crotone – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Mon, 14 Dec 2020 08:04:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg crotone – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Abbiamo già dimenticato il disastro di Crotone. E ci assolviamo credendo alla “bomba d’acqua” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/11/abbiamo-gia-dimenticato-il-disastro-di-crotone-e-ci-assolviamo-credendo-alla-bomba-dacqua/ Thu, 26 Nov 2020 21:11:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14134 di Paolo Pileri.

© Glenn Carstens-Peters – Unsplash

Sono passati solo quattro giorni dall’ennesimo disastro idrogeologico italiano, quello con epicentro a Crotone del 21 novembre 2020. Ma già ieri sera -24 novembre- per trovare le informazioni vecchie solo di tre giorni, sui principali quotidiani dovevi usare lo strumento della ricerca, perché ogni informazione e ogni aggiornamento erano spariti dalle prime pagine. Sparite. Capite? Una piaga italiana che anno dopo anno si ripresenta, noi dopo un paio di giorni la cancelliamo. Solo un anno e dieci giorni fa Venezia era sott’acqua e oggi neppure una riga per ricordarcelo. Neppure una. Tutto nel dimenticatoio. Covid-19 sta coprendo tutto e noi gli stiamo andando dietro come i topi seguivano il pifferaio.

Ora, non fraintendete: la questione Covid-19 è grave e deve avere spazio nel dibattito. Quel che voglio far emergere è che Covid-19 ha allentato diabolicamente la già bassissima attenzione sui mali strutturali del Paese di cui la sua classe dirigente (a partire da quella politica) dovrebbe sempre e prioritariamente occuparsi.
La fragilità territoriale del nostro Paese rimane un tema centralissimo e sopravviverà al Covid-19.
Il particolato sottile che uccide centinaia di persone al giorno in Italia non lo fermiamo con il vaccino e ce lo ritroveremo uguale a prima se non peggiorato.
L’asbestosi che si origina dall’amianto ancora sparso nei luoghi pubblici e nelle case private, continua ad ammazzare.

Torniamo a Crotone. Una pioggia importante ha liquefatto quel tratto di Calabria e di nuovo, come se nulla avessimo imparato, abbiamo letto che era una “bomba d’acqua”. Incredibile quanto tendiamo ad autoassolverci: ancora crediamo alla bomba d’acqua? Solo la fortuna ha fatto sì che non vi fossero vittime, ma i danni sono stati ingenti perché quando le bombe cadono e trovano un territorio fragile, abusato e mal curato, fanno danni dieci volte più grandi. Noi dobbiamo occuparci del territorio dove cade la pioggia e non prendercela con la pioggia.
Dobbiamo cambiare l’oggetto con cui ce la prendiamo.

Chissà quanti di quei danni riguardano edifici, strade, auto e parcheggi che sono stati improvvidamente realizzati in aree dove era meglio non fare nulla. E chissà quante opere di regolazione idrogeologica non sono state fatte o fatte male o ritardate. Chissà. Non si saprà mai, perché nessuno va a vedere, contare, fotografare. Sia chiaro che le cose che sto scrivendo non sono un dito puntato contro la Calabria, solo perché è la Calabria. Se la cementificazione in Calabria è fuori controllo, non lo è meno in Veneto o in Lombardia (le prime due Regioni italiane per inutile consumo di suolo).
Il controllo della filiera idrogeologica, ovvero la comprensione di che cosa accade oggi al nostro territorio nel momento in cui ci cade una gocciolina di pioggia, è una questione di cui non ci si occupa. Non tanto quanto ve ne è bisogno. Si improvvisa ogni volta. Si tampona alla meglio. Non si agisce preventivamente sulla pianificazione urbanistica e i suoi sodali fermando i loro appetiti ingordi di cemento e asfalto.

A Milano stanno realizzando (in un parco) una vasca di laminazione per frenare le esondazioni del fiume Seveso che da decenni esonda sempre di più perché a Nord la Brianza è sempre più una lastra di cemento completamente impermeabile e nessuno interviene per fermare quei piani urbanistici.
La Brianza e Crotone sono più parenti di quanto non immaginiate, legate dallo stesso cattivo uso del suolo che oggi dovremmo più propriamente chiamare usura del suolo. Sono temi di cui dovremmo parlare e non tombare dopo due giorni, come accaduto per Crotone. Il futuro del nostro Paese dovrà fare sempre più i conti con la sua natura fragile e i suoi vizi persistenti che fanno a pezzi il territorio.

Il suolo, il bosco, l’area agricola in collina, la natura non hanno il cellulare per telefonare al presidente del Consiglio per chiedergli di aprire un tavolo come fanno persino gli operatori dello sci in pieno Covid-19. Ma il telefono che non trilla da parte del territorio non è un buon motivo per distrarsi, per ignorare, per prendere le cose sottogamba. Il fatto che di Crotone non si parli più già dopo due giorni è da intendersi come una spia di allarme gravissima per tutto il Paese: stiamo imparando che è legittimo dimenticare, trascurare, fregarsene.

Lo diciamo da anni: chi vuole governare il territorio italiano deve stamparsi in testa che siamo un Paese inclinato, traballante, impermeabilizzato a dismisura e con un governo del territorio allo sbando. Che siamo cittadini con bassissima consapevolezza ecologica e ambientale (e la politica che ci rappresenta pure) e che questo è un difetto non un pregio che aiuta. Con Covid-19 la gravità della fragilità strutturale del nostro Paese è scivolata ancor più in fondo all’agenda. Invece dobbiamo avere la freddezza di non dimenticare. Di ripetere. Di tenere viva la priorità di mettere in sicurezza il territorio. Di re-immaginare di cosa deve occuparsi l’urbanistica. Vedremo quante risorse del Recovery fund (il cui nome vero è Next generation) saranno destinate alla manutenzione del territorio, a fermare il dissesto idrogeologico, a non consumare più suolo, a manutenere in ordine i fiumi, a gestire i boschi, etc. In base a quella percentuale giudicheremo la politica e la sua sensibilità per un futuro in cui vorremmo che alcune cose andassero a posto per davvero, perché lo vogliamo per davvero.

Tratto da: https://altreconomia.it/abbiamo-gia-dimenticato-crotone/

]]>
Fermiamo il veleno a Crotone http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/07/fermiamo-il-veleno-a-crotone/ Mon, 09 Jul 2018 14:34:28 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=12106 A cura del Comitato Cittadino “La Collina dei Veleni”.

In Calabria si respira il veleno. Ogni giorno i cittadini di Crotone devono convivere con sostanze cancerogene interrate nel suolo, che scorrono nelle falde acquifere, che viaggiano libere nell’aria. La Terra dei Veleni deve essere bonificata. Ora.

 

E’ on line questa petizione indirizzata al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Sig. Ministro Gen. Sergio Costa,

Lei è stato in prima linea a reprimere i crimini ambientali della “Terra dei Fuochi”.

A sud della Campania c’è un’altra terra, la Terra dei Veleni: Crotone. In settant’anni di vita delle fabbriche le scorie industriali sono state interrate ovunque, nel centro urbano e nelle campagne circostanti.

Falde acquifere contaminate da sostanze cancerogene (cadmio e TCE) sono da decenni incontrollate. Un intero quartiere popolare è stato costruito su mezzo metro di scorie (Fondo Gesù) e altri residui industriali sono stati interrati illegalmente sotto scuole e alloggi di edilizia popolare. Si è avuta la sfrontatezza di mettere scorie industriali addirittura nel Piazzale della Questura di Crotone. Ovviamente, nessuno ha pagato un solo centesimo, nonostante importanti processi abbiano identificato i proprietari delle scorie e le ditte che le hanno smaltite.

Non sono rare le scoperte di residui industriali nei siti urbani, o in siti d’interesse turistico, come il Castello di Carlo V, ma nessuno si preoccupa se quelle scorie, alla luce di norme ambientali sicuramente più severe, siano pericolose per la salute dei cittadini.

Da oltre un decennio la multinazionale dell’ENI (Syndial) ha avviato il processo delle bonifiche, ma sino ad oggi abbiamo perso tempo con degli “alberelli magici”, che dovevano bonificare suoli fortemente contaminati da cadmio, arsenico e piombo.

Il paradosso è che nell’area adiacente a quella industriale, si stanno bonificando con risorse pubbliche suoli che non sono nemmeno contaminati (indagini in corso già da molti anni).

In questi giorni, dopo il fallimento del Progetto iniziale di bonifica, il MATTM ha dato inizio al nuovo progetto di bonifica dei suoli dell’area industriale di Crotone denominato POB FASE II, che è stato condiviso delle nostre Istituzioni. Con questo nuovo progetto, si fa finta di cambiare le tecnologie di bonifica, ma gran parte dei veleni resteranno dove si trovano.

In particolare una zona del sito dell’ex stabilimento di Pertusola Sud, denominata “Area ex Impianti”, che per 50 anni è stata utilizzata all’interno della fabbrica per lo stoccaggio di pericolosissimi residui della lavorazione della blenda (Ferriti di zinco), non sarà nemmeno sfiorata dagli interventi di bonifica (foto). Abbiamo la strana sensazione che si stia accelerando il processo burocratico, per definire molto presto, magari ad agosto, l’approvazione del progetto, prima ancora che Lei abbia la possibilità di visionarlo con l’attenzione che merita.

Per questi motivi, ci permettiamo di sollecitare un suo rapido intervento affinché le bonifiche sul nostro territorio siano serie e risolutive.

Siamo convinti che con la sua esperienza riuscirà a comprendere le preoccupazioni di gran parte dei cittadini crotonesi, che troppo spesso ne pagano le conseguenze ammalandosi di cancro.

 

]]>