non può essere un pregiudizio ideologico a definire a priori come non compatibile un’attività turistico-ricreativa su una duna o su una falesia, così come non può essere la singola impresa turistica ad auto certificare la sua compatibilità e sostenibilità ambientale, magari perché una o più volte all’anno organizza a proprie spese la raccolta dei rifiuti sulla porzione di arenile di propria pertinenza.

La compatibilità di una determinata attività economica, sia essa occasionale, temporanea, stagionale o continuativa, va determinata su basi oggettive (quindi sulla base di dati scientifici) da organismi terzi rispetto a chi tutela l’interesse collettivo e a chi tutela l’interesse del privato cittadino o dell’impresa. Entrambe le parti, e le cittadine e i cittadini in primo luogo, devono chiedere, anzi pretendere, che, a garanzia dei legittimi interessi comunitari e privati, le istituzioni competenti sul governo del territorio e sulla gestione delle licenze per la realizzazione di attività commerciali su ecosistemi naturali, impostino un sistema di monitoraggio continuo e trasparente, i cui dati vengano raccolti da organismi indipendenti prima, durante e dopo l’esercizio dell’attività turistico-ricreativa, per più anni, e che i dati raccolti vengano resi pubblici. Solo in questo modo si può uscire dall’ambiguità di un dibattito che se rimane bloccato su posizioni estreme diventa conseguentemente sterile.

La sezione sarda della Società Botanica Italiana invita le associazioni di categoria, le associazioni ambientaliste, le cittadine e i cittadini al dibattito costruttivo su questo tema così delicato e cruciale anche per il nostro sviluppo socio-economico, e chiede ai Comuni, alle Province e alla Regione Sardegna di avviare piani pluriennali di monitoraggio ambientale in tutti i sistemi dunali sardi, anche quelli urbani e quelli non inclusi nella Rete Natura 2000, coinvolgendo gli Enti di Ricerca, le Società Scientifiche e soprattutto i nostri giovani laureati.

Si sente spesso dire che la sabbia è il nostro oro bianco: se vogliamo che produca benessere per noi e per le generazioni future è necessario gestirla con saggezza, definendo e attuando modelli di turismo sostenibile che non possono prescindere da monitoraggi continui su vasta scala, da realizzare con il coinvolgimento degli specialisti.

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I costi sociali del Jova Beach Party http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/08/i-costi-sociali-del-jova-beach-party/ Mon, 22 Aug 2022 11:29:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15531 di Sarah Gainsforth.

La seconda edizione del Jova Beach Party, il tour estivo che Jovanotti sta portando in dodici località italiane, di cui nove sono spiagge, è al centro di numerose critiche per il suo impatto ambientale.

I concerti distruggono i delicati ecosistemi costieri con lo spianamento delle dune, l’abbattimento di piante, il calpestio di migliaia di persone, fanno notare molte associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, la Lipu e l’Ente nazionale protezione animali, che hanno lanciato una petizione per vietare i grandi eventi su spiagge e siti naturali.

A Marina di Ravenna i concerti sono stati organizzati nei pressi di una riserva naturale. A Vasto e a Roccella Jonica le aree scelte per l’evento sono destinate a tutela ambientale e rinaturalizzazione per la presenza di vegetazione dunale. La spiaggia di Casabianca che ha ospitato la tappa di Fermo – e che è stata spianata di nuovo dopo che era già stato fatto tre anni fa per ospitare la prima edizione del tour – è un’area di tutela del fratino, un piccolo uccello a rischio estinzione.

Ma c’è un aspetto di questa vicenda che finora è rimasto in secondo piano: se è normale che i soggetti privati promotori di eventi a scopo di lucro mirino al massimo profitto con il minimo dispendio, c’è da chiedersi chi lo rende possibile, perché e a quali condizioni.

I concerti di Jovanotti si svolgono su suolo pubblico. Le spiagge scelte dagli organizzatori sono parte del demanio marittimo statale su cui hanno competenza i comuni, che possono rilasciare concessioni come quelle balneari. Quelle concesse per il Jova Beach Party sono temporanee, e costano pochissimo: per la prima tappa del tour a Lignano Sabbiadoro la Fvg Live srl, che l’ha organizzata, ha pagato al comune 3.260 euro. A Barletta la Trident ha pagato 2.698 euro. Sono cifre molto inferiori a quelle richieste per l’affitto degli stadi che normalmente ospitano i grandi eventi. Affittare lo stadio Diego Armando Maradona di Napoli per un concerto nel 2019 (all’epoca si chiamava stadio San Paolo) costava il 10 per cento dell’incasso, “con un minimo garantito di 50mila euro”.

I costi per la pulizia delle spiagge sono a carico dell’organizzazione del Jova Beach Party, ma sono una cifra molto piccola rispetto alle spese necessarie per allestire le aree, che invece sono tutte a carico delle amministrazioni comunali e regionali. Per lo sbancamento delle dune e la copertura di fossi, e poi per il loro ripristino, il comune di Fermo ha stanziato 5mila euro, e poi 1.500 euro per barriere in cemento, 4mila euro per lavori in aree parcheggio, 2.690 euro per lo smontaggio e il rimontaggio di un’area giochi. Inoltre il sindaco ha dichiarato di aver stanziato 20mila euro per coprire gli straordinari del personale.

Il comune di Roccella Jonica ha stanziato 25mila euro. Per coprire un corso d’acqua sulla spiaggia di Vasto, una delle tappe del concerto, la regione Abruzzo ha speso 80mila euro, a cui si aggiungono altri 40mila euro per i trasporti. La cifra più alta, però, l’ha stanziata il comune di Viareggio: 250mila euro più iva per “costi tecnico-organizzativi connessi alla realizzazione dell’evento”, si legge nella determinazione dirigenziale numero 1476 del 10 agosto, assegnati direttamente, senza bando, a un’azienda di organizzazione eventi, la Prg srl.

L’organizzazione dei concerti di Jovanotti richiede un lavoro straordinario da parte delle amministrazioni comunali, dei loro uffici e di appositi tavoli tecnici, e poi la mobilitazione di prefetture, polizia locale e protezione civile, associazioni di volontariato, la croce verde, spesso con l’impiego di personale prestato da altri comuni.

A Chieti l’azienda sanitaria locale ha chiesto il rafforzamento del personale ospedaliero e la disponibilità delle sale operatorie, allestendo perfino un treno-infermeria, “un convoglio che, all’occorrenza, collegherà Vasto con Pescara, con tappa a Ortona, in 25 minuti, con priorità rispetto a tutti gli altri treni in transito”.

Ma molti dei costi non sono tracciati ed è difficile conoscerli. Nel 2019 Augusto De Sanctis, della Stazione ornitologica abruzzese, ha chiesto un accesso agli atti per conoscere le spese sostenute dal comune di Roccella Jonica per la tappa del Jova Beach Party. Con questa procedura le pubbliche amministrazioni sono obbligate a fornire i documenti entro trenta giorni di tempo, ma i documenti sono arrivati dopo cinque mesi. Tra le carte, c’era una lettera con cui la Trident chiedeva al comune lo sbancamento delle dune, cosa puntualmente avvenuta.

Sono saltate le regole

Il problema però non sono solo le spese: stando alle denunce delle associazioni ambientaliste, sono saltate le norme ambientali. La tappa a Marina di Ravenna si è svolta nei pressi di una riserva naturale, la pineta di Ravenna, e di un sito classificato come di interesse comunitario (Sic) e di protezione speciale (Zps) dall’Unione europea. Ogni intervento all’interno o nelle vicinanze di siti Sic e Zps dev’essere sottoposto a un procedimento di valutazione di incidenza ambientale: i proponenti devono presentare e pubblicare la valutazione 30 giorni prima dell’intervento perché associazioni e cittadini possano verificarla ed eventualmente presentare osservazioni. Le associazioni ambientaliste hanno denunciato la mancata pubblicazione di questi studi nei tempi stabiliti per legge sia a Ravenna sia a Castel Volturno.

La sezione di Ravenna dell’associazione Italia Nostra ha definito “sconcertante” alcuni passaggi del primo nullaosta rilasciato dai carabinieri forestali biodiversità. Tra le prescrizioni della forestale ci sono infatti obblighi quali “limitare al minimo il taglio o il danneggiamento della vegetazione”, “provvedere quanto prima al ripristino morfologico e vegetativo”, “gli effetti piroscenici non potranno essere utilizzati con vento proveniente da nord est”.

Gli effetti piroscenici, notava Italia Nostra, “saranno realizzati con fiamme libere posizionate sul palco, secondo un progetto non reso pubblico da nessuna parte”. Anche a seguito delle proteste, il primo nullaosta è stato rettificato con un secondo documento che ha vietato l’uso dei fuochi.

Sulla spiaggia di Casabianca a Fermo era vietato persino “il normale calpestio” per ordinanza dello stesso sindaco, secondo il Comitato Tag Costa Mare, un coordinamento di associazioni ambientaliste della costa marchigiana. A Casabianca il comitato ha diffidato il comune per ben due volte, la seconda pochi giorni fa, denunciando la distruzione della vegetazione, tra cui piante molto rare, dopo un’opera di restauro ambientale che era stata mirata a ricreare l’ecosistema spianato nel 2019.

Fosso Marino, a Vasto, l’area scelta per il concerto è vicina a un sito di interesse comunitario e riserva naturale regionale. Qui la regione aveva chiesto di spostare il palco per modificare la direzione dell’impatto acustico, ma questo non è avvenuto. L’area chiesta dalla squadra di Jovanotti per il concerto a Vasto era già concessa ad alcuni stabilimenti privati così il comune li ha compensati concedendogli porzioni di spiaggia libera.

A inizio agosto diverse associazioni ambientaliste tra cui Lipu, Italia Nostra, l’Arci, la Stazione ornitologica abruzzese e il Forum italiano del movimenti per l’acqua, hanno presentato una diffida per quelle che sembrano violazioni compiute a Fosso Marino: l’intubamento di un corso d’acqua e la totale distruzione della vegetazione della spiaggia, il tutto usando i fondi pubblici concessi dalla regione. La prima copertura del corso d’acqua non ha retto a un acquazzone estivo, così è stato coperto per la seconda volta per renderlo calpestabile. Un intervento di “assoluta irragionevolezza” oltre che in palese violazione “delle norme comunitarie, nazionali e regionali in materia urbanistica, di tutela ambientale nonché di quelle relative alla pubblica incolumità”, scrivono le associazioni.

Viareggio saranno distrutti habitat protetti a livello comunitario. A rilevarlo è uno studio di Giovanni Bacaro, professore di ecologia vegetale all’Università di Trieste. Le delibere attestano come siano gli organizzatori del tour a chiedere ospitalità ai comuni e a indicare i lavori da fare.

Un pass per residenti

Le tappe del Jova Beach Party si stanno svolgendo in piccole località marine prevalentemente turistiche e residenziali. La straordinarietà dell’evento sembra giustificare non solo i danni ambientali documentati ma anche molti disagi per chiunque non abbia comprato un biglietto per il concerto.

Ogni tappa del tour è preceduta da ordinanze che hanno un impatto sulla vita di residenti e turisti. Il comune di Roccella Jonica è diventato “zona rossa” ben prima della data del concerto. A Vasto marina i residenti possono circolare solo con un pass rilasciato dal comune.

Il quadro che emerge è quello di un apparato pubblico succube delle richieste di un privato a cui è consentito organizzare eventi a scopo di lucro in aree naturali protette, violare norme, usare fondi pubblici e lavoro straordinario di amministrazioni spesso in affanno per ricavarne un guadagno privato. Perché le amministrazioni pubbliche stanno favorendo un singolo, forte, interesse privato? Che cosa ottengono in cambio?

Secondo la Trident la prima edizione del Jova Beach Party ha avuto oltre 600mila spettatori. A un costo di 56 euro a biglietto (ma l’organizzazione offre diverse fasce di prezzo che arrivano fino a 300 euro) gli incassi nel 2019 per lo show di Jovanotti sono stati intono ai 33 milioni di euro.

“Lavorando negli stadi si guadagna molto di più”, dice all’Essenziale Maurizio Salvadori, manager di Trident, secondo cui organizzare i concerti sulle spiagge non conviene economicamente. “Fare i concerti sulle spiagge è una scommessa, una sfida che Lorenzo ha lanciato per fare qualcosa di diverso per il suo pubblico. Abbiamo voglia di usare le spiagge perché i concerti vengono meglio”.

Secondo Salvadori i costi di produzione per il Jova Beach Party sono astronomici: “Non sono certo compensati da un risparmio dell’8 per cento dell’incasso, che è l’affitto che chiedono gli stadi, al netto dei diritti della Siae: parliamo di una cifra tra gli 80 e i 200mila euro a data”. Organizzare un concerto sulla spiaggia comporta un’organizzazione logistica molto più complessa. “Solo di facchinaggio spendiamo 150mila euro a evento, il doppio di quanto spenderemmo in uno stadio”, spiega Salvadori. “L’idea che risparmiamo usando le spiagge è totalmente sbagliata”. La scelta delle spiagge sarebbe quindi dettata da criteri logistici.

“Paghiamo tutto noi, non prendiamo sovvenzioni, chiediamo solo che l’area sia pronta ad accoglierci”, continua Salvadori. “Le piattaforme televisive chiedono delle cifre astronomiche quando fanno promozione del territorio. Quando la Rai fa una trasmissione di capodanno, il comune prescelto paga delle cifre importanti perché si ritiene che questa sia pubblicità per la località che accoglie la manifestazione”, spiega il manager. “Per ogni tappa, mi risulta che il Giro d’Italia chieda ai comuni tra 300 e i 500mila euro. Noi non chiediamo niente”.

Trident e le organizzazioni locali che la supportano hanno beneficiato di sovvenzioni in soli due casi: a Lignano Sabbiadoro, dove eventi, prove e produzioni sono parzialmente compensati dagli interventi della regione per la promozione del territorio, e a Viareggio, perché la spiaggia non era in sicurezza.

“C’è un salto di tre metri, bisogna costruire trecento metri di layer per creare una passerella come via di fuga oltre ai costi legati alla sicurezza dell’area”, dice Salvadori. Questo sarebbe il motivo per l’affidamento diretto di 250mila euro del comune alla Prg srl. “Sono andato a parlare con il sindaco di Viareggio”, spiega Salvadori, “e gli ho detto ‘non voglio niente’. Ma se devo spendere 250mila euro in più rispetto a quanto spenderei in un’altra sede, non ci vengo. E avevo già una sede alternativa”.

Secondo Salvadori la ricaduta economica per il territorio di Viareggio, generata dalla presenza di 80mila persone, sarebbe stata di circa 10 milioni di euro. “La ricaduta è un fatto notorio. A Lignano Sabbiadoro gli alberghi erano occupati al 98 per cento nel raggio di 60 chilometri. Se a fronte di questo il sindaco destina fondi a lavori, che dovranno esser rendicontati al termine dell’operazione, se così facendo il sindaco ha sbagliato… io gli farei un monumento”.

Insomma, secondo la Trident le spese per la preparazione delle aree sono il minimo per i comuni in cambio di visibilità e spesa turistica. “Noi non chiediamo sovvenzioni per scelta, ma se andassi con il cappello in mano a chiedere 100, 200mila euro a fondo perduto, solo per esserci, sono convinto che li porterei a casa”, dice ancora Salvadori.

Secondo il manager “in alcuni casi il Jova Beach Party ha messo in moto un meccanismo virtuoso: sono stati sbloccati tre milioni di euro per la pineta a Castel Volturno, è stata pulita la spiaggia, sono stati messi in funzione i depuratori. Noi mettiamo in piedi un meccanismo locale di accelerazione di cose bloccate da tempo”.

Visibilità e crescita economica

Gli eventi garantirebbero visibilità, un ritorno d’immagine e introiti per i piccoli comuni. In un post su Facebook il sindaco di Fermo ha scritto: “Lido e Casabianca possono riuscire ad avere un panorama nazionale e lo meritano (…). Abbiamo la voglia di promuovere, far conoscere questo territorio. Farlo emergere.”. Ma in che modo la visibilità si traduce in crescita economica?

A proposito di Viareggio, Salvadori parla dello studio di un’università sull’impatto economico, ma sarebbe di qualche anno fa. Negli atti amministrativi che giustificano le spese non sono citati dati, calcoli economici o studi. In un atto di giunta del comune di Fermo, il numero 164 del 17 maggio 2022, si parla genericamente di “un evidente beneficio per il territorio, in termini di visibilità e indotto”.

Perché altri soggetti, come le realtà del terzo settore, devono partecipare a bandi con progetti e valutazioni di impatto sociale per accedere a finanziamenti pubblici, mentre per il Jova Beach Party basta la prospettiva di possibili benefici per l’economia turistica? E chi, esattamente, ne beneficia? “Commercianti, ristoratori, e tutti gli operatori del settore turistico”, si legge nell’atto.

Secondo la Banca d’Italia, quasi un terzo del valore aggiunto generato dal turismo in Italia è riconducibile all’uso di case di proprietà per motivi turistici. Le altre attività economiche interessate sono quelle del comparto alberghiero, della ristorazione, dei trasporti e del commercio al dettaglio. Possiamo quindi immaginare che a Fermo la spesa turistica sia stata assorbita dai proprietari di case in affitto, dai pochi alberghi nella zona e dalla decina di bar, pizzerie e ristoranti presenti in un’area prevalentemente residenziale.

A Vasto e a Marina di Ravenna, però, alcuni gestori di stabilimenti hanno lamentato un calo dell’attività dovuto all’invasione del lungomare dei tir dell’organizzazione, l’obbligo di smontare gli ombrelloni, e la chiusura delle strade. In ogni caso, considerando che per i concerti di Jovanotti sono stati spesi soldi pubblici, gli effetti economici diretti sono di fatto una forma di redistribuzione iniqua perché a beneficiarne è solo un ristretto gruppo di persone – i proprietari di case, alberghi e attività commerciali.

Bisognerebbe allora conoscere l’impatto a lungo termine di un evento di due giorni, organizzato nel picco della stagione turistica e quindi in località già piene di turisti, per sapere se anche la collettività ne beneficerà con, per esempio, la creazione di nuovi posti di lavoro. Ma misurare l’impatto economico dei grandi eventi e del turismo non è semplice. Anche perché, spiega la Banca d’Italia, esistono pochi studi basati su analisi a livello sub-nazionale, il più idoneo per studiare la relazione tra turismo e crescita.

Tra gli studi esistenti, uno pubblicato nel 2019 dalla Banca d’Italia ha stimato l’impatto della spesa turistica straniera in alcune province italiane tra il 1997 e il 2014. La ricerca rileva che l’effetto di questa spesa è modesto in termini economici. “L’impatto è maggiore per le province meno sviluppate e nullo per quelle che presentavano le entrate turistiche per abitante più elevate all’inizio del periodo, suggerendo che possono verificarsi fenomeni di congestione”, si legge nelle conclusioni.

Insomma nelle località già turistiche, l’aumento del turismo non produce crescita economica per via dell’aumento dei costi. Di più, può addirittura “contrastare la crescita del prodotto interno lordo pro capite, perché incoraggia attività e occupazione con una bassa produttività”, si legge ancora nello studio.

L’effetto di ricomposizione del mercato del lavoro verso settori a basso valore aggiunto, ovvero lavoro povero, è confermato da un altro studio sugli effetti del giubileo del 2000 a Roma (entrambi gli studi sono riassunti nel quaderno del 2019 Turismo in Italia: numeri e potenziale di sviluppo).

Non c’è quindi solo una crescita di posti di lavoro nei settori turistici, ma una diminuzione di posti in altri comparti a più alto valore aggiunto. Questa dinamica è avvenuta a livello nazionale a partire dagli anni ottanta con la diminuzione di posti di lavoro nel settore manifatturiero e l’aumento di posti in settori quali alberghi e pubblici esercizi. Ma è un processo desiderabile? Secondo lo studio sugli impatti del giubileo del 2000 gli effetti dei grandi eventi in termini di “ricadute complessive sullo sviluppo del territorio” sono “generalmente transitorie”.

Una ricerca sull’impatto di 43 giochi olimpici che si sono svolti tra il 1964 e il 2018 ha trovato che solo in sei casi i ricavi hanno superato di poco i costi. La perdita economica per il resto è stata mediamente del 38 per centro. Quando si parla di grandi eventi bisogna dunque considerare anche i costi connessi e la qualità del lavoro creato: nei settori legati al turismo i salari sono bassi e il lavoro sommerso è molto diffuso. Il fatto che proprio nel cantiere per la tappa di Fermo del Jova Beach Party l’ispettorato del lavoro abbia trovato diciassette lavoratori su cinquantacinque senza contratto non è un buon segnale.

Turismo insostenibile

Altri effetti negativi della crescita del turismo sono l’aumento del costo della vita per i residenti e la scomparsa dell’offerta di case in affitto ordinario. Secondo lo studio della Banca d’Italia sulla spesa turistica, “se l’offerta di alloggi non è elastica, l’afflusso di turisti potrebbe far aumentare gli affitti, il che a sua volta riduce l’offerta di lavoro (poiché per i lavoratori è più costoso vivere nell’area)”.

È questa la dinamica oggi in atto in molte città dove non si trovano lavoratori essenziali perché i salari sono bassi e gli affitti sono alti. Le case in affitto su Immobiliare.it a Fermo sono quattordici, molte solo per la stagione estiva; a Porto San Giorgio, accanto a Fermo, sono dodici, molte per i mesi estivi. Dove dovrebbero abitare i lavoratori dei settori turistici se il turismo crescesse ancora? Milano, la città che in Italia ha più puntato sull’organizzazione di grandi eventi per attirare capitali e turisti, è diventata troppo cara anche per chi ha uno stipendio medio. Le località turistiche alla lunga diventano inabitabili.

Il modello Jova Beach Party porta non solo benefici ma anche i problemi delle grandi città, che le piccole vogliono emulare. Soprattutto, però, promuove l’idea che la produzione di cultura debba essere sostenuta non in quanto tale ma come strumento di marketing turistico. C’è da chiedersi, allora, se la possibile normalizzazione della logica turistica della visibilità, dell’eccezione e della straordinarietà, che servirebbe addirittura a mettere in moto l’amministrazione ordinaria, non ponga seri problemi di democrazia.

L’approccio ecologista – opposto a quello turistico che isola, seleziona e separa – invita a leggere le connessioni e l’interdipendenza di processi che distruggono l’ambiente e plasmano i territori, gli effetti a lungo termine di scelte ed eventi. Invita a guardare quello che resta in ombra, a fare domande, a cercare risposte collettive e strutturali per la crisi climatica, a chiedersi se è poi così vero che la crescita del turismo generi ricchezza o se invece non sia nient’altro che un’ideologia, ormai insostenibile.


ARTICOLO PUBBLICATO SU “L’ESSENZIALE” IL 19 AGOSTO 2022. FOTOGRAFIA DI LUCA DI CIACCIO DA FLICKR (CC BY-NC-SA 2.0).

Tratto da: https://emergenzacultura.org/2022/08/21/i-costi-sociali-del-jova-beach-party/

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Jova Beach Party. Le spiagge e i corsi d’acqua non sono discoteche da spianare e tombare http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/jova-beach-party-le-spiagge-e-i-corsi-dacqua-non-sono-discoteche-da-spianare-e-tombare/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/jova-beach-party-le-spiagge-e-i-corsi-dacqua-non-sono-discoteche-da-spianare-e-tombare/#comments Tue, 19 Jul 2022 06:14:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15487 Jova Beach Party: LIPU, SOA, GFV e Arci Vasto “altro che sostenibilità del concerto, le spiagge non sono cumuli di sabbia inerte dove fare piste da ballo tombando pure corsi d’acqua ma siti dove vivono piante e animali. Perché non va a esibirsi nei luoghi del disastro ambientale, dall’Ilva di Taranto al petrolchimico di Gela?”.

Corposo documento con le osservazioni nella procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale: spazzata via dal comune vegetazione protetta che lo stesso consulente dell’ente chiedeva di conservare.

Già spostate per fare spazio al concerto le giostre, andando a occupare in pieno periodo riproduttivo un’area importante per il fratino ma i tecnici di Jova non se ne sono accorti.

L’area concerto sconvolge un’area con destinazione a tutela e rinaturalizzazione secondo il Piano del Demanio marittimo regionale e quello comunale. Palco e emissioni sonore e luminose rivolte nel verso del vicino Sito di Interesse Comunitario e le relative dune.

QUI I DOCUMENTI INTEGRALI.

Il Jova Beach Party è un’iniziativa insostenibile perché le spiagge non sono cumuli di sabbia inerte ma luoghi dove vivono piante e animali, spesso rarissimi. Se poi per fare un concerto si tomba e rende “calpestabile” un corso d’acqua naturale come Fosso Marino, si infrange non solo qualsiasi principio basilare di ecologia ma a nostro avviso anche quelli relativi alla prevenzione dei rischi per la pubblica incolumità. Che accadrebbe in caso di nubifragio? Questo spettacolo presenta palesi criticità e, a parte la legittima ma a nostro avviso infondata propaganda del cantante, assistiamo da parte delle amministrazioni ad un continuo arrampicarsi sugli specchi per giustificare decisioni sempre più allarmanti. Tra queste risaltano quella, appunto, di passare letteralmente sopra un corso d’acqua o di calpestare, è il caso di dirlo, le previsioni dei piani demaniali sia a scala regionale che comunale che prevedevano per Fosso Marino la tutela, essendo anche area di nidificazione e alimentazione del Fratino. Andava pure disinquinato intercettando gli scarichi abusivi e perseguendo chi viola le leggi, migliorato con opere di rinaturalizzazione previa piantumazione di altre piante delle dune e reso fruibile con percorsi, staccionate, bacheche e cartelli. Non doveva certo essere snaturato per la successiva trasformazione in pista da ballo per un’iniziativa di un privato” così le associazioni Lega Italiana Protezione Uccelli, Stazione Ornitologica Abruzzese, Arci Vasto e Gruppo Fratino Vasto che oggi in conferenza stampa hanno presentato un dettagliato dossier di osservazioni depositate nella procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale del Jova Beach Party che si dovrebbe tenere a Vasto a metà agosto.

Vogliamo sottolineare con forza che tanti scienziati e ricercatori stanno duramente contestando la scelta di rendere le spiagge delle discoteche. Ricordiamo la risoluzione al Convegno nazionale degli Ornitologi svoltasi a Napoli, alla recente lettera del presidente del Centro Italiano Studi Ornitologici, Prof. Bogliani, accademico, sulla criticità della tappa di Roccella. Pensiamo alla Società Italiana di Geologia Ambientale che ha preso posizione sulla tappa di Barletta.

Nello “Studio di Incidenza” depositato dagli organizzatori per la tappa di Vasto Fosso Marino, che è pure zona di riproduzione accertata del Fratino, viene descritta come area oggi priva di elementi naturali, a causa degli interventi svolti dal comune a marzo-aprile. Beh, questo è vero, peccato però che lo Studio paradossalmente certifichi come il Comune di Vasto abbia considerato come carta straccia le stesse richieste del proprio consulente che in una ben pagata relazione di marzo 2022 proprio per l’intervento di Fosso Marino riconosceva la necessità di tutelare la residua vegetazione delle spiagge protetta dalla regione, come il Ginestrino delle Spiagge, individuandola pure sul campo. Tutto spazzato via dal comune con circa 80.000 euro di denaro pubblico spesi per un intervento che ha tra l’altro fortemente peggiorato la condizione del corso d’acqua.

Nel documento ci sono palesi incongruenze. Ad esempio, si sostiene che lo spostamento delle giostre verso un’area notoriamente importante per il Fratino, con relativa sottrazione di habitat per la specie, per fare spazio al concerto debba ancora avverarsi mentre è già realtà essendo avvenuta da tempo, in pieno periodo riproduttivo per giunta!

Che dire poi della scelta degli organizzatori di posizionare il palco, i potenti amplificatori e le luci con la direzione nel verso della vicina Riserva naturale Marina di Vasto e delle relative dune distante solo 750 metri? Almeno ruotarlo di 180 gradi per mitigare l’incidenza delle emissioni luminose e sonore che possono impattare sulla rara fauna presente! Questa sarebbe l’attenzione nei riguardi dell’ambiente e di un Sito di Interesse Comunitario protetto, sulla carta, addirittura a scala europea?

Le prescrizioni sul controllo di afflusso e deflusso degli spettatori prima e dopo il concerto sono a nostro avviso lacunose, considerando l’altissimo rischio di bivacco e calpestio delle dune nella vicinissima Riserva. Ci chiediamo se siano Stati coinvolti i delegati dal Comune alla gestione della Riserva (WWF e Legambiente) e se le stesse due associazioni si siano fatte parte attiva per questo problema.

Purtroppo dobbiamo ricordare che, a causa di una contestatissima e singolare norma regionale che affida ai comuni la competenza per tale procedura ambientale, sarà lo stesso comune, il principale fautore del concerto e l’esecutore di diversi degli interventi impattanti, a procedere alla valutazione della documentazione depositata dall’organizzazione del concerto.

Prendiamo atto della tardiva, timida e insufficiente posizione del WWF che fuori tempo massimo e a concerto ormai programmato ha ritirato il suo appoggio per la sola tappa di Vasto e solo per le scelte del Comune confermando appieno la partnership con Jovanotti. Si sono accorti dopo anni che Fosso Marino andava tutelato? Non contestano che sia stato Jovanotti a proporre con il comune quella localizzazione? Si lamentano della successiva mancata rinaturalizzazione del corso d’acqua. Si accetta, quindi, che un luogo invece di essere conservato e migliorato venga spianato per poi cercare a posteriori di porre rimedio pur di fare un concerto? E sulle altre tappe, nulla? A Roccella Jonica, in un paesaggio dunale ancora straordinario con decine di piante e animali rari, dove spuntano fuori documenti del 2019 in cui gli organizzatori invitavano il comune, a, testualmente, “sbancare le dune”, va tutto bene? A Fermo, dove si spianerà la vegetazione faticosamente ripristinata in tre anni con tanto di progetto pubblico, l’associazione del Panda non dice nulla?

I corsi d’acqua e le spiagge sono elementi naturali imprescindibili della qualità di un territorio. Dove sono stati in parte danneggiati, si deve ripristinare, non spianare e tombare peggiorando la situazione in un paese dove il litorale è stato pesantemente cementificato con i fratini che nidificano e mangiano negli ultimi lembi rimasti, come appunto Fosso Marino.

Invece di assediare e occupare le spiagge, perché non continuare a usare i luoghi deputati a questi eventi, come stadi e piazze?. Oppure, come suggerito dalle associazioni pugliesi, andare nei luoghi del disastro industriale e ambientale, dall’Ilva a Marghera, da Gela a Porto Torres, da Brindisi a Falconara. Un passo forse troppo grande per Jovanotti e i suoi sponsor?

LEGA ITALIANA PROTEZIONE UCCELLI
STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE

ARCI VASTO
GRUPPO FRATINO VASTO

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/jova-beach-party-le-spiagge-e-i-corsi-dacqua-non-sono-discoteche-da-spianare-e-tombare/feed/ 2
La Lecciona non si Tocca http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/03/la-lecciona-non-si-tocca/ Tue, 01 Mar 2022 09:01:40 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15198 Una delegazione composta da attivisti del Coordinamento “La Lecciona non si Tocca”, Legambiente Versilia, Amici della Terra Versilia, Fridays For Future Pisa in rappresentanza di Associazioni, Movimenti, Comitati e cittadini dei comuni Pisani costieri e di Viareggio e Versilia, ha presenziato all’incontro tenutosi venerdì alla Stazione Leopolda sul tema “Infrastrutture in Toscana motore di transizione ecologica” organizzato dal PD con la presenza dei massimi vertici della Regione.

Nell’occasione la rappresentanza delle organizzazioni ambientaliste ha consegnato a Stefano Baccelli, Assessore all’ambiente e Eugenio Giani, Presidente della Regione e agli altri personaggi illustri presenti, un documento in cui si chiede “ come la Regione Toscana, che tra le altre cose ha dichiarato l’emergenza climatica, pensa di conciliare il tracciato della Ciclovia Tirrenica che va a impattare in modo distruttivo sulle Riserve del Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli quali La Lecciona, La Bufalina, Bocca di Serchio, Bozzone, Ugnone, Fiumaccio, Paduletto, Palazzetto, S. Bartolomeo, con la loro protezione anche in considerazione del fatto che recentemente l’Ambiente è riconosciuto come Valore inalienabile dalla Costituzione Italiana.

Non si comprende come la Regione Toscana si ostini ad evitare un incontro più volte richiesto dal Coordinamento fin dal 21 Settembre 2021, e non presti attenzione ai pareri espressi da autorevoli associazioni scientifiche come l’Unione Zoologica Italiana, la Federazione Italiana delle Scienze della Natura e dell’Ambiente, Il Centro Ornitologico Toscano.

Perché la ciclovia Tirrenica sia un’infrastruttura davvero motore di transizione ecologica deve essere utile soprattutto per chi usa la bicicletta nella quotidianità per lavoro e commissioni spostandosi su tragitti i più brevi possibili, in sicurezza attraverso aree urbanizzate, pur sempre di pregio come il viale dei Tigli, evitando tragitti in aree che per natura sono giustamente isolate e non accessibili al calar del sole come le riserve naturali e la Tenuta di San Rossore.

Il Coordinamento, le Associazioni ed i Comitati rappresentati, pur ribadendo la propria identità apartitica, invitano il PD che sostiene il programma del Presidente Giani “una Toscana diffusa” dove tutti possano godere di una buona qualità di vita, a dare concretezza coi fatti a questa dichiarazione.

SI ricorda che la Commissione Ambiente Regionale, a seguito della mozione della consigliera Silvia Noferi, ha chiesto di approfondire l’argomento sentendo il Sindaco di Viareggio e il Presidente del Parcoè nella riunione la consigliera ha chiesto che siano ascoltate anche le Associazioni e e che ciò avvenga in tempi ristretti.
Per concludere se è vero che “l’alta marea alza tutte le barche” si vuole ricordare che adesso non siamo in “bassa marea”, il mare si è allontanato definitivamente, come è successo a Pisa. La crescita beneficio per tutti è ormai un miraggio su cui sarebbe bene non spendere le risorse ancora disponibili.
E la guerra in Ucraina lo sta rendendo drammaticamente evidente.

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Salviamo dalla cementificazione la pineta e il litorale di Torre Blandamura http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/01/salviamo-dalla-cementificazione-la-pineta-e-il-litorale-di-torre-blandamura/ Mon, 31 Jan 2022 08:17:53 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15126 Nel Comune di Taranto, in località Torre Blandamura, lungo la costa orientale, in direzione del Salento, al confine con il Comune di Leporano sopravvive uno degli ultimi lembi naturali, non ancora distrutti dalla cementificazione selvaggia di cui la costa tarantina è stata oggetto a partire dagli anni ’60. Tali interventi, spesso abusivi, hanno portato nel tempo, alla costruzione di ville e manufatti in prossimità del mare, alla distruzione degli ambienti naturali e al restringimento progressivo delle aree cui accedere liberamente al mare.

L’area di Torre Blandamura, ancora miracolosamente intatta, costituita da pinete di pino d’Aleppo, da arbusti di lentisco, fillirea, cisti e, in prossimità della costa, da vegetazione alofila protetta da leggi comunitarie, rischia di scomparire in quanto su questo territorio è prevista la realizzazione di un porticciolo turistico, di importanti superfici, con annesse infrastrutture a terra che porterebbe alla distruzione di tutta la vegetazione e alla cementificazione della scogliera. Il porticciolo andrebbe poi a distruggere anche l’ambiente marino a fronte di remoti vantaggi economici per i privati.

In questi giorni, ahimè, sono già in corso le prime opere infrastrutturali, come la recinzione del cantiere, che di già impedisce l’accesso al mare, frequentato non solo dagli abitanti del posto ma anche della città, e la realizzazione di stradine che hanno già determinato lo sradicamento di vegetazione protetta. Oltre che alla distruzione degli ambienti naturali, stiamo assistendo all’ennesima privatizzazione degli ultimi lembi di costa in cui è possibile ancora accedere liberamente al mare.

Aiutate, con le vostre firme, a bloccare questa ennesima violenza al nostro splendido AMBIENTE NATURALE!

La petizione può essere sottoscritta qui.

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No alle grandi navi sulla costa di Fiumicino http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/06/no-alle-grandi-navi-sulla-costa-di-fiumicino/ Tue, 22 Jun 2021 05:47:01 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14596 A cura di Italia Nostra litorale romano e Wwf litorale laziale.

Quanti sono i porti tra Ostia e Fiumicino?
Tanti ma a quanto pare per qualcuno non bastano…. Fiumicino è un porto canale, Fiumara Grande è un porto esteso dal mare fino a oltre il ponte della Scafa su entrambe le sponde con il Porto Romano all’interno, poi il Porto turistico di Ostia all’Idroscalo e il porticciolo sul Canale dei Pescatori e lungo le sponde.

Quante barche sono ormeggiate in questi porti?
Migliaia e migliaia… ma a quanto pare per qualcuno sembrano non essere sufficienti visto che si pensa ancora ad un altro porto turistico alla foce del Tevere per ospitare anche imbarcazioni molto più grandi e impattanti, per non parlare del faraonico progetto di porto commerciale a nord della Fossa Traianea.

Insieme al porto per piccole imbarcazioni, accanto al vecchio Faro di Fiumicino, si vuole infatti realizzare un porto per accogliere le navi da crociera, il progetto iniziale del 2009 non lo prevedeva. Questa non è una semplice variante al progetto precedentemente approvato – e miseramente annegato tra i flutti delle inchieste giudiziarie; è necessario quindi, come afferma il Ministero dei beni culturali (oggi Ministero della Cultura): un “nuovo progetto per il quale risulta necessaria un’approfondita valutazione degli aspetti di competenza di questo Ministero“.

E’ stato consegnato nel 2019 il “nuovo progetto” per accogliere anche le navi da crociera. Siamo sul mare di Roma, circa 3 milioni di abitanti, la città più popolosa di tutta Italia.

La viabilità è esigua. In questi ultimi anni è stato grande l’impegno dell’Amm. Comunale di Fiumicino nell’organizzare in modo idoneo il reticolo viario, introducendo diversi dissuasori e zone 30, con buoni risultati in termini di qualità della vita. Condividiamo le osservazioni del Ministero della Cultura sulla necessità di “una più accurata analisi degli impatti cumulativi… in termini di mobilità sul territorio“.

L’idea è quella di arrivare con questi enormi palazzi galleggianti alle porte della capitale per poterla visitare. Ancora il parere del Ministero che osserva: “particolare attenzione andrà posta per superare il problema della presenza del “fuori scala” costituito dalle navi da crociera (caratterizzate da dimensioni, forme e materiali estranei al contesto) nella realtà dell’Isola Sacra, evitando impatti negativi – non solo visivi- che potrebbero scaturire dalla stridente differenza dimensionale-volumetrica rispetto a quelle circostanti.

Pensiamo alle migliaia di turisti che scendono dalle navi da crociera per raggiungere la città di Roma: 2000, 3000, 4000 persone che nello stesso momento in autobus si muoveranno verso la capitale. Numeri consistenti, dai 50 agli 80 autobus che partono contemporaneamente attraverso le strade non molto ampie di Fiumicino, via Trincea delle Frasche e via Coni Zugna per immettersi su via dell’Aeroporto e arrivare a Roma. Autostrada, via Portuense, via del Mare, hanno da tempo esaurito la propria capacità di carico, lo sappiamo bene, ne abbiamo tutti fatto esperienza.

Rileviamo inoltre che il fondale non è idoneo, poco profondo per accogliere le navi da crociera. Questo impone “importanti dragaggi per realizzare le batimetrie necessarie al passaggio delle navi, e non solo all’interno del bacino portuale“. Da questo deriva un rischio archeologico sul patrimonio sommerso, come osserva sempre il Ministero ma anche un fortissimo impatto sull’ambiente marino e costiero.

Ricordiamo che ci troviamo alla foce del Tevere è che l’afflusso di sedimenti trasportati dal fiume, seppur diminuito negli ultimi 50 anni – da qui il problema dell’erosione costiera – esiste comunque. L’apporto di sedimenti andrà in qualche modo a generare problemi di insabbiamento (un destino segnato dai tempi dell’Imperatore Claudio), quindi la necessità di mantenere periodicamente le batimetrie.

Le escavazioni in mare di sicuro avranno un impatto sul Sito di Interesse comunitario, denominato “Isola Sacra” che si trova nelle adiacenze del vecchio faro. La cementificazione produrrà ulteriori drammatici fenomeni di erosione nei tratti più pregevoli della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. I monitoraggi costanti, auspicati e promessi, non risolveranno certamente le gravi ripercussioni in termini di inquinamento e di rumore, con conseguenze negative sulla salute degli abitanti di Fiumicino e del litorale.

In attesa del parere del Ministero dell’Ambiente che affronterà gli aspetti più propriamente legati all’alterazioni provocate sull’ambiente naturale, le nostre Associazioni esprimono enormi preoccupazioni nei confronti di questo progetto.

Altra prospettiva che ci inquieta profondamente, anche se il suo iter rimane ancora lungo e complesso, è il mega-porto commerciale previsto a nord del Canale di Fiumicino. Mentre il 31 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha finalmente approvato un decreto-legge che escluderà, in sintonia con l’Unesco, l’approdo della Grandi Navi dalla Laguna di Venezia, Fiumicino dovrebbe accogliere ancora altre navi da crociera (per 230.000 passeggeri all’anno), nonché imponenti cargo (per 3 milioni di tonnellate di merce all’anno) e traghetti (per 565.000 passeggeri all’anno).

Per il nuovo scalo, cofinanziato dalla Banca Europea per gli investimenti (BEA) si prevede una spesa complessiva di 195 milioni di euro, di cui 39 già stanziati per la darsena pescherecci, unico progetto finora approvato. Estensione complessiva 1,750 milioni di metri quadrati. Tutto ciò andrebbe ad aggiungersi al traffico di prodotti petroliferi, oggi di 3,5 milioni di tonnellate all’anno.

Dichiara M. Gabriella Villani Presidente del WWF Litorale Laziale: “Se potrebbe avere qualche senso una diversa localizzazione dei pescherecci non ha nessun senso l’attracco delle enormi navi da Crociera dati i collegamenti viari saturi tra Fiumicino e Roma e la completa mancanza di trasporto su rotaia, di cui invece è dotato il Porto di Civitavecchia che inoltre è dotato anche del raccordo diretto con l’autostrada.”

Dichiara Francesco Spada, botanico, rappresentante di Italia Nostra Litorale Romano, Studioso Ospite presso Dept. of Plant Ecology and Genetics, Università di Uppsala (Svezia): “E’ con stupore, incredulità e indignazione che si prende atto della progettazione delle opere in oggetto. Tali opere, se realizzate, rappresenterebbero ad oggi, la più disastrosa e irresponsabile minaccia alla residua integrità ambientale del litorale laziale, proprio in un’epoca storica che ambisce o è costretta a raggiungere obiettivi di sostenibilità. Il litorale medio-tirrenico in corrispondenza del delta del Tevere è, infatti, sistema geo-morfologico di costa bassa di ben nota e scientificamente documentata, elevatissima vulnerabilità“.

LE DOMANDE: Abbiamo veramente bisogno delle Grandi Navi? Qualcuno si è accorto della assurda sovrapposizione di due progetti del genere? Come si può, mentre concetti quali la “transizione ecologica” diventano parole d’ordine istituzionali, continuare a pensare a uno sviluppo basato sulla cementificazione e sul consumo delle risorse? Perché non investire invece nella riqualificazione dei nostri splendidi litorali e nella promozione del turismo sostenibile?

LE RISPOSTE?

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