amianto – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Sat, 13 Jun 2020 19:22:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg amianto – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Ottana: dal miracolo economico all’incubo dell’amianto Killer http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/06/ottana-dal-miracolo-economico-allincubo-dellamianto-killer/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/06/ottana-dal-miracolo-economico-allincubo-dellamianto-killer/#comments Sat, 13 Jun 2020 19:22:08 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13845 di Stefania Ruggiu.

Oggi viviamo anche le conseguenze lasciate dall’inquinamento delle fabbriche nel territorio circostante, sicché la popolazione spesso si chiede se determinate patologie possono essere correlate alla malsana situazione in cui si trova l’ambiente in cui vivono.

Come sappiamo negli anni 50/60 del secolo scorso l’Italia conobbe un periodo di boom economico senza precedenti. Nel giro di pochissimi anni, infatti, il nostro paese riuscì a rialzarsi dalle rovine causate dal secondo conflitto mondiale e divenne una tra le maggiori potenze industriali del pianeta. L’Italia era un paese caratterizzato da una forte cultura contadina e agricola ma in seguito, e in modo abbastanza rapido, si sviluppò una modernità industriale che prese il nome di “miracolo economico”.

Tale incredibile sviluppo ebbe, però, anche degli aspetti negativi come:

  • lo spopolamento delle campagne;
  • il divario tra Nord e Sud

Tutto ciò ebbe delle conseguenze che portarono il Mezzogiorno ad essere sempre più afflitto da gravissimi fenomeni di disoccupazione e spopolamento che finivano per originare condizioni sociali di forte disagio e per alimentare le attività criminali. In particolare, nella regione Sardegna dilagava il fenomeno del banditismo che, secondo la Commissione Parlamentare di Inchiesta, si sviluppava proprio a causa delle precarie condizioni economiche venutesi a creare nel territorio.

Così il Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno e del Ministero delle Partecipazioni Statali, decise di realizzare una serie di insediamenti industriali come l’agglomerato di Ottana e, successivamente, anche quelli del Sologo e del Sarcidano da parte delle aziende del gruppo ENI (per Ottana), del gruppo SIR (per tutti gli agglomerati) e dei Fratelli Orsenigo (ancora per Ottana). La Cassa per il Mezzogiorno assunse l’impegno di finanziare la realizzazione delle infrastrutture di base.

Nel 1973 si insediarono ad Ottana L’Enichem e la Metallurgica del Tirso e, successivamente, l’ENI eseguì un piano industriale che faceva sorgere ad Ottana impianti per la produzione di fibre tessili, acriliche e polimeri. Il sito si dotò di una centrale termoelettrica (Ottana Energia) e di una manifattura chimica, suddivisa in due sezioni:

  • una relativa alla lavorazione delle materie prime (PTA)
  • l’altra responsabile della polimerizzazione e dunque della produzione di PET.
    Possiamo immaginare quanto quest’imponente progetto industriale avesse cambiato le vite degli abitanti della zona, con un incremento economico immediatamente percepibile.

Benessere economico e sociale fino al 1978 quando, la Metallurgica del Tirso entrò in una spirale di crisi senza fine, trascinando nella medesima sorte anche l’Enichem, nel 1998. Oggi, all’interno dello stabilimento ex Enichem, sono rimaste in produzione solo due aziende: la centrale elettrica ad olio vegetale della Biopower Sardegna e la fabbrica di pannelli in polistirolo della Corstyrene con un totale di 50 unità lavorative; oltre a 12 dipendenti di piccole aziende di manutenzione e 8 dell’impianto di depurazione consortile.

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I primi detriti degli scavi del Terzo Valico? Quasi tutti ad Alessandria http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/09/il-primo-smarino-del-terzo-valico-quasi-tutto-ad-alessandria/ Mon, 02 Sep 2013 18:35:26 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=8394 Nei giorni scorsi è stato presentato da Cociv il primo stralcio del primo lotto dei lavori del Terzo Valico.

alta velocità

Trattasi del progetto dei lavori dei primi sei mesi, con annessa individuazione di chi fornirà il calcestruzzo e dei siti in cui conferire lo smarino (cioé i detriti provenienti dai lavori di scavo).

In attesa della conferenza dei servizi che dovrà dare il via libera all’utilizzo delle prime tre cave individuate per il primo e il secondo lotto (Cava Cementir di Voltaggio, Cascina Pattarellino di Sale e Area Artigianale Dossi di Pontecurone), Cociv ha deciso di utilizzare “l’opportunità” offertagli dal D.Lgs. 152/2006 e di conferire in centri di recupero e discariche regolarmente autorizzate lo smarino.

Discariche autorizzate a cosa?

Ad accogliere rifiuto catalogato come CER 170504 (Terre e rocce da scavo) come indicato sul progetto redatto da Cociv.

Terre e rocce da scavo prive di amianto, si badi bene, altrimenti il rifiuto dovrebbe avere un’altra catalogazione ed essere smaltito con costi molto maggiori e con diverse modalità.

Peccato che la provenienza dello smarino sarebbe la Val Lemme e Arquata, proprio dove perfino il tavolo tecnico della Regione Piemonte, ha ammesso la presenza di amianto. Ricordiamo anche i “famosi” sondaggi per il progetto di Enel Green Power sul monte Porale da cui emerse presenza di amianto fino al 25% del campione analizzato.

Nessuno si preoccupi, ci penseranno direttamente Cociv e le discariche ad effettuare le analisi, intanto come tutti sanno viviamo in un paese di onesti e Cociv è un consorzio di professionisti affidabili già finiti sotto processo “solamente” con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato.

L’Arpa, solo una volta che dovessero uscire dai cantieri o entrare nelle discariche i camion, potrebbe effettuare dei controlli. Interpellati hanno risposto di non poter far nulla di preventivo, nonostante tutti sappiano che c’è grossissimo rischio che quei camion contengano amianto. Chissà che un giorno qualcuno non debba rispondere di attentato alla salute pubblica e disastro ambientale.

Dove finirà lo smarino?

Quello prodotto dai primi sei mesi di lavori nei cantieri piemontesi a Rondissone (To) presso una cava gestita dalla ILC Srl e a Spinetta Marengo presso la SAP (Servizi Ambientali Piemontesi), autorizzata al recupero e al riciclo di rifiuti inerti.

La SAP, il cui legale rappresentante è il signor Bonanno Valerio, accoglierà la quasi totalità dello smarino prodotto: 73684 metri cubi rispetto ai 6049 che verranno portati a Rondissone (come si evince facilmente dalla cartina coi siti di destinazione preparata da Cociv oltre che dall’attenta lettura della documentazione).

Praticamente, lo smarino, con altissima probabilità di contenere amianto, finirà tutto ad Alessandria in una zona compresa fra i centri abitati di Spinetta Merengo, Cascinagrossa e Castelceriolo.

Ovviamente la SAP, che come si apprende dal suo sito “…ha un’anima ecologica e lo dimostra ogni giorno con il suo lavoro…”, non si è fatta il minimo scupolo ad accettare di portare quasi tutto lo smarino dei primi lavori del Terzo Valico ad Alessandria, sempre che i No Tav permettano ai camion di arrivarci. Hanno certamente una grande coscienza ecologica ma per un po’ di quattrini val bene rischiare che fra trent’anni la popolazione di Spinetta, Cascinagrossa e Castelceriolo si ammali di Asbestosi o Mesotelioma.

E l’amministrazione comunale di Alessandria?

Dopo aver minacciato più volte per bocca del Sindaco Rita Rossa di non essere intenzionata ad autorizzare il passaggio dei camion se non ci fosse stata la contropartita della logistica (posizione che ha ricevuto dure critiche) adesso deve dimostrare di dare seguito alle parole con fatti concreti.

Per la logistica non c’è un solo euro, in compenso vorrebbero far arrivare i primi 73.684 metri cubi di smarino all’amianto.

Sindaco e Consiglio Comunale dovrebbero ora vietare il passaggio dei camion provenienti dai cantieri del Terzo Valico sul territorio comunale e “…opporsi all’uso del proprio territorio con ogni strumento a loro disposizione…” come votato dal Consiglio Comunale del 3 Dicembre 2012.

Sicuramente il movimento e i cittadini di Spinetta, Cascinagrossa, Catelceriolo e Alessandria non faranno mancare la loro pressione sull’amministrazione comunale e non assisteranno in silenzio al tentato omicidio rappresentato dal rischio amianto.

Il tempo dell’ambiguità è finito, per tutti. Che ognuno si schieri dalla parte della difesa della salute dei cittadini e lo faccia con atti formali.

Comitato No-TAV Terzo Valico

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