Dal Corriere della Sera del 4 agosto 2012
Articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella
Tregua tra i partiti per approvarla (in mezz’ora).
Gli ambientalisti: deroghe per palazzi, ipermercati e hotel accanto agli impianti
Viva il Milan e viva l’ Inter, viva l’ Atalanta e viva la Sampdoria, viva il Palermo e viva la Salernitana e insomma viva tutti: ma perché costruire uno stadio dovrebbe essere più facile che tirar su una scuola, una caserma dei pompieri o un ospedale?
Te lo chiedi leggendo la nuova legge che vorrebbe dare un’ accelerata a tutti i nuovi impianti sportivi che abbiano in allegato ipermercati, ristoranti, condomini…
Legge votata in mezz’ ora, grazie a una tregua-lampo nella rissa tra i partiti, da un’ ammucchiata mai vista.
Tema: possibile che un Parlamento capace di rifiutare la corsia preferenziale alla legge sui bilanci dei partiti mentre si consumava lo scandalo dei rimborsi elettorali gestiti dai tesorieri della Margherita Luigi Lusi e della Lega Francesco Belsito, non l’ abbia invece negata a un provvedimento come questo, approvato fulmineamente in 30 minuti netti dalle 13.55 alle 14.25 di giovedì 12 luglio, in «sede legislativa» da una commissione di 44 deputati, senza passare per l’aula?
Seconda domanda: perché se n’ è occupata la Commissione cultura, scienza e istruzione invece di quelle che hanno a che fare con l’ urbanistica o i lavori pubblici? Perché ha competenza sullo sport? Ma «che c’ azzecca», per dirla in «dipietrese», con la costruzione di questi trans-stadi-ipermercati-hotel?
Ma qui proprio il caso dipietrista pone la terza domanda: come mai, nel bel mezzo di una guerra termonucleare contro tutto e tutti, la stessa Idv s’ è associata al coro degli entusiasti della nuova norma?
Tutti, l’ hanno votata. O quasi: la sola Luisa Capitanio Santolini, a nome dell’ Udc, ha votato contro: era delusa che il testo, frutto «del lavoro condiviso», non fosse «meditato e discusso ulteriormente». Gli altri, tutti insieme appassionatamente. Maria Coscia, del Pd, lo ha benedetto come «un provvedimento di grande utilità per il mondo dello sport». Rocco Crimi, il tesoriere del Pdl, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per la vigilanza sul Coni, già consulente farmacologo della Roma Calcio e dell’ istituto di Medicina dello sport Coni-Fmsi, ha esultato per gli «importanti miglioramenti» apportati nella seconda lettura alla Camera dopo il passaggio al Senato nell’ ormai lontano 2009. Pierfelice Zazzera, vicepresidente della commissione, dipietrista, ha applaudito. E non è mancata, in chiusura, l’aspersione dell’ incenso governativo: operazione assegnata al ministro dello Sport Piero Gnudi, speranzoso d’aver dato il via a «un volano per l’ economia».
Le firme in calce alla legge, risultato dell’ unificazione di più proposte, sono un arcobaleno.
Spiccano su tutti gli azzurri Luigi Grillo e Paolo Barelli, presidente della Federnuoto. Ma anche esponenti del Pd quali l’ imprenditore farmaceutico Andrea Marcucci, Mariapia Garavaglia o Anna Maria Serafini, moglie di Fassino. E i leghisti? Hanno preferito non sbilanciarsi in dichiarazioni di voto: metti mai che poi i tifosi padani dell’ Albinoleffe o della Solbiatese. Ma il loro okay, alla fine, non lo hanno fatto mancare. La lettura del provvedimento è molto istruttiva fin dal titolo: «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi anche a sostegno della candidatura dell’ Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale».
Messa così, sembrerebbe il via libera a uno sforzo per costruire nuovi «Maracanà» o nuovi «Santiago Bernabeu». Insomma: tre o quattro spettacolari strutture in grado di farci fare un figurone planetario. No: per beneficiare della «semplificazione e dell’ accelerazione delle procedure amministrative» non serviranno più neppure i limiti previsti dalla versione uscita dal Senato: almeno 10 mila posti a sedere allo scoperto e 7.500 al coperto. Nella nuova stesura ne basteranno rispettivamente 7.500 e 4.000.
Col risultato, tremano gli ambientalisti, che la soglia si è abbassata al punto di invogliare alla costruzione di stadi e palazzetti «ibridi», cioè affiancati da ipermercati e hotel e sale gioco e beauty center in deroga ai piani urbanistici, anche nelle cittadine di provincia. Che certo non punteranno mai a ospitare le Olimpiadi o gli Europei. Novità: la società sportiva che realizza l’ impianto dev’ essere riconosciuta dal Coni. Che si va ad aggiungere alla miriade di enti e istituzioni che hanno competenza sulle opere pubbliche.
Fin qui, direte, è roba di sport. Vero. Ma tutto fa pensare che la «ciccia», quella vera, non sia negli impianti. Ma in quel comma, il numero 2 dell’ articolo 4, più insidioso. Che recita: «Il progetto per la realizzazione di complessi multifunzionali può prevedere ambiti da destinare ad attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali».
Poche parole, ma tali da far sospettare a Legambiente, come si legge nel dossier elaborato con l’ Istituto nazionale di Urbanistica e il Consiglio nazionale degli Architetti, che «questo provvedimento non è pensato per le squadre di calcio ma per chi vuole realizzare speculazioni edilizie. Perché altrimenti prevedere che si possano realizzare case e alberghi, centri commerciali e uffici? E senza neanche una scadenza legata a un avvenimento sportivo, per cui varrà per sempre come procedura speciale, permettendo in pochi mesi di rendere edificabili terreni agricoli e persino, con alcune forzature, aree vincolate»!
Assurdo, accusa il dossier: «Del resto l’unico grande stadio realizzato in Italia in questi anni, lo Juventus Stadium di Torino, non ha avuto bisogno di procedure speciali, né di essere finanziato dalla costruzione di case e alberghi».
Qui no, qui «la vera invenzione è nella formula “complessi multifunzionali” definiti come “complesso di opere comprendente ogni altro insediamento edilizio ritenuto necessario e inscindibile purché congruo e proporzionato ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario”». Parole così generiche da comprendere e consentire tutto.
Le procedure, accusa Legambiente, «sono davvero speciali: si presenta uno studio di fattibilità finanziario e di impatto ambientale, entro 90 giorni la giunta comunale si esprime, convoca una conferenza di servizi per le varianti ai piani vigenti e l’ approvazione del progetto da concludersi entro 180 giorni, e poi dopo l’ approvazione del consiglio comunale (entro 30 giorni), si può partire con i lavori». Evviva la velocità: ma i rischi?
Un solo caso tra i tanti ricordati dal dossier: l’area scelta dalla Lazio, 600 ettari e su cui realizzare 2 milioni di metri cubi, «si trova intorno al km 9,4 della via Tiberina in area di esondazione del Tevere vincolata dal punto di vista idrogeologico ed archeologico».
Un pasticcio. Che spacca anche i partiti. A partire dal Pd.
Basti leggere le dichiarazioni di fuoco, dopo il via libera della legge alla Camera (adesso deve tornare in Senato ma stavolta dovrà passare per l’ aula) di Ermete Realacci o di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, secondo i quali è «una nuova legge-porcellum. Tagliata su misura sugli appetiti speculativi di pochi presidenti di società di calcio. Gli stadi sono solo un pretesto, la vera intenzione è realizzare grandi volumetrie commerciali, residenziali, direzionali fuori dalle previsioni e dai limiti dei piani regolatori». Rispondano anche i tifosi: ne vale la pena?
L’ iter e le regole:
Il testo:
Lo scorso 12 luglio la VII Commissione (Cultura) della Camera ha approvato il progetto di legge A.C. 2800 per la realizzazione di nuovi impianti sportivi e la ristrutturazione di quelli esistenti. Ora il testo dovrà ora tornare all’ esame del Senato (da dov’ era partito) dopo qualche modifica.
Il contenuto:
Il provvedimento ha come obiettivo dichiarato di semplificare le procedure amministrative e il processo di realizzazione degli impianti sportivi con almeno 7.500 posti a sedere allo scoperto o 4.000 al coperto.
Tra le varie disposizioni c’ è anche quella di un aumento edificatorio delle cubature nelle aree interessate dai progetti.
Componenti e proponenti:
I membri:
I deputati che compongono la Commissione cultura della Camera sono in tutto 44: 15 del Pdl, 15 del Pd, 4 della Lega Nord, 3 dell’ Udc, 2 di Fli, 3 misto, 1 dell’ Idv e 1 di Popolo e Territorio.
I proponenti:
Il progetto di legge ora al vaglio del Senato è stato proposto nel 2009 dagli eletti a Palazzo Madama di diverse aree politiche.
L’ iter:
Al Senato l’ iniziativa legislativa è stata esaminata in prima lettura in commissione nel periodo gennaio-ottobre 2009, successivamente è approdata alla Camera dove, nella Commissione cultura, è stata discussa in prima lettura da maggio 2010 fino allo scorso luglio, dov’ è stata approvata con modifiche. Ora è ritornata al Senato.
L’aggressione al territorio è considerato il cuore della ripresa economica. Le politiche del governo vanno in quella direzione per incentivare gli investimenti, creare occupazione, rimpinguare il gettito fiscale. Lo vogliono le politiche locali per gli stessi motivi, per ricavare altre risorse attraverso gli oneri di urbanizzazione . Se si vuole tutelare il territorio non si può tutelare il PIL. Decidete ecologisti etici-civici che fare, da che parte stare.
A Bari il Comune ha messo in vendita il “Megastadio” costruito per i mondiali del ’90, vero monumento allo spreco, la cui manutenzione ha altissimi costi e per rendere appetibile la vendita, ha consentito costruzioni nell’area circostante allo stadio, adibito a verde e parcheggio, con una variante al piano regolatore.Con quali mezzi i cittadini possono impedire questo sconcio dopo aver invano, a suo tempo nell’ottanta,denunciato spreco di territorio ed economico fatto per una sola partita di calcio ed ora crea seri problemi? marisa
Un giorno a Piero Grasso fu chiesto: quali sono le attività lavorative dove possiamo trovare la presenza della mafia? egli rispose: tutte quelle che richiedono spostamento di terra (scavi, gallerie, costruzioni immobiliari ecc) Ora chiediamoci: a chi può interessare questa legge “salva stadi”? e perchè viene velocemente approvata da una commissione parlamentare di cui fanno parte esponenti di tutti i partiti?
Che c’entra il calcio da stadio con lo sport? Una bolla alcoolica che distoglie risorse dalla cultura e dalla partecipazione, relegando milioni di persone alla lobotomizzazione sociale.
Quanta avidità… finchè si accorgeranno di aver distrutto anche la LORO terra, dei loro figli.
Però: Finchè esistono persone che ne prendono coscienza e non accettano, c’è speranza! Anche i “piccoli” come noi, messi assieme, possono formare qualcosa di “grande”. Ho la speranza che Salviamoilpaesaggio sia solo l’inizio.
In Italia non si sa fare o progettare nient’altro che costruire, a favore degli speculatori, a detrimento del territorio, con scarso beneficio pubblico, o addirittura in modo dannoso.
Ma quelli dell’IDV sono conniventi o sono imbecilli?
L’Italia è una repubblica fondata sulla speculazione edilizia e sulla distruzione del suolo e del paesaggio.
Meraviglia che nella costituzione i cosiddetti “Padri” siano riusciti ad inserire l’art.9 sulla tutela del paesaggio!!!!!
Forse erano altri tempi ed un pò di uomini di cultura c’erano.
Oggi invece ci sono quelli che la “cultura” se la mettono sotto i piedi ogni giorno e se gli chiedi che cosa è la cultura, magari ti rispondono che è un nuovo modo di cucinare le patate!!!!
La solita legge-schifo fatta ad uso e consumo dei soliti speculatori. Il triste è l’asservimento della politica a questi “signori”, e, come ormai consuetudine, il non curarsi della volontà dei cittadini che li hanno eletti. Quando finirà tutto questo? Ho paura che bisognerebbe cambiare il DNA del Paese.