FICO – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Tue, 25 Mar 2014 22:20:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg FICO – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 La foglia di F.i.co 2: cadono i veli http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/03/la-foglia-di-f-i-co-2-cadono-i-veli/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/03/la-foglia-di-f-i-co-2-cadono-i-veli/#comments Tue, 25 Mar 2014 22:20:01 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=9429 fico2

(di Wolf Bukowski)

È una fortuna avere una tecnica come l’assessora Gabellini all’urbanistica: la sua naïveté politica la spinge a dire senza perifrasi cose che molti suoi colleghi preferirebbero mantenere sullo sfondo. Un esempio per tutti: abbiamo parlato ampiamente nella prima parte dell’operazione speculativa Aree Annesse Sud, accanto al quartiere popolare del Pilastro, cercando di dimostrarne la funzione gentrificatoria – oltre che impermeabilizzatrice, ça va sans dire.

Beh, la Gabellini rende quasi inutile il lavoro di demistificazione: il 25% di housing sociale previsto in Aree Annesse Sud, dice, “potrà essere un modo per alleggerire il carico ERP, di Edilizia popolare all’interno del Pilastro, perché ormai sappiamo dal vaglio che è stato fatto dell’inquilinato [sic] all’interno delle case ACER, che c’è una quota non piccola di inquilini che hanno redditi che possono tranquillamente sopportare di pagare l’affitto di housing sociale, che ha dei livelli che sono quelli del concordato oppure anche inferiori, e quindi liberare patrimonio ERP che può essere riqualificato…”.

Ok, ci sarebbe già moltissimo da dire, ma lasciamo perdere. Concentriamoci invece sull’immagine che balena davanti agli occhi, quella di una Gabellini che, col suo tono pacato, caccia gli scrocconi e libera case per chi ha bisogno. Ascoltiamola ancora: “…liberare patrimonio ERP che può essere riqualificato e può anche ospitare nuovi usi, anche nuovi usi non solo nuove persone, perché ormai all’interno degli edifici il fatto di avere anche delle attività, studi di vari… di artigiani, di commercialisti… sono elementi che poi creano una dinamica nuova, più articolata, quindi rompendo un’omogeneità di presenze che gli stessi abitanti del Pilastro soffrono.”

Studi di commercialisti in luogo di appartamenti? Con tutte le persone che aspettano e sperano e necessitano disperatamente di un alloggio ERP? “Non hanno case? Dategli commercialisti!”, si potrebbe dire parafrasando in modo ingeneroso il famoso “non hanno pane? Dategli le brioches!”. Ingeneroso per Maria Antonietta, naturalmente. Perché la regina di Francia quella frase non l’ha mai detta, mentre la Gabellini le sue considerazioni le rende pubbliche qui, dal minuto 3.30.

fico2-2Premesso questo, il resto pare quasi niente: la solita fiera dei pretesti per la cementificazione. Che si debbano costruire due nuovi insediamenti per dare scuola materna e nido essenzialmente agli stessi che vi andranno a vivere e per collegarli in modo funzionale e gradevole al già esistente Pilastro è qualcosa che scivola via come acqua. Nonostante la Gabellini parli di “riconnetterli” al Pilastro – come se si potesse ri-connettere qualcosa che oggi non è collegato semplicemente perché non esiste, visto che ora ci sono due campi, uno incolto e uno coltivato. Ma il vero regalo promesso dalla Gabellini è una caserma dei carabinieri al Pilastro. Credo che neppure nelle più ardite versioni del Monopoli si possa scambiare una caserma dei carabinieri di periferia – per quanto in una periferia socialmente difficile – con due interi insediamenti; ovvero un solo edificio di modeste dimensioni con due aree per un totale di 120 mila mq edificabili. Forse sarebbe stato più sensato per il Comune chiedere qualche pattuglia in più, o trovare per i militari un edificio nel CAAB (come chiedeva il loro comandante anni fa): il CAAB ha talmente tanto spazio da essersi inventato il FICO per riempirlo. Ma evidentemente quello della caserma è solo il pretesto numero uno, quello che per andare sul sicuro evoca, appunto, la “sicurezza”. Come se l’avere un alloggio popolare a prezzo decente non fosse una forma, forse la più efficace, di “sicurezza”.

Dicevamo due interi insediamenti in cambio di un edificio. Perché due? Perché oltre ad Aree Annesse Sud c’è l’area, confinante e naturalmente da “riconnettere” chiamata Pioppe, oggi un campo di grano, tuttora di proprietà di CAAB e del Comune di Bologna. Insomma l’amministrazione non solo favorisce la cementificazione gentrificante ma addirittura la implementa come attore economico in proprio.

E il legame con il Fico di queste speculazioni immobiliari, ovvero il punto da cui era partita questa riflessione?

Beh, se qualcuno aveva ancora dei dubbi è lo stesso presidente di CAAB Andrea Segrè a confermarlo (min. 48,21 dell’audio integrale, l’ultimo in fondo alla pagina): “è del tutto evidente che se sorgerà il Parco Agroalimentare l’interesse, diremo così, per quell’area, aumenterà, ma non è che il FICO ha innestato un meccanismo ex novo”; e poi (51,10): “adesso proprio imputare all’idea, al progetto del parco, questo processo mi pare un po’ azzardato… sono due cose che possiamo, diciamo, collegare, ma che di fatto hanno un percorso indipendente. Poi una chiaramente valorizza tutto il resto, questo è del tutto evidente… ma io la domanda che faccio, perché qualche domanda la devo fare anch’io, è: qual è l’alternativa? Cosa avremmo fatto? Lasciavamo tutto lì incolto? Che è anche bello,voglio dire, naturalmente, dal punto di vista… però…

Qui il giornalista di Radio Città Del Capo lo interrompe per ricordare che un campo, quello delle Pioppe, è coltivato a grano. La risposta suona: “Certo, ma vogliamo fare quel tipo di agricoltura?

No no, figuriamoci! Meglio due insediamenti residenziali, un po’ di commerciale e un patetico parco tematico visitato, nelle intenzioni, da 6 milioni di persone all’anno. Che ci arriveranno, nelle proiezioni dell’amministrazione, per il 70% con il mezzo privato. Cosa tocca fare alla nostra illuminata classe dirigente per sconfiggere gli incolti e l’agricoltura tradizionale coi suoi malefici pesticidi!

 

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La foglia di F.I.Co.: cosa si nasconde dietro la nuova grande opera bolognese http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/02/la-foglia-di-f-i-co-cosa-si-nasconde-dietro-la-nuova-grande-opera-bolognese/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/02/la-foglia-di-f-i-co-cosa-si-nasconde-dietro-la-nuova-grande-opera-bolognese/#comments Fri, 28 Feb 2014 21:37:23 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=9260 1
di Wolf Bukowski

Questo testo è la trascrizione del mio intervento al partecipatissimo incontro “La foglia di F.I.Co.: cosa si nasconde dietro la nuova grande opera bolognese”, tenutosi lo scorso 13 febbraio. Per un inquadramento generale del parco tematico dell’agroalimentare pensato da CAAB (i mercati generali bolognesi, di proprietà pubblica) e da Eataly si veda il sito del promotore e, da un altro punto di vista, il post di Giap! e il blog dei promotori dell’incontro.

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Oscar Farinetti dice – testualmente – che Gesù era “il più figo di tutti”, perché “trasformava l’acqua in vino [e] moltiplicava pesci a tutta birra”. Allora voglio prendere a prestito un’espressione di questo gran figo, che è riportata da Matteo 7: l’albero si giudica dai frutti; un albero buono dà buoni frutti e un albero cattivo dà frutti cattivi.

Loro guardano l’albero del Fico e io invece cercherò di indicarvene i frutti. Giudicherete voi. Ecco come parlano dell’albero:
Le strutture necessarie sono già esistenti e i costi di territorio/cementificazione risultano quindi pari a zero. (comunicato Comune-CAAB per la presentazione del progetto FICO, 6 dicembre 2013).
Con FICO non c’è trasformazione urbanistica, non c’è un metro di cemento in più (Adriano Turrini, presidente di Coop Adriatica su Facebook, febbraio 2014).

Cominciamo coi frutti

dal sito della Provincia di Bologna
dal sito della Provincia di Bologna

Occupiamoci per iniziare della parte chiamata “Aree stralciate – ex Aree Annesse Sud,” che oggi appare così:

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L’area 154 (Aree Annesse Sud) nel 1996 era di proprietà comunale ed era interessata da un Piano per gli Insediamenti Produttivi con validità fino al 2016. Quindi sarebbe in scadenza: altrimenti detto il terreno si potrebbe ancora salvare, si sarebbe salvato senza il Fico.

Successivamente al ’96 l’area 154 viene conferita a CAAB e nel 2004 il Comune, per aumentare il capitale sociale di CAAB senza muovere un soldo, ne aumenta la superficie urbanizzabile, anzi la raddoppia, portandola a 98.450 mq. Nel 2008 viene fatto un “Accordo Territoriale per il Polo Caab” (le aree colorate che avete visto in mappa) per cercare di rilanciare il comparto. Ma il 2008 non è un anno buono:  è arrivata la crisi dell’immobiliare e il valore delle case a Bologna, dopo dieci anni di crescita, crolla del 7,7% (fonte: Nomisma, comunicato stampa 28/11/2008). Quindi tutto si ferma, e a un certo punto (probabilmente intorno al 2010) CAAB vende il terreno al privato che vedremo.  È ragionevole supporre –  ragionevole ma non dimostrabile, sia chiaro – che quel privato si aspetti dal Comune esattamente quello che il Comune farà, ovvero la conversione da produttivo ad abitativo e commerciale. Il produttivo si porta dietro una retorica di posti di lavoro, sviluppo eccetera, un’utilità sociale peraltro falsa, ma il residenziale neppure quello: a Bologna non c’è alcun bisogno di nuove case e quindi si tratta di mera speculazione.

In cambio della conversione i 98 mila mq subiscono un piccolo taglio e si trasformano in 85.000 mq, con queste caratteristiche: 45 mila di edilizia libera, 15 mila destinati all’housing sociale, 10 mila a negozi, uffici ed alberghi e una clinica medica (qui l’assessora Gabellini ricapitola i passaggi). Vale la pena di vedere questo video che pubblicizza l’intervento (dal minuto 2.22): c’è il green park col laghetto (al centro di una rotonda attorno alla quale ruoteranno, negli auspici dei promotori, i dieci milioni di visitatori/anno del Fico), i negozi (con il centro commerciale già esistente Meraville a circa 3 minuti di cammino!); l’albergo (con gli alberghi bolognesi già ampiamente sovradimensionati); e c’è naturalmente un accenno alla prossimità della TAV, come da liturgia in ogni grossa colata di cemento e affari.

Ma fin qui siamo nel marketing. C’è dell’altro, e si chiama “miglioramento del mix sociale” del quartiere. Nell’Accordo Territoriale del 2008 la gentrificazione dell’area è un obiettivo dichiarato: “in pratica, si conta di ‘alleggerire’ il Pilastro dei suoi tanti alloggi Erp (da sostituire con edilizia a canone convenzionato), distribuendoli anche nella zona di nuova costruzione insieme ad altri tipi di residenza. È un’occasione per fare edilizia sociale, in particolare per giovani coppie, ma soprattutto per integrarla con una riqualificazione del Pilastro.”

Trovo che la violenza condita di bugie ed eufemismi che trasuda da queste parole sia qualcosa di sconvolgente. Soprattutto considerando che la stessa classe dirigente che le pensa e le pronuncia chiama “violenza” il fermare con il proprio corpo un camion di mozzarelle, come è accaduto in occasione dei picchetti dei facchini (esternalizzati) della Granarolo, cooperativa rossa molto interessata al progetto Fico.

Ma torniamo al video pubblicitario. Avrete notato questo brand: Idea Fimit. Si tratta di una società di gestione del risparmio (SGR) che opera dal 1998 con fondi di investimento immobiliare chiusi, soprattutto nelle privatizzazioni del patrimonio immobiliare pubblico. È  la quarta SGR europea con 9,4 miliardi di patrimonio gestito e 19,4 milioni di utili. È anche la SGR perdente delle due che hanno concorso per FICO, nonostante abbia presentato l’offerta tecnicamente migliore (60 su 60 contro la Prelios che sul piano tecnico totalizza 54,38/60. Prelios però fa un’offerta economica valutata 3 centesimi di punto migliore e quindi vince. Fonte: Corriere di Bologna, 21/11/2013, pag. 7). Ne consegue, per pura fatalità, che nessuno rimane a bocca asciutta: l’SGR che non ha il Fico ha Aree Annesse Sud, e viceversa.

Gli azionisti di Idea Fimit sono DeA Capital (64.2%),  INPS (29.6%), Enasarco (5.9%.). Il fatto che INPS e Enasarco sostengano la speculazione immobiliare con soldi che lavoratori o agenti di commercio sono costretti a conferire loro è la dimostrazione che l’idea di cambiare il mondo con il consumo consapevole, gli yogurt scaduti o quelli fatti in casa, è un’illusione. Perché se tu mangi yogurt fatto in casa mentre i tuoi soldi consumano la terra il tuo yogurt non cambia nulla, è una foglia di fico. Solo se lo yogurt fatto in casa è il dressing di una lotta politica e sociale, allora sì che ha un senso – e recupera la sua coerenza e condisce la nostra convivialità.

Andiamo avanti. Ci sono delle fiere, per la speculazione immobiliare: lo sapevate? Le più importanti sono a Cannes. Si chiamano Mipim e Mapic. Mipim si tiene a marzo; Mapic è la sorella dedicata ai centri commerciali e si tiene a novembre. A Mipim di marzo 2013 Fimit presenta Aree annesse sud; a Mapic di novembre invece c’è CAAB. Che presenta il Fico al convegno Gourmet food going global.

La cosa naturalmente non dimostra nulla, se non che gli investitori delle più classiche speculazioni vanno alle stesse fiere del parco tematico più green che ci sia, il Fico. Un altro dato interessante è il titolo del convegno, che dovrebbe far riflettere quelli che credono che il Fico abbia a che vedere con il chilometro zero, come per esempio SEL di Bologna.

Ma un nesso molto più stringente tra Fico e la cementificazione dell’area è istituito esplicitamente da Luca Dondi, direttore del centro studi Nomisma (fondato da Prodi e legato ai poteri che contano a Bologna). Cosa dice Dondi? Semplice: che da un punto di vista immobiliare il FICO “potrebbe dare quello che manca a quella zona che è cresciuta senza un’ancora. Serve qualcosa che possa sdoganare questo comparto ancora considerato popolare, aumentando l’indice di attrattività.” E, infatti, titola il Carlino: “Dopo Fico, ecco la cittadella del CAAB: Case, alberghi, negozi e una clinica” (24/7/2013, pag.7).

Il Fico è una Grande Opera – lo dice il sindaco Merola – ed è anche un Grande Evento, l’eternarsi di EXPO 2015. Ma se il Fico è un Grande Evento (Eterno) vale la pena di leggere qualche passaggio da un libro del 2010 proprio sui Grandi Eventi, che incredibilmente sembra anticipare il Fico e il suo rapporto con l’Accordo Territoriale CAAB: “Non ripeteremo mai abbastanza quanto sia importante sfruttare l’organizzazione di un evento come catalizzatore per programmi di sviluppo o di riqualificazione esistenti” (pag 54) – e sottolineo “esistenti”; e ancora: “[per] accelerare i progetti di trasformazione urbana[,] il processo chiave consiste nell’attribuzione forzata di priorità agli obiettivi di sviluppo della città per attuare una trasformazione efficace, radicale e permanente dell’ambito urbano” (pag 196). Il libro si chiama “Cosa succede in città” ed è prefato da Sergio Chiamparino: amico personale di Farinetti, allora sindaco di Torino e dal 2012 presidente della Compagnia di San Paolo. Che non è una fondazione che si occupa di conversioni religiose o di viaggi per Damasco ma è la detentrice del maggior pacchetto azionario del primo gruppo bancario italiano, Intesa-Sanpaolo, che è anche la banca di EXPO 2015 (garantita da generose fideiussioni del Comune di Milano, come si racconta qui). I suggerimenti del libro sui Grandi Eventi vedono i dirigenti del gruppo Intesa-Sanpaolo muoversi conseguentemente: infatti, se il privato che ha comprato le Aree Annesse Sud è proprio (al 78%) Fondazione Carisbo (Intesa-Sanpaolo), la stessa Fondazione e Banca IMI (identico gruppo bancario) mettono 6 milioni di euro per finanziare l’evento Fico. Insomma sostengono il Grande Evento (Eterno) che farà da catalizzatore per programmi di sviluppo esistenti, proprio come si suggerisce a pagina 54.

Gli altri investitori sono elencati qui: non stiamo a soffermarci su tutti, anche se di ognuno ci sarebbe una storia da raccontare. Dedichiamo solo un attimo al rapporto tra alcuni di loro e l’informazione. Nell’elenco ci sono appunto le banche di Intesa-Sanpaolo e la SGR, che sarà Prelios della Pirelli, le cui holding sono azioniste, con quote significative, di RCS Corriere della Sera e di conseguenza del Corriere di Bologna. Poi c’è Poligrafici che è l’editore del Resto del Carlino, e ne deriva che due su tre dei giornali a stampa locali sono coinvolti per legami societari nella compagine del Fico. Si tratta una situazione che il PD, fosse stato all’opposizione, avrebbe definito berlusconiana. Però si trova dalla parte giusta delle rotative, quindi tutto va bene.
Ora molto rapidamente, tornando alla mappa: verso il Pilastro ci sono altri 27 mila mq edificabili, all’80% residenziali, su un terreno tuttora coltivato: l’area Pioppe di cui non ho capito di chi sia la proprietà; poi a est del CAAB c’è l’area ex-Asam (ex macello).

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Ex-Asam  è un’area bellissima in corso di rinaturalizzazione: qui l’intervento prevedeva un centro commerciale e direzionale che, con la solita fantasia, chiamavano “business park”. Nel 2010 non se ne fa niente,  perché i costruttori non presentano una fideiussione di 8,4 milioni di euro richiesta dal Comune  (fonte), che si vuole tutelare in caso di mancato completamento delle opere di urbanizzazione. Senza il Fico quel terreno continuerebbe a inselvatichirsi in pace. Potrebbe diventare un meraviglioso terreno inutile: né agricolo – troppo compromesso, troppo vicino all’inceneritore – né direzionale o commerciale, sciocchezze di cui sono piene tutte le periferie. Un terreno senza uno scopo immediato, e quindi con lo scopo più importante che si possa immaginare: essere un monito.

Infine. Le aree a nord del CAAB sono aree agricole, come avete visto dalla mappa. Qui sono falliti vari progetti, soprattutto di infrastrutture sportive. Passano gli anni, si arriva a luglio 2013 e la solita assessora Gabellini dice ai consiglieri comunali una cosa che ha dell’incredibile. Dice: “stiamo prendendo in considerazione l’idea di privatizzare alcuni dei giochi per bambini nei parchi pubblici, abbiamo già ricevuto alcune proposte da parte di imprenditori e, qualora andassero in porto, sarebbe previsto un ticket di 1 o 2 euro”; poi implacabile, aggiunge: “infine specifico che c’è un imprenditore che ha presentato una proposta molto rilevante, un grande parco giochi, che si configura come una vera e propria struttura economica” (fonte).

Insomma le risorse pubbliche per i giochi dei bambini non ci sono più, quelle private per un divertimentificio abbondano. E l’amministratrice pubblica, invece di dimettersi o almeno incatenarsi a un dondolo per protesta, non nasconde la soddisfazione. E dove sarà mai questo parco? Lo leggiamo sul Corriere di Bologna del 20 luglio: “In zona Caab spunta anche il parco giochi […] occhi puntati sui terreni di Sacrati a nord.” L’Associazione Nazionale Costruttori Edili, sezione di Bologna, è entusiasta:  “un grande parco giochi in zona Caab potrebbe aggiungersi come traino e sfruttare le infrastrutture che si devono realizzare per il parco tematico del cibo”. Ovvero: l’opera non trova giustificazione in una necessità sociale ma in altre opere che la precedono o la seguono.

Sul Fico, in un’altra occasione, ANCE dirà: “Il progetto di Fico è molto importante, così come lo è lo sviluppo della fiera e delle future aree del Caab. Non ci dev’essere antagonismo, anzi: tutte queste cose portano lavoro per realizzarle, per gestirle e creano un indotto importantissimo per la città”, e comunque tutti gli “interventi sono garbati e prevedono molto verde.” (Corriere di Bologna, 9/10/2013, pag 8).

Nel decennio scorso, durante il boom, si impermeabilizzavano nel territorio provinciale circa 54 ettari all’anno, più di un ettaro alla settimana (dato rilevato dalla Provincia di Bologna e riferito agli anni 2003-2006). Il Fico è l’occasione per ricominciare.

Giudicate l’albero dai suoi frutti.

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