Regione Marche – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Sat, 03 Aug 2013 07:40:53 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Regione Marche – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Marche: un territorio da proteggere http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/08/marche-un-territorio-da-proteggere/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/08/marche-un-territorio-da-proteggere/#comments Sat, 03 Aug 2013 07:37:42 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=8310 paesaggio marche

Un’ottima notizia dalla regione Marche, finalmente i cittadini marchigiani, attraverso il Forum Paesaggio Marche, potrebbero avere una buona legge su Governo del territorio, che tenga conto degli aspetti peculiari dell’ambiente e del paesaggio regionale.

Un’ombra però interferisce su questo cielo terso: il 6 luglio, il Ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, da Pesaro rilancia il bisogno di un “nuovo impulso alle opere iniziate e avviare nuove cantierizzazioni per completare il programma delle infrastrutture strategiche delle Marche, che prevede opere per circa 5 miliardi di euro.

(…) Tra le priorità, la terza corsia dell’A14, la E78 Fano-Grosseto, la Quadrilatero e il collegamento tra porto di Ancona e A14.” (Ansa.it)

Ora c’è da capire quale direzione voglia veramente intraprendere l’amministrazione regionale: sviluppo alla”vecchia” maniera, cioè “crescere” cantierizzando tutto ciò che è possibile (intenzione del Ministero), o voltare pagina seguendo le indicazioni della nuova proposta di legge (intenzione dei cittadini)? Un chiarimento è d’obbligo.

Dal Corriere Adriatico del 6 luglio 2013:

“Norme per la tutela del paesaggio, lo sviluppo ecocompatibile ed il governo del territorio regionale”. E’ questo il titolo della proposta di legge ad iniziativa popolare che ha ufficialmente cominciato il suo iter istituzionale in quarta commissione Ambiente e Territorio. Un iter che si è simbolicamente aperto con un’audizione, in veste informale, con i promotori ed i coordinatori del movimento Forum Paesaggio Marche (FPM) che si articola sull’intero territorio regionale. Un movimento che opera da cinque anni (a partire dal 2008) ed è riuscito in pochi mesi a raccogliere 8713 firme e a costituire una rete informale di 93 associazioni  per un progetto comune di governo intelligente e partecipato del territorio. Da qui, la proposta di legge, frutto dell’azione di coinvolgimento di ampi settori della comunità regionale da parte del Forum, il quale ritiene di assoluta importanza che la Regione si doti in tempi brevi di una legislazione di altissimo profilo in materia di governo del territorio e del paesaggio, superando obsoleti approcci urbanistici.

Tra i principi fondativi e le norme centrali del disegno di legge, anzitutto la partecipazione consapevole e più ampia possibile delle comunità locali, il consumo “zero” del suolo, la decadenza dei diritti edificatori, i piani strutturali intercomunali o “d’area vasta”, proprio al fine di superare stretti limiti di progettualità localistiche. “L’esame di questa proposta di legge, oltre che nei contenuti di fondamentale bene comune (suolo e paesaggio) – ha rilevato il presidente della quarta Commissione Enzo Giancarli – ha un enorme significato sotto il profilo della partecipazione democratica alla elaborazione ed alla formazione delle proposte di legge regionali“.

“Ha pertanto – ha aggiunto Giancarli- un grande valore democratico in quanto sconfigge la separazione tra luoghi della partecipazione e quelli della decisione”. Giancarli ha ringraziato i presenti, tutti i promotori della proposta di legge ed ha sottolineato il fatto che tale iniziativa popolare è tanto più significativa perchè va ad incidere su una normativa di assetto territoriale risalente ad oltre vent’anni fa.

Per il vicepresidente Daniele Silvetti “è preciso compito della commissione valorizzare nel migliore dei modi possibilil contributo che proviene dal territorio e dall’associazionismo non politico. Chiaro è che l’approvazione di tale testo di legge costituirebbe un fatto epocale ed un preciso segnale di inversione di tendenza“. Basti pensare ai capisaldi della decadenza dei diritti edificatori e lo stop “al consumo di suolo”.
La commissione avrà il delicato compito di istruire una proposta complessa che dovrà comunque prevedere il maggior coinvolgimento possibile dei soggetti che vivono ed operano sul territorio marchigiano”.

Notizia Ansa:
AL VIA PDL PAESAGGIO INIZIATIVA POPOLARE.

La lettera aperta del Forum dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio delle Marche:
LETTERA APERTA ALL’ASSESSORE REGIONALE AL GOVERNO DEL TERRITORIO E ALLA PARTECIPAZIONE.

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Governo del territorio nella Marche: un primo risultato http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/01/governo-del-territorio-nella-marche-un-primo-risultato/ Mon, 21 Jan 2013 07:57:49 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=7237
L’iter delle modifiche riguardanti la legge sul governo del territorio della regione Marche avanza, a discapito di tutto è un segnale molto positivo e che forse dovrebbe far sperare.
Ma c’è ancora strada da percorrere …

Dalle odierne notizie di stampa apprendiamo che la Giunta Regionale, dopo un lungo sonno di venti anni, caratterizzato da proclami di riforme organiche, testi approvati e poi insabbiati dalle commissioni consiliari, dibattiti e inutili attese di cittadini, addetti ai lavori e parti sociali, ha approvato una proposta di legge sul governo del territorio che ora dovrà essere portata in IV Commissione Consiliare e poi in Consiglio Regionale per diventare legge.

Il Forum Paesaggio Marche ritiene che tale iniziativa della Giunta sia anche conseguenza della forte pressione determinata dal recente avvio della campagna per la presentazione al Consiglio Regionale di una organica proposta di legge regionale di iniziativa popolare per la tutela del paesaggio ed il governo partecipato del territorio, da parte delle quasi cento associazioni e comitati riuniti nel movimento.

Auspichiamo vivamente che le migliaia di cittadini che con entusiasmo e convinzione hanno già firmato i moduli con la nostra legge, (siamo a quota 3000 firme in due mesi di raccolta), e che continuano ad affollare i nostri banchetti posti in tanti centri della regione, faranno sì che il Consiglio Regionale potrà aprire un confronto serio e approfondito, ancorché serrato, tra le due proposte di legge sul tappeto, quella del Forum Paesaggio Marche e quella della Giunta Regionale, per dare finalmente anche alle Marche una legislazione innovativa e adeguata sia alla necessaria tutela del patrimonio ambientale, culturale e paesaggistico ancora non compromesso sia alle reali attese di partecipazione di tanti cittadini; si tenga conto che proprio in questi giorni la UE ha approvato una determinazione che impone agli Stati membri di raggiungere in un tempo prefissato l’obiettivo del consumo di suolo zero.

Il Forum Paesaggio Marche proseguirà nelle prossime settimane con ancor più determinazione e convinzione la raccolta di firme da parte dei cittadini e auspica che, una volta raggiunto il quorum di firme necessarie (5000 entro marzo 2013), il Consiglio Regionale abbia al proprio interno consiglieri aperti e sensibili alle rilevanti questioni poste dal Forum e pronti ad impegnarsi in prima persona, aldilà dei recinti di schieramento e di partito, per far sì che i contenuti sostanziali della nostra proposta possano divenire gli elementi portanti della nuova legge.

Tali elementi sono:
– il “paesaggio bene comune”
– il “consumo di suolo zero”
– il blocco delle espansioni urbanistiche dei PRG comunali, in gran parte sovradimensionati
– la salvaguardia e la valorizzazione delle aree agricole con l’esclusione di grandi impianti per la produzione di energia
– la tutela degli ecosistemi e della biodiversità
– i piani intercomunali d’area vasta
– l’adeguamento del Piano Paesaggistico Regionale al nuovo Codice dei Beni Culturali con valenza prescrittiva su piani provinciali e comunali
– il facile accesso alle informazioni territoriali e ambientali in possesso delle amministrazioni
– l’attribuzione di un ruolo determinante alla partecipazione democratica dei cittadini sulle decisioni significative relative ai propri territori, decisioni fino ad oggi troppo spesso appannaggio della speculazione edilizia e di una green economy malintesa (fotovoltaico nelle campagne, stoccaggio di gas, centrali a biomasse, rigassificatori, elettrodotto),  a nostro parere  favorita dagli intrecci di interessi tra pochi privati e le aree grigie della politica e della burocrazia.

Link di approfondimento:

Questa è la proposta di Paesaggio Marche
NORME PER LA TUTELA DEL PAESAGGIO, LO SVILUPPO ECOCOMPATIBILE ED IL GOVERNO PARTECIPATO DEL TERRITORIO REGIONALE

Qui il link dove è possibile visionare le modifiche alla Legge urbanistica regionale:
LEGGE REGIONALE 23 novembre 2011, n. 22

Un piccolo intervento comparso qualche tempo fa su Eddyburg al riguardo:
Marche: luci e ombre della nuova legge sul territorio

 

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Una riflessione sulle centrali a biogas nelle Marche: l’handicap degli incentivi http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/11/una-riflessione-sulle-centrali-a-biogas-nelle-marche-lhandicap-degli-incentivi/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/11/una-riflessione-sulle-centrali-a-biogas-nelle-marche-lhandicap-degli-incentivi/#comments Sat, 03 Nov 2012 07:34:57 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=6764  Avevamo già trattato l’argomento controverso delle centrali a bio-gas, sottolineando la strana vicenda della numerosa proliferazione di questi impianti, che se usati in modo intelligente risulterebbero un valore aggiunto, ma se utilizzati soltanto a scopo di lucro potrebbero risultare più dannosi che altro. L’interessante opinione di un pianificatore territoriale della scuola empolese.

Con il recente exploit dei prezzi dei combustibili tradizionali e l’obbligo di raggiungimento dei Parametri di Kyoto, c’è stato un maggiore e sempre più cospicuo investimento di quanto finora era rimasto più che altro solo sulla carta. Si è aperta una economia chiamata ‘verde’ o green-economy e anche una ricerca al miglioramento di tutto il comparto di nuovi marchingegni alternativi. Questi, per quanto eticamente virtuosi, non sono esenti da un evidente strascico di commenti negativi e interrogativi sui reali vantaggi come nella nostra regione Marche abbiamo modo di assistere. Queste critiche, comunque, non sono né un limite, né una verità, ma se ben vagliate sono una spinta ulteriore al miglioramento del comparto. Ad esempio, se ripercorriamo la storia del mercato dell’automobile, i motori e tutto ciò che li riveste, sono sicuramente migliorati nel tempo, ma attorno sono nate norme e leggi che hanno codificato gli utilizzi creando una cartellonistica, un codice stradale, delle scuole per guidare, dei limiti di consumo, ecc. sono tutti regolamenti creati non subito, ma mano, a mano che ci si rendeva conto di mettere dei limiti.

Le amministrazioni fatte dai nostri rappresentanti eletti computano attentamente questa nuova economia verde e i loro macchinari in quelli che dovranno essere i codici di buon vivere?

Sicuramente uno sbaglio agghiacciante è stato avere permesso che una bella regione agricola come le Marche sia stata deturpata da innumerevoli pannelli solari, con un regolamento regionale un po’ fiacco e distante dai cittadini con dei risultati, sotto gli occhi di tutti, fallimentari. Troppi pannelli, andati a sostituire le rese di un altro ottimo convertitore di energia solare da sempre usato dagli esseri viventi – la fotosintesi clorofilliana – un processo che crea meno entropia (confusione) quindi è una energia di migliore qualità, se non pure di migliore rendimento rispetto ai pannelli solari (sia fotovoltaico, sia solare termico).

Per quanto riguarda l’attualità di questi giorni per le centrali a biogas è normale, quindi, che l’opinione pubblica marchigiana si interroghi onde evitare danni come quelli dei pannelli solari. Ora, però, c’è da rimanere con i piedi per terra diversamente da come può fare una folla invasata e tentare di proseguire un po’ meno alla carlona di quanto fatto finora.
In Italia utilizziamo molto metano per ottenere appartamenti e locali con climi caraibici in inverno; nelle Marche il mercato delle auto a metano è fiorente da decenni, quindi sarebbe opportuno non accapigliarsi tanto perché non si può continuare ad avere gli stivali sporchi che non lascino le impronte!

Questo deve essere detto a chi è contro a priori, quando d’altra parte le centrali hanno dei pro: innanzitutto producono del metano, ma non sarà il solito idrocarburo come quelli dei fossili tradizionali (il bio-metano si rigenera in una scala di tempi umani e non più geologici quindi ci rende tutti più ecologicamente sostenibili, cioè non andremo ad intaccare quella quantità di risorse che saranno utili anche ai nostri figli); a parità di produzione energetica non occupano tanto spazio rispetto ai pannelli fotovoltaici; smaltiscono i rifiuti vegetali consegnandoci indietro un concime migliore rispetto alla “torbaccia” delle discariche tradizionali dei rifiuti organici (che molto spesso viene data agli agricoltori che ancora deve terminare il suo ciclo di decomposizione).

Hanno poi dei contro: necessitano di tanta biomassa che deve essere portata da automezzi pesanti che creano traffico e inquinamento atmosferico; servono gli stessi mezzi, ma in numero inferiore, che portano via i sottoprodotti finali (concimi); se queste centrali dovessero aumentare, senza controllo, potrebbe verificarsi che una parte consistente delle produzioni agricole non servano più al fabbisogno alimentare di esseri umani e animali, ma per non fermare le centrali; dicono che possano emanare cattivo odore intorno, ma chi le produce afferma di no; generano rumore, ma suppongo meno di tante fabbriche o di un aeroporto (male col quale molti, in questo mondo moderno, convivono); infine non sono paesaggisticamente… accattivanti.

Dopo quanto detto chiunque capisce due cose: che bisogna stare attenti al numero di queste centrali e al luogo.

Relativamente al luogo le bio-imputate chiaramente non sono oggetti da piazzare in una qualunque area, ma in zone industriali e comode cioè vicino alle infrastrutture di grande comunicazione perché, al di là dell’inquinamento paesaggistico, atmosferico e di traffico, conviene anche in termini di costi di trasporto e allo stesso tempo si spreca meno energia.

Inoltre il grano turco o la segale, maggiori fonti organiche che alimentano le centrali, crescono rigogliose solo dove possono essere irrigati mentre nella collinosa regione Marche sono pochi gli ettari irrigabili su terreni non di valle, tanto è vero che attualmente chiunque può osservare che, non appena ci si allontana dalla pianura irrigabile, il mais non lo coltiva nessuno, perché non rende. Quindi la localizzazione di queste centrali deve considerare un intorno non troppo ampio di aree coltivate e irrigabili. Certo, un Paese serio potrebbe progettare di rifornire queste centrali anche con convogli ferroviari da luoghi ancora più lontani, ma in Italia i binari sono considerati un retaggio da abbandonare quindi questi sono progetti considerati come ingenue follie!

Un altro problema delle centrali a biogas, il più importante, sono gli incentivi che possono annebbiare le considerazioni sul fabbisogno, cioè sui pericoli futuri che può creare aprire un “mercato viziato”.

Infatti grazie a questo appetitoso affare degli aiuti di Stato, a differenza del fotovoltaico, si aprono diversi livelli di mercato vicini alla nostra quotidianità (cibo, paesaggio, agricoltura, turismo) che ne subiranno gli effetti, quindi stiano attenti gli amministratori anche al fattore numero. Le centrali a biogas incentivate fomentano molti guadagni, ma quegli incentivi drogano il mercato di quell’indotto. Ciò espone il fianco a crisi, nel momento in cui dovessero saltare gli aiuti, in quanto i costi e benefici diventerebbero soggetti al mercato globale con alterazioni sugli indotti troppo repentini per assorbire un’inevitabile ricaduta.

Certo, con le centrali funzionanti i concimi potrebbero subire una diminuzione del prezzo e andranno ad aiutare le aziende che producono quelle materie prime che mantengono a loro volta in attività la centrale a biogas, ma per quanto riguarda il prezzo del metano non aspettiamoci evidenti variazioni, avverranno, ma qui vi incidono altri fattori internazionali che non si controllano tanto facilmente.

Il bio-metano è un gas naturale bio, ma è pur sempre metano, e non deriva solo da una bio-centrale: in Italia abbiamo già dei collegamenti coi giacimenti di metano russi, con la Tunisia (direttamente dalla Nigeria), la Libia, l’Olanda, stiamo costruendo i metanodotti dall’Algeria (GALSI), dal Caucaso (NABUCCO – TAP), stiamo progettando dei rigassificatori per fare arrivare metaniere da ogni parte del mondo quindi il costo del gas-naturale non è possibile controllarlo e molti fattori mostrano che il prezzo sarò destinato a scendere (fonti CNR). Ora, dentro questo panorama programmatico che in parte già c’è e in parte dovrà essere realizzato entro dieci, quindici anni, ipotizziamo che gli incentivi, che finiranno sicuramente tra quindici anni, a causa di congiunture economiche sfavorevoli dovessero finire prima: che cosa succederebbe? È probabilissimo che a quel punto si creerebbe una bolla finanziaria dove, sia bene inteso, la colpa non sarà del libero mercato visto che gli incentivi avevano drogato il sistema! Avverrà un crollo dei prezzi del grano turco, dell’affitto dei campi o del prezzo per ettaro, tutti fattori che creano crisi troppo veloci per essere assorbite senza danni su una fetta della società. Alcune centrali a biogas, invece, dovranno essere fermate e rimarranno così davvero come inutili cattedrali da smaltire. Lo ha considerato il Consiglio regionale questo fattore o approva a scatola chiusa ogni cosa che riguarda l’economia verde?

Non solo, la tecnologia futura potrà salvaguardare poco questo affare se di centrali ne sono “fiorite” troppe: è una tecnologia di elevata specializzazione con una ricerca piuttosto elitaria che può avvenire solo nei grandi centri di studio quindi, per quanto il comparto possa innovarsi, come si potrebbe a quel punto reperire soldi per rendere le centrali più efficienti se sono tante e il mercato sta implodendo? Si rischia di finire come le enormi industrie pesanti dei paesi del blocco comunista che troppe, grazie a filosofie pro-operaie e con un mercato con prezzi calmierati da decisioni di Stato, non hanno più avuto convenienza nel momento in cui sono entrate in competizione col mondo globale e sono diventate così obsolete e inquinanti che era più economico chiuderle!

Una strategia energetica e delle infrastrutture quindi è importante. Ricordiamo per chi non lo sa che per una nazione la migliore strategia energetica è avere una produzione che derivi da un numero maggiore di differenti fonti e diminuire gli sprechi. Ora sono certo (spero) che l’Italia ha fatto bene i suoi conti e darà incentivi in entità tale che venga accontentato il suo fabbisogno e ponderando ogni giusta quantità per fonte energetica, ma il Consiglio delle Marche, la Giunta e tutti gli organi delle provincie, hanno pensato al loro specifico territorio? A quanto vogliono arrivare con le centrali biogas? Sulla base di quali dati?  Hanno fatto i conti di quante ne servono per non andare fuori regime? O per non rendere, grazie agli incentivi, la nostra regione come digestore nazionale di rifiuti da smaltire e concimi da sottovendere, giocandoci, così, il mercato delle nostre eccellenze enogastronomiche che invece non ha incentivi? Hanno considerato nel dare i permessi i luoghi di edificazione per non sprecare i costi di trasferimento dai punti di produzione delle materie prime alle centrali biogas e del trasferimento dei sottoprodotti dalle centrali ai magazzini?
Insomma si può essere favorevoli al biogas, ma l’agricoltura su territori vocati deve rimanere quella della produzione di derivate alimentari finché un mercato, libero, afferma che è più conveniente. Sono in gioco anche valori etnoculturali che prima di renderli un ricordo da museificare bisogna almeno non distruggerli quando sono vivi. E sono vivi perché su un mercato libero riescono ancora a rendere!

Il biogas può funzionare, ma in assenza di Piani energetici e alle conseguenti VAS e fino a quando vive di incentivi, il numero delle centrali deve essere ponderato affinché esse diventino complementari alla già importante e attenta agricoltura delle Marche. Anzi gli diventerebbe di supporto!

Giulio Becattini

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Marche: quando bio-gas fa rima con speculazione economica http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/10/marche-quando-bio-gas-fa-rima-con-speculazione-economica/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/10/marche-quando-bio-gas-fa-rima-con-speculazione-economica/#comments Thu, 04 Oct 2012 07:25:05 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=6568

Nella Marche il business delle centrali a bio-gas fa rima con speculazione economica, sul piatto ci sono 30 centrali sparse in tutta la regione collegabili a ben 680 milioni di euro complessivi di incentivi pubblici.

Il rischio è di far la fine della storia dei pannelli fotovoltaici posti al suolo, una fine che unisce tante belle parole con tantissimi brutti risultati, il trucco è: costruire medi impianti, saltare a piè pari la fase di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), far partire l’impianto al più presto, aspettare le entrate economiche, che in questo caso arrivano molto velocemente grazie agli incentivi; fregarsene dell’intorno agricolo e della vita dei cittadini nei dintorni dell’impianto.

Aumento del traffico dei camion, degli scarichi nocivi, possibili inquinamenti di falda, abbandono progressivo della mansione agricola perseguendo la più facile e remunerativa strada della produzione di energia. Conviene? Forse a qualcuno si…

Nelle Marche si sono creati dei comitati “NO BIOGAS/BIOMASSE MARCHE” formati da semplici Cittadini che vogliono difendersi dalla realizzazione di moltissimi questi impianti. Desiderano, colmare le lacune di certa politica e sostenere i propri diritti ponendo l’accento alle gravi criticità del progetto energetico marchigiano con la recente Legge Regionale n.3/2012 “Disciplina regionale della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA”) che ha innescato la proliferazione sconsiderata di centrali a biomasse, spesso senza neanche tenere in considerazione il contesto, il cumulo con altri progetti, le caratteristiche dell’impatto potenziale con riferimento alle diverse aree geografiche e alla densità della popolazione interessata.

Le centrali a biogas, infatti, sono un business altamente remunerativo, poiché l’investimento iniziale è facilmente ammortizzabile nei primi 3/4 anni di attività, mentre gli incentivi statali sono erogati per 15 anni.

Questi ultimi sono agevolazioni per la produzione di energia pulita che sono recuperati dallo stato attraverso una maggiorazione sul costo dell’elettricità.

La speculazione economica legalizzata è certamente una deviazione da contrastare, ma a preoccupare sono anche le conseguenze sull’ambiente, sulla salute dei cittadini, sull’agricoltura, sul commercio e sul turismo. Impianti industriali ravvicinati che immettono nell’aria agenti inquinanti non sono assolutamente accettabili. Le istituzioni hanno il dovere di lavorare per bonificare l’ambiente e il territorio e non per renderla ancora più inquinata e insalubre.

Tra i diritti dei cittadini vi è in primo luogo quello a un’informazione corretta, puntuale e la più possibile intellettualmente onesta, il contrario di come hanno operato finora i nostri amministratori, visto che è sempre più usuale che ci  si accorga di una nuova centrale “sotto casa” solo quando iniziano a vedere le ruspe nel cantiere e, quindi, solo dopo l’avvio dei lavori di costruzione degli impianti.

Il 22/09/2012 nella manifestazione ad Ancona i Comitati hanno annunciato le loro prossime iniziative di natura procedurale e legale per esigere dalle istituzioni, Regione in primis, il rispetto della legalità e della normativa già vigente, nazionale e comunitaria. Tali azioni saranno volte a produrre:

  1. memoria legale, per riproporre la sussistenza delle condizioni per l’adozione di provvedimenti in autotutela volti alla sospensione doverosa e immediata delle autorizzazioni rilasciate e in itinere;
  2. Informativa/esposto alla Corte dei Conti: la situazione creatasi con la L.R. 3/2012 che presenta palesi vizi d’incostituzionalità, espone l’Ente regionale a possibili danni erariali, per i quali chiameremo in causa gli amministratori e i dirigenti, in base alle proprie responsabilità personali determinate dal loro ruolo;
  3. verifica nelle sedi competenti della reale sussistenza, per alcune aziende proponenti, dei requisiti che definiscano lo status di “società agricola”, essenziale ai fini del conseguimento degli autori

Durante la manifestazione che ha visto la presenza di numerosi cittadini, la politica e l’apparato burocratico sono stati richiamati a intervenire da subito al fine di far rientrare la situazione attualmente impresentabile in un quadro perlomeno decente di legalità, nel rispetto dell’ Ambiente della nostra Salute.

Comitato per la Tutela della Salute e dell’Ambiente della Vallesina e di Matelica
antonini.2012@libero.it 

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Video

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Il manifesto del Professor Settis e la falsa contrapposizione tra economia ed ecologia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/il-manifesto-del-professor-settis-e-la-falsa-contrapposizione-tra-economia-ed-ecologia/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/il-manifesto-del-professor-settis-e-la-falsa-contrapposizione-tra-economia-ed-ecologia/#comments Sun, 02 Sep 2012 12:12:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=6375

Martedì 21 agosto il prof. Salvatore Settis ha partecipato a Moresco (prov. di Fermo, nelle Marche) all’incontro con tutte le 92 associazioni regionali ed i cittadini aderenti al forum “Per la terra ed il paesaggio delle Marche”. Hanno partecipato all’incontro più di 500 persone, una piazza gremita, attenta e partecipe, che ha sottolineato frequentemente con applausi i punti focali e più radicali del discorso di Salvatore Settis, quelli sulla storia e senso delle legislazioni di tutela, sulla relazione tra economia ed ecologia, sul degrado della politica attuale e sul ruolo dei movimenti.

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Articolo di Tana de Zulueta (27 agosto 2012, da “Il Fatto Quotidiano”)

Gli applausi a scena aperta — quasi con richiesta di bis — non sono tanto usuali quando un compunto professore di storia dell’arte disquisisce di paesaggio e di bellezza. Salvatore Settis non ha i modi, ne’ le fattezze, del tribuno, ed è rimasto sorpreso pure lui quando ha riscosso una lunga ovazione nella piazzetta stracolma di Moresco, un piccolo borgo tra i più pittoreschi delle Marche.

Ospite del pittore Tullio Pericoli e del Forum dei movimenti per la terra e il paesaggio delle Marche in una calda serata di agosto, Settis ha parlato delle Marche, “pensando all’Italia”.

I suoi temi, la riscossa civile e la battaglia per l’ambiente e contro il degrado, sono quelli del suo ultimo libro, “Paesaggio, Costituzione e Cemento”, che ha riassunto con forza per i suoi ascoltatori, e nei quali il pubblico presente si è chiaramente riconosciuto.

Più che la presentazione di un’ opera letteraria, sembrava l’illustrazione di un vero e proprio manifesto politico, quello riassunto nel titolo dell’ultimo capitolo del libro: “Noi, i cittadini”.

I comitati marchigiani organizzatori della serata erano, e sono, tutti impegnati nella promozione di una nuova legge regionale di iniziativa popolare “per la tutela del paesaggio, lo sviluppo ecocompatibile ed il governo partecipato del territorio regionale”, su cui inizieranno a raccogliere le firme tra poco.

Questa proposta di legge è fondata su un principio chiave: il paesaggio è un bene comune, e va tutelato come tale.

A questi comitati, molti dei quali nati sulla scia di scempi ambientali tentati (l’elettrodotto Fano-Teramo ne è l’ultimo esempio) o anche già compiuti, le parole di Settis sono suonate come musica quando ha dichiarato la sua convinzione che la Costituzione italiana sia: “un manifesto del bene comune”.

Non è un concetto nuovo per Settis, che lo ha già illustrato nelle sue numerose esegesi della storia e del significato dell’articolo 9 della Costituzione, (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”) ma non lo avevo mai sentito enunciare con tanta forza e chiarezza. Anche se il termine “bene comune” non appare mai, secondo Settis la Costituzione lo definisce con chiarezza attraverso numerosi altri articoli, come l’articolo 41, che enuncia il principio di “utilità sociale”.

La forza del discorso di Settis derivava dal raccordo che ha saputo illustrare con dovizia di esempi, tra la lunga e venerabile storia del concetto della tutela del paesaggio nella storia e nella cultura italiana, con un’altra idea politica forte e anche dirompente nelle sue ultime manifestazioni: quella dei beni comuni e del referendum sull’acqua bene pubblico. E’ un concetto di cui la politica ai tempi dello spread si cura poco – che, anzi, osteggia, con ripetuti tentativi di rovesciare il verdetto del referendum del 2011 – ma che 27 milioni di elettori hanno dimostrato di capire e di avere bene a cuore.

Da una parte, come ha ripetuto Settis, ci sono quelli che vedono l’ambiente e il paesaggio come bene pubblico spettante all’intera comunità, mentre dall’altra ci sono gli “squali”.

I primi sono quelli che vorrebbero conservare la terra per le generazioni future, mentre i secondi sono quelli che non riconoscono il paesaggio perché vedono solo “proprietà fondiarie” da sfruttare e monetizzare qui ed oggi, come il senatore nonché principe romano che nel 1909 seppellì la prima legge nazionale di tutela del paesaggio voluta da Benedetto Croce e (già allora!) da numerosi comitati locali – un senatore degno predecessore dell’ex-ministro Tremonti, che tentò addirittura di mettere un prezzo alle Dolomiti. C’è da osservare che anche se il grande economista John Maynard Keynes ridicolizzò simili esercizi come “l’incubo del contabile”, come ricordava Settis, certe cifre sparate da qualche ministro sull’occupazione che dovrebbe derivare dalle grandi opere sognate dell’attuale governo tecnico ci vanno vicino a loro volta.

La falsa dicotomia, secondo Settis, è quella che vede l’economia e l’ecologia in conflitto.

Su questa premessa, come ha ricordato, dagli anni ’80 in poi l’Italia è stata devastata da innumerevoli condoni e deroghe ai vincoli ambientali, senza che ne derivi alcun vantaggio economico nazionale documentabile. Siamo sempre qui a parlare di crisi. La risposta del manifesto del professore si riassume in due parole: “legalità” e “moralità”. La prima nel nome della difesa della Costituzione — magari ripristinando l’articolo a difesa della “resistenza” cittadina voluto da Dossetti, che non fu approvato, perché ritenuto implicito, nel testo finale. La seconda onorando i nostri obblighi verso le generazioni future, garantendo il loro diritto ad una terra vivibile. “I cittadini”, disse Settis, “devono tentare di chiudere il varco tra i principi costituzionali e la loro messa in pratica. Nel nome della legalità”. Questo, aggiunse, “Non è anti-politica. L’antipolitica la fa chi distrugge la democrazia nel nome dei mercati”.

I cittadini presenti a Moresco hanno gradito, e si stanno mobilitando. Al cuore dei loro interventi c’era la rivendicazione di un diritto cronicamente disatteso in Italia: quello alla trasparenza e alla partecipazione alle decisioni che riguardano il territorio. E’ una rivendicazione che risuona in ogni riunione di 20.000 o più comitati attivi dalla Val di Susa fino alle rive devastate del Sarno. A Moresco un coltivatore della Valdaso ricordò che questa partecipazione è raccomandata dalla Convenzione Europea sul paesaggio, sottoscritta da 27 stati europei nel 2000 e ratificata nel 2006 anche dall’Italia. Lui non lo sapeva, ma a Settis quella convenzione non piace, la ritiene un pericoloso strumento di confusione che si sovrappone alla normativa italiana. Ma qui ritengo che Settis sbagli: la convenzione è uno strumento importante perché riconosce, come diceva il coltivatore marchigiano, che soltanto sensibilizzando e tenendo conto della percezione di chi ci vive, si può legittimare una battaglia per la tutela del paesaggio.

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Informazioni:
www.paesaggiomarche.net

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Il video dell’incontro:

 

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Forum Salviamo il Paesaggio a Pesaro: ‘Suolo consumato, dati allarmanti’ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/06/forum-salviamo-il-paesaggio-a-pesaro-suolo-consumato-dati-allarmanti/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/06/forum-salviamo-il-paesaggio-a-pesaro-suolo-consumato-dati-allarmanti/#comments Sat, 02 Jun 2012 13:44:13 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=4822

Giovedì 24 maggio, Pesaro
Convegno sul Consumo di Suolo

Il consumo di suolo è, oggi più di ieri, una tematica molto attuale, una problematica concreta, risultato di un mal governo del territorio; attraverso i dati reali del consumo di suolo è possibile farsi un’idea sullo stato di salute del nostro paese.

E se il paese è nostro, è nostro il compito di provare a cambiare le cose, formulando, tra le altre cose, proposte capaci per preservare l’importante risorsa suolo.

Davanti a una platea molto numerosa, interessata e attenta, giovedì 24 maggio 2012, nel corso del Convegno sul consumo di suolo organizzato dal Forum provinciale Salviamo il Paesaggio, Achille Bucci, dirigente della Regione Marche, ha mostrato dati e cartografie allarmanti sia in termini di quantità di suolo consumato che delle modalità con cui questa risorsa è stata utilizzata favorendo la dispersione urbana.

Basti pensare che nella nostra regione, nel periodo 1954–2010, la superficie urbanizzata è cresciuta  di quasi quattro volte, mentre la popolazione è cresciuta solo del 15% e mediamente il consumo di suolo è stato di  1,67 ettari al giorno, pari a due campi di calcio, e sono stati costruiti ben 38.000 edifici in aree extraurbane.

A Pesaro il cemento si è mangiato mediamente 27 ettari all’anno.

Il successo della manifestazione dimostra quanto sia cambiata la sensibilità dei cittadini su questi temi e come la consapevolezza dell’importanza e della fragilità delle risorse primarie comuni abbia portato a una grande attenzione e alla richiesta di partecipazione alle scelte che le riguardano.

In apertura dei lavori Matteo Ricci, Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, ha illustrato alcuni  punti nodali del piano strategico Provincia 2020.

Molto interessanti le relazioni di Stefano Salata del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo del  Politecnico di Milano, che ha fornito preziose indicazioni per uniformare i metodi di verifica e valutazione del consumo di suolo e interessanti proposte di possibile intervento per limitarne la quantità e gli effetti sul territorio e di Gianfranco Fiora, dirigente del Servizio Urbanistica della Provincia di Torino, che ha illustrato il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC2) della Provincia di Torino, che ha tra i principali obiettivi il contenimento del consumo di risorse primarie e, in particolare, della risorsa suolo, che per vasta parte del territorio provinciale non potrà più essere sottoposto a modifiche di destinazioni d’uso rispetto a quella agricola.

Dopo l’intervento di Davide Rossi, assessore alla cultura della nostra provincia, che ha parlato del paesaggio come incontro di natura e cultura, Riccardo Picciafuoco del Tavolo tecnico “Forum Paesaggio Marche”, ha presentato la proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela del paesaggio, lo sviluppo ecocompatibile e il governo partecipato del territorio regionale. Proposta che è già stata depositata alla Regione Marche e per la quale, a breve, inizierà la campagna di raccolta firme. Il testo completo della proposta di legge può essere scaricato dal sito www.paesaggiomarche.net.

La nuova legge urbanistica regionale sarà quindi la risposta che le centinaia di comitati e associazioni che compongono il Forum intendono dare al problema del consumo del suolo, che, come ogni risorsa esauribile, deve essere salvaguardato il più possibile per garantire benessere anche alle future generazioni.

Salviamo il Paesaggio Marche
www.paesaggiomarche.net

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Forum Paesaggio Marche:
La proposta di legge di iniziativa popolare sul governo del territorio

Servizio del TG regionale sulla conferenza stampa svoltasi venerdì 1 giugno ad Ancona, per illustrare i principi fondativi ed elementi normativi essenziali della proposta di legge regionale di iniziativa popolare su: “norme per la tutela del paesaggio, lo sviluppo ecocompatibile ed il governo partecipato del territorio regionale”.

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