Melegnano – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Thu, 22 Dec 2022 16:14:41 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Melegnano – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 A Melegnano il cemento non si ferma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/12/a-melegnano-il-cemento-non-si-ferma/ Thu, 22 Dec 2022 16:14:37 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15704 A cura dell’Osservatorio permanente contro il consumo di suolo e per la tutela del paesaggio nel Sud Est Milano.

Qui di seguito i suggerimenti e le proposte per la Variante generale al PGT dell’Osservatorio permanente contro il consumo di suolo e per la tutela del paesaggio nel Sud Est Milano, un organismo composto dalle strutture locali di Italia Nostra, Legambiente, WWF, Slow Food, DESR, Amici di Carlotta, Comitato Tilt Vizzolo, Greensando, Comitato Stop alla logistica Sordio-San Zenone, Associazione per i Vivai proNatura, Associazione per il Parco Sud Milano, Associazione NOI, Associazione Cittadini di Paullo, Comitato salviamo gli alberi di via Galvani a Peschiera Borromeo, Comitato Salviamo il Pratone, Comitato No Logistica di Paullo e Associazione Culturale per l’Autogestione Tutela dell’ambiente.

Crediamo che la variante al PGT non debba essere un atto slegato dalla realtà e dal contesto in cui la nostra città è inserita, un evento amministrativo in cui valutare asetticamente le opportunità di occupazione il territorio comunale.
La variante non può prescindere da quanto scienziati e istituzioni stanno affermando da anni; il nostro pianeta è sull’orlo del collasso: il cambiamento climatico sta mettendo a rischio l’avvenire delle future generazioni.
Un comune, e con esso i suoi cittadini, è certamente vittima di questa calamità annunciata poiché subisce le conseguenze dell’inquinamento prodotto in tutto il mondo. Può però diventare complice e artefice del disastro se i suoi amministratori decidono di non introdurre nella gestione del territorio tutte le azioni suggerite dagli esperti per fermare questa pericolosa deriva.

Chiediamo che la variante introduca strumenti per contrastare l’emergenza climatica, anche con l’introduzione di norme più rigorose nel regolamento edilizio.

Azzeramento del consumo di suolo
È noto, lo affermano tutti gli scienziati, che il suolo vergine contrasta il cambiamento climatico. L’Agenda ONU 2030 fissa l’obiettivo di zero consumo di suolo zero.
Anche la politica a livello comunitario, nazionale e regionale ha lanciato una campagna per azzerare il consumo di suolo.
Il suolo è una risorsa essenziale non rinnovabile, e un alleato insostituibile nel contrasto al cambiamento climatico non si deve svenderlo!Non solo, il suolo è un capitale che ci dà una rendita giornaliera, sotto forma di benefici o contributi che l’uomo ottiene, direttamente o indirettamente, dagli ecosistemi. Di seguito, per sommi capi, i servizi nella definizione che ci dà l’ISPRA:

• servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, etc.);

• servizi di regolazione e mantenimento (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e regolazione degli elementi della fertilità, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, riserva genetica, conservazione della biodiversità, etc.);

• servizi culturali (servizi ricreativi e culturali, funzioni etiche e spirituali, paesaggio, patrimonio naturale, etc.).

Data l’importanza di questi servizi l’Europa ha deciso di valutare anche sotto il profilo economico il danno derivante dalla loro perdita e un rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale valuta i costi della perdita dei servizi ecosistemici (SE) del suolo sigillato.
A puro titolo di esempio, il rapporto Mappatura e valutazione dell’impatto del consumo di suolo sui servizi ecosistemici valuta che solo per il sistema di raccolta e allontanamento delle acque in un’area urbanizzata occorrono 6.500 euro per ettaro per anno.
Non stiamo parlando di minuzie, l’impatto del consumo di suolo nell’economia nazionale è significativo, un costo annuo per ettaro compresa tra 36.000 e 55.000 euro, un valore che (capitalizzato) è maggiore della rendita speculativa derivata dall’edificazione. E non possiamo dimenticare che questi costi sono finanziate dalle tasse, dunque, escono dalle nostre tasche. E sono costi che oggi paghiamo noi, poi li dovranno pagare i nostri figli e i nostri nipoti… per l’eternità.

Chiediamo quindi che la variante tuteli il suolo e ne azzeri il consumo, archiviando la visione della vecchia politica che lo considera cosa senza valore.

Chiediamo che l’area di via San Francesco su cui è previsto l’insediamento dell’ospedale di comunità diventi un parco urbano e che per la nuova struttura sanitaria venga utilizzato l’immobile di via 8 Giugno, di proprietà pubblica e oggi sottoutilizzato oppure l’area ex Lidl che dovrebbe a breve diventare disponibile, per cui si potrebbe valutare l’acquisizione o l’esproprio.

Chiediamo che eventuali nuovi parcheggi vengano ubicati in aree dismesse e già sigillate.

Chiediamo, in subordine, che per ogni proposta di intervento urbanistico siano calcolati e resi pubblici i costi legati alla perdita dei servizi ecosistemici e che venga anche valutato l’impatto sui parametri del benessere umano, quali salute, valori culturali, ambiente, paesaggio e patrimonio culturale, qualità dei servizi.

Chiediamo, nel malaugurato caso in cui si preveda nuovo consumo di suolo, che la decisione presa non resti come sempre confinata nelle segrete stanze e che i cittadini possano conoscerla solo leggendo un comunicato scritto in linguaggio burocratico ma che sia pubblicamente discussa in assemblea con i cittadini.

Difesa del territorio
Il report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022, redatto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale sono drammatici: in Italia il 7,13% di suolo è cementificato, contro una media europea di circa il 4%.
A Melegnano, che ha il 47,3% di suolo già sigillato (dato ISPRA), il cemento non si ferma, un’area di oltre 40 ettari è sotto assedio.
L’edificazione di stabilimento e magazzini della San Carlo e di un data center porterà il nostro comune ad avere il 70% di suolo indisponibile (utilizzando i parametri della banca dati Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali di Regione Lombardia) posizionandoci tra i dieci comuni peggiori in tutta l’Italia.Le due nuove strutture hanno bisogno di un’enorme quantità di acqua e di energia e in cambio rilasceranno calore che, con la prevista distruzione del bosco che protegge la città, si aggiungerebbe al calore prodotto dalle autostrade. Lo stesso dicasi per l’inquinamento atmosferico.

Chiediamo che vengano rivalutati i piani attuativi della AT24 con l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo, le volumetrie, i consumi energetici e le emissioni in atmosfera dei nuovi insediamenti.

Chiediamo che gli oneri di urbanizzazione introitati dal comune per progetti già avviati vengano destinati ad acquisire aree non sigillate da destinare a verde pubblico o aree già edificate da destinare a strutture pubbliche e parcheggi.

Rigenerazione e riqualificazione urbana
Occorre riqualificare tutte le aree dismesse in cui, troppo spesso cresce il degrado e che sono destinate a diventare rifugio del disagio sociale.

Chiediamo che la variante, nell’azzerare il consumo di suolo, punti alla rigenerazione e riqualificazione dell’esistente, seguendo le indicazioni anche di Regione Lombardia.

Paesaggio e beni culturali
Rivendichiamo il diritto alla bellezza. Il paesaggio e i beni architettonici e culturali devono essere salvaguardati.
Le piazze della città devono diventare, o meglio tornare ad essere, un centro di socialità per cittadini e visitatori.
Dobbiamo valorizzare il Lambro e farlo diventare, come in tutte le città attraversate da un corso d’acqua, un monumento naturale.

Chiediamo che la variante affronti questi due temi e introduca soluzioni innovative e lungimiranti.

Chiediamo che la variante disegni le aree lungo le sponde del Lambro.

Verde urbano
Il suolo, libero e protetto, deve anche essere curato e gestito.

Chiediamo che venga mappato il verde sul territorio identificando in dettaglio il suo stato e che vengano identificate le aree da destinare a nuovo verde urbano.

Chiediamo che venga individuata almeno un’are da destinare a orti urbani solidali: dobbiamo restituire il suolo ad una delle sue funzioni primarie: produrre cibo.

Chiediamo che venga incrementato il patrimonio forestale piantando un nuovo albero per ogni cittadino per creare nuovi parchi urbani.

Mobilità urbana
L’inquinamento prodotto dal traffico urbano è una delle cause cambiamento climatico.

Chiediamo che la variante identifichi, promuova e progetti alternative di mobilità sostenibile.

Auspichiamo che questa variante rompa il gioco della vecchia politica, che afferma di voler difendere l’ambiente ed il suolo mentre affila le armi per aggredirli. Ci aspettiamo una variante coraggiosa e ci auguriamo di poter illustrare in dettaglio le nostre proposte durante la fase di definizione delle linee guida della variante.

]]>
A Melegnano continua il consumo di suolo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/04/a-melegnano-continua-il-consumo-di-suolo/ Fri, 22 Apr 2022 06:57:04 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15318 A cura dell’Osservatorio permanente contro il consumo di suolo e per la tutela del paesaggio.

Con riferimento alla Delibera della Giunta comunale 17 del 18 febbraio 2022 PIANO ATTUATIVO COMPARTO C DELL’AMBITO DI TRASFORMAZIONE AT 24 – ADOZIONE, nell’esprimere la nostra contrarietà agli insediamenti previsti sull’area della San Carlo, qui di seguito avanziamo una serie di osservazioni.

Premessa.

Questa premessa è destinata alla politica che sta amministrando il Comune e dalla politica ci piacerebbe avere delle risposte. Siamo consapevoli che la valutazione delle osservazioni diventa un semplice esercizio di certificazione “notarile” effettuata dagli uffici, non potrebbe essere altrimenti. Alla politica invece spetta il compito di compiere scelte e di giustificarle ai cittadini nel cui nome amministra.
Ricordiamo innanzitutto che questo piano trova fondamento in un PGT, deciso dalla precedente amministrazione, che prevede la cementificazione di quattro lotti per complessivi 409.307 mq., il 10% del territorio comunale.

Al punto 4.2.3. Il sistema insediativo della Relazione generali viene citato il rapporto DUSAF (con una versione ormai superata da altre due edizioni). Già oggi il grado di urbanizzazione del comune di Melegnano, con il 60,3% del totale della superficie comunale (dati ERSAF 2018), è tra i più elevati dell’intera area metropolitana milanese. Con questo intervento la percentuale delle aree antropiz-
zate salirebbe al 63,7% Dato confermato anche dalla lettura dell’ultimo rapporto ISPRA. Nel 2020, la Lombardia era la regione con la più alta percentuale di suolo consumato: il 12,1% ,con la provincia di Milano maglia nera con il suo 31.6%. I comuni dell’area omogenea del Sud Est sono posizionati sopra la media regionale ma sotto quella provinciale, con l’eccezione di San Donato Milanese e Melegnano, all’ultimo posto con il 47.3%.

La documentazione allegata alla delibera mai affronta in modo serio il valore del suolo. Non considera i rischi, sia per le persone sia per l’ambiente, e i costi che derivano dalla perdita dei servizi ecosistemici che un suolo gratuitamente ci fornisce.
Abbiamo apprezzato l’attenzione all’ambiente dichiarata nell’allegato 3.8 Sostenibilità, attenzione che però si limita a identificare un percorso sostenibile riferito alle sole scelte edilizie. Questo sarebbe perfetto se parlassimo di un progetto di rigenerazione urbana, qui invece si vuole sigillare suolo agricolo.
Riteniamo doverosa una riflessione. Il suolo produce il nostro cibo. Già oggi, colpa anche della forsennata cementificazione del patrio suolo siamo costretti ad importare molte delle materie prime necessarie per la nostra sopravvivenza. Consumare suolo significa dipendere ancora di più da altre nazioni per poterci nutrire, significa perdere ancora un altro pezzo della nostra sovranità alimentare.

Si stima che in Lombardia un ettaro di suolo possa fornire le calorie necessarie per nutrire 5,9 persone; dunque, sigillando il terreno del comparto C condanneremo alla fame perpetua più di 100 persone. In Lombardia l’autoproduzione alimentare ricopre solo il 74,1% del fabbisogno calorico. Per supplire alla carenza di cibo dobbiamo ricorrere alle importazioni, con un effetto negativo sulla bilancia dei pagamenti e con la perdita di sovranità alimentare sia per noi che per i paesi che ci vendono il cibo, molto spesso sottraendolo ai loro connazionali.
Ma il suolo non si limita a fornirci il nostro pane quotidiano, è anche il più importante serbatoio di biodiversità del pianeta e, ormai è noto a tutti, è fondamentale per la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici.

Il citato rapporto ISPRA valuta anche i costi della perdita dei servizi ecosistemici del suolo sigillato.
A puro titolo di esempio, il rapporto Mappatura e valutazione dell’impatto del consumo di suolo sui servizi ecosistemici valuta che solo per il sistema di raccolta e allontanamento delle acque in
un’area urbanizzata occorrono 6.500 euro per ettaro per anno.
Questi costi sono stati considerati nella analisi economica del piano?
Non stiamo parlando di minuzie, l’impatto del consumo di suolo nell’economia nazionale e locale è significativo, un costo annuo per ettaro compresa tra 36.000 e 55.000 euro, un valore che (capitalizzato) è maggiore della rendita speculativa derivata dall’edificazione. E non possiamo dimenticare che questi costi sono finanziate dalle tasse, dunque, escono dalle nostre tasche. E sono costi che oggi paghiamo noi, poi li dovranno pagare i nostri figli e i nostri nipoti… per l’eternità.

Non si spiega dunque la disattenzione dell’amministrazione che ha certamente dimenticato di considerare questi costi, prima di approvare il progetto.
Come sempre, a livello locale, il miraggio degli oneri di urbanizzazione, quei pochi maledetti e subito, fa compiere alle amministrazioni scelte antieconomiche. E questo piano ne è l’ulteriore riprova.
Negli ultimi anni, consapevole dell’importanza del suolo pur considerando i legittimi interessi della proprietà, la maggior parte dei piani di intervento edilizio garantisce una percentuale superiore al 50% di superfice da destinare a servizi pubblici, principalmente ad aree verdi. Su un’area complessiva di circa 215 mila m 2 solo poco più di 4mila sono stati riservati ai melegnanesi, un misero 20%.
Se poi guardiamo all’intera AT24 del PGT corrente scopriamo che la percentuale scende al 12%.

Nel piano di cui alla delibera, si tratterebbe di nuova costruzione che va a sigillare su suolo libero e agricolo, scelta non in linea con le attuali politiche territoriali e urbane in materia edilizia.
Di fronte a un livello di urbanizzazione ormai non più accettabile, l’Unione europea ha stabilito obiettivi di riduzione progressiva e di azzeramento del consumo di suolo entro il 2050. Sembra quasi che a Melegnano questa sfida sia stata interpretata come un invito a fare in fretta e sigillare tutto il suolo fertile al più presto.
Questo pressante invito è stato recepito dalla legislazione nazionale, regionale e provinciale.

Città Metropolitana di Milano e di regione Lombardia, danno, seppur con qualche ambiguità, precise indicazioni di riduzione del consumo di suolo. La Regione poi, con la LR 18/2019 stabilisce che per i comuni lombardi la scelta prioritaria è quella della rigenerazione urbana.
Questa forte raccomandazione ad usare aree dismesse è supportata anche dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio che, come riportato al punto 3.4.

PRESCRIZIONI DERIVANTI DAL DECRETO DI ESCLUSIONE VAS DELL’AMBITO DI TRASFORMAZIONE AT24 della Relazione Generale, chiede, tra l’altro, di verificare soluzioni alternative magari in aree già urbanizzate e dismesse al fine di non consumare altro suolo.
Se da un lato siamo abituati, ma non rassegnati, alla voracità dei proprietari che cercano di costruire su ogni singolo centimetro nel totale disinteresse del benessere dei cittadini, troviamo immorale che questa voracità sia avallata da un’amministrazione comunale.
Questa nostra considerazione è condivisa anche dall’ISPRA. Citiamo ancora dall’ultimo rapporto diffuso:

la maggior parte dei servizi ecosistemici sono minacciati da una serie di pressioni politiche, economiche e culturali, il cui controllo è in gran parte regionale e locale. D’altra parte, anche i parametri del benessere umano, quali ricchezza, salute, valori culturali, cui sono in ultima istanza finalizzate le valutazioni, si correlano con le risorse naturali soprattutto a livello locale. Di conseguenza la dimensione locale, nonostante le difficoltà, rimane una priorità per la valutazione.

e conclude: la scala locale rimane invece più difficile da affrontare.
Per questi motivi, si chiede di revocare/annullare la delibera di giunta comunale 17 di adozione del Piano attuativo del comparto C della AT24.

In subordine, qualora l’Amministrazione Comunale, resti insensibile ai problemi del nostro pianeta e, di conseguenza, alla salute dei suoi cittadini, che dovrebbe tutelare e di cui il sindaco è responsabile, avanziamo le seguenti ulteriori osservazioni:

  1. Adeguamento degli standard.
    Per i motivi esposti in premessa si chiede che il 50% del totale delle aree ricomprese nel comparto C venga destinato a verde pubblico. In alternativa che venga acquistata e ceduta al comune un’area verde sul territorio comunale di superficie pari a quella su cui si vuole fare l’intervento.
  2. Inquinamento acustico e atmosferico
    L’allegato 36 VALUTAZIONE PREVISIONALE DI IMPATTO ACUSTICO al punto 4 Descrizione dell’attività ci informa che la fabbrica lavorerà a ciclo continuo per cinque giorni alla settimana (da lunedì a venerdì).
    Dal punto 4.2 Stima traffico indotto dal Comparto C apprendiamo che per il traffico indotto si stima che tutti gli addetti (circa 250 persone) accederanno all’area di lavoro utilizzando il mezzo privato e che i mezzi pesanti sarebbero 35/40 mezzi pesanti al giorno durante tutte le 24 ore.
    L’area Ovest della nostra città soffre per problemi di inquinamento acustico originati dalla A1 (transito superiore a 100.000 autovetture equivalenti) e dalla linea ferroviaria.
    Chiediamo che venga fatta un’approfondita indagine per verificare la soglia di inquinamento acustico considerando la concomitanza di queste fonti di rumore e quello del nuovo ipotizzato insediamento e che nell’attesa la delibera venga ritirata.
  3. Impronta di carbonio
    Altro tema non considerato dai documenti e non richiesto dall’amministrazione è quello delle emissioni climalteranti.
    In assenza di una documentazione completa che comprenda anche il calcolo basato sul ciclo di vita utile dell’impianto (Life Cycle Assesment) chiediamo che la delibera venga ritirata.
  4. Incompletezza della documentazione
    La documentazione è carente sotto due profili legati alla produzione.

4.1 Fumi e vapori. Quale è la temperatura di fumi e vapori emessi dal ciclo produttivo? Anche considerando l’articolo 24 DISPOSIZIONI PARTICOLARI della Convenzione stabilisce che venga ceduto gratuitamente al Comune il vapore prodotto invece di scaricarlo in atmosfera, cosa succederà nei mesi estivi in cui il calore risulterebbe inutile per l’impianto di teleriscaldamento, che, ricordiamo, oggi non è nemmeno a livello di progetto.? L’eliminazione del bosco, con il suo positivo effetto di mitigazione delle isole di calore prodotte anche dalla vicina A1, con l’aggiunta del calore emesso dalla produzione del nuovo insediamento creerebbe maggiori di-
sagi ai cittadini che abitano nel quartiere Ovest.

4.2 Risorse idriche. Dalla documentazione non emerge in modo chiaro quali sono le esigenze complessive della nuova struttura e quanto possano essere soddisfatte dai pozzi presenti sull’area dell’intervento. Considerando che la carenza di risorse idriche sta diventando sempre più pesante in relazione ai cambiamenti climatici, riteniamo doveroso presentare un’indagine più puntuale e dettagliata.
Pre questi motivi chiediamo che la delibera venga ritirata e che venga riproposta dopo la ricezione e la verifica delle integrazioni richieste.

  1. Mancato coinvolgimento della cittadinanza
    Il piano di cui si tratta coinvolge il 5% dell’intero territorio comunale ed è profondamente antidemocratico che questo venga deciso nelle segrete stanze del potere e che l’unico confronto con la città avvenga solo con la possibilità di presentare osservazioni, che saranno poi valutate sotto il profilo squisitamente tecnico.
    Chiediamo che venga ritirata la delibera e che sia apra un percorso di condivisione e discussione con i cittadini, nel nome di quella trasparenza (il palazzo di vetro) promessa ai melegnanesi da questa amministrazione nelle LINEE PROGRAMMATICHE – MANDATO 2017 – 2022.
  2. Presenza di un bosco
    Sull’area sono presenti tre zone boschive.
    Pure se non censite nel Piano di Indirizzo Forestale di Regione Lombardia, lo stato di fatto e l’anzianità delle piante le identifica come bosco, che in quanto tale è tutelato dal Testo unico in materia di foreste e filiere forestali (D.lgs. n° 34 del 3 aprile 2018).
    La presenza del bosco è confermata anche dalla documentazione; il punto 4.6. Piano di Governo del Territorio dell’Allegato 3.2 Relazione di impatto paesistico recita infatti:

Dall’esame puntuale della cartografia del PGT, per ciò che riguarda gli elementi utili per una definizione della sensibilità dell’area di intervento, si desume che:
• Tavola Dp3.1 – Carta del paesaggio. All’interno dell’area vi sono alcune indicazioni relative alla presenza di elementi di carattere ambientale e paesaggistico. Si rileva l’indicazione di “boschi” nella parte est dell’area in prossimità del corso della roggia Canarola, l’indicazione “arbusteti e cespuglieti” nella parte centrale dell’area e lungo il perimetro nord e sud dell’area e “filari alberati” sempre in corrispondenza della parte centrale dell’area.
Risultano ancora mancanti tutti i pareri definitivi sulla presenza dell’area boschiva e dunque sulla possibilità di edificare su questo suolo.
Chiediamo che venga ritirata la delibera poiché l’area boschiva è protetta dalla legge citata e il progetto necessita quindi una profonda revisione.

Per tutte queste ragioni non possiamo che ribadire la nostra profonda contrarietà agli insediamenti previsti che distruggerebbero il suolo, bene comune fragile la cui perdita sarebbe irreversibile, e creerebbero problemi alla cittadinanza.

L’Osservatorio è un organismo composto dalle strutture locali di Italia Nostra, Legambiente, WWF, Slow Food, DESR, Amici di Carlotta, Comitato Tilt Vizzolo, Greensando, Comitato Stop alla logistica Sordio-San Zenone, Associazione per i Vivai proNatura, Associazione per il Parco Sud Milano, Associazione NOI, Associazione Cittadini di Paullo, Comitato salviamo gli alberi di via Galvani a Peschiera Borromeo, Comitato Salviamo il Pratone, Comitato No Logistica di Paullo e Associazione Culturale per l’Autogestione.

]]>
Melegnano: appello e manifestazione per dire no a nuovi poli produttivi http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/10/melegnano-appello-e-manifestazione-per-dire-no-a-nuovi-poli-produttivi/ Tue, 26 Oct 2021 20:02:12 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14788 A cura del Comitato “Stop a San Carlo-Bertarella”.

Dopo un appello sottoscritto da molte cittadine e cittadine, lo scorso sabato 23 ottobre si è tenuta anche una manifestazione pubblica a Melegnano sotto lo slogan “salva il bosco, salva il suolo, salva la terra“, per protestare contro i progetti urbanistici che prevedono nuovi insediamenti industriali.

A Ovest del centro storico, nei lotti di terreno San Carlo-Bertarella, dovrebbero infatti sorgere il nuovo stabilimento della San Carlo, un data-center e una logistica: un consumo di suolo mai visto, un progetto tra i più impattanti pari a quattrocentomila metri quadrati di territorio comunale – pari a 57 campi di calcio.
Si tratta di suolo libero e agricolo tra l’autostrada, l’alta velocità ferroviaria e le strade per Carpiano e Landriano; un’area che prende il nome di San Carlo-Bertarella e che vale l’8% della superficie di Melegnano: l’equivalente del quartiere Giardino.

La trasformazione è prevista dal Piano di governo del territorio del 2012, confermata dalla variante del 2017 (giunte sindaco Bellomo) e dai piani attuativi definiti dalle proprietà e dalla giunta comunale in carica (sindaco Bertoli).

Si tratta di una operazione sbagliata dal punto di vista urbanistico e fuori dal tempo per l’impatto ambientale e climatico che avrà. Una scelta che contrastiamo, anche ricorrendo alle vie legali.

Abbiamo avviato una battaglia per salvare il bosco che da decenni insiste sull’area: il bosco contribuisce a creare ambiente, assorbe l’anidride carbonica, riduce l’isola di calore urbano, favorisce la biodiversità, migliora la vivibilità della città.

La nostra battaglia vuole salvare il suolo libero e agricolo del Comune, che già oggi ha un consumo di suolo tra i più alti dell’area metropolitana e della Lombardia. Il suolo è una risorsa scarsa e irriproducibile, che va preservata, grazie al quale si producono gli alimenti, si drenano le acque meteoriche, si previene il dissesto idrogeologico e si cattura la CO2.

La nostra è una battaglia per salvare la Terra. Non solo quella del nostro Comune, ma quella di tutti. È una battaglia per la riduzione drastica delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, che le nuove urbanizzazioni determinerebbero. La nostra è una battaglia che guarda al futuro, a un futuro diverso da quello costruito in decenni di urbanizzazione e cementificazione.

]]>
Piano Territoriale della Provincia di Milano: ai comuni licenza di cementificare il territorio agricolo http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/piano-territoriale-della-provincia-di-milano-ai-comuni-licenza-di-cementificare-il-territorio-agricolo/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/piano-territoriale-della-provincia-di-milano-ai-comuni-licenza-di-cementificare-il-territorio-agricolo/#comments Thu, 20 Sep 2012 20:56:18 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=6467

Presentate numerose osservazioni ad piano molto elaborato che però non pone nessun vincolo al consumo di suolo: a rischio superfici equivalenti a 1 miliardo di piatti di riso all’anno.

In questi giorni scadono i termini concessi a cittadini e associazioni per presentare osservazioni al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Milano (PTCP), il grande ‘piano direttore’ che deve orientare le trasformazioni del territorio e del paesaggio del milanese negli anni a venire. La Provincia ha compiuto un notevole sforzo per leggere le dinamiche del territorio e immaginare le tendenze future, e l’esito è quello di uno strumento con una buona struttura e accessibilità, che ha anche recuperato i molti studi preparatori e i contenuti già sviluppati dalla precedente amministrazione, come quelli sulla valutazione qualitativa delle aree agricole, sul progetto MiBici, sulla Dorsale Verde Nord. E’ anche apprezzabile che nella redazione del Piano siano state contenute le spese in consulenze esterne, valorizzando le competenze interne all’Ente. Sarebbe dunque un bel piano, se valutato sotto il profilo tecnico. E’ però sui contenuti prescrittivi, quindi quelli che producono effetti concreti, che esso è estremamente debole.

Secondo Legambiente, si è realizzato un grande sforzo compilativo ma, in definitiva, non si sono introdotte norme efficaci per fermare la grande piaga che dilaga nella pianura milanese: il consumo di suolo. E’ per questo entrato in azione il soccorso degli ambientalisti, che hanno redatto un vero e proprio dossier di oltre 60 pagine di osservazioni per correggere il piano.

Purtroppo il PTCP non ha il coraggio di mettere in discussione le cattive intenzioni di comuni che continuano ad espandersi sul suolo agricolo – rileva Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – la Provincia di Milano è una delle più cementificate d’Italia, il PTCP non pone freno al consumo di suolo, e ciò è inaccettabile. Per questo con le nostre osservazioni abbiamo proposto modifiche sostanziali sia alle norme che alle delimitazioni degli ambiti agricoli strategici: se il Consiglio Provinciale le accoglierà, allora la provincia potrà avere un piano non solo bello, ma anche utile”.

Tra le previsioni urbanistiche più abnormi, Legambiente segnala quelle di comuni come Segrate e Gorgonzola, dove i PGT ipotizzano trasformazioni di suoli agricoli dell’ordine dei 200 ettari, mentre tra gli ambiti agricoli di cui il PTCP si è dimenticato si segnalano in particolare quelli di Lacchiarella, comune che continua a battere record di cementificazione, e in cui sono ancora presenti 200 ettari di suolo agricolo che prossimamente rischiano di entrare nel mirino degli speculatori, e di altri comuni del Parco Agricolo Sud Milano (a Rozzano 55 ettari agricoli mancano all’appello, a Mediglia 62, a Melegnano 40, e a Milano Legambiente chiede la tutela dei 42 ettari agricoli presenti a Pontelambro, dove già incombono nuove edificazioni).

In tutto, sono quasi 1000 gli ettari coltivati su cui Legambiente lamenta la totale assenza di qualsiasi tutela, e per i quali chiede di apporre uno specifico vincolo di uso agricolo, senza il quale nulla potrà evitare la cementificazione. Il problema maggiore resta quello dell’inerzia del PTCP rispetto alle abnormi previsioni urbanistiche dei comuni, molti dei quali stanno ancora ultimando l’iter di approvazione del PGT.

Il laissez faire della Provincia legittimerà l’urbanizzazione di enormi stock di terreni agricoli – denuncia Di Simine – oggi la cementificazione della Provincia di Milano è altissima e prossima al 45% del territorio, ma il PTCP e i piani dei comuni hanno in pancia espansioni che, se attuate, porterebbero addirittura a superare il 55%”.

Alle previsioni dei vecchi PRG – oltre 100 kmq di nuove urbanizzazioni previste – bisogna infatti sommare le ulteriori espansioni tracciate dai Piani di Governo del Territorio approvati dal 2008 ad oggi, e si tratta, secondo le stime di Legambiente, di almeno altri 70 kmq. A questi incrementi si sommano quelli previsti dal PTCP. In pratica, secondo quanto dichiarato dall’assessore provinciale, i nuovi ampliamenti ammessi dovrebbero essere contenuti tra i 32 e i 63 ettari, ma in realtà lo stock di suoli persi potrà essere da 4 a 7 volte maggiore, in virtù delle previsioni dei piani comunali su cui il PTCP si guarda bene dall’intervenire. Il PTCP consentirà nuove espansioni dal 2 al 4%: un limite che però, nella realtà, potrà essere ampiamente superato in forza delle possibilità di deroga contenute nelle norme di attuazione.

La nostra stima è che, come effetto dell’attuazione del PTCP e della mancanza di controllo sulle trasformazioni comunali, la Provincia di Milano potrebbe perdere oltre 20.000 ettari di suolo agricolo: una superficie sufficiente a produrre 1 miliardo di piatti di riso all’anno! Altro che nutrire il pianeta, questo ci pare uno scenario estremamente grave, che deve mobilitare la politica in un grande sforzo di prevenzione e riduzione di un danno irreversibile”.

(Fonte: Legambiente Lombardia)

]]>
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/piano-territoriale-della-provincia-di-milano-ai-comuni-licenza-di-cementificare-il-territorio-agricolo/feed/ 3