Pro Natura Torino scrive al sindaco e agli assessori per analizzare la situazione delle aree verdi cittadine, luoghi essenziali per la vita di una comunità e ora ben chiaro a tutti dopo l’isolamento sociale derivato dall’emergenza pandemica.
Talvolta è destino che scopriamo l’importanza di tanti beni comuni che crediamo di avere sempre disponibili soltanto nel momento in cui ne veniamo privati. Ciò è avvenuto in questi ultimi due mesi, dal momento in cui tanti si sono resi conto che le misure emergenziali in campo sanitario per l’epidemia di Corona Virus assunte dal Governo e dalle Regioni, oltre ad avere tante conseguenze gravi sul piano economico-sociale, e nei rapporti personali all’interno delle famiglie e nella vita quotidiana, hanno privato i cittadini sia giovani che anziani della disponibilità di un bene prezioso, come l’importante patrimonio ambientale costituito dai parchi e dalle aree verdi cittadine, dalle rive dei fiumi e dalla collina di Torino.
Le conseguenze della crisi così ampia che stiamo vivendo sono gravi e ancora difficili da valutare, anche per quanto riguarda le ripercussioni sui diversi tipi di mobilità e sull’ambiente urbano. Senza entrare in merito ad un’analisi che impegnerà molti mesi per essere approfondita, vogliamo qui segnalarne alcuni aspetti importanti anche per la salute fisica e mentale dei cittadini.
Un primo tema riguarda la frequentazione dei grandi parchi urbani: sono una risorsa primaria per la popolazione, e le nuove regole di “distanziamento sociale” rendono ormai improponibile che possano essere candidati ad ospitare “grandi eventi”, fiere e manifestazioni commerciali, e iniziative di vario genere.
Questo vale per tutti i parchi cittadini, ma in particolare per il parco del Valentino, che è stato agli onori (o disonori) della cronaca nei mesi precedenti per presunti e amplificati fenomeni di insicurezza, degrado, abbandono; un’immagine distorta che si imputava al venir meno di quelle attività di intrattenimento notturno che mal si conciliavano colle sue caratteristiche storiche e ambientali. Tali attività saranno ancor meno riproponibili nelle forme precedenti, dopo la crisi attuale. La sua chiusura, protrattasi per oltre due mesi, ha fatto capire il grande valore di questo vasto parco urbano per il “respiro” di tanti cittadini e le loro attività motorie, nel momento in cui tanti giovani e meno giovani erano confinati in piccoli spazi o (alla meglio) nei cortili condominiali. Purtroppo il Valentino e gli altri parchi sono stati “presidiati” militarmente, a seguito delle decisioni del Governo e delle Regioni, proiettando un’immagine distorta di luoghi “pericolosi e insani”, ed ora è importante ribaltare in positivo quest’immagine, promuovendo la riscoperta dei nostri parchi e riaprendoli ad un utilizzo corretto. Un conto era evitare assembramenti, tenendoli sotto controllo, un altro proibirne qualsiasi utilizzo sportivo e ludico e perfino le passeggiate solitarie o con i bambini come purtroppo è avvenuto.
Al Valentino oggi, a distanza ormai di quasi 6 mesi, è giunto il momento migliore per dare attuazione alla Delibera della Giunta Comunale del 23 ottobre 2019, che varava la pedonalizzazione di viale Boiardo e viale Millio, sottraendoli ad inutili parcheggi e al traffico veicolare, ampliando la ZTL Valentino. Si trattava di un primo passo significativo, sollecitato da Pro Natura e attuato col consenso della Circoscrizione, per dare attuazione al Regolamento del Parco e limitare l’afflusso delle auto. La domanda oggi è questa: “Se non ora quando”? Alla vigilia della stagione estiva occorre dare concretezza a questa decisione, restituendo ai cittadini un’altra porzione del parco. Dopo la crisi innescata dal Corona Virus si dice da più parti che le città dovranno orientarsi sempre più verso la “mobilità dolce” e la ciclabilità; ed allora occorre fare qualche passo concreto in questa direzione, liberando progressivamente il parco dalle auto e dai parcheggi.
Un’altra grande risorsa ambientale della città di Torino la cui fruizione è stata in questi due mesi inibita ai cittadini è il vasto patrimonio dei parchi e dei boschi collinari, risorsa raggiungibile a piedi da tutta la fascia fluviale, utilizzando una fitta rete di sentieri segnalati e resi percorribili soprattutto da Pro Natura Torino grazie al concorso di tanti volontari, che rientra nel più vasto Coordinamento dei Sentieri della Collina Torinese a cui aderiscono oltre 30 comuni e tante associazioni.
Una rete di sentieri che collegano parchi ed aree verdi collinari con i parchi fluviali, riservata alla “pedonalità”, anch’essa per oltre due mesi proibita a qualsiasi tipo di frequentazione. In una nuova idea di città “post-pandemia”, che privilegi la “mobilità dolce” e gli spostamenti a corto raggio, senza utilizzo dell’auto, questo patrimonio di parchi, boschi e sentieri collinari, che fino al XVIII secolo era definito come “La Montagne de Turin”, andrebbe valorizzato e adeguatamente supportato dalla Città, anziché caricarlo sulle esigue spalle di pochi volontari. Senza grandi investimenti di risorse si potrebbe far conoscere, mantenere e valorizzare questa ricchezza ancora poco conosciuta. Quale miglior investimento per il futuro in un’ottica di sostenibilità e di “resilienza”? Gli “anziani” per primi, che si vorrebbero confinare tra quattro mura, potrebbero agevolmente usufruirne, con giovamento della loro salute, unitamente a tutta la rete dei parchi urbani da far meglio conoscere e valorizzare.