Ecologisti – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Fri, 15 Oct 2021 21:52:56 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Ecologisti – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Per un cammino radicalmente ecologista e non violento http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/10/per-un-cammino-radicalmente-ecologista-e-non-violento/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/10/per-un-cammino-radicalmente-ecologista-e-non-violento/#comments Fri, 15 Oct 2021 21:52:51 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14754 Come pacifist* ed ecologist*, vorremmo contribuire al dibattito che attualmente infiamma e spacca la società.
Siamo profondamente preoccupat* per la pericolosa polarizzazione e radicalizzazione del conflitto: da una parte i gruppi più violenti ed eversivi che cavalcano il malessere sociale, dall’altra il il blocco di potere politico-industriale-mediatico che governa il paese e che impone il suo programma liberista.
Condanniamo nel modo più fermo i neofascisti ed ogni violenza, e tutti coloro che spalleggiano questi gruppi, chiedendoci perché siano stati lasciati agire impunemente dalle autorità, negli eventi del 9 ottobre a Roma. Queste violenze non fanno altro che delegittimare ogni forma di protesta e sono l’occasione per stringere e limitare il diritto a manifestare (cosa che puntualmente sta accadendo).

La nostra è una società malata, e non solo a causa della pandemia Covid-19. Una società che ha ereditato, ancor prima del Covid-19, modelli socio-economici e stili di vita insostenibili che incidono fortemente sulla salute delle persone, delle comunità, dei territori e dell’intero Pianeta. Una società centrata su un modello di sviluppo che ha distrutto l’equilibrio tra le persone e l’ambiente, e che alimenta enormi ingiustizie nord-sud del mondo.

Oggi più che mai, è importante coltivare un pensiero critico che metta la salute (nel suo aspetto globale), il rispetto e la nonviolenza al centro del dibattito. Contestiamo quindi la narrazione “bellica” che tende a mettere in un angolo anche il semplice diritto al dubbio.

Abbiamo vissuto con sgomento e preoccupazione le “guerre all’untore” che in Italia si sono scatenate contro coloro che per dubbio, convinzioni o scelte di vita decidono di non affidarsi al vaccino. Come ecopacifist* rigettiamo l’”hate speech”, da ogni parte esso provenga, il linguaggio violento, umiliante, disumanizzante verso chi non la pensa allo stesso modo. Vogliamo favorire l’empatia, il dialogo, l’ascolto.

Crediamo nel sistema sanitario, una conquista da difendere, e rifiutiamo ogni malaugurata idea di un sistema sanitario dove chi ha “colpe” deve pagarsi le cure.

Purtroppo molti media hanno abdicato al proprio dovere di esercitare un controllo sull’operato del governo e di garantire un dibattito effettivamente pluralista, aperto e trasparente: ragionevoli e accorati appelli contro il greenpass (di docent*, student*, scrittor* e filosof*), non hanno trovato adeguato spazio nei media “mainstream”.

Anche a nostro parere lo strumento del greenpass (così come è declinato in Italia), è pieno di contraddizioni e fallacie sul piano sanitario, finalizzato a un rigido e burocratico controllo sociale, umiliante e divisivo, oltre a contraddire i principi contenuti nella Risoluzione 2361 (2021) dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e  nel Regolamento Ue n. 953/2021.

Sul greenpass e sulle scelte politiche di gestione della pandemia, la differenza tra i singoli Stati, anche all’interno della Unione Europea, è molto forte. Perché quindi non si può discutere e criticare apertamente questa misura, che non è, come spesso si dice “scientifica” ma meramente “politica”?

L’11 ottobre il Collettivo Lavoratori Portuali di Trieste e Genova (gli stessi che negli ultimi anni hanno incrociato le braccia al traffico di armi diretto in Arabia Saudita), ed i sindacati di base hanno indetto uno sciopero generale, anche (ma non solo) contro il greenpass. Tra le altre richieste avanzate, che noi condividiamo, il reddito universale, la riduzione del tempo di lavoro a parità di salario, il rilancio dello Stato sociale, investimenti nella scuola pubblica, nella sanità pubblica, potenziamento del trasporto pubblico, sicurezza vera sul lavoro.

Rivendichiamo un pensiero critico sulla pervasività degli interessi economici e politici nella medicina e nella sanità, sull’invadenza del digitale e delle tecnologie del controllo, sul mito della crescita economica infinita, sulla deriva scientista che si accanisce contro visioni del mondo e approcci di cura considerati non conformi.

Se davvero la salute non è solo assenza di malattia ma presenza di uno stato di benessere psico-fisico che va dalle persone alla comunità, allora la via d’uscita è nella rivisitazione globale dei nostri stili di vita (e quindi politiche che sappiano indirizzare e favorire queste scelte, modificando l’attuale sistema economico senza lasciare impuniti i crimini ambientali che minacciano la salute pubblica).

Si è più in salute mangiando cibo sano, locale, modificando radicalmente il nostro modo di muoverci e rapportarci alla terra, riducendo la nostra impronta ecologica, i nostri frenetici e consumisti stili di vita, praticando la sobrietà e la lentezza, organizzando vere e proprie comunità educanti, rafforzando la medicina di base.

La capacità di accettare i limiti che ci impone la natura ci condurrà ad un nuovo equilibrio sociale ed esistenziale, con l’ambiente e con gli altri popoli del mondo.

Siamo più in salute se ci prendiamo cura del territorio in cui viviamo, se anche la scuola diventa più democratica, esperienziale e all’aperto, (da qui l’importanza di spazi verdi, cortili, parchi e giardini anche in città), un luogo dove educare al pensiero critico, alla cittadinanza attiva, a sani stili di vita.

Purtroppo la gestione securitaria e fobica della pandemia rischia di schiacciare questo cammino, costringendoci ancora più di prima dentro vite segnate dal predominio della tecnocrazia, della farmacologia e della medicalizzazione spinta.

Il continuo martellamento di messaggi ansiogeni, repressivi e colpevolizzanti ha contribuito ad aumentare sindromi depressive, consumo di alcool e psicofamaci.

La scuola è sempre più “ingessata” e chiusa in sé, con progetti e realtà educative innovative (ricordiamo ad es. Bimbisvegli), bloccate da regole senza senso.

Oltretutto queste imposizioni controproducenti ed ingiuste, esasperano gli animi e rendono le persone insofferenti anche ai “limiti ambientali” che multinazionali e mafie calpestano quotidianamente in totale impunità. Limiti all’inquinamento e al consumo che saranno sempre più necessari per fronteggiare l’emergenza climatica ed ambientale.

Abbiamo bisogno di ripartire dalla salute globale di ogni essere vivente, dobbiamo creare le condizioni per iniziare un nuovo cammino, contrastando il dominio di un capitalismo che non potrà mai avere un volto umano.

Non vogliamo arrenderci a una deriva che schiaccia i mondi diversi possibili o già praticati, vogliamo disegnare un nuovo umanesimo ecologista, pacifista e antifascista.

Proviamo a camminare insieme.


(per adesioni a 3333520627 whatsapp, oppure mail peruncamminoecopax@gmail.com)


Primi firmatari (in aggiornamento – le firme sono a carattere esclusivamente personale):

Linda Maggiori (blogger, scrittrice, attivista)

Paolo Piacentini (autore, camminatore)

Franco Arminio (poeta e scrittore)

Michele Boato (direttore Ecoistituto del Veneto e rivista Gaia)

Alessandro Mortarino (Co-fondatore del Forum nazionale Salviamo il paesaggio)

Marinella Correggia (ecopacifista, apolide)

Guido Viale (saggista e sociologo)

Francesco Bevilacqua (scrittore)

Nicholas Bawtree (direttore di Terra Nuova)

Giampiero Monaca (maestro ideatore Bimbisvegli)

Elisa Lello (sociologa)

Aldo Zanchetta (scrittore, attivista)

Anna Chiesura (ricercatrice)

Anna Maria Altobelli (educatrice perinatale)

Daniele Quattrocchi (attivista di Extinction Rebellion)

Olivier Turquet (giornalista, redattore Pressenza)

Valentina Fabbri Valenzuela (educatrice, difensora dei diritti umani)

Violeta Valenzuela (difensora dei diritti umani)

Gianluca Carmosino (giornalista Comuneinfo)

Riccardo Troisi (giornalista Comuneinfo)

Marco Calabria (giornalista Comuneinfo)

Danilo Casertano (maestro di strada)

Aniello de Padova (attivista Decrescita Felice)

Max Strata (scrittore ed attivista)

Elisa Semeghini

Catiuscia Rosati (giornalista freelance)

Vania Bertozzi

Sabrina Petracchini

Barbara Gizzi (consulente turismo responsabile)

Francesco Senatore (camminatore)

Domenico Ponzo

Elisabetta Ambrosi (giornalista)

Alberto Conti (attivista per l’ambiente)

Veronica Iori (attivista di Extinction Rebellion)

Christian Lovato (attivista di Extinction Rebellion)

Titus Dart (attivista di Extinction Rebellion)

Stefano Casulli (pedagogista e ricercatore)

Paolo d’Arpini (attivista Rete Bioregionale italiana)

Caterina Regazzi, (attivista Rete Bioregionale italiana)

Franco Fabbri

Filippo Cannizzo (filosofo e scrittore)

Monica Capo (docente scuola primaria)

Stefano Panzarasa

Giorgio Rossi Chioggia

Claudio Pietro Montanari (attivista Red Ghost)

Pierpaolo Lanzarini (contadino, attivista)

Lorenzo Mandelli (attivista di Extinction Rebellion)

Andrea Casalini (attivista e pacifista)

Serena Gatti (Regista)

Giovanni Angeli (educatore, attivista)

Alessandro Serra

Christian Brandi

Ellison Paolista (attivista Decrescita Felice)

Remo Ronchitelli (attivista Decrescita Felice)

Barbara Gaddi (attivista Extinction Rebellion)

Elena Piffero (attivista Decrescita Felice)

Lorenzo Colacicchi (attivista Global Greens)

Eleonora Berti (architetto paesaggista)

Elisa Paltrinieri (giornalista e scrittrice)

Antonella Lodi (attivista per l’ambiente)

Patrizia Gentilini (oncologa)

Elena Coquoz (attivista per l’ambiente)

Domenico Demattia (attivista per l’ambiente)

Elena Cesari (ecofemminista)

Francesca Conti

Fausto Maggiori (medico)

Elide Moro

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Leggi regionali sul consumo di suolo: tra definizioni e limiti, un percorso ancora incerto http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2015/10/leggi-regionali-sul-consumo-di-suolo-tra-definizioni-e-limiti-un-percorso-ancora-incerto/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2015/10/leggi-regionali-sul-consumo-di-suolo-tra-definizioni-e-limiti-un-percorso-ancora-incerto/#comments Fri, 02 Oct 2015 22:24:16 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=10952 IMG_20150321_102800

A quasi un anno dall’approvazione, la legge lombarda sul consumo del suolo presenta aspetti delicati ancora da affrontare e risultati che preoccupano. Anche in altre regioni rimangono questioni aperte, come la definizione di consumo e quella dei limiti. Ulteriori segnali dell’esigenza di definire al più presto un’unica legge nazionale.

Una difficile definizione che complica la situazione

La Legge Regionale della Lombardia n. 31/2014 “Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato” dello scorso novembre definisce consumo di suolo la “trasformazione, per la prima volta, di una superficie agricola da parte di uno strumento di governo del territorio, non connessa con l’attività agro-silvo-pastorale, esclusa la realizzazione di parchi urbani territoriali e inclusa la realizzazione di infrastrutture sovra comunaliaggiungendo che tale consumo è “calcolato come rapporto percentuale tra le superfici dei nuovi ambiti di trasformazione che determinano riduzione delle superfici agricole del vigente strumento urbanistico e la superficie urbanizzata e urbanizzabile”. Che cosa vuol dire? Il consumo viene inteso tale solo quando va a toccare aree “qualificate dagli strumenti di governo del territorio come agro-silvo-pastorali” e non comprende quindi tutte quelle aree che, nella realtà, sono in questo momento libere e permeabili. L’urbanizzazione di quelle “parti interessate da previsioni pubbliche o private della stessa natura non ancora attuate” non è considerata consumo. Il bilancio ecologico del suolo, anch’esso definito nella legge, darà “consumo zero” anche se nella realtà verranno trasformate tali parti considerate “urbanizzabili”.

E’ ancora tutta da fare la battaglia per la sua definizione” sostiene il Consigliere Regionale Umberto Ambrosoli del Gruppo Patto Civico riguardo al consumo di suolo dopo la presentazione della ‘Relazione annuale 2014 sullo stato della pianificazione in Lombardia’. Nel comunicato del gruppo, sostenuto anche dagli Ecocivici Verdi Europei Monza e Brianza, si chiede una classificazione delle definizioni perchè “fondamentale per capire cosa è successo fin qui e cosa è previsto, al fine di poter definire obiettivi di riduzione ed azioni preventive nei confronti di eventuali disastri alluvionali”. Si sottolinea infatti che: “è del tutto ignorato il fenomeno del dissesto ambientale. Eppure anche il suolo compromesso – da frane, fenomeni erosivi o di instabilità a vario titolo – è suolo consumato, e sottratto ad un uso suscettibile di creare valore” e inoltre: “è una fonte di costi, oltre che di rischi – a volte gravissimi – per la comunità”.

Tra riqualificazioni mancate e tempistiche allungate, il consumo prosegue

Dalla sintesi della “Relazione annuale 2014 sullo stato della pianificazione in Lombardia” emergono situazioni preoccupanti come quelle dell’ Oltrepò Pavese e della Valtellina con il territorio fortemente interessato dal degrado ambientale. I numeri dicono che in provincia di Sondrio non sembra esserci crescita demografica ma risulta invece costante la crescita delle aree antropizzate. In generale per tutta la Regione Lombardia si evidenzia nella relazione che: più del 25% delle nuove antropizzazioni sono di tipo residenziale, mentre l’aumento della popolazione residente è stata del 7,4%. Si dice anche che più di 500 ettari di territorio sono stati stati sottratti all’agricoltura per la realizzazione di impianti fotovoltaici in particolare in provincia di Cremona. L’altro consumo di suolo è legato in particolare a “nuove strade, ampliamenti delle precedenti e/o nuovi spazi accessori della rete stradale”, in particolare nelle province di Milano e Brescia. Aumentano poi le aree degradate, non utilizzate e incolte, su terreni in precedenza ad uso agricolo.

E’ di questi giorni l’analisi dei dati fatta da Legambiente che ha messo in luce il continuo aumento del consumo di territorio agricolo in provincia di Pavia. Purtroppo si sottolinea che “lo sfruttamento delle aree vergini rimane ancora più conveniente delle bonifiche industriali”. Un allarme collegato agli altri due problemi aperti dalla legge regionale:

1- è necessario aggiornare il censimento delle aree dismesse che, come sostenuto da Ambrosoli, è “utile per la localizzazione di eventuali operazioni di recupero e di rigenerazione urbana” e risale ormai a cinque anni fa. Il risanamento del costruito è un elemento fondamentale per la riduzione del consumo e può portare anche ad un ulteriore recupero del territorio libero.

2- la “finestra temporale” concessa dalla legge è pericolosa perché non mette un argine da subito all’avanzata del cemento.

Le diverse situazioni regionali, nell’attesa della legge nazionale

Aggiornato al mese di agosto 2015, il dossier dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili valuta e confronta le normative regionali approvate o in corso di approvazione su consumo di suolo e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Anche quì si vede che la definizione di consumo non è chiaramente inquadrata: a differenza di quella Lombardia altre regioni utilizzano la più generica ma forse più veritiera definizione di “riduzione della superficie agricola e/o naturale per effetto di interventi di impermeabilizzazione, occupazione stabile, urbanizzazione ed edificazione non connessi all’attività agricola e/o agli interventi di difesa dal dissesto idrogeologico” utilizzata ad esempio in Abruzzo, molto simile a quella dell’Emilia Romagna.

Così come per il calcolo del consumo e del limite: detto del metodo lombardo, in altre regione si parla di limiti regionali da recepire a livello provinciale (in Abruzzo e, in previsione, nel Veneto) o da verificare annualmente (come nella Provincia Autonoma di Bolzano). Si parla anche di soglie d’uso in Emilia Romagna e trasformazione consentita esclusivamente in ambito urbano (Toscana). In Veneto (ma ne abbiamo parlato anche per iniziative comunali in altre regioni) sono previste richieste di riclassificazione di aree per togliere volontariamente la potenzialità edificatoria. Preoccupa il fatto che nel resto delle regioni si parli esclusivamente di intenti (Campania e Friuli) e che per 4 regioni (Basilicata, Lazio, Molise e Sicilia) ci sia una riga vuota, sia su quanto fatto che su quanto in previsione.

Il tutto con all’orizzonte la legge nazionale: l’ultimo aggiornamento riportato nel dossier è che il disegno di legge (Atto C/2039) è in discussione alla Camera dei Deputati. Presentato nel febbraio 2014, è in corso di esame in Commissione, come riporta la pagina informativa dal sito della Camera da cui si può anche leggere il testo proposto. Una legge quindi in fase di definizione e che speriamo possa essere efficace, considerando che da tempo se ne sente l’esigenza ma che sembra essere ancora lontana.

Luca D’Achille (@LucaDAchille)

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Monza: le ricchezze culturali ed ambientali del Parco meritano la “pole position” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2015/02/monza-le-ricchezze-culturali-ed-ambientali-del-parco-meritano-la-pole-position/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2015/02/monza-le-ricchezze-culturali-ed-ambientali-del-parco-meritano-la-pole-position/#comments Thu, 12 Feb 2015 23:39:43 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=10549 villarealeNella corsa ai finanziamenti pubblici, l’interesse per un singolo evento sportivo, il GP di Formula 1, parte ancora dalla pole position. All’orizzonte enormi sacrifici nonostante il periodo di crisi e l’incertezza del ritorno economico dell’evento. La macchina vincente per la collettività sarebbe invece quella della tutela e della valorizzazione continua del complesso monumentale del parco di Monza.

Benzina per il Gran Premio con ingenti finanziamenti pubblici

Uno stanziamento pubblico approvato nel dicembre 2013 da 20 milioni di euro in regime di esenzione fiscale. Da qui parte il sostegno delle istituzioni per favorire il mantenimento del Gran Premio di Formula 1 a Monza.

In Regione è stato presentato un costoso progetto di modifica di strutture e tracciato da 70 milioni di euro che prevede inoltre pesanti interventi sugli alberi. Nella legge finanziaria non sono stati accolti i sub emendamenti con cui la Regione Lombardia sarebbe entrata nella proprietà dell’autodromo, dunque del Parco.

Perché dalla Regione arriva questa decisa spinta all’intervento? <<La giustificazione per questa operazione, che avrebbe comportato un ingente esborso di denaro pubblico, è quella solita di dover accettare le onerose condizioni poste da Ecclestone per concedere il rinnovo del Gran Premio, in scadenza nel 2016>> sostiene il COMITATO PER IL PARCO A. CEDERNA in un comunicato dello scorso 30 dicembre.

Nella lettera aperta indirizzata ai sindaci di Monza e Milano (proprietari dell’Autodromo), al Presidente della Regione Lombardia e al Ministro delle Infrastrutture, il Comitato chiede il diniego della defiscalizzazione degli investimenti salva GP.

Nel sito del Comitato è possibile firmare la petizione sull’ingresso della Regione Lombardia nella proprietà del Parco di Monza.

La grande ricchezza è il complesso monumentale Villa Reale, Giardini e Parco

La Regione si adopera per la tutela del circuito ma non per quella del Parco e delle sue bellezze (boschi, ville e cascine) anch’esse bisognose di interventi. Questa è la vera ricchezza culturale, storica e ambientale che la città di Monza è in grado di offrire.

Lo spiega chiaramente il Presidente del Comitato Parco A. Cederna, Bianca Montrasio a cui abbiamo posto qualche domanda.

Non è compresa l’importanza della tutela quotidiana e continua del parco e delle sue ricchezze. Continua ad essere privilegiato lo sfarzoso e occasionale evento della formula 1 per cui si cercano fondi nonostante il periodo di difficoltà economica per le casse pubbliche. Si intravede la possibilità di invertire tale tendenza?

Al momento attuale non vediamo alcuna inversione di tendenza da parte delle Istituzioni. E’ di pochi giorni fa la notizia che la Regione intende ripresentare l’emendamento Grimoldi che prevede la defiscalizzazione dell’ingresso della Regione nel Parco (all’interno del quale c’è la struttura dell’autodromo che sottrae circa 1/3 di area del Parco al pubblico), al fine di accogliere finanziariamente l’oneroso e ancora poco definito progetto presentato dalla società privata che gestisce l’autodromo, per la riqualificazione dello stesso. Per quanto riguarda l’opinione pubblica, invece, l’inversione di tendenza è già da tempo palesemente in atto.

Tra le istituzione dove confidate si possa trovare maggior attenzione alle vere esigenze del Parco? Quali sono invece i vostri timori?

Il nostro appello e’ stato inviato agli Enti decisori, ovvero sindaco di Monza, sindaco di Milano, Presidente della Regione Lombardia, Ministro delle Infrastrutture. L’appello e’ volto a NON sprecare prezioso denaro pubblico (20 milioni al momento) per una società che svolge attività sportiva. Ben altre sono le priorita’ in questo momento: sanita’, trasporti, scuola. Capire se si troverà attenzione a questo appello al buon senso, e’ difficile dirlo. I nostri timori sono l’ingresso della Regione nella proprieta’ del Parco, volto, come dichiara lo stesso Presidente alla stampa, piu’ che altro alla riqualificazione dell’autodromo. La Regione già fa parte del Consorzio che gestisce Villa, Giardini e Parco, beni conferiti al Consorzio stesso.

Quali ulteriori sviluppi potrebbe avere la vicenda nei prossimi mesi?

Abbiamo chiesto ai politici di perorare la causa del buon senso. Al momento solo i consiglieri regionali e i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno presentato interrogazioni in Regione, Camera e Senato. Le risposte alle interrogazioni parlamentari non sono ancora arrivate, ma quella in Regione sì (In questo video l’interrogazione del Consigliere Corbetta e la vaga risposta dell’Assessore Sala). Sono stati chiesti dati sull’indotto e l’Assessore si e’ limitato a dire che i dati ci sono senza peraltro fornirli.

Per la collettività spese certe per ritorno economico incerto

<Da decenni il Comitato Parco chiede dati sull’indotto a consuntivo e non solo stimati, ma anche l’ultimo rapporto della Camera di Commercio di Monza e Brianza si limita a fornire cifre non supportate da documenti > continua Bianca Montrasio. <Il Comitato si era anche attivato chiedendo direttamente ai commercianti e agli operatori turistici quale fosse il vantaggio economico della presenza dell’autodromo: le risposte sono state per lo più negative>.

Sul sito del Comitato è possibile firmare la petizione sull’ingresso della Regione Lombardia nella proprietà del Parco di Monza che al momento ha raccolto 456 adesioni.

Tra queste adesioni c’è anche quella di Roberto Albanese, presidente degli Ecocivici Verdi Europei di Monza e Brianza. <Crediamo che il valore del parco di Monza non sia dovuto al cemento, all’inquinamento, alla folla dell’autodromo ma al patrimonio di natura, cultura, interiorità che la gente sperimenta frequentando questo luogo> ha dichiarato.

<Con il provvedimento proposto il livello regionale fa propria una visione vecchia e materialista dello sviluppo e dei bisogni sociali, che risale all’ideologia di stampo futurista lasciataci in eredità dagli interessi economici legati al fascismo i quali negli anni ’20 vollero realizzare l’autodromo> continua Albanese. <Attualissime quindi ancora oggi le parole di Benedetto Croce che prendeva le distanze da un idolo che solo menti bottegaie, cuori aridi e psicologie disturbate possono concepire come tale>.

Luca D’Achille

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