tuscia – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog Forum italiano dei movimenti per la difesa del paesaggio e lo stop al consumo di suolo Wed, 01 May 2024 07:41:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.6 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/wp-content/uploads/2011/08/cropped-logo_salviamoilpaesaggio-32x32.jpg tuscia – www.salviamoilpaesaggio.it http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog 32 32 Tuscia Romana: terra da valorizzare, non da sfruttare http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/tuscia-romana-terra-da-valorizzare-non-da-sfruttare/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2024/04/tuscia-romana-terra-da-valorizzare-non-da-sfruttare/#comments Tue, 30 Apr 2024 20:45:15 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=16526 di Marisa Pessione e Alessandro Mortarino.

Chi ama camminare cerca puntualmente nuovi luoghi in cui immergersi, cercando ogni volta percorsi considerati minori, cioè non le abituali “grandi” direttrici sul genere della Francigena o di Santiago di Compostela, ma itinerari magari prossimi, occasionalmente intersecanti, dai comuni punti di arrivo pur provenendo da snodi alternativi.
A noi è recentemente capitato di percorrere uno di questi, denominato Cammino 103 di Tuscia, progettato magistralmente dal CAI di Viterbo: un percorso che si sviluppa lungo l’antica terra dell’Etruria meridionale, dalla valle del fiume Tevere fino al mar Tirreno. Un percorso breve ma intenso, che abbiamo trasformato creativamente in un viaggio al contrario (partendo da Tarquinia) e dalle tappe a dir poco “personalizzate”. Breve ma intenso, appunto.

Questo blog tratta di tutela del paesaggio e del territorio e non è quindi lo spazio adeguato per lasciarci trasportare in un resoconto di viaggio a piedi che merita, però, almeno un aggettivo: splendido!
Una immersione totale in una sequenza di luoghi e spazi naturali su sentieri poco percorsi (ad aprile, quando noi ci siamo avventurati), tra boschi, faggete e radure, costeggiando il fiume Mignone e le ferme acque del lago di Vico, osservati con discrezione da animali allo stato brado placidamente intenti a godersi sterminate distese di prati, papaveri, orchidee, coltivi.
Ma anche un viaggio nel passato tra necropoli etrusche, una meravigliosa via cava, all’interno di un bosco fiabesco che giunge fino a un eremo silenzioso scavato nella roccia vulcanica.

Se ancora non lo conoscete, il cammino 103 di Tuscia è ora di iniziare a scoprirlo almeno da qui.

Splendido.
E schizofrenico.

Già, perchè mentre i nostri passi procedevano, le orbite oculari registravano segnali di benessere benché la nostra “antica” militanza all’interno del Forum Salviamo il Paesaggio continuasse a segnalarci ad intermittenza segnali di pericolo. Da anni riceviamo, infatti, informazioni da questo territorio su progetti sempre più sorprendenti che, anziché concentrarsi su ipotesi di valorizzazione vera in chiave di fruizione turistica sostenibile, snocciolano progetti di sfruttamento basati su un comune denominatore: la produzione di energia “rinnovabile”.

Viterbo vanta un primato, quello di essere la prima provincia del Lazio per presenza di pannelli fotovoltaici posizionati su terreni, pari a quasi il 50% della superficie agricola utilizzata (Sau). Come non bastasse questa violenza al suolo fertile, la provincia di Viterbo è anche leader nella produzione da impianti eolici con 133,3 Gwh pari a circa l’80% degli impianti dell’intera regione: centinaia di pale eoliche alte fino a 250 metri e prossima a sperimentare anche quelle di altezze superiori.
E per non farsi mancare nulla, i comuni di Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Piansano, Arlena di Castro, Tessennano rientrano nell’elenco delle 51 zone d’Italia individuate da Sogin SpA come aree adatte ad ospitare il futuro deposito nucleare nazionale. 21 aree nel viterbese su 51 in totale…

Una follia. Due follie. Tre follie.
Ancora più folle se vissuta con gli occhi di chi cammina. In una natura che chiederebbe solo di essere accettata, senza altri accessori antropici.

La Regione Lazio sembra essersi accorta del problema “delle infrastrutture ad estesa occupazione territoriale” e della disomogeneità degli insediamenti produttivi. Ma oltre a quanto già è stato installato, pare infinita la sequela di nuovi progetti autorizzati o in fase di autorizzazione, che toccano persino borghi dalla bellezza unica come Tuscania.
Le amministrazioni comunali si oppongono, con piglio non sempre privo di balbettii, mentre uno specifico protocollo d’intesa tra Regione e Terna promette di superare le criticità legate al “sovraffollamento” di impianti a fonti di energia rinnovabile. Ma la situazione resta critica.

Dal Cammino 103, nel mezzo di flora e fauna che riempiono anima ed occhi, tutto questo sembra lontano.
Ma lontano non è.

E di fronte al pericolo incombente, chissà, forse se tanti camminatori iniziassero a “vivere con lentezza” questa via, potrebbe essere più chiaro che il territorio non ha bisogno di essere sfruttato ma di essere – semplicemente – tutelato.
Altrimenti le centinaia di tombe etrusche presenti, testimonianze d’arte di una civiltà esaurita, finiranno per confondersi con l’ingombrante ombra tecnologica di una nuova civiltà votata, senza alcuna possibilità di scampo, a vestire le sembianze algide dell’ultimo cimitero naturale.
Siamo ancora in tempo, volendo…

Qui qualche immagine fotografica tra le tante scattate lungo un percorso da non perdervi…

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Ora è possibile una migliore tutela della Tuscia, no alla speculazione energetica! http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/ora-e-possibile-una-migliore-tutela-della-tuscia-no-alla-speculazione-energetica/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/ora-e-possibile-una-migliore-tutela-della-tuscia-no-alla-speculazione-energetica/#comments Wed, 08 Feb 2023 10:15:38 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15815 L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) esprime la propria forte soddisfazione per l’obiettivo raggiunto dalla Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale dell’ampliamento dell’area sottoposta a vincolo paesaggistico nella Tuscia con specifico provvedimento di individuazione (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

Con il D.M. 20 agosto 2019 circa 1.600 ettari di paesaggio ricchi di testimonianze storiche e archeologiche dell’agro di Viterbo, dalle dantesche sorgenti termali del Bulicame fino alle Masse di San Sisto, ora hanno uno strumento di tutela in più.

Il GrIG ha sostenuto e sostiene qualsiasi iniziativa istituzionale che possa portare a una migliore tutela di un paesaggio storico-culturale di eccezionale valore, quale quello della Tuscia.

La sentenza T.A.R. Lazio, RM, Sez. IIQ, 20 gennaio 2023, n. 1066 ha, infatti, respinto il ricorso dell’A.N.C.E. locale dichiarandolo inammissibile per difetto di legittimazione attiva e, conseguentemente, confermando la legittimità del provvedimento di tutela ambientale e paesaggistica.

Tale provvedimento – che ha incontrato anche la non sorprendente opposizione della Regione Lazio – riveste importanza fondamentale per cercare di governare con efficace salvaguardia dei valori ambientali/paesaggistici del territorio l’immane marèa di progetti di pura speculazione energetica che incombono e in parte sono già stati realizzati.

L’esempio dato dall’autentico Far West della speculazione energetica nella Tuscia rende palese la necessità di un efficace esercizio delle competenze statali e regionali di tutela del paesaggio, che significa anche tutela dell’identità storico-culturale e dell’attrattiva turistica dei territori.

Nella Tuscia, secondo dati non aggiornati, siamo di fronte ad almeno ben 51 progetti di campi fotovoltaici presentati, in parte approvati e solo in minima parte respinti, ormai svariate decine i progetti di centrali eoliche presentati o già in esecuzione: complessivamente circa 7 mila ettari fra aree occupate da impianti realizzati negli ultimi vent’anni, impianti in corso di realizzazione e impianti in corso di istruttoria.

Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica, senza che vi sia alcuna assicurazione sulla chiusura di almeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili.

La realizzazione di questi progetti energetici snaturerebbe radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali. Stupisce, infatti, l’assenza di alcuna seria e adeguata analisi preventiva sugli impatti negativi anche sul piano economico-sociale di decine di migliaia di ettari di paesaggio storico della Tuscia sulle attività turistiche.

La Provincia di Viterbo negli ultimi anni è sempre stata ai non invidiabili vertici nazionali per il consumo del suolo per abitante (rapporto ISPRA sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80.

Consumo del suolo che va in direzione opposta agli obiettivi tanto decantati della transizione ecologica.

Evidentemente poco importa il consumo del suolo, in fondo sono solo pascoli, terreni agricoli, roba così.

Il GrIG, insieme ad altre realtà ambientaliste e culturali, si oppone da anni alla speculazione energetica nella Tuscia (e non solo) con azioni legali e di sensibilizzazione.

Gli impianti produttivi di energia da fonte rinnovabile andrebbero ubicati in aree già degradate, in zone industriali, nonché con l’utilizzo dei tetti e coperture di edifici già esistenti.

Stop alla speculazione energetica, stop alla sottrazione delle terre collettive!

Ulteriori informazioni qui.

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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2023/02/ora-e-possibile-una-migliore-tutela-della-tuscia-no-alla-speculazione-energetica/feed/ 1
Per una maggiore tutela della Tuscia, no alla speculazione energetica! http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2022/06/per-una-maggiore-tutela-della-tuscia-no-alla-speculazione-energetica/ Wed, 01 Jun 2022 13:36:00 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=15367 A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) sostiene la proposta della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale di ampliare l’area sottoposta a vincolo paesaggistico nella Tuscia con specifico provvedimento di individuazione (artt. 136 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

Tale provvedimento – che sta incontrando la non sorprendente opposizione della Regione Lazio – riveste importanza fondamentale per cercare di governare con efficace salvaguardia dei valori ambientali/paesaggistici del territorio l’immane marèa di progetti di pura speculazione energetica che incombono e in parte sono già stati realizzati.

Per esempio, perché non dire che la speculazione energetica, purtroppo da anni, ha aggredito la Tuscia: secondo dati non aggiornati, siamo di fronte a ben 51 progetti di campi fotovoltaici presentati, in parte approvati e solo in minima parte respinti in pochi anni, complessivamente oltre 2.100 ettari di terreni agricoli e boschi. Analogamente sono ormai numerosi i progetti di centrali eoliche presentati o già in esecuzione.

Terreni talvolta affittati, altre volte espropriati per due soldi, talvolta nei demani civici.

Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica, senza che vi sia alcuna assicurazione sulla chiusura di almeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili.

La realizzazione di questi progetti energetici snaturerebbe radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali. Stupisce, infatti, l’assenza di alcuna seria e adeguata analisi preventiva sugli impatti negativi anche sul piano economico-sociale di decine di migliaia di ettari di paesaggio storico della Tuscia sulle attività turistiche.

La Provincia di Viterbo detiene il non invidiabile primato per il consumo del suolo per abitante (rapporto ISPRA sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80.

Consumo del suolo che va in direzione opposta agli obiettivi tanto decantati della transizione ecologica.

Evidentemente poco importa il consumo del suolo, in fondo sono solo pascoli, terreni agricoli, roba così.

Il GrIG, insieme ad altre realtà ambientaliste e culturali, come AssoTuscania, si oppone da anni alla speculazione energetica nella Tuscia (e non solo) con azioni legali e di sensibilizzazione.

Gli impianti produttivi di energia da fonte rinnovabile andrebbero ubicati in aree già degradate, in zone industriali, nonché con l’utilizzo dei tetti e coperture di edifici già esistenti.

Stop alla speculazione energetica, stop alla sottrazione delle terre collettive!

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Anche il Governo Conte si oppone allo scempio annunciato della Tuscia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/06/anche-il-governo-conte-si-oppone-allo-scempio-annunciato-della-tuscia/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/06/anche-il-governo-conte-si-oppone-allo-scempio-annunciato-della-tuscia/#comments Thu, 18 Jun 2020 20:14:48 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13859 A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

Nella seduta dell’11 giugno 2020, il Consiglio dei Ministri, “a norma dell’articolo 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, ha deliberato:

· di accogliere l’opposizione del Ministro per i beni e le attività culturali avverso il provvedimento della Regione Lazio, del 29 marzo 2019, di autorizzazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico in località Pian di Vico, nel comune di Tuscania (VT);

· di accogliere l’opposizione del Ministro per i beni e le attività culturali avverso il provvedimento della Regione Lazio, del 31 maggio 2019, di autorizzazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico nel comune di Montalto di Castro (VT), località Campomorto e Canino”.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, associazione ecologista che ha affrontato la dura e difficile battaglia in sede legale avverso il progetto di impianto fotovoltaico a terra a Pian di Vico (Tuscania, VT), anche affiancando il Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo, esprime la sua forte soddisfazione per una decisione governativa che pone un deciso freno alla speculazione energetica nella Tuscia.

Tuscia, cavalli al pascolo e ruderi medievali

Ecco come si è giunti a questo fondamentale risultato per la difesa della Tuscia.

Il progetto per la realizzazione di un “Impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 MWp connesso alla RTN” proposto dalla società energetica romana DCS s.r.l., in località Pian di Vico, nel Comune di Tuscania (VT), costituisce un autentico scempio ambientale annunciato, quasi 250 ettari di terreni agricoli e formazioni boscose della Tuscia perderebbero le loro caratteristiche ambientali, paesaggistiche, socio-economiche per diventare una distesa di pannelli fotovoltaici di dubbia utilità.

Rilevanti e insanabili le illegittimità riscontrate.

Nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) di competenza regionale, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale aveva espresso (nota prot. n. 2465 del 4 febbraio 2019) un parere radicalmente negativo per il pesante impatto ambientale sul contesto di paesaggio archeologico (insediamenti e necropoli etruschi e romani del Fosso Arroncino di Pian di Vico) e storico (casale settecentesco di Pian di Vico, torre medievale di Castel d’Arunto, borgo e chiesetta medievali di San Giuliano) della Tuscia.

Lo stesso piano energetico regionale (P.E.R.) del Lazio, già adottato con deliberazione Giunta regionale n. 656 del 17 ottobre 2017 e in corso di approvazione definitiva, ha fra i suoi obiettivi strategici la riduzione al minimo del consumo del suolo, il riutilizzo di aree degradate, il rispetto del contesto ambientale, storico, naturalistico, nonché – per il fotovoltaico – l’ubicazione su edifici (non in centri storici) e in aree produttive.

Anche la Direzione generale delle Politiche abitative, e la Pianificazione Territoriale, Paesistica e Urbanistica della Regione Lazio, sempre nell’ambito della procedura di V.I.A. (nota prot. n. 763379 del 30 novembre 2018), aveva affermato che il progetto in argomento, “qualora venisse realizzato, produrrebbe un notevole impatto, in quanto andrebbe a occupare un’ampia superficie a destinazione agricola” pari a oltre 246 ettari, comprese alcune aree boscate.

Nonostante ciò, la Regione Lazio – D.G. Politiche ambientali e Ciclo dei rifiuti – Area Valutazione di impatto ambientale ha ritenuto (determinazione n. 98135 del 6 febbraio 2019) di emanare il provvedimento conclusivo positivo della procedura di V.I.A., poi sottoposto all’attenzione del Consiglio dei Ministri per una decisione finale.

Infatti, il Ministero per i Beni e Attività Culturali – Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ha proposto formale opposizione (art. 14 quinques, comma 1°, della legge n. 241/1990 e s.m.i.) alla conclusione della conferenza di servizi davanti al Consiglio dei Ministri.

Non è l’unico, purtroppo: altri dieci progetti analoghi saranno presentati per la procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), mentre è stata svolta la procedura di V.I.A. anche per altri tre impianti di produzione energetica da fonte fotovoltaica nei Comuni di Tuscania (loc. Poggio della Ginestra), Tarquinia (loc. Casalone) e Viterbo (loc. Castel d’Asso).

Complessivamente oltre 2.100 ettari di terreni agricoli e boschi sono oggetto di ben 24 proposte progettuali di centrali fotovoltaiche a terra.

Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica, senza che venga eliminata nemmeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili.

La realizzazione di questi progetti energetici snaturerebbe radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali.

Stupisce, infatti, l’assenza di alcuna seria e adeguata analisi preventiva sugli impatti negativi anche sul piano economico-sociale di decine di migliaia di ettari di paesaggio storico della Tuscia sulle attività turistiche.

La Provincia di Viterbo detiene il non invidiabile primato per il consumo del suolo per abitante (rapporto ISPRA sul consumo del suolo 2019), 1,91 metri quadri per residente rispetto alla media regionale di 0,47 e nazionale di 0,80.

L’associazione ecologista Gruppo d’intervento Giuridico onlus, già intervenuta nel corso del procedimento di V.I.A., in seguito, grazie al prezioso operato degli avvocati Rosalia Pacifico (Foro di Cagliari) e Tommaso Raccuglia (Foro di Roma), ha trasposto davanti al T.A.R. Lazio il proprio ricorso straordinario al Presidente della Repubblica effettuato nell’agosto 2019 ed è intervenuta ad adiuvandum a fianco del Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo.

Il T.A.R. Lazio, con sentenza Sez. I Quater, 7 maggio 2020, n. 4792 aveva dichiarato inammissibile il ricorso del Il Ministero per i Beni e Attività Culturali e del Turismo avverso la determinazione n. 98135 del 6 febbraio 2019 (e la successiva autorizzazione unica) “con la quale la Regione Lazio, disattendendo i pareri negativi espressi dalla competente Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, ha concluso positivamente la procedura di valutazione di impatto ambientale per il progetto” di realizzazione di un “Impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 MWp connesso alla RTN”, progettato a Pian di Vico (Tuscania).

Il T.A.R. Lazio aveva osservato che “nel caso in cui le pubbliche amministrazioni interessate trovassero un accordo, la soluzione condivisa dovrà sostituire la determinazione motivata della conferenza di servizi da cui è scaturito il provvedimento impugnato, per cui l’eventuale annullamento, in sede giurisdizionale, di quest’ultimo provvedimento sarebbe privo di qualsiasi utilità per la parte ricorrente”. Viceversa, “qualora non fosse raggiunta l’intesa tra le pubbliche amministrazioni coinvolte, la questione dovrà essere rimessa al Consiglio dei ministri che deciderà l’opposizione con un proprio provvedimento. Anche in questo caso il Ministero ricorrente non ha interesse all’annullamento del provvedimento originario, destinato ad essere superato dalla determinazione finale del Consiglio dei ministri”.

Infatti, “il giudice amministrativo non può interferire nell’esercizio del potere amministrativo, nella fattispecie attivato dallo stesso Ministero ricorrente, prima che esso sia effettivamente esercitato dalle competenti autorità amministrative”.

A giudizio del T.A.R. Lazio, infatti, ai sensi della disposizione dell’art. 14 quinques della legge n. 241/1990 e s.m.i. “il provvedimento di autorizzazione è stato automaticamente sospeso” senza limiti di tempo in attesa del pronunciamento definitivo del Consiglio dei Ministri.

I Giudici amministrativi hanno ritenuto che il termine di 15 giorni per lo svolgimento della riunione del Consiglio dei Ministri in seguito al tentativo di raggiungimento di un accordo che contemperi i vari interessi coinvolti sia un mero termine ordinatorio, visto che “il 14 maggio 2019, si è tenuta la riunione prevista dal comma 4 del medesimo articolo 14 quinquies, per la ricerca, in applicazione del principio di leale collaborazione tra pubbliche amministrazioni, di una soluzione condivisa da tutti i soggetti pubblici che hanno partecipato alla conferenza di servizi”.

Questa interpretazione giurisprudenziale costituisce un autorevole precedente per analoghe situazioni.

Ora è pervenuta la decisione finale del Consiglio dei Ministri e anch’essa costituirà un rilevante precedente per analoghe situazioni.

Importanti elementi favorevoli per scongiurare un vero e proprio scempio ambientale annunciato della Tuscia, uno dei migliori esempi di paesaggio storico del Bel Paese.

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A giudizio lo scempio annunciato della Tuscia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/11/a-giudizio-lo-scempio-annunciato-della-tuscia/ http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/11/a-giudizio-lo-scempio-annunciato-della-tuscia/#comments Tue, 19 Nov 2019 20:42:10 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13320
Tuscia, cavalli al pascolo e ruderi medievali

A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

L’associazione ecologista Gruppo d’intervento Giuridico onlus , grazie al prezioso operato degli avvocati Rosalia Pacifico (Foro di Cagliari) e Tommaso Raccuglia (Foro di Roma), ha trasposto davanti al T.A.R. Lazio il proprio ricorso straordinario al Presidente della Repubblica effettuato nell’agosto scorso ed è intervenuta ad adiuvandum a fianco del Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo avverso la determinazione n. 98135 del 6 febbraio 2019 (e la successiva autorizzazione unica) “con la quale la Regione Lazio, disattendendo i pareri negativi espressi dalla competente Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, ha concluso positivamente la procedura di valutazione di impatto ambientale per il progetto” di realizzazione di un “Impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 MWp connesso alla RTN”, progettato a Pian di Vico (Tuscania).

Un autentico scempio ambientale annunciato, quasi 250 ettari di terreni agricoli e formazioni boscose della Tuscia perderebbero le loro caratteristiche ambientali, paesaggistiche, socio-economiche per diventare una distesa di pannelli fotovoltaici di dubbia utilità.

Si tratta del progetto per la realizzazione di un “Impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 MWp connesso alla RTN”, proposto dalla società energetica romana DCS s.r.l., in località Pian di Vico, nel Comune di Tuscania (VT).

Il progetto di centrale fotovoltaica di Pian di Vico non è l’unico, purtroppo: altri dieci progetti analoghi saranno presentati per la procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), mentre a breve sembra che verrà richiesta la pronuncia di compatibilità ambientale (V.I.A.) anche per altri tre impianti di produzione energetica da fonte fotovoltaica nei Comuni di Tuscania (loc. Poggio della Ginestra), Tarquinia (loc. Casalone) e Viterbo (loc. Castel d’Asso).

Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica, senza che venga eliminata nemmeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili.

La realizzazione di questi progetti energetici snaturerebbe radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali.

Ma non finisce qui.

Il Ministero per i Beni e Attività Culturali – Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, oltre ad aver proposto ricorso davanti al T.A.R. Lazio (ora sostenuto anche dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus), ha proposto formale opposizione (art. 14 quinques, comma 1°, della legge n. 241/1990 e s.m.i.) davanti al Consiglio dei Ministri, che tuttavia ancora non si è pronunciato.

Rilevanti e insanabili le illegittimità riscontrate.

Nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) di competenza regionale, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale aveva espresso (nota prot. n. 2465 del 4 febbraio 2019) un parere radicalmente negativo per il pesante impatto ambientale sul contesto di paesaggio archeologico (insediamenti e necropoli etruschi e romani del Fosso Arroncino di Pian di Vico) e storico (casale settecentesco di Pian di Vico, torre medievale di Castel d’Arunto, borgo e chiesetta medievali di San Giuliano) della Tuscia.

Lo stesso piano energetico regionale (P.E.R.) del Lazio, già adottato con deliberazione Giunta regionale n. 656 del 17 ottobre 2017 e in corso di approvazione definitiva, ha fra i suoi obiettivi strategici la riduzione al minimo del consumo del suolo, il riutilizzo di aree degradate, il rispetto del contesto ambientale, storico, naturalistico, nonché – per il fotovoltaico – l’ubicazione su edifici (non in centri storici) e in aree produttive.

Anche la Direzione generale delle Politiche abitative, e la Pianificazione Territoriale, Paesistica e Urbanistica della Regione Lazio, sempre nell’ambito della procedura di V.I.A. (nota prot. n. 763379 del 30 novembre 2018), aveva affermato che il progetto in argomento, “qualora venisse realizzato, produrrebbe un notevole impatto, in quanto andrebbe a occupare un’ampia superficie a destinazione agricola” pari a oltre 246 ettari, comprese alcune aree boscate.

Nonostante ciò, la Regione Lazio – D.G. Politiche ambientali e Ciclo dei rifiuti – Area Valutazione di impatto ambientale ha ritenuto (determinazione n. 98135 del 6 febbraio 2019) di emanare il provvedimento conclusivo positivo della procedura di V.I.A., ora impugnato in sede giurisdizionale e anche sottoposto all’attenzione del Consiglio dei Ministri per una decisione finale.

Sarà una dura e decisa opposizione nei confronti di una speculazione energetica per scongiurare un vero e proprio scempio ambientale annunciato della Tuscia, uno dei migliori esempi di paesaggio storico del Bel Paese.

Per ulteriori informazioni: http://gruppodinterventogiuridicoweb.com

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La Tuscia verrà divorata dal fotovoltaico http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/08/la-tuscia-verra-divorata-dal-fotovoltaico/ Tue, 20 Aug 2019 21:14:32 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=13120

di Fabio Balocco.

Il re è sempre più nudo e la bufala che tutte le energie alternative siano verdi, compatibili con territorio ed ambiente, si dimostra sempre più tale. L’ultimo esempio lo abbiamo in Tuscia, dove 250 ettari di terreni agricoli rischiano di essere sacrificati sull’altare dell’ossimoro dello sviluppo sostenibile.

Si tratta del progetto per la realizzazione di un “impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 MWp connesso alla Rtn”, proposto dalla società energetica romana Dcs s.r.l., in località Pian di Vico, nel Comune di Tuscania (Vt).

La potenza delle lobbies dell’energia green è talmente forte che, nel caso specifico, la Valutazione d’impatto ambientale (V.i.a). regionale ha avuto esito positivo, nonostante la soprintendenza per Archeologia, Belle arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale abbia espresso un parere radicalmente negativo per il pesante impatto ambientale sul contesto di paesaggio archeologico (“non compatibile con il contesto di riferimento, per estensione, tipo, materiali”, e “non compatibile con la tutela del territorio dal punto di vista paesaggistico e agricolo”). Nonostante che la Direzione generale delle politiche abitative, e la Pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica della Regione Lazio, sempre nell’ambito della procedura di V.i.a., abbia affermato che il progetto, “qualora venisse realizzato, produrrebbe un notevole impatto, in quanto andrebbe a occupare un’ampia superficie a destinazione agricola” pari a oltre 246 ettari, comprese alcune aree boscate.

A questo punto non restano che le vie legali per fermare quella che per me è solo una follia. Ed è la strada che hanno intrapreso Assotuscania, Gruppo d’intervento giuridico onlus, Italia nostra, Lipu – BirdLife Italia, Mountain wilderness Italia e Pro natura. Anche il ministero per i Beni e Attività culturali – Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio ha proposto formale opposizione davanti al Consiglio dei Ministri, che tuttavia ancora non si è pronunciato. Né si pronuncerà, data la crisi di governo. E il progetto di centrale fotovoltaica di Pian di Vico non è l’unico, purtroppo. A febbraio, dal protocollo regionale si evinceva che i progetti di centrali fotovoltaiche a terra presentati e sottoposti alla procedura di via nella Tuscia erano ben undici, per un totale di 1200 ettari!

Questo è il risultato di una politica scellerata da parte delle Regioni, che potrebbero vietare il fotovoltaico su terreni agricoli e non lo fanno. Dimodoché, oggi in Puglia abbiamo già ben 1480 ettari di installazioni; in Lazio 380; in Emilia Romagna 340. E ciò, malgrado le linee guida nazionali prevedano espressamente: “il ricorso a criteri progettuali volti ad ottenere il minor consumo possibile del territorio, sfruttando al meglio le risorse energetiche disponibili.

In compenso, ovviamente, nessuna norma che preveda l’obbligo di installazione di pannelli su edifici abitativi o industriali (non sia mai imporre vincoli all’Ance!) e nessuna centrale a combustibili fossili che venga chiusa. Mentre in parlamento giace, dimenticata, la proposta di legge che prevede il consumo zero di suolo. Si sa, per gli italiani i veri problemi sono l’ordine pubblico, i migranti, la legittima difesa. Del futuro dei nostri figli chissenefrega. Questa è l’Italia.

Tratto da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/08/15/la-tuscia-verra-divorata-dal-fotovoltaico/5385217/

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Lo scempio annunciato della Tuscia http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2019/02/lo-scempio-annunciato-della-tuscia/ Thu, 07 Feb 2019 14:27:59 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=12662

A cura del Gruppo d’Intervento giuridico onlus.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento giuridico onlus ha inoltrato (3 febbraio 2019) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti riguardo il progetto di realizzazione di un “Impianto fotovoltaico a terra della potenza di circa 150 MWp connesso alla RTN”, proposto dalla società energetica romana DCS s.r.l., in località Pian di Vico, nel Comune di Tuscania (VT).

Quasi 250 ettari di terreni agricoli e formazioni boscose della Tuscia che perderebbero le loro caratteristiche ambientali, paesaggistiche, socio-economiche per diventare una distesa di pannelli fotovoltaici di dubbia utilità.

Attualmente è in corso il procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) di competenza regionale.

Sono stati coinvolti i Ministeri dei beni e attività culturali (Ministro, Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Soprintendenza territoriale competente) e dell’ambiente (Ministro, Direzione generale valutazioni ambientali), la Regione Lazio (Presidente, Direzioni generali Ambiente e Territorio, Ufficio V.I.A.), il Comune di Tuscania.

La Direzione generale delle Politiche abitative, e la Pianificazione Territoriale, Paesistica e Urbanistica della Regione Lazio, nell’ambito della procedura di V.I.A. in corso (nota prot. n. 763379 del 30 novembre 2018), ha affermato che il progetto in argomento, “qualora venisse realizzato, produrrebbe un notevole impatto, in quanto andrebbe a occupare un’ampia superficie a destinazione agricola” pari a oltre 246 ettari, comprese alcune aree boscate.

Ma non finisce qui, purtroppo: sembra che a breve sarà richiesta la pronuncia di compatibilità ambientale (V.I.A.) anche per altri tre impianti di produzione energetica da fonte fotovoltaica nei Comuni di Tuscania (loc. Poggio della Ginestra), Tarquinia (loc. Casalone) e Viterbo (loc. Castel d’Asso).

Centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli e boscati stravolti dalla speculazione energetica, senza che venga eliminata nemmeno una centrale elettrica alimentata da fonti fossili..

La realizzazione di questi progetti energetici snaturerebbe radicalmente alcuni dei più pregiati paesaggi agrari della Tuscia con pesanti impatti sull’ambiente e sui contesti economico-sociali locali.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento giuridico onlus ha chiesto un intervento immediato per scongiurare un vero e proprio scempio ambientale annunciato della Tuscia, uno dei migliori esempi di paesaggio storico del Bel Paese.

Ulteriori informazioni qui.

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Gli amministratori pubblici non sono minimamente interessati a migliorare la viabilità… http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2018/01/gli-amministratori-pubblici-non-sono-minimamente-interessati-a-migliorare-la-viabilita/ Mon, 22 Jan 2018 22:29:37 +0000 http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/?p=11643

Uno dei lembi più suggestivi e incontaminati del Lazio minacciato da uno scempio che porta il nome di S.S. 675 “Umbro-Laziale” – Completamento del collegamento del porto di Civitavecchia con il nodo intermodale di Orte – Tratto Monte Romano Est-Civitavecchia. Il Forum Salviamo il Paesaggio da tempo è a fianco di chi si batte contro la realizzazione di questa devastazione: 18 km di tracciato stradale, a due carreggiate, con rilevati, viadotti, gallerie, transito di migliaia di macchine in una delle aree più importanti in Italia dal punto di vista faunistico e paesaggistico, oltreché turistico e storico.

Uno scenario sempre più incombente dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello scorso dicembre accolta con sdegno da tutte le sigle ambientaliste.
A questo proposito proponiamo la riflessione di Adrian Moss pubblicata il 10 gennaio su Explore Tuscia, bellissima realtà che promuove le bellezze culturali, paesaggistiche e storiche del Lazio settentrionale, in merito all’ipotesi che la famigerata superstrada venga completata a spese di un ambiente protetto di valore inestimabile, annoverato tra i siti d’importanza comunitaria SIC, come la Valle del Mignone. Ambienti ormai estremamente rari non soltanto in Italia ma in tutta l’Europa.

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di Adrian Moss, Explore Tuscia.
Gli amministratori pubblici non sono minimamente interessati a migliorare la viabilità per il cittadino, se lo fossero stati avrebbero dovuto già da anni rimettere in una condizione di percorribilità la via Cassia (attualmente una vergogna, un pericoloso slalom tra voragini di diversa profondità che con le piogge diventano dei veri e propri guadi!) e l’ Aurelia Bis con la messa in sicurezza e la creazione di un sottopassaggio a Monte Romano.

Se fossero interessati realmente a migliorare la viabilità, oggi le priorità dovevano essere la Cassia e la Aurelia Bis così come altre strade statali, regionali e comunali che giacciono nel più completo abbandono. Sono percorse quotidianamente dai cittadini residenti per gli spostamenti necessari alle loro attività, strade statali o provinciali che finora hanno sostenuto il traffico regionale e che ancora sarebbero in grado di sostenerlo se fossero sottoposte a manutenzione periodica e ad ammodernamenti.

Se soltanto fossero preoccupati di migliorare la viabilità, una priorità avrebbe dovuto essere il miglioramento del collegamento ferroviario tra Viterbo e Roma, attualmente in stato di degrado ed abbandono. Una cosa è certa, il miglioramento razionale e senza spreco di risorse economiche della viabilità e dei collegamenti pubblici ci trova tutti d’accordo. Le persone ben informate sanno bene che per migliorare la viabilità non è necessario distruggere ambienti naturali protetti da direttive Europee – ambienti di alto valore economico, ambientale, paesaggistico e rurale.

Per motivi evidenti si instaura dunque un dibattito assurdo e kafkiano che non ha motivo di essere: per o contro il miglioramento della viabilità? Un dibattito che non esiste perché siamo tutti d’accordo a migliorare la viabilità – sia quelli che chiamano “ambientalisti” e non.

Sono le scelte da parte di Anas, disposte dal governo, che, tentano di far credere ai meno informati che l’unico modo di migliorare la mobilità sia distruggere ambienti protetti di valore inestimabile (perché ormai estremamente rari, non soltanto in Italia ma in tutta l’Europa tanto da essere annoverati, appunto, tra i siti d’importanza comunitaria SIC). La distruzione di un ambiente che mai potrà essere recuperato per “guadagnare” 8 minuti di percorrenza per raggiungere Civitavecchia – non è previsto uno svincolo per Tarquinia ne Monte Romano. La devastazione di un patrimonio altrimenti destinato alle generazioni future per andare più veloci di 8 insulsi minuti. Otto minuti sembrano essere fondamentali per l’interesse dell’intera nazione quando per percorrere in treno la distanza Roma /Viterbo si impiegano due ore e mezza e nessuno sembra scandalizzarsi di questo, così come nessuno si preoccupa delle condizioni delle due principali arterie statali che attraversano la provincia. Il legittimo dubbio che qualcuno guadagni di più dalla costruzione ex novo di una devastante superstrada piuttosto che dal recupero e rimessa in efficienza del patrimonio viario preesistente viene.

Una domanda sorge spontanea: perché in tempi di crisi non solo economica ma anche di consumo di suolo, qualcuno ritiene più proficuo spendere centinaia di milioni di euro per costruire ex novo una via che comunque poco servirebbe alla quotidianità dei residenti locali e rattoppare (forse!) vie che invece sono indispensabili ai cittadini residenti? Servirebbe un economista per aiutarci a capire come una superstrada per la quale si spenderanno diverse centinaia di milioni di euro possa aiutare la nazione e l’economia locale. Sicuramente fornirà per qualche anno un discreto introito alle ditte europee che lavoreranno alacremente nel nostro territorio, lasciando alla fine dei lavori un ambiente distrutto, per una bella superstrada (magari a pedaggio!!) per il trasporto di merci provenienti da chissà dove, strade comunali sempre più degradate, e la maggior parte della manodopera locale emigrata per mancanza di lavoro. Verrà sicuramente distribuita qualche briciola della cospicua torta qui e là ai locali in modo da tenere tutti tranquilli ed il resto andrà a chi in questo territorio non ci vive e ha solo l’interesse a spremere il limone prima di gettarlo via. Il miglioramento della viabilità deve servire in primo luogo ai cittadini che vivono e lavorano quotidianamente sul territorio, che hanno alle loro spalle una tradizione agricolo/pastorale di intenso legame con il territorio stesso e tutto l’interesse a preservarlo per i loro figli, perché possa rappresentare una futura risorsa ambientale, culturale, umana, economica. La parola progresso contiene al suo interno la concezione che si passi da una condizione di bene al meglio, una superstrada nella valle del Mignone per “guadagnare” 8 miserabili minuti ha un costo troppo alto per la popolazione locale per poter essere accettata. Il vantaggio che viene tanto declamato sarebbe riservato solo alla solita oligarchia a cui nulla importa se non di gonfiare il proprio portafogli ed il proprio potere a discapito come al solito della gente e dell’ambiente a cui la sorte futura dell’umanità è indissolubilmente legato.

Ammettere che non possiamo migliorare la viabilità senza distruggere ambienti protetti di alto valore socio economico destinati alle generazioni future significa ammettere che siamo degli imbecilli. Fare una superstrada in una zona protetta appare un crimine ambientale (il reato ambientale) a tutti gli effetti.

Non sarebbe ora di utilizzare questi soldi pubblici per migliorare veramente la viabilità nella Provincia e nella capitale piuttosto che distruggere quel poco territorio inalterato che ci rimane? Ieri su Rai3, Presa Diretta ha mandato in onda una puntata sulla mobilità sostenibile che all’estero, e in qualche piccola città d’ Italia, è già tutt’altro che un utopia – basta un po’ di volontà politica e la voglia di cambiare strada. Piuttosto che di ostinarsi a scegliere la distruzione ambientale e la morte, scegliere il progresso intelligente e la vita.

http://www.exploretuscia.com/gli-amministratori-pubblici-non-minimamente-interessati-migliorare-la-viabilita/

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