di Alessandro Mortarino.
In molti ci hanno chiesto come mai il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio quest’anno non abbia promosso iniziative per celebrare degnamente la Giornata mondiale per il suolo, che puntualmente cade il 5 dicembre. A tutti abbiamo risposto con ferma cortesia, sottolineando che quest’anno proprio non ci pareva il caso, ma che non doveva essere considerata un’azione polemica, uno snobbismo alternativo, un atto di distinguo: ben vengano celebrazioni per richiamare lo stato di emergenza assoluta in cui versano i suoli italiani e di tutto il pianeta. Accendono riflettori troppo spesso lasciati fiocamente a rischiarare un problema grave, amplificano informazioni che la “gente normale” pare trascurare, aiutano a pensare.
Però una Giornata all’anno è una giornata. Ventiquattro ore di dati sciorinati, di terrore – giustamente – infuso. Poi torna il silenzio.
Un silenzio, ormai lo sappiamo, che è come un solco fra la scienza e la statistica – che da anni avvisano del pericolo – e la “politica”. Che prima non sapeva e ora finge di non sapere ancora. Che comprende, ma si fa vincere dal timore di guidare un cambiamento necessario, indispensabile, non più procrastinabile.
No, quest’anno non ce la siamo sentita. Di sciorinare dati, dispensare anamnesi, proporre cure. Abbiamo lasciato ad altri il compito di farlo, celebrando degnamente una giornata mondiale.
Noi abbiamo preferito continuare a lavorare e lavorare. Perchè dal febbraio dello scorso anno al nostro Paese noi abbiamo voluto offrire una risposta, tecnicamente e scientificamente efficace: una Proposta di legge per ARRESTARE il consumo di suolo e, allo stesso tempo, rilanciare il comparto edile (tra i principali artefici del nostro PIL) verso il riuso dei suoli urbanizzati.
E da marzo dello scorso anno questa nostra proposta è in discussione al Senato, tra alti e bassi di un iter che ancora una volta pare non avere fine.
Quest’anno il 5 dicembre ci pareva un momento di vita sociale troppo breve per festeggiarlo con lo sfarzo cerimoniale che ogni Giornata mondiale trascina con sè. Troppo breve.
Gli abbiamo preferito uno slogan, mormorato a fil di voce come si conviene tra persone sensibili, che sanno quale deve essere la rotta, conoscono gli scogli affioranti e sono pronti a solcare nel mare aperto.
Dopo la Giornata mondiale del suolo, dopo il 5 dicembre, mentre i riflettori si spengono, noi abbiamo chiaro che dal 6 dicembre 2019 al 4 dicembre 2020 sarà l’ora dell’anno (italiano) del suolo.
La nave è pronta da tempo e noi tutti ci siamo già imbarcati. L’orizzonte ci osserva e noi osserviamo l’orizzonte: la meta è davanti a noi.
Un giorno non basta, proviamo con un (altro) anno.
Senza celebrazioni, il 5 dicembre abbiamo discusso di come portare il tema suolo/paesaggio nelle attività didattiche che il Ministero dell’Istruzione ha deciso di inserire (un’ora alla settimana) nei percorsi scolastici.
Abbiamo definito una “Mozione” da trasmettere ai consiglieri di tutti i Comuni italiani per chiedere di sollecitare – dai territori – la ripresa concreta dell’iter di approvazione di una norma nazionale che contrasti il consumo di suolo: la nostra Proposta di legge e non altre.
Abbiamo posto le basi per un grande seminario scientifico (e politico…) nazionale che renda palese ciò che il mondo accademico, della ricerca e della scienza continuano a dire: dobbiamo cambiare rotta (ma ora lo dice anche la Corte dei Conti…).
Abbiamo intensificato le elaborazioni dei cinque gruppi di lavoro attualmente impegnati all’interno della nostra Rete nazionale (che, magari giova ricordarlo, è costituita da oltre 1.000 organizzazioni e decine di migliaia di singoli aderenti individuali).
E’ la celebrazione che quest’anno volevamo donare ai cittadini italiani. E così abbiamo fatto.
Ora, 6 dicembre, possiamo leggere la rassegna stampa della Giornata mondiale di ieri. Tutti concordi: il suolo è una risorsa non riproducibile, fragile, da difendere.
Ma come?
Con i fatti.
Con le scelte.
Approvando la nostra legge per l’ARRESTO del consumo di suolo e il riuso dei suoli urbanizzati.
Solo così. Altrimenti sono parole e ipocrisie.
Dal 6 dicembre inizia (meglio dire: continua) un percorso: chi non è ancora salito sulla nave, lo faccia. Non garantiamo passeggiate, ma fatiche.
Il premio è il risultato finale: la difesa – vera – di un bene comune. Il primo di una lunga serie…