Torino – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Tue, 28 Nov 2023 20:49:38 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg Torino – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Si costituisce l’assemblea “Un altro Piano per Torino – un piano regolatore dal basso per una città pubblica” http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/11/si-costituisce-lassemblea-un-altro-piano-per-torino-un-piano-regolatore-dal-basso-per-una-citta-pubblica/ Wed, 22 Nov 2023 22:04:05 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16219 Comunicato stampa di Un altro piano per Torino del 17 novembre 2023

Se questa la chiamate partecipazione, vogliamo un altro piano per Torino!

Con oltre 300 interventi al via grazie ai 600 milioni di fondi PNRR e ai 148 milioni di risorse Pn metro plus e l’avvio della progettazione per la metro 2, la Città di Torino entra in una nuova importante fase di trasformazione, tra grandi opere e manutenzioni. Torino cambia e, per accompagnare adeguatamente questo cambiamento e progettare la città del futuro, la Giunta comunale ha approvato oggi le linee guida per dotarsi di un nuovo Piano Regolatore Generale.” Il 6 Giugno 2023, con questi auguri venivano introdotte le linee guida con cui scrivere un nuovo PRG in sostituzione del precedente, approvato nel 1995, quasi trent’anni fa. Da giugno ad oggi, sono iniziate a comparire per le strade della città di Torino insegne e cartelloni pubblicitari con messaggi precisi: “Per una città che cambia”, “Il piano va veloce”, “Per tornare a crescere”.

La campagna pubblicitaria è arrivata alle circoscrizioni di tutta Torino all’inizio di ottobre, dove, in soli tre giorni, l’assessore all’urbanistica Mazzoleni ha voluto “incontrare” la cittadinanza per diffondere l’idea di un nuovo piano in grado di stare “al passo con i tempi”: ma quali? Quelli di chi non ha tempo da perdere, quelli del mercato e delle sue offerte, del “mordi e fuggi” del turismo di massa. Niente di più distante dal tempo che la cittadinanza vive nella sua quotidianità, con le sue esigenze, le sue differenze e le sue difficoltà, compreso provare a capire e partecipare alla progettazione di un piano che, nonostante spesso così non sembri ad amministratori, tecnici e grandi investitori, riguarda tutti e tutte.

Il Piano Regolatore Generale è, insieme al bilancio, uno dei pochi strumenti tecnici a disposizione del Comune per governare la città nella sua organizzazione, futuro ed equilibrio, dalla gestione dello spazio urbano, del verde, della distribuzione dei servizi per la sanità alla mobilità, all’abitare, le attività formative, culturali e commerciali: aspetti basilari quanto essenziali, capaci di influenzare il benessere di ogni cittadino e cittadina, garantendo inclusione e sostegno affinché la città rimanga un ambiente vivibile per ognun*.

Quando nell’attività pubblicitaria dell’assessore per il nuovo Piano Regolatore Generale troviamo slogan connessi alla crescita, al futuro e all’appetibilità, come cittadini e cittadine ci chiediamo: chi potrà godere di questa crescita? Di quale futuro stiamo parlando? Per chi deve diventare appetibile questa città?

Di fronte a queste domande, molti e molte di noi non si sono sentit* coinvolt* e rappresentat* per età, per provenienza, per estrazione socio-economica, ma soprattutto perché due ore di conferenza ad ascoltare le parole vuote di un assessore senza poter alzare la mano non soddisfano la nostra voglia di partecipazione politica in un percorso che sentiamo fondamentale per la città in cui viviamo e per il valore democratico che dovrebbe rappresentare.

L’inasprirsi della crisi sociale, economica ed ecologica nel mondo come nel nostro paese, rende un’idea di futuro dalle possibilità di crescita infinita non solo un’illusione ma soprattutto un progetto capace di accentrare grandi guadagni nelle mani di poche persone, lasciando dilagare precarietà, vulnerabilità, insicurezza e difficoltà nelle vite di una fetta sempre più vasta della popolazione. Considerati i numeri vertiginosi di alloggi sfitti (circa 50.000 solo a Torino), il continuo consumo di suolo, la svendita e l’incuria verso il patrimonio pubblico – dalle case popolari alle poche aree libere rimaste e tutte quelle ancora occupate da ruderi industriali – il caro bollette e il rischio sfratti (2008 il loro numero del 2022), i tagli alla sanità e l’inquinamento dell’aria, parlare di crescita rimane un paradosso. Ciò soprattutto se, a crescere, sono i patrimoni privati di palazzinari, catene di supermercati come Esselunga, banche filantrope come Intesa Sanpaolo, solo per citarne alcuni, mentre a diminuire sono le prospettive di vita dell* più giovani, de* più pover* e de* più fragili.

Una città che può mostrarsi bella e moderna agli occhi di un turista benestante o di un imprenditore interessati a passare solo qualche giorno in città, per le vie del centro, in taxi o in metro, in hotel o nel proprio appartamento affittato su Airbnb, diventa un incubo per chi, invece, giorno dopo giorno si confronta con i propri problemi esistenziali, dove speculazione e trasformazione di quartieri popolari, una volta periferici, in zone di pregio e conseguente espulsione della popolazione a basso reddito, tengono distanti persone, idee e realtà sociali considerate “indesiderate” usando violenza e ricatti.

Per questi motivi, come cittadini e cittadine contrarie alla narrazione propagandistica e insoddisfatt* delle possibilità di partecipazione che il Comune sta offrendo in questo percorso, abbiamo deciso di formare un’assemblea pubblica desiderosa di raccogliere, condividere e difendere l’idea e la necessità di avere Un ALTRO PIANO per TORINO, un PRG dal basso per una città pubblica.

Il piano regolatore che vogliamo provare a immaginare insieme deve rimanere per noi uno strumento di tutela e non una dichiarazione di svendita della città per mezzo di compensazioni, accordi opachi e interessi esclusivi. Contro il supporto finanziario e tecnico di fondazioni miliardarie come Bloomberg Associates e Compagnia di San Paolo, consapevoli delle capacità tecniche che questo processo richiede, vogliamo poter beneficiare di un maggiore spazio decisionale e progettuale, affinché più persone possibili siano rappresentate dal suo risultato, perché il Diritto alla città parte anche da qui. Se ad andare veloci sono le orecchie del mercante, noi contrapponiamo la necessità di un tempo diverso, perché è arrivato il momento di prendersi cura della città, riconoscere i problemi e le disuguaglianze che la caratterizzano, senza ignorarne voci e volti.

UN ALTRO PIANO PER TORINO – un Piano Regolatore dal basso per una città pubblica

Per la foto si ringrazia Csoa Gabrio

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Torino: perchè il nuovo ospedale della zona ovest proprio nel Parco della Pellerina? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/torino-perche-il-nuovo-ospedale-della-zona-ovest-proprio-nel-parco-della-pellerina/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/torino-perche-il-nuovo-ospedale-della-zona-ovest-proprio-nel-parco-della-pellerina/#comments Mon, 27 Feb 2023 16:42:48 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15851 A cura di Italia Nostra Torino, Legambiente Circolo l’Aquilone, Pro Natura Torino, Forum Salviamo il Paesaggio-comitato di Torino.

Dopo un lungo tergiversare durato già alcuni mesi, la Regione Piemonte sembra voler condividere la proposta avanzata dalla Città di Torino per la costruzione del nuovo ospedale della Zona Ovest proprio nel Parco della Pellerina; qui dovrebbero trasferirsi le strutture sanitarie del Maria Vittoria e (sembra di capire) anche lo stesso ospedale Amedeo di Savoia. Le notizie giornalistiche danno per acquisita tale localizzazione, ponendo alla Città il termine di 60 giorni per una risposta.

Vi è stata in questi mesi un’intensa mobilitazione di comitati, associazioni e diverse realtà territoriali che ha espresso una netta contrarietà a tale ricollocazione, che va a compromettere definitivamente un’ampia zona prevista a verde dal vigente Piano Regolatore (l’area occupata dai Giostrai), ed anche una porzione consistente del Parco della Pellerina propriamente detto.
Risulta infatti che, oltre ai 59.000 metri quadrati proposti dalla Città di Torino si dovrebbero aggiungere anche altre aree per un totale di 76.600 metri quadrati di superficie lorda di pavimento. La scelta della Regione, in base a quanto pubblicato sui giornali cittadini, prevede un ospedale configurato in piano, “modello poliblocco”, che richiede quindi una superficie più vasta per ospitare anche servizi e parcheggi. Pur condividendo l’inopportunità di edifici “a torre”, tale scelta compromette ulteriormente il territorio del parco. Occorrerà poi acquisire il via libera di Terna per riposizionare l’elettrodotto di recente interrato, rivedere le norme in merito alla limitazione dell’Inquinamento Acustico, e forse anche le norme del Piano di Assetto Idrogeologico e del Piano Gestione Rischio Alluvioni per l’esondabilità. Occorrerà inoltre individuare un’area alternativa per i giostrai, magari in un altro parco cittadino con danno ulteriore.

Siamo contrari a tale collocazione nella sostanza e nel metodo, e poniamo molti interrogativi: perché la Città ha proposto prioritariamente la Pellerina? Perché non è stato reso pubblico lo studio effettuato dalla Città che esaminava anche altri siti, in numero di 7? Perché sono state scartate alternative in aree dismesse e già compromesse, su suoli impermeabilizzati? Perché il Consiglio Comunale e le Circoscrizioni non sono state chiamate ad esaminare le alternative e la loro compatibilità col territorio e col vigente Piano Regolatore? Che ne sarà dell’Amedeo di Savoia, struttura fondamentale per le malattie infettive di cui si prospetta l’accorpamento col nuovo Ospedale? Che fine farà il “vecchio” Maria Vittoria?

Ribadiamo che, a poca distanza, e in posizione strategica, vi è il vasto complesso delle aree Thyssenkrupp, abbandonate dal 2007, e in parte maggioritaria di proprietà pubblica (Cassa Depositi e Prestiti – Bonafous SpA), per cui urge un piano di bonifica ambientale e di riutilizzo, anche per risarcire la comunità delle conseguenze del tragico incendio, simbolo degli infortuni sul lavoro. Perché non viene valutata seriamente anche questa valida alternativa, nell’interesse pubblico?

La Regione, tramite l’Azienda Sanitaria competente, dovrà ora redigere e valutare uno studio di fattibilità per l’area della Pellerina proposta dalla Città, condividendo tale scelta.
L’Amministrazione Comunale deve esprimersi con chiarezza, e rendere pubbliche e trasparenti le ragioni delle sue scelte, palesemente contrarie in questo caso agli impegni assunti pubblicamente per contrastare il consumo di suolo libero, bene prezioso e insostituibile.

(Immagine tratta dal sito del Comune di Torino).

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/torino-perche-il-nuovo-ospedale-della-zona-ovest-proprio-nel-parco-della-pellerina/feed/ 1
Ripensare la destinazione del Palazzo del Lavoro di Torino per finalità pubbliche http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/ripensare-la-destinazione-del-palazzo-del-lavoro-di-torino-per-finalita-pubbliche/ Thu, 09 Feb 2023 08:17:57 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15820 A cura di Pro Natura Torino.

Sono passati ormai quasi 8 anni da quando il Consiglio Comunale di Torino fu chiamato a ratificare l’Accordo di Programma siglato il 23 dicembre 2015 in Variante al Piano Regolatore di Torino, dopo una lunga gestazione iniziata diversi anni prima.

Tale Variante doveva sancire la trasformazione del Palazzo del Lavoro in un Centro Commerciale con altre funzioni correlate, trasformando il complesso da area per Servizi Pubblici e Attrezzature di Interesse Generale ad area a destinazione ASPI (in pratica attività commerciali), per un totale di 43.000 mq. di SLP. Ciò avrebbe comportato anche la sparizione di quasi tutti gli alberi (oltre 200) che contornano il Palazzo (alberi oggi lasciati quasi in abbandono), e la trasformazione dell’area verde circostante in verde su soletta per costruire parcheggi interrati, ed una probabile estensione dell’intervento anche sul parco di Italia ’61, verso il laghetto.

L’approvazione di questo Accordo di Programma suscitò forte dissenso nel quartiere Nizza Millefonti, per il grande impatto di un vasto centro commerciale proprio all’ingresso in città da Sud, su un asse stradale già fortemente congestionato, a poca distanza dalla Galleria Commerciale del Lingotto (8 Gallery). Ma nel giugno del 2018 il TAR Piemonte respinse anche il ricorso presentato dal Comitato “Italia Sessantuno” contro questo Accordo di Programma, ricorso con cui si contestava tra l’altro la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per l’inadeguatezza della sua istruttoria, imponendo pure al Comitato il pagamento delle spese legali.

Apparentemente il progetto presentato dalla Società Pentagramma, costituitasi tra Cassa Depositi e Prestiti e società GEFIM, avrebbe potuto prendere avvio, con la realizzazione del nuovo Centro Commerciale, che avrebbe comportato tra l’altro una forte manomissione dell’area verde e alberata circostante per la costruzione di parcheggi interrati (1.500 posti auto nel sottosuolo) e accessi di servizio, corposi interventi sulla viabilità circostante (richiesta di sottopasso in corrispondenza della Rotonda Maroncelli) e interferenze con le reti SMAT e IREN.
In realtà questo intervento non venne in seguito perseguito dagli operatori, anche per le mutate condizioni di mercato e la complessità degli interventi previsti, per di più in una parte di città dove la crescita dei supermercati è stata in questi anni assai corposa. Dopo qualche tempo GEFIM uscì dalla Società Pentagramma, e nel 2020 tutta la proprietà ritornò in capo a un soggetto pubblico, ovvero Cassa Depositi e Prestiti, controllata per l’83% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Un soggetto che teoricamente, trovando ipotetici investitori, avrebbe potuto procedere nella trasformazione di Palazzo del Lavoro in una gigantesca “Galleria Commerciale”. Venne così presentato alla fine del 2020 un nuovo Piano Esecutivo Convenzionato (PEC), dal quale spariva anche l’ipotesi prima adombrata di realizzare nel contesto della Galleria Commerciale un polo museale di 4.500 metri quadrati e si proponeva anche una cospicua riduzione dei parcheggi interrati.
Da allora tutto sembra essersi arenato. Cassa Depositi e Prestiti ha dato il via a interventi di restauro conservativo delle facciate (dopo un incendio nel 2015), tuttora in corso, d’intesa con la Soprintendenza.

La Giunta Comunale attualmente in carica è in attesa di valutare un nuovo Piano Esecutivo Convenzionato da parte della proprietà che torni in capo a Cassa Depositi e Prestiti, che si annuncia sempre “imminente”, e ha annunciato il possibile intento di destinare tutto o in parte il Palazzo del Lavoro anche a funzioni pubbliche, e così è stata ventilata l’ipotesi di destinare il complesso a ruoli museali (un “Museo dei Musei”), con una proposta dell’Assessore alla Cultura Rosanna Purchia, ed è stata manifestata l’intenzione di presentare un nuovo PEC, di cui poi si sono al momento perse le tracce.
E’ indispensabile che una nuova proposta di PEC venga illustrata e discussa pubblicamente, per verificare anche la coerenza con i criteri di urbanistica commerciale del vigente Piano Regolatore e l’impatto sul quartiere Nizza Millefonti (Circoscrizione 8).

Infine, il 16 gennaio 2023 è stata lanciata dal Rettore del Politecnico di Torino, prof. Guido Saracco, unitamente con l’Università, nell’inaugurazione dell’anno accademico, la proposta di ospitare nel Palazzo del Lavoro alcune funzioni del “Parco della Salute”, con laboratori universitari e spazi per le start-up in ambito biomedicale, nonché una sorta di Museo della Scienza dedicato a Piero Angela. Come prospettato nei titoli de “La Stampa” il 12 gennaio scorso, “Il Politecnico non aspetta: laboratori nel Palazzo del Lavoro”, sembra maturare un interesse reale per attività di ricerca ed insegnamento. Vale la pena di ricordare che, prima del suo precipitare in stato di abbandono, il Palazzo del Lavoro fu a lungo utilizzato dall’Università di Torino, e che prima ancora, all’inizio degli anni Duemila era stata ventilata l’ipotesi di collocarvi uno “Science Center” (proposta di Mercedes Bresso), immaginandolo come luogo deputato alla ricerca scientifica e tecnologica, ma anche alla divulgazione e alla sperimentazione scientifica.

Tramontata l’illusione dei mitici “Grandi Investitori”, perché non riscoprire questa potenziale vocazione? Perchè non riproporre l’utilizzo pubblico di un bene pubblico, passato dal Demanio a Cassa Depositi e Prestiti nell’illusione di una sua “valorizzazione”?
Il Palazzo del Lavoro sarebbe forse stato un edificio prestigioso per collocarvi la nuova Biblioteca Civica, anziché Torino Esposizioni, scelta nata nel 2014. Ma altri usi prevalentemente pubblici sono ancora proponibili, se vi è la volontà politica, ferma restando la possibilità di collocarvi anche altre funzioni di servizio, compresa una quota ridotta di attività commerciali, che era già possibile anche senza una variante urbanistica.

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Meisino: da unico parco urbano torinese a vocazione agricola a “parco dello sport”? http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/12/meisino-da-unico-parco-urbano-torinese-a-vocazione-agricola-a-parco-dello-sport/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/12/meisino-da-unico-parco-urbano-torinese-a-vocazione-agricola-a-parco-dello-sport/#comments Tue, 20 Dec 2022 17:51:25 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15700 di Massimo Mortarino, Comitato torinese del Forum Salviamo il Paesaggio.

Un tesoretto molto ambito di 11,5 milioni di euro (PNRR) per trasformare un parco urbano ad altissima valenza naturalistica in una sede di sport poco impattanti (o quasi) a livello ambientale ma certamente non voluti dai cittadini, che vengono a conoscenza del progetto preliminare quando ormai, forse, non c’è più tempo per analizzarlo con la dovuta attenzione e proporre le opportune modifiche o addirittura rinviarlo al mittente con cognizione di causa…

Questa certamente sommaria analisi riassume però abbastanza fedelmente le caratteristiche di una vicenda che riguarda il progetto denominato “Parco dello Sport e dell’educazione ambientale”, che coinvolge quasi totalmente l’area urbana del Parco del Meisino, molto delicata sotto il profilo ambientale essendo Zona di Protezione Speciale ai sensi della Direttiva Uccelli 2009/147/CE (ex-79/409/CEE), oltre che Riserva Naturale a gestione regionale, facente parte del sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po.

Un Parco da tempo abbandonato, dopo anni di attività di un Galoppatoio militare e poi ceduto dal demanio e, da circa un anno, quasi totalmente riaperto ai cittadini: un Parco che, contrariamente alle pessimistiche previsioni dell’Amministrazione comunale, non si caratterizza per gli atti vandalici compiuti dai cittadini in regime di “deregulation”, bensì per lo sviluppo di un sempre più autocontrollato clima di convivenza tra natura ed esseri umani.
Sì, i cittadini stavano riprendendo a fruire di questo Parco di cui la natura ha ripreso possesso in anni di abbandono, che ora è contemporaneamente “luogo di cova” per svariate specie di uccelli e terreno ideale per la crescita di numerose specie vegetali, ma anche area di svago, sport e ricreazione per cittadini di ogni età, a piedi o in bicicletta.

Ma ecco arrivare gli 11,5 milioni del PNRR (ma non si tratta di soldi “a debito”…?!) e un progetto che tarda troppo a manifestarsi (e ora che lo ha fatto, in una veste ancora troppo improvvisata per essere giudicato “perfettibile” e non da bocciare immediatamente e senza appello), che improvvisamente trasforma il Parco nella “sede ideale” di un modello di Città dello Sport; talmente originale e completo (in primo piano, campi da cricket e biathlon, tipici sport italici di massa…!?) da poter rappresentare, per i proponenti, un futuro esempio virtuoso di moderna localizzazione delle attività sportive, valido anche per molte altre città italiane. Un progetto non espressamente richiesto dalla collettività e pertanto non così necessario in quest’area, quindi recepito come “imposto” dall’alto da parte di parecchi abitanti.

Inevitabile, in questa situazione così piena di ombre e di scarse certezze, la partenza di un’immediata petizione per bloccare il progetto, che in breve ha raccolto quasi 2.500 firme, e la nascita dell’ennesimo Comitato, “Salviamo il Meisino”, per manifestare lo stupore e la contrarietà dei cittadini riguardo a un’idea che ha preso forma nella scorsa estate, nel silenzio quasi assoluto, mentre nessuno si preoccupava di coinvolgere e informare la popolazione.
Solo poche settimane fa, viene finalmente presentato in Comune una sorta di progetto, preparato in fretta e furia in appena 15 giorni, sottolineando però che entro il prossimo marzo il progetto dovrà essere proposto in versione finale, pena la decadenza del finanziamento acquisito….!

Poi qualcuno ha il coraggio di parlare di “partecipazione dei cittadini” alle decisioni che riguardano beni comuni e impattano sul benessere collettivo…! E qualcun altro, ancora più “coraggioso”, fa notare che l’opposizione a qualunque costo non produce mai alcun risultato positivo.

In entrambi i casi, “un bel tacer non fu mai vano”, avrebbe detto qualcuno svariati secoli or sono…
Buona fortuna, Parco del Meisino…!

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Previsioni di nuova collocazione dell’ospedale Maria Vittoria di Torino http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/11/previsioni-di-nuova-collocazione-dellospedale-maria-vittoria-di-torino/ Sat, 12 Nov 2022 08:50:58 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15626 Pro Natura Torino ha trasmesso agli amministratori della Regione Piemonte e del Comune di Torino questa lettera in merito alla comunicazione pubblica del progetto di ricollocazione dell’Ospedale Maria Vittoria, pur in assenza di qualsiasi atto deliberativo.

Ci riferiamo al dibattito relativo alla eventuale ricollocazione dell’Ospedale Maria Vittoria, che in questi giorni richiama l’attenzione dei cittadini a seguito delle notizie fornite dagli organi d’informazione.
In primo luogo il Consiglio Direttivo di Pro Natura Torino esprime sorpresa per il metodo seguito, per cui una scelta così importante per quanto riguarda il futuro delle strutture sanitarie e ospedaliere sia stata comunicata pubblicamente senza un atto deliberativo della Giunta e soprattutto del Consiglio Comunale, date le rilevanti conseguenze che avrà sul piano urbanistico per tutta la zona che si colloca sull’asse di corso Regina Margherita verso Ovest.

Ci pare si sia trattato di una presa di posizione unilaterale, presentata alla Regione dal Sindaco, e che dovrà essere inserita dalla Regione nel piano più ampio dell’edilizia sanitaria, da finanziarsi con risorse del PNRR (costo previsto 185 milioni di euro). Tale scelta contraddice quanto già sostenuto in Consiglio Regionale dai consiglieri Mauro Salizzoni e Daniele Valle, che ancora nel maggio 2022 proponevano l’area Thyssen Krupp per tale collocazione.
In secondo luogo dissentiamo, ancora una volta, che per un nuovo insediamento di tal fatta si proponga un’area verde, indicata come tale dal vigente Piano Regolatore Generale, anche se attualmente utilizzata in modo improprio, che costituisce comunque un importante tassello del vasto parco della Pellerina.
Si tratta inoltre di una zona potenzialmente esondabile, nei pressi dell’asta fluviale della Dora Riparia, che necessiterà di interventi di messa in sicurezza qualora si volesse procedere.

In terzo luogo non se ne comprendono le motivazioni, in quanto, a nostro giudizio, l’attuale Maria Vittoria potrebbe comunque essere ristrutturato con criteri più moderni e con la ricollocazione di alcune funzioni nell’area dell’ospedale Amedeo di Savoia, la cui importanza è stata in questi ultimi anni riconosciuta per il ruolo in campo epidemiologico, ma che in parte notevole potrebbe anche ospitare nuove funzioni e servizi “di zona”, data la sua prossimità con l’ospedale Maria Vittoria, compresa una “casa di comunità”.
Infine, in quarto luogo, non si comprende perché l’attuale Amministrazione non voglia cogliere l’occasione di compiere una scelta importante per affrontare il nodo insoluto del futuro dell’area Thyssen Krupp, affrontandolo nel suo complesso per risolvere i problemi della bonifica dell’area industriale dismessa, che peraltro si suddivide in due porzioni ben distinte dal punto di vista della proprietà: l’area di Fintecna, ora passata a Cassa Depositi e Prestiti, con 154.000 metri quadrati di superficie fondiaria e 90.000 metri quadrati di superficie coperta e l’area Thyssen Krupp, che riteniamo importante, pari a 117.000 metri quadrati.

La prima area è stata già più volte messa in vendita inutilmente da Gabetti nel 2010; poi venne costituita una società mista tra Cassa Depositi e Prestiti e GEFIM, con la denominazione “Bonafous”, nella speranza che andasse avanti una proposta di Variante Urbanistica proposta dall’allora Assessore Lo Russo nel 2013, poi decaduta; in seguito venne messa in vendita da Cassa Depositi e Prestiti tramite una società intermediaria nel 2020, senza ottenere il risultato voluto. All’epoca veniva indicato un costo di bonifica di 10 milioni di euro.

Concludendo: occorre certo un progetto complessivo per tutte queste aree, ma intanto essendo Cassa Depositi e Prestiti una società che fa capo al Ministero dello Sviluppo Economico (ora con altra denominazione), Regione e Comune potrebbero proporre di realizzare il nuovo ospedale sull’area Fintecna, di “proprietà pubblica”.

Inoltre tutte le due aree potrebbero essere proposte per la bonifica (o messa in sicurezza) come Sito di Interesse Regionale, o meglio ancora Nazionale, attingendo a linee di finanziamento specifiche. Per il nuovo Maria Vittoria i lavori (da finanziare con il PNRR) vengono ipotizzati in 5 anni. Collocandolo nell’area Fintecna i tempi forse si allungherebbero per gli interventi di bonifica, ma comunque sarebbe l’occasione per realizzare un ricupero necessario.

Ringraziando per l’attenzione, si porgono i migliori saluti.

La Presidente di Pro Natura Torino, Paola Campassi

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Torino: eliminare il verde! http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/08/torino-eliminare-il-verde/ Tue, 23 Aug 2022 11:19:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15533 di Fabio Balocco.

La cosa più stupida che si possa fare in ambito urbano è eliminare il verde. Lo è comunque, “a prescindere” avrebbe detto Totò, ma lo è ancor di più in una situazione drammatica di rapido cambiamento climatico come quella che stiamo palesemente vivendo. Ma i sindaci, quanto meno delle grandi città, sembrano non accorgersene.

L’esempio di Torino è illuminante. Tralasciamo per un attimo la vicenda di Prati Parella, dove la giunta precedente prevedeva di realizzare su un’ampia area verde comunale (una delle ultime del quartiere Parella, appunto), un palavolley e uno studentato: vicenda non ancora chiusa, e per la quale si sta battendo il vivace comitato di residenti ed associazioni. E veniamo al verde che astutamente si perderà.

Uno è il Giardino Artiglieri di Montagna, a fianco del tribunale, dove verrà eretto un grande supermercato Esselunga (che ne ha appena aperto uno in centro a Porta Nuova). Vicenda allucinante: basti dire che il Comune prima sborsò 16,5 milioni di euro per pagare la parcella di un archistar (Mario Bellini) per un progetto mai decollato, e poi ne incassò da Esselunga 19,7 per svendere l’area verde e ripianare in parte i debiti accumulatisi anche con le Olimpiadi del 2006. Vicenda poco chiara, in effetti, visto che l’allora sindaco Piero Fassino (sì proprio quel Fassino balzato di recente all’onore delle cronache per l’affermazione che Israele è esente da colpe verso i palestinesi) è stato rinviato a giudizio per turbativa d’asta: viene da sorridere, Fassino piddino che si vede con Caprotti (Esselunga) leghista.

Due. L’area dell’ex Istituto del Buon Pastore, in corso Principe Eugenio, anche qui pieno centro. E anche qui verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. È un’area vasta: 3.470 mq occupati da edifici e oltre 6.000 mq di area verde, rinaturalizzatasi negli anni, creando un vero e proprio bosco in città. Bene, per ripianare parzialmente i debiti cosa fa la giunta (prima Appendino, poi Lo Russo)? Stipula un diritto di superficie di 99 anni con una grande impresa di costruzioni (COGEFA spa), per l’importo di 1.220.000 euro. L’operazione, a detta della giunta targata PD, rivestirebbe un «concreto e specifico interesse pubblico». E sapete quale sarebbe questo rilevante interesse? L’azzeramento del bosco per fare un giardino. Sull’utilità a fini climatici di un bosco vetusto rispetto a delle aiuole non spendo parole per non offendere l’intelligenza del lettore.

Tre. Buona ultima la notizia di questi giorni, che riguarda l’area dell’ex galoppatoio, al Meisino. Sempre Fassino voleva cederla a privati. L’Appendino non la cedette, ma non vi fece nulla, quando sarebbe stato fin troppo semplice realizzare un percorso naturalistico con segnalazione delle specie animali e vegetali che vivono e prosperano nell’area. Invece fu realizzata una strada bianca sul margine lato est, di cui non si sentiva punto la mancanza. Veniamo alla giunta attuale, la quale ha pensato bene di “valorizzare” l’area, partecipando e vincendo un bando nell’ambito del PNRR che porterà 11,5 milioni di euro per realizzare una «cittadella dello sport e dell’educazione ambientale», dove praticare ciclocross, mtb, pump track, skiroll, biathlon, nordic ski, arrampicata sportiva, cricket e fitwalking cross, oltre che punto di partenza per la ciclovia Venezia-Torino. Chissà se la giunta sa che il sito fa parte di Rete Natura 2000 (Zona di Protezione Speciale Meisino Confluenza Po-Stura)? Comunque ho ragione di dubitare che la realizzazione di questa città dello sport (alcuni sport elencati sopra non so neppure cosa siano, ma si vede che non sono al passo coi tempi) sia compatibile con la tutela integrale di vegetazione e avifauna. Sarà un altro massacro ‒ me lo sento ‒ in nome di quelle riqualificazioni e valorizzazioni che rendono l’ambiente urbano sempre più un inferno.

Tratto da: https://volerelaluna.it/territori/2022/08/19/torino-eliminare-il-verde/

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Il bosco urbano nel complesso dell’ex Opera Buon Pastore di Torino va salvaguardato http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/07/il-bosco-urbano-nel-complesso-dellex-opera-buon-pastore-di-torino-va-salvaguardato/ Mon, 04 Jul 2022 13:56:40 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15447 A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico.

Il complesso dell’ex Opera Buon Pastore sorge fra Corso Principe Eugenio e Via Moris, nel centro di Torino.
Realizzato a partire dalla metà dell’800, ha ospitato un Convitto per orfani e un Riformatorio fino alla chiusura nel 1977, quando risulta esser stato ceduto al Comune di Torino con il vincolo dell’utilizzo perpetuo a fini sociali.

Nel corso degli anni il giardino del complesso sta vivendo un vero e proprio processo di rinaturalizzazione, è ormai diventato un bosco urbano, con una nutrita avifauna selvatica nidificante.

Un’autentica manna dal cielo in questi tempi di inquinamento cittadino e di cambiamenti climatici.

Eppure il Comune di Torino l’ha messo all’asta, ha concesso il diritto di superficie novantanovennale alla società immobiliare Cogefa s.p.a. e sta per concedere un cambiamento di destinazione d’uso da “servizi pubblici” a “terziario” nell’ambito del vigente piano regolatore generale (P.R.G.C.) per trasformare, con un permesso di costruire in deroga, il complesso in un centro direzionale, commerciale e residenziale con parcheggio interrato.

La deliberazione Giunta comunale n. 17418 del 21 giugno 2022 ha proposto al Consiglio comunale una rapida approvazione del progetto.  Poche le voci contrarie.

Ma l’intero complesso riveste la qualifica di bene culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e non può esser modificato in assenza di puntuale autorizzazione.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha, quindi, inoltrato una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti, chiedendo al Ministero della Cultura e alla Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Torino di adottare i necessari provvedimenti per la salvaguardia del bene culturale, di cui è parte caratteristica anche il giardino – bosco urbano.

Un sussulto di buon senso per salvare uno dei pochi polmoni verdi all’interno dell’area urbana torinese sarebbe molto gradito dalla cittadinanza.

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Tutti su(olo) per terra. Festival per un suolo libero e felice http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/04/tutti-suolo-per-terra-festival-per-un-suolo-libero-e-felice/ Mon, 11 Apr 2022 08:30:50 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15305 23/24 aprile 2022: il Comitato Salviamo i Prati di Torino e il Comitato Salviamo il Pratone di San Donato Milanese sono lieti di invitare all’evento: TUTTI SU (olo) PER TERRA. Festival per un suolo libero e felice.

Il suolo non è una superficie, ma uno spessore pieno di vita.
Difenderlo non è difficile: basta lasciarlo esistere…

Il suolo è la pelle del pianeta, ciò che ci permette di vivere e che fornisce essenziali servizi ecosistemici gratuitamente, sistema ecologico complesso che contiene miliardi di organismi e che per formarsi ha impiegato dei secoli. Eppure, nonostante l’immenso patrimonio edilizio inutilizzato, non ci sono limiti alla sua distruzione.

Viene consumato per: costruire residenziale, capannoni industriali, piattaforme per la logistica, centri commerciali, stadi, palazzetti e studentati, comprensori sciistici, grandi opere e infrastrutture, impianti per energie rinnovabili, strutture per grandi eventi, stoccaggio di rifiuti, abusivismo, strutture turistiche, inquinamento delle terre, monocolture, eliminazione dei boschi per agricoltura intensiva, ecc…

Confrontiamoci e scambiamo le nostre esperienze per conoscere il suolo e capire come difenderlo da Piani urbanistici che divorano risorse naturali e inibiscono socialità per favorire gli interessi del mercato.

L’iniziativa si svolgerà contemporaneamente a Torino e San Donato Milanese.

Ecco gli appuntamenti di TORINO:

SABATO 23 APRILE

Dalle 9.30 alle 13.00 – PiùSpazioQuattro – Via Saccarelli 18, Torino.

CONVEGNO:

  • Il suolo e l’entità del suo consumo in Italia e a Torino, Comitato Salviamo i Prati;
  • L’Importanza delle aree verdi urbane, Giorgio Vacchiano (Ricercatore in Scienze Forestali);
  • Bloccare l’espansione urbana per ricostruire le città e i territori, Paolo Berdini (Urbanista, saggista);
  • Il consumo di suolo sconosciuto, Fabio Balocco (Blogger, scrittore);

Dibattito.

DOMENICA 24 APRILE

Dalle 14.30 alle 19.00 – Pratone di Via Madonna della Salette, Torino.

Assemblea dei comitati territoriali impegnati nella difesa dell’ambiente naturale.

A seguire: merenda, concerto degli “Out of range ”, festa.

Ecco gli appuntamenti di SAN DONATO MILANESE:

Perché il prato ?
Perché il suolo va difeso ?
Ma cos’è il suolo ?
Cosa ne sappiamo ?
A cosa serve ?

SABATO 23 APRILE

Cascina Santa Brera, dalle ore 10:00.

  • PROF. FRANCESCO VARANINI – Presidente di ASSOETICA (https://assoetica.it/)
    Dalla responsabilità individuale a quella ambientale;
  • DOTT. ELIA MELE / DOTT. SSA ELENA BON – LIPU MILANO
    Suolo: da strato invisibile a bene prezioso. Una risorsa imprescindibile per il nostro pianeta e per gli ecosistemi urbani ma purtroppo scarsa. Scopriamone proprietà e importanza;
  • ANDREA MAROÈ – Direttore Scientifico di Giants Trees Foundation (https://www.gianttrees.org/)
    Gli Alberi non fanno la guerra (video);
  • BEST PRACTICES – La Rete dei Comitati della Città Metropolitana di Milano
    Fare rete per costruire un nuovo progetto di città.

Pranzo in Cascina Santa Brera – San Giuliano Milanese – ore 13:00.

DOMENICA 24 APRILE

Parco Tre Palle – San Donato Milanese – dalla ore 15:00.

  • Il Suolo: da strato invisibile a bene prezioso. – LIPU
    Conosciamo il suolo attraverso una esplorazione sul campo e discutiamo insieme sul suo ruolo negli ecosistemi terrestri e urbani.
  • MARIANO BELLAROSA – PERFORMANCE – Pachamama – Omaggio a Joseph Beuys.

Pagine evento FB:

Torino https://fb.me/e/3fXmnPbKv

San Donato Milanese https://fb.me/e/2jCSfuFGw

COMITATO SALVIAMO I PRATI di Torino: salviamoiprati@gmail.com – https://www.facebook.com/salviamoiprati

COMITATO SALVIAMO IL PRATONE di San Donato Milanese: salviamoilpratone@gmail.com – https://www.facebook.com/salviamoilpratone

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Manifestare in difesa del verde è un diritto che non si tutela a manganellate http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/01/manifestare-in-difesa-del-verde-e-un-diritto-che-non-si-tutela-a-manganellate/ Mon, 17 Jan 2022 11:40:14 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15085 Come rappresentanti del Comitato torinese del Forum Salviamo il Paesaggio Difendiamo i Territori, sabato 15 gennaio volevamo partecipare alla passeggiata informativa in quartiere (tra Cenisia e San Paolo) proposta dal comitato “Esse Non” (di cui facciamo parte) per sensibilizzare la collettività e volantinare relativamente alla devastante trasformazione che dovrebbe cancellare per sempre il giardino su via Borsellino e gli alberi, gli spazi aperti e le aule studio dell’associazione culturale Comala, per costruire un grande centro commerciale di Esselunga.

Al nostro arrivo abbiamo trovato l’area praticamente militarizzata, con molte camionette della polizia e decine di agenti già schierati in tenuta antisommossa. Raggiungiamo il gruppo, gioioso, colorato: tanti ragazzi e ragazze, bimbi, rappresentanti di varie realtà.
Un cordone della polizia impedisce al corteo di partire, bloccando corso Ferrucci, e a un certo punto comincia a spingere le persone e a manganellare. Il gruppo decide di raggiungere il Giardino, ma viene bloccato dietro i campi sportivi e, di nuovo, viene aggredito dagli agenti dopo pochi minuti.

A questo punto succede qualcosa di incredibile: una volta che il corteo si appresta a tornare sul corso Ferrucci, viene chiuso nel piccolo vialetto che si trova tra i campi sportivi e Comala, grazie a cordoni della polizia che bloccano sia l’entrata sia l’uscita. Si crea così una pericolosa condizione di assembramento e schiacciamento, che termina con un altro attacco alle persone da parte dei poliziotti che bloccano l’entrata del vialetto.

Ma l’azione violenta delle forze dell’ordine non è ancora terminata: una volta liberate le persone dal vialetto, la polizia lascia defluire il corteo, che fino all’ultimo non ha desistito nell’intento di poter realizzare pacificamente la passeggiata prevista. Nel primo isolato di via Vinadio le persone vengono bloccate dalla polizia, che ricomincia a manganellare in modo deciso decine di persone.

Questo l’atto finale della giornata, che da pacifica iniziativa di cittadini e cittadine, a tutela dell’area verde e dei centri di socialità del quartiere, si è trasformata in un’orrenda rappresentazione, protagoniste le forze dell’ordine, quelle realtà che dovrebbero difendere i cittadini e invece, per oscuri motivi, hanno rivolto le loro armi verso persone inermi.
Oltre dieci i ragazzi feriti, con profonde ferite alle teste, altri doloranti.

Chiediamo che chi è responsabile degli atti commessi in questo pomeriggio di pura follia paghi le conseguenze di quello che ha fatto. E invitiamo il Sindaco e gli Amministratori torinesi a farsi parte diligente per favorire una positiva conclusione di questa vicenda, che evidenzia preoccupanti aspetti della città, diametralmente opposti non solo alla transizione ecologica e alla resilienza, ma anche al rispetto dei più elementari principi di democrazia e socialità.
Saremo sicuramente presenti alla prossima assemblea di Esse Non, in programma giovedì 20 gennaio, più convinti di prima della necessità di difendere dal basso i nostri quartieri, contro progetti che non hanno alcun rispetto per il benessere della collettività.

Qualche ulteriore spunto:

La manifestazione era stata organizzata dall’assemblea “Esse Non” per cercare di difendere gli spazi di socialità e l’area verde che verrebbero cancellati dalla trasformazione prevista nell’area c.d. Ex-Westinghouse Nebiolo (a Torino, tra corso Vittorio Emanuele II, via Borsellino, via Borsellino 38, via Bixio, corso Ferrucci).
Il progetto prevede la realizzazione di un Centro Congressi da 5.000 posti, un albergo, attività commerciali e un Centro Commerciale Esselunga (circa 4.500 mq). Quest’ultimo e il relativo parcheggio verrebbero costruiti al posto del Giardino Caserma Lamarmora, con la conseguente eliminazione di quasi tutti i 160 alberi ad alto fusto (querce, faggi, e aceri) presenti nell’area verde, una delle ultime in piena terra rimaste in città, più precisamente nella Circoscrizione III, tra quelle più carenti di verde.
Inoltre sparirebbero essenziali spazi di aggregazione, in quanto verrebbe eliminata l’area esterna dell’ex Caserma Lamarmora, in cui hanno sede una bocciofila, una sezione ANPI e l’associazione Comala, importante spazio di socialità per i giovani.
L’area fa parte dell’Ambito 8.18/1 SPINA 2 – Programma Integrato, la cui attuazione è normata dall’Accordo di Programma “Lancia-Framtek-Spina 2” risalente al 1998 e da ultimo modificato nel 2016. Sempre nel 2016 l’area è stata ceduta ad Amteco&Maiora (poi sostituita da Esselunga), con la costituzione di un diritto di superficie 99nnale e trasferimento della proprietà superficiaria dei fabbricati, a fronte di un corrispettivo di 19,7 milioni di euro. Deve essere ancora approvato il PEC, strumento esecutivo.
Anche il guadagno per il Comune è illusorio, se si considera che la città nel 2005 pagò 16,5 milioni di euro all’architetto Bellini per il progetto della biblioteca (poi non realizzato) nell’area dove dovrebbe sorgere il Centro Congressi e che i costi della bonifica saranno a carico del Comune.
Quando l’area fu messa all’asta, nel 2013, l’operazione fu fortemente contestata da cittadini e associazioni, attraverso manifestazioni, presentazione di osservazioni e una petizione, scarsamente ascoltate dalle Istituzioni. Negli ultimi mesi del 2021 è stato reso noto che sarà Fiera Milano ad occuparsi del Centro Congressi e ci sono le condizioni affinché tutta l’operazione si concretizzi.

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Il comune di Torino sta per vendere ai privati un bene comune: i palazzi della Cavallerizza Reale http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/05/il-comune-di-torino-sta-per-vendere-ai-privati-un-bene-comune-i-palazzi-della-cavallerizza-reale/ Wed, 19 May 2021 20:10:30 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=14555 Lo sai che i palazzi della Cavallerizza Reale di Torino sono anche tuoi?
E che essendo parte delle Regge Reali dei Savoia sono anche loro Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO?

Quello che forse non sai è che il Comune di Torino li sta per vendere ai privati, anziché prendersene cura insieme a te ed a tutti i cittadini.

Con la privatizzazione perderemmo per sempre un bene pubblico, che non sarebbe più gestibile dalla collettività nel suo interesse.
Se resterà di tutti, la potremo trasformare in spazi utili ai bisogni e alle attività di tutta la cittadinanza.
Con la campagna #LaTuaCavallerizza, proponiamo l’uso di uno strumento democratico quale è il referendum, per ottenere che la Cavallerizza possa rinascere, essere restaurata, perché tutti, indistintamente, ne possano godere ed avere cura.

La campagna di raccolta delle firme serve per richiedere l’indizione del referendum abrogativo della delibera del Consiglio Comunale che, adottando il PUR (Progetto Unitario di Riqualificazione) proposto dalla Cassa Depositi e Prestiti, definisce destinazioni d’uso tipicamente privatistiche e, di fatto, spiana la strada alla vendita all’asta del prestigioso compendio.
Una manifestazione di interesse trasmessa dalla Fondazione Compagnia di San Paolo al Comune (gennaio 2020) per trasferire la propria sede direzionale proprio nella Cavallerizza lascia presagire chi potrà essere il futuro acquirente.

Con il referendum abrogativo si vuole invece arrestare questo processo di privatizzazione e destinare i circa 40000 mq del compendio ad usi realmente pubblici e a vantaggio e beneficio di tutta la cittadinanza.

Cosa dobbiamo fare?
Dal 9 aprile 2020, abbiamo 3 mesi per raccogliere le prime 1000 (mille) firme per presentare la domanda di ammissibilità del quesito referendario al Comune. In caso positivo, nei successivi 6 mesi dovremo raccoglierne le rimanenti 9000 (novemila) per richiedere l’indizione del referendum abrogativo.

Come raccogliere le firme
FIRME ONLINE è accessibile la piattaforma telematica del Comune di Torino che permette a chi dispone dello SPID, della Carta d’Identità elettronica o delle credenziali d’accesso a Torino Facile di firmare con un semplice click qui: www.comune.torino.it/referendum

FIRME IN PRESENZA: organizziamo settimanalmente dei banchetti in piazza a Torino (la lista aggiornata si trova qui: www.latuacavallerizza.it/banchetti-firme)

CHI PUO’ FIRMARE?
Tutti i residenti a Torino da più di 6 mesi, maggiorenni, votanti.
ATTENZIONE: si deve firmare una sola volta (per via telematica o cartacea)

COSA PUOI FARE?
Firma subito la richiesta di indizione del referendum e trasmettere questo messaggio e questa richiesta ai tuoi amici, ai tuoi parenti e a tutti quelli che hanno a cuore il patrimonio storico architettonico di Torino e che vorrebbero una Cavallerizza Reale pubblica e destinata ad usi collettivi e di pubblica utilità.

Qui trovate un po’ di informazioni per conoscere meglio la storia di questo bene collettivo a rischio…

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