stadi – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Mon, 23 Oct 2023 09:30:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg stadi – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 “Scegliamo la Costituzione, non la speculazione”: avviata la sottoscrizione per abolire la Legge Stadi http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/10/scegliamo-la-costituzione-non-la-speculazione-avviata-la-sottoscrizione-per-abolire-la-legge-stadi/ Fri, 13 Oct 2023 20:57:20 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16118 di Maria Cariota

I comitati di Milano, Parma e Roma lanciano l’appello alla politica e alla società civile

I comitati Referendum X SanSiro, Tardini Sostenibile e Stadio Pietralata, No Grazie hanno lanciato la sottoscrizione nazionale dell’appello per l’abolizione della Legge Stadi e la difesa dei beni comuni. Nella conferenza stampa del 28 settembre scorso organizzata in Piazza Montecitorio a Roma, i tre comitati che da anni stanno cercando di contrastare i nuovi stadi rispettivamente di Milano, Parma e Roma hanno ribadito la volontà di unire le forze per opporsi a progetti che, se pure diversi, comporterebbero analoghi impatti in termini di consumo di suolo, carico urbanistico, emissioni inquinanti. A favorire i progetti è la Legge Stadi: dalla legge di stabilità n 147/2013, alla legge n 96/2017 di conversione del DL n 50/2017 fino al D Lgs n 38/2021.

La situazione secondo i comitati è persino peggiorata con l’ultima modifica normativa: il D Lgs n 120 del 29 agosto 2023 semplifica ulteriormente la procedura, eliminando la necessità di presentare alternative progettuali e il requisito di contiguità all’impianto delle aree destinate alla costruzione di nuovi immobili, “funzionali” all’impianto sportivo ma con diversa destinazione d’uso.

Nell’appello si chiede quindi il superamento della Legge stadi che, oggi ancor di più, risulta essere contraria all’utilità sociale e alla tutela dell’ambiente, sancite dagli articoli 9, 17, 32, 41 e 42 della Costituzione, anche in relazione agli artt. 21 e 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La legge infatti, oltre ad assicurare sgravi e concessioni ai soggetti che intendono realizzare impianti sportivi non previsti per altri operatori, sottrae alle Soprintendenze le loro funzioni essenziali in materia di tutela dei beni culturali, le sgancia dalla loro finalità istituzionale fondamentale, che è quella di garantire la compatibilità dei progetti con l’interesse pubblico protetto, e lo fa attraverso un breve inciso, in uno strumento normativo non organico, avente un oggetto diverso e altro, senza alcun coordinamento con le altre fonti normative in materia.

La Legge non mira a soddisfare realmente il problema del rinnovamento degli stadi in Italia ma sembra ideata per favorire operazioni speculative (immobiliari e finanziarie), consentendo così il prevalere degli interessi degli investitori privati sull’interesse pubblico e il bene comune.

I nuovi impianti dei proprietari della società di calcio vengono definiti opere di pubblica utilità. Eppure a Roma il nuovo stadio di Pietralata della famiglia Friedkin (U.S.A.) distruggerebbe 14 ettari di aree verdi, in una zona densamente abitata e fortemente inquinata; a Parma l’impianto dello statunitense Krause, in centro città, sostituirebbe quello esistente con aumento di volumetrie e un progetto completamente fuori contesto; a Milano, dopo aver cercato di abbattere il San Siro (perfettamente funzionante e d’interesse culturale), la holding cinese Suning che possiede la maggior parte delle azioni dell’Inter vuole costruire uno stadio a Rozzano e il fondo americano RedBird Capital Partners, proprietario del Milan, intende costruire uno stadio a San Donato, dove si estenderebbe anche dentro il Parco Sud.

Le Soprintendenze riconoscono i vincoli e la Direzione Generale del Ministero si è espressa sui vizi di incostituzionalità della Legge

Nell’ambito dei procedimenti amministrativi alcuni ostacoli però cominciano a materializzarsi e anche la Legge Stadi comincia a vacillare. A Parma il Ministero dei Beni Culturali ha da poco respinto il ricorso gerarchico presentato della società calcistica contro i vincoli imposti dalla Soprintendenza a tutela dell’ingresso monumentale e di altre porzioni storiche dello stadio Tardini, che così non potranno essere abbattute, modificate o occultate alla vista. Inoltre, riferendosi alla Legge Stadi, la Direzione generale archelogica belle arti e paesaggio del Ministero della cultura ha affermato: “Tale norma presenta a giudizio di chi scrive palesi vizi di legittimità costituzionale, peraltro sollevati anche con ricorso proposto innanzi al Tar Toscana dalla Fondazione Nervi, perché anteporrebbe la sostenibilità economico finanziaria alla tutela storico artistica, che ha copertura costituzionale. Nel corso del giudizio attualmente pendente il Tar potrebbe trasmettere gli atti alla consulta per la verifica di costituzionalità”.

A Milano lo scorso agosto la Soprintendenza ha riconosciuto il vincolo di interesse culturale semplice per il secondo anello del Meazza, rendendo impossibile la demolizione dello stadio.

A Roma il 22 settembre il Comitato Stadio a Pietralata, No Grazie ha presentato ricorso al Tar contro la deliberazione n 73/23, con cui l’Assemblea capitolina ha dichiarato il pubblico interesse del Progetto presentato da A.S. Roma Spa per la realizzazione il nuovo Stadio, invocando la mancanza di un’analisi dettagliata delle possibili alternative progettuali e di molti altri elementi come il traffico, la mobilità, i parcheggi, la riduzione del verde pubblico, l’impatto acustico-ambientale, le interferenze e la compatibilità dell’opera con gli altri piani di zona e gli altri interventi edilizi in cantiere.

L’appello per chiedere l’abolizione della Legge Stadi, che è stato già sottoscritto da esperti e intellettuali, è solo il primo passo, cui seguiranno iniziative e manifestazioni in tutta Italia.

Roma – 28 settembre 2023 – Conferenza stampa dei Comitati Referendum X San Siro, Tardini Sostenibile, Stadio Pietralata, No Grazie
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Al via il ricorso al Tar per il nuovo stadio San Siro http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/12/al-via-il-ricorso-al-tar-per-il-nuovo-stadio-san-siro/ Fri, 24 Dec 2021 09:01:31 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15011 A cura del Comitato Coordinamento san Siro.

Gabriella Bruschi per conto del Comitato Coordinamento san Siro e Luigi Corbani per conto del Comitato SiMeazza hanno dato mandato agli avvocati Veronica Dini, Felice Besostri e Roberta Bertolani per procedere con un ricorso al Tar contro la Delibera della Giunta Comunale n. 1379 del 5 novembre 2021, con cui è stato dichiarato l’interesse pubblico del progetto presentato da Inter e Milan.
Gli avvocati sono stati scelti sulla base della loro profonda esperienza e professionalità oltre che per la loro specchiata posizione a favore della cittadinanza e dell’ambiente.

I tempi del ricorso sono stretti: occorre depositarlo entro il 4 gennaio (con anche le feste in mezzo).
Occorre ora raccogliere le firme delle adesioni che dovranno essere autenticate da un avvocato.
Chi fosse interessato a sottoscrivere il ricorso ne faccia intanto breve comunicazione preparatoria scrivendo a info@coordinamentosansiro.it e indicando nome, cognome e indirizzo.

Si sottolinea che il ricorso non è riservato ai soli residenti – che comunque saranno i primi firmatari: vista la rilevanza del progetto, infatti, potrà agire in giudizio anche una platea molto più ampia di cittadini (il che consente tra l’altro di abbattere i costi).

Si può apporre la forma sul mandato agli avvocati presso una delle sedi del Comitato san Siro.

Verranno organizzate raccolte fondi sia attraverso piattaforme, sia attraverso eventi appositamente organizzati.
Questa è una delle molte azioni in campo nella direzione di tutelare lo stadio Meazza, che può essere ammodernato, evitando di costruire un altro impianto e altri edifici imponenti sopra un’area verde, che potrebbe invece essere messa a disposizione della cittadinanza. Così come potrebbe essere riqualificata l’area circostante con servizi non così impattanti.

L’alleanza del Comitato con il comitato SiMeazza è il riconoscimento di una forte esperienza, documentazione, professionalità e networking.
Il comitato Coordinamento San Siro, infatti, si occupa del progetto sin dal 2019.

Chi volesse iscriversi anche al comitato SiMeazza scriva a comitatosimeazza@gmail.com

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Lo stadio di Parma: una nuova piazza, ma non per tutti i cittadini http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/05/lo-stadio-di-parma-una-nuova-piazza-ma-non-per-tutti-i-cittadini/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/05/lo-stadio-di-parma-una-nuova-piazza-ma-non-per-tutti-i-cittadini/#comments Thu, 13 May 2021 20:14:58 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14535 Anche a Parma il business legato al dorato mondo del football prevede un progetto per la ristrutturazione dello stadio della formazione locale. E, anche in questo caso, si parla di un grande progetto destinato a diventare una “nuova piazza” fondamentale per l’intera città e una “restituzione alla cittadinanza”.

Frasi ad effetto che non paiono però rispondenti alla realtà, come facilmente desumibile da quanto illustrato dal rendering del progetto che mostra un futuro luogo non “per” i cittadini ma solo per i cittadini “consumatori”, con un piazzale di asfalto compreso tra due ingombranti rampe di accesso al primo piano della struttura, dubbi sulla sicurezza, pertinenze che non rispondono alle caratteristiche di sostenibilità e inclusione dichiarate tra gli intenti del proponente e puntualmente sostenute dall’amministrazione comunale, assenza di aree verdi, tanto e tanto cemento.

Il Comitato Tardini Sostenibile, formato da più di un migliaio di aderenti e guidato da professionisti, avvocati, esperti in diritto amministrativo, urbanisti, architetti, ingegneri, docenti universitari ha analizzato a fondo la proposta progettuale e realizzato un dettagliato dossier in cui viene ripercorsa la storia di questo tempio del pallone, le vicissitudini giudiziarie che hanno caratterizzato il suo ampliamento e la crisi finanziaria del Parma Calcio, il suo fallimento, la costituzione di una nuova società ripartita dalle serie minori e tornata ai fasti della massima serie (ma in odore di retrocessione nelle prossime settimane).

Il Comitato giudica il progetto come un intervento fortemente invasivo che ipotecherà il futuro di un intero quadrante della città e dei suoi abitanti per molti decenni e ritiene sia da considerare come un preciso diritto un confronto preliminare tra istituzioni e cittadinanza.

Qui potete leggere e scaricare il dettagliato dossier prodotto dal Comitato Tardini Sostenibile.

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Osservazioni alla variante al PRG per il nuovo Stadio della Roma http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/06/osservazioni-alla-variante-al-prg-di-roma-per-il-nuovo-stadio-della-roma/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/06/osservazioni-alla-variante-al-prg-di-roma-per-il-nuovo-stadio-della-roma/#comments Wed, 13 Jun 2018 07:13:35 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=12031 Oltre sessanta formali osservazioni tecniche sono state trasmesse da Comitati, Associazioni, professionisti e cittadini individuali (tra cui il Coordinamento Associazioni e Comitati) all’Ufficio Urbanistica del Comune di Roma in merito al progetto del nuovo stadio della Roma calcio. Prima dell’azione della magistratura che ha portato al fermo da parte dei Carabinieri di nove persone, tra cui l’imprenditore Luca Parnasi (proprietario della società Eurnova che sta realizzando il progetto), Luca Lanzalone (attuale presidente di Acea, detenuta al 51% dal Comune di Roma) e il vicepresidente del Consiglio Regionale, Adriano Palozzi.

Il Coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma e Lazio (a firma di Cristiana Mancinelli Scotti e Giorgio Osti) e l’Ing. Paolo Berdini hanno trasmesso formalmente al Comune capitolino tre distinti documenti di Osservazione/opposizione all’adozione della variante al Piano Regolatore “Stadio della Roma in località Tor di Valle”, indicando l’inammissibilità derivante dalla presenza di vincolo idrogeologico, l’inesistenza dell’interesse pubblico, l’inaccettabile consumo di suolo per la realizzazione di parcheggi inutilizzati per la preponderante quantità di giorni e l’insussistenza delle norme di sicurezza sull’incolumità della popolazione.

Il prezioso lavoro civico espresso in questa fase di consultazione porta a rivolgere un pensiero a Bruno Ceccarelli, “motore” del Comitato Difendiamo Tor di Valle, che tutti noi abbiamo purtroppo perduto recentemente e che vogliamo raggiungere con questo doveroso saluto.

Ecco i contenuti dei tre documenti:

Coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma e Lazio/1:

Osservazione/opposizione alla adozione della variante al PRG “Stadio della Roma in località Tor di Valle”.
Inammissibilità all’adozione della variante urbanistica in presenza di vincolo idrogeologico R3/R4.
Inesistenza dell’interesse pubblico a realizzare lo Stadio della Roma.

L’area oggetto del progetto Stadio della Roma in località Tor di Valle è classificata dal P.A.I. (Piano di assetto idrogeologico) come area R3 e in parte R4. Entrambe le classificazioni limitano fortemente la trasformazione dei luoghi e, ad oggi, non permettono di realizzare le edificazioni previste nel progetto. Nelle aree R3 e R4 non è ammessa la realizzazione delle opere oggetto della variante urbanistica in esame, sussistendo un divieto assoluto di nuova edificabilità. In particolare, è esclusa la realizzazione di centri commerciali, direzionali,
turistico ricettivi e tutta la serie di ulteriori servizi (pubblici esercizi e servizi alle persone) previsti nel progetto della Roma.
Tale regime giuridico è così chiaro e incontrovertibile che la stessa Autorità di Bacino nel parere espresso in data 20 gennaio 2017 Prot. 0000261 ha affermato che “Restano di
esclusiva competenza del comune di Roma la valutazione della presenza delle condizioni necessarie ai fini della adozione della variante urbanistica”. L’ente di tutela della pubblica incolumità dichiara esplicitamente che è possibile procedere alla variante urbanistica solo in presenza di un formale declassamento del vincolo. Ed è peraltro noto che la normativa sulla sicurezza idraulica è sovraordinata rispetto ai piani urbanistici ed ha altresì la
prerogativa di imporre l’obbligo di adeguamento degli strumenti preesistenti. È escluso che con il PAI vigente la variante possa essere progettata prima ancora che adottata.
Il declassamento dell’area ai sensi dell’art. 43 comma 5 del PAI è subordinato alla preliminare realizzazione di opere di mitigazione e messa in sicurezza. Tale procedimento
si configura dunque come autonomo e precedente rispetto all’adozione di variante al PRG su area che il PAI qualifica non edificabile. Si ricorda peraltro, che il PRG avrebbe dovuto adeguarsi con il declassamento urbanistico dei territori assoggettati alla pianificazione sovraordinata.
In altri termini, l’amministrazione comunale o il privato procedente, dovrebbero preliminarmente porre in essere tutte le opere pubbliche indispensabili all’aumento della
sicurezza dell’area e soltanto dopo chiedere il declassamento del vincolo da R3 – R4 a R2.

Realizzare cioè una serie di opere finalizzate ad aumentare la sicurezza dell’area in oggetto e solo successivamente di poter avviare la procedura di variante urbanistica.
In buona sostanza, prima dell’adozione di qualsivoglia variante urbanistica è indispensabile che l’autorità tutoria del vincolo idrogeologico modifichi i perimetri delle classificazioni o le specifiche norme di riferimento. Nulla di tutto ciò è stato posto in essere e in modo
assolutamente illegittimo il Comune di Roma intende portare in approvazione una variante urbanistica inammissibile dallo strumento di tutela della sicurezza idrogeologica.
Si ribadisce dunque l’assoluta illegittimità ad approvare una variante urbanistica in presenza di uno strumento di tutela sovraordinato vigente ed espressamente finalizzato a limitare l’edificazione di Tor di Valle e si chiede il conseguente ritiro dell’interesse pubblico alla realizzazione del progetto in esame.

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Coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma e Lazio/2:

Inaccettabile consumo di suolo per la realizzazione di parcheggi inutilizzati per la preponderante quantità di giorni.
Inesistenza dell’interesse pubblico a realizzare lo Stadio della Roma.

Nelle NTA allegate alla proposta progettuale presentata dalla Roma Calcio viene certificato che verranno realizzati circa 35.000 metri quadrati di parcheggi (34,6 ha). Pur considerando che alcuni di essi sono multipiano, almeno 25 ettari di terreno saranno resi impermeabili solo per realizzare le aree di sosta.
Se ai parcheggi si aggiungono le superfici di accesso e di manovra indispensabili per il funzionamento, si arriva ad una quantità pari a 40 ettari cui vanno ulteriormente aggiunte le superfici della viabilità generale e degli svincoli. In totale si arriva a cementificare 60 ettari di terreno oggi permeabile.
Al riguardo si deve tener conto che tali parcheggi ‐ ad eccezione della piccola porzione che verrà utilizzata dal Business Park ‐ giaceranno inutilizzati per almeno 25 giorni al mese. Uno spreco di territorio che si sarebbe potuto evitare se solo si fosse localizzato lo stadio in un’area più consona, in cui – come avviene per i parcheggi dell’area circostante allo stadio Olimpico ‐ le aree di sosta vengono utilizzate nei giorni lavorativi dai cittadini romani.
Inutile ricordare che la realizzazione dei parcheggi non è a carico della società proponente, ma grava totalmente sulle casse del Comune di Roma poiché per la loro realizzazione verranno utilizzate le somme previste dagli oneri di costruzione e di urbanizzazione, ordinari e aggiuntivi. Peraltro, occorre considerare che tali immense superfici di parcheggio dovranno essere sottoposte a manutenzione ordinaria e straordinaria da parte dell’amministrazione comunale che già oggi ha, come noto, un debito consolidato di 13, 5 miliardi.

In altri termini, il Comune di Roma ha concesso l’interesse pubblico ad una operazione che non porterà alcun beneficio alla dotazione infrastrutturale di Roma ed aumenterà l’esposizione finanziaria per le spese di manutenzione.

Si chiede pertanto che venga espresso il diniego del pubblico interesse alla proposta e venga bocciata la proposta di variante urbanistica presentata dalla società Roma ed avviata contestualmente la ricerca di un sito maggiormente idoneo ad ospitare lo stadio.

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ing. Paolo Berdini:

Insussistenza delle norme di sicurezza sull’incolumità della popolazione.
Inesistenza dell’interesse pubblico a realizzare lo Stadio della Roma.

Il progetto per la realizzazione dello Stadio della Roma in località Tor di Valle presentato dai proponenti non prevede più la realizzazione del ponte carrabile di collegamento con l’Autostrada per l’Aeroporto di Fiumicino e si limita alla realizzazione di collegamenti in direzione sud – est verso la via Ostiense – via del Mare, unica infrastruttura stradale presente in un quadrante con limitate capacità infrastrutturali.

Le normative vigenti in materia di sicurezza della collettività e la stessa prassi consolidata, obbligano come noto alla sussistenza di vie di fuga plurime così da permettere in casi di emergenza l’ordinata evacuazione dei luoghi.

Le via di fuga plurime sono come noto garantite soltanto dall’esistenza di un tessuto urbano strutturato e consolidato. Nulla di tutto questo esiste nel luogo prescelto dalla società sportiva Roma per costruire lo stadio caratterizzato da un deserto urbano: su tre lati insiste la barriera naturale del Tevere e solo in tre limitati punti del confine sud – est si garantisce il collegamento con l’asse di via Ostiense – via del Mare.

Lo stadio conterrà, come noto, 55 mila utenti che sulla base del progetto presentato dovranno in caso di emergenze dirigersi tutti verso un unico asse stradale di fuga, peraltro sottodimensionato per palese ammissione di tutti i documenti comunali di verifica dei flussi viari sopportate da quell’asse stradale.

In buona sostanza, pur di non ammettere che la scelta localizzativa di Tor di Valle è assolutamente inadatta ad ospitare un grande servizio come uno stadio di calcio, il comune di Roma vuole accettare una proposta che costringerebbe decine di migliaia di persone e di automobili a dover usufruire di un’unica direttrice di fuga. E’ un’ipotesi scellerata e inaccettabile per il rispetto che si deve alla popolazione che assisterà agli eventi sportivi.

Resta dunque evidente che non esiste la minima garanzia di sicurezza per l’incolumità collettiva in caso di emergenza e ciò rende assolutamente immotivato e incomprensibile il riconoscimento dell’interesse pubblico nella realizzazione dello Stadio a fronte dell’esistenza di un rischio reale e diffuso per i cittadini romani.

Si chiede dunque che deve essere respinto il progetto presentato per l’evidente carenza di interesse pubblico.

 

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7 campi di calcio con alloggi: il possibile destino dell’ultima campagna agricola in Liguria http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/03/7-campi-di-calcio-con-alloggi-il-possibile-destino-dellultima-campagna-agricola-in-liguria/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/03/7-campi-di-calcio-con-alloggi-il-possibile-destino-dellultima-campagna-agricola-in-liguria/#comments Mon, 10 Mar 2014 22:12:43 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=9336 sarzana

di Roberto Mazza, membro del Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori.

La nuova giunta di Sarzana si sta muovendo con un decisionismo irragionevole, che mi pare vada contro le linee del programma elettorale presentate dal Neo sindaco Cavarra. Tra queste mi soffermo sul tema del “consumo di suolo”, che Cavarra poneva al primo e secondo posto tra le 40 “idee concrete”:

1. NUOVO PIANO URBANISTICO A VOLUMI ZERO. Solo recupero e compensazione di volumi già esistenti. Un piano che pensi alla città dei prossimi vent’anni e non alla prossima scadenza elettorale.

2. STOP A NUOVE AUTORIZZAZIONI DI GRANDI SUPERFICI DI VENDITA. Con il nuovo Piano Urbanistico Comunale, questo sarà un passo necessario per rilanciare il piccolo commercio di qualità, che ha nel centro storico il suo cuore pulsante.

In questi giorni una serie di nuove e scellerate idee fanno capolino nella piana fertile di Marinella, forse con l’idea di risolvere la crisi: costruire impianti sportivi con annesse strutture ricettive. Sette campi di calcio, foresterie, alloggi, infrastrutture (13,7 ettari).

La proposta è stata sottoposta per il momento ad una riunione della maggioranza consiliare ma c’è chi sostiene che la cosa sia molto avanti e che lo Spezia Calcio abbia già fatto l’accordo con MPS, e che Cavarra e il Pd siano d’accordo …

Questa volta la nostra opposizione sarà più difficile perché si dovrà confrontare anche con le tifoserie ?

E pensare che il sindaco di Sarzana ha ripetuto più volte «basta con il consumo di suolo!». Ipotizzato una città slow, cercato di coinvolgere Carlo Petrini, scritto che avrebbe spinto l’acceleratore sulla riorganizzazione ed il ripristino dell’agricoltura, il potenziamento dell’industria turistica. Perché rischiare di fare una così repentina virata?

Chiediamo al sindaco una pausa di riflessione. Ed anche un coinvolgimento di tutti su una questione così delicata: informi in una sede pubblica la cittadinanza sugli attuali programmi dell’Amministrazione e di MPS che riguardano il futuro di Marinella. Ci saranno nuove costruzioni ? Quali interventi speculativi ? Come si collocherà il borgo antico in quel contesto ? Ancora: quali interessi rappresenta il petroliere Volpi, maggiore azionista di Spezia Calcio ? («l’italiano più ricco d’ “Africa”», secondo il Sole 24 ore,  fortemente contrastato da Renzo Piano e Giulia Maria Crespi per un progetto immobiliare a Santa Margherita).

Ci si chiede se esista ancora una vocazione ambientalista del PD o si tratta solo di dichiarazioni propagandistiche, quando nei Congressi si parla di tutela del territorio?

Non so se potremo ancora muoverci per impedire che le idee diventino frettolosamente “progetti”, e che i progetti si trasformino in piani edilizi, varianti di piano, case, capannoni, campi sportivi, alberghi.

La foce della Magra e Marinella

Negli anni 60 vi fu un folto gruppo di scrittori ed intellettuali che venendo in vacanza a Bocca di Magra, luogo considerato “leggendario” (tra di loro vi erano Giulio Einaudi, Vittorio Sereni, Giorgio Bassani, Franco Fortini, Mario Soldati, Valentino Bompiani – tradizione proseguita con Indro Montanelli e Natalia Aspesi) decisero di costituire una “Società per la tutela del paesaggio e dei territori di Ameglia, Monte Marcello e Marinella” poiché temevano l’imminente arrivo dei nuovi “Vandali“. Tra i tanti aderenti all’iniziativa (circa settanta persone) anche Italo Calvino, Guido Piovene ed altri, “coordinati” dal dott. Luigi Biso, un medico locale, promotore di molte iniziative di tutela legate allora a Italia Nostra. Ricordiamo che in quel tempo si scavava nel fiume e nella vicina Sarzana si costruivano palazzi sui fossati medievali, vi era una scarsa sensibilità verso il paesaggio e la vigilanza era debole. Ma certamente nessuno di loro si sarebbe mai aspettato che 50 anni dopo, con l’aumento enorme della cultura della tutela ambientale, della salvaguardia dei territori agricoli, dell’ossessione con cui ogni giorno giornalisti e scrittori (di qualsiasi appartenenza politica) sottolineano l’importanza del rapporto tra bellezza ed economia, tra paesaggio ed industria turistica, tra salute, sicurezza delle persone e dissesto idrogeologico, queste nostre amministrazioni locali affidassero a Gabriele Volpi la “tutela” della Piana.

Non solo campi da gioco

Questo nel totale disprezzo della storia dei luoghi e del buon senso comune, continuando a pensare di costruire case e capannoni in cemento, nuove darsene (inutili o dannose), ed ora campi sportivi, con attorno una cornice immobiliare rilevante, di migliaia di metri quadrati di edifici. Questo nella stessa piana di Marinella di cui ho già più volte documentato potenzialità e fragilità. Un delirio quasi esclusivamente targato Pd, con i sindaci di Sarzana e Ameglia in testa e con la tacita alleanza del presidente del Parco, che solitamente dovrebbe tutelare o quantomeno indicare strategie per preservarne la bellezza.

E’ questo il proposito enunciato dal sindaco Cavarra per un futuro ligure a consumo di suolo zero ? O è questo il modo per rimediare al consumo scellerato degli ultimi 30 anni?

No. Si tratta, al solito, di un espediente per far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. Trovando ormai una certa opposizione nell’azzardare progetti di edilizia privata, in un mercato ormai saturo (in Italia si stimano 2 milioni di appartamenti invenduti), si aggira l’ostacolo con il pretesto di un fabbisogno di infrastrutture e attrezzature sportive.

Ci ritroviamo quindi, ancora una volta, come recitava il documento degli intellettuali negli anni ’60, nella necessità di “informare l’opinione pubblica dei pericoli che gli interessi speculativi di forti gruppi finanziari possono far correre ad uno dei più bei luoghi dell’alto Tirreno“. Il “nemico” di allora era rappresentato dalle “Condotte Romane”, che avrebbe interamente lottizzato Monte Marcello determinando uno scempio irreversibile. Oggi il nemico principale è la politica ottusa.

Un territorio fragile in mano ai privati

La nuova progettazione di strutture sportive a Marinella è destinata a favorire il trionfo del privato, ancora una volta a discapito del pubblico interessee della tutela del paesaggio. La procedura rischierà di essere veloce, senza dibattito pubblico e frutto esclusivo della contrattazione fra Comuni e costruttori.

L’assurdo progetto detto “Legge stadi” prevede persino che le «valutazioni di ordine sociale, ambientale e strutturale, degli impatti paesaggistici e delle esigenze di riqualificazione paesaggistica» siano in parte demandate alla stessa impresa proponente.

A fronte di una crisi economica imponente nella quale non si riesce neppure a razionalizzare la gestione dei tre ospedali locali, alla Giunta appare quindi “indispensabile” la costruzione di grandi aree sportive nei terreni agricoli, rendendo per sempre interdetta la coltivazione. Non nelle strutture degradate delle periferie, come si sta facendo in Germania e in Francia, ma su zone verdi di pregio paesaggistico e archeologico: forse Cavarra sta cercando di salvare il Monte dei Paschi ? In questo senso non sarebbero sufficienti gli investimenti di Gabriele Volpi.

Perché rinunciare all’alleanza con Slow Food e ad una città che avrebbe voluto voltare pagina verso un turismo sostenibile, un commercio locale, una nuova agricoltura, un nuovo modo di intendere oggi il progresso.

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Il pasticcio di una legge “Nuovi Stadi” con colata di cemento http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/08/il-pasticcio-di-una-legge-nuovi-stadi-con-colata-di-cemento/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/08/il-pasticcio-di-una-legge-nuovi-stadi-con-colata-di-cemento/#comments Tue, 21 Aug 2012 08:01:55 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=6223

Dal Corriere della Sera del 4 agosto 2012
Articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella 

Tregua tra i partiti per approvarla (in mezz’ora).
Gli ambientalisti: deroghe per palazzi, ipermercati e hotel accanto agli impianti

Viva il Milan e viva l’ Inter, viva l’ Atalanta e viva la Sampdoria, viva il Palermo e viva la Salernitana e insomma viva tutti: ma perché costruire uno stadio dovrebbe essere più facile che tirar su una scuola, una caserma dei pompieri o un ospedale? 

Te lo chiedi leggendo la nuova legge che vorrebbe dare un’ accelerata a tutti i nuovi impianti sportivi che abbiano in allegato ipermercati, ristoranti, condomini…

Legge votata in mezz’ ora, grazie a una tregua-lampo nella rissa tra i partiti, da un’ ammucchiata mai vista.

Tema: possibile che un Parlamento capace di rifiutare la corsia preferenziale alla legge sui bilanci dei partiti mentre si consumava lo scandalo dei rimborsi elettorali gestiti dai tesorieri della Margherita Luigi Lusi e della Lega Francesco Belsito, non l’ abbia invece negata a un provvedimento come questo, approvato fulmineamente in 30 minuti netti dalle 13.55 alle 14.25 di giovedì 12 luglio, in «sede legislativa» da una commissione di 44 deputati, senza passare per l’aula?

Seconda domanda: perché se n’ è occupata la Commissione cultura, scienza e istruzione invece di quelle che hanno a che fare con l’ urbanistica o i lavori pubblici? Perché ha competenza sullo sport? Ma «che c’ azzecca», per dirla in «dipietrese», con la costruzione di questi trans-stadi-ipermercati-hotel?

Ma qui proprio il caso dipietrista pone la terza domanda: come mai, nel bel mezzo di una guerra termonucleare contro tutto e tutti, la stessa Idv s’ è associata al coro degli entusiasti della nuova norma?

Tutti, l’ hanno votata. O quasi: la sola Luisa Capitanio Santolini, a nome dell’ Udc, ha votato contro: era delusa che il testo, frutto «del lavoro condiviso», non fosse «meditato e discusso ulteriormente». Gli altri, tutti insieme appassionatamente. Maria Coscia, del Pd, lo ha benedetto come «un provvedimento di grande utilità per il mondo dello sport». Rocco Crimi, il tesoriere del Pdl, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per la vigilanza sul Coni, già consulente farmacologo della Roma Calcio e dell’ istituto di Medicina dello sport Coni-Fmsi, ha esultato per gli «importanti miglioramenti» apportati nella seconda lettura alla Camera dopo il passaggio al Senato nell’ ormai lontano 2009. Pierfelice Zazzera, vicepresidente della commissione, dipietrista, ha applaudito. E non è mancata, in chiusura, l’aspersione dell’ incenso governativo: operazione assegnata al ministro dello Sport Piero Gnudi, speranzoso d’aver dato il via a «un volano per l’ economia».

Le firme in calce alla legge, risultato dell’ unificazione di più proposte, sono un arcobaleno.

Spiccano su tutti gli azzurri Luigi Grillo e Paolo Barelli, presidente della Federnuoto. Ma anche esponenti del Pd quali l’ imprenditore farmaceutico Andrea Marcucci, Mariapia Garavaglia o Anna Maria Serafini, moglie di Fassino. E i leghisti? Hanno preferito non sbilanciarsi in dichiarazioni di voto: metti mai che poi i tifosi padani dell’ Albinoleffe o della Solbiatese. Ma il loro okay, alla fine, non lo hanno fatto mancare. La lettura del provvedimento è molto istruttiva fin dal titolo: «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi anche a sostegno della candidatura dell’ Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale».

Messa così, sembrerebbe il via libera a uno sforzo per costruire nuovi «Maracanà» o nuovi «Santiago Bernabeu». Insomma: tre o quattro spettacolari strutture in grado di farci fare un figurone planetario. No: per beneficiare della «semplificazione e dell’ accelerazione delle procedure amministrative» non serviranno più neppure i limiti previsti dalla versione uscita dal Senato: almeno 10 mila posti a sedere allo scoperto e 7.500 al coperto. Nella nuova stesura ne basteranno rispettivamente 7.500 e 4.000.

Col risultato, tremano gli ambientalisti, che la soglia si è abbassata al punto di invogliare alla costruzione di stadi e palazzetti «ibridi», cioè affiancati da ipermercati e hotel e sale gioco e beauty center in deroga ai piani urbanistici, anche nelle cittadine di provincia. Che certo non punteranno mai a ospitare le Olimpiadi o gli Europei. Novità: la società sportiva che realizza l’ impianto dev’ essere riconosciuta dal Coni. Che si va ad aggiungere alla miriade di enti e istituzioni che hanno competenza sulle opere pubbliche.

Fin qui, direte, è roba di sport. Vero. Ma tutto fa pensare che la «ciccia», quella vera, non sia negli impianti. Ma in quel comma, il numero 2 dell’ articolo 4, più insidioso. Che recita: «Il progetto per la realizzazione di complessi multifunzionali può prevedere ambiti da destinare ad attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali».

Poche parole, ma tali da far sospettare a Legambiente, come si legge nel dossier elaborato con l’ Istituto nazionale di Urbanistica e il Consiglio nazionale degli Architetti, che «questo provvedimento non è pensato per le squadre di calcio ma per chi vuole realizzare speculazioni edilizie. Perché altrimenti prevedere che si possano realizzare case e alberghi, centri commerciali e uffici? E senza neanche una scadenza legata a un avvenimento sportivo, per cui varrà per sempre come procedura speciale, permettendo in pochi mesi di rendere edificabili terreni agricoli e persino, con alcune forzature, aree vincolate»!

Assurdo, accusa il dossier: «Del resto l’unico grande stadio realizzato in Italia in questi anni, lo Juventus Stadium di Torino, non ha avuto bisogno di procedure speciali, né di essere finanziato dalla costruzione di case e alberghi».

Qui no, qui «la vera invenzione è nella formula “complessi multifunzionali” definiti come “complesso di opere comprendente ogni altro insediamento edilizio ritenuto necessario e inscindibile purché congruo e proporzionato ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario”». Parole così generiche da comprendere e consentire tutto.

Le procedure, accusa Legambiente, «sono davvero speciali: si presenta uno studio di fattibilità finanziario e di impatto ambientale, entro 90 giorni la giunta comunale si esprime, convoca una conferenza di servizi per le varianti ai piani vigenti e l’ approvazione del progetto da concludersi entro 180 giorni, e poi dopo l’ approvazione del consiglio comunale (entro 30 giorni), si può partire con i lavori». Evviva la velocità: ma i rischi?

Un solo caso tra i tanti ricordati dal dossier: l’area scelta dalla Lazio, 600 ettari e su cui realizzare 2 milioni di metri cubi, «si trova intorno al km 9,4 della via Tiberina in area di esondazione del Tevere vincolata dal punto di vista idrogeologico ed archeologico».

Un pasticcio. Che spacca anche i partiti. A partire dal Pd.

Basti leggere le dichiarazioni di fuoco, dopo il via libera della legge alla Camera (adesso deve tornare in Senato ma stavolta dovrà passare per l’ aula) di Ermete Realacci o di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, secondo i quali è «una nuova legge-porcellum. Tagliata su misura sugli appetiti speculativi di pochi presidenti di società di calcio. Gli stadi sono solo un pretesto, la vera intenzione è realizzare grandi volumetrie commerciali, residenziali, direzionali fuori dalle previsioni e dai limiti dei piani regolatori». Rispondano anche i tifosi: ne vale la pena?

L’ iter e le regole:

Il testo:
Lo scorso 12 luglio la VII Commissione (Cultura) della Camera ha approvato il progetto di legge A.C. 2800 per la realizzazione di nuovi impianti sportivi e la ristrutturazione di quelli esistenti. Ora il testo dovrà ora tornare all’ esame del Senato (da dov’ era partito) dopo qualche modifica.

Il contenuto:
Il provvedimento ha come obiettivo dichiarato di semplificare le procedure amministrative e il processo di realizzazione degli impianti sportivi con almeno 7.500 posti a sedere allo scoperto o 4.000 al coperto.
Tra le varie disposizioni c’ è anche quella di un aumento edificatorio delle cubature nelle aree interessate dai progetti.

Componenti e proponenti:

I membri:
I deputati che compongono la Commissione cultura della Camera sono in tutto 44: 15 del Pdl, 15 del Pd, 4 della Lega Nord, 3 dell’ Udc, 2 di Fli, 3 misto, 1 dell’ Idv e 1 di Popolo e Territorio.

I proponenti:
Il progetto di legge ora al vaglio del Senato è stato proposto nel 2009 dagli eletti a Palazzo Madama di diverse aree politiche.

L’ iter:

Al Senato l’ iniziativa legislativa è stata esaminata in prima lettura in commissione nel periodo gennaio-ottobre 2009, successivamente è approdata alla Camera dove, nella Commissione cultura, è stata discussa in prima lettura da maggio 2010 fino allo scorso luglio, dov’ è stata approvata con modifiche.  Ora è ritornata al Senato.

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