di Coalizione Art.9
Le associazioni che si riconoscono nella Coalizione Art. 9 notano l’appiattimento, da un paio di decenni, di una parte dell’ambientalismo italiano sulla questione energetica, e in particolare sulle rinnovabili, senza mantenere la terzietà che invece va riconosciuta ad ISPRA. Infatti, 12 associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente Italia, e WWF Italia, contestano l’annuale rapporto redatto dall’Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale perché annovera il fotovoltaico a terra tra le forme di consumo di suolo. Secondo queste associazioni, il FV, pur occupando il territorio, non consumerebbe suolo. Al contrario, lo preserverebbe, in diversi casi, “da usi ben peggiori” e non produrrebbe in questi “alcun impoverimento di nutrienti, humus, biodiversità”.
A parte l’assurdità di considerare ipotetici futuri usi peggiori un motivo per coprire il suolo con pannelli solari, esistono molti studi che dimostrano il contrario: solo per rimanere in Italia, uno studio dell’Università della Tuscia, pubblicato su Science Direct nel giugno del 2022 (cliccare qui per leggere l’articolo) ha paragonato le proprietà fisiche, chimiche e biologiche di un terreno coperto per 7 anni da pannelli fotovoltaici con uno limitrofo non coperto e i risultati attestano una variazione della fertilità del suolo con significativa riduzione della capacità di ritenzione idrica e della temperatura del suolo, oltre all’aumento della conducibilità elettrica (EC) e del pH. Sotto i pannelli, la materia organica del suolo è stata drasticamente ridotta, inducendo una parallela diminuzione dell’attività microbica (valutata come respirazione o attività enzimatica) e della capacità di sequestro della CO2. Ne consegue dunque una drastica riduzione dei servizi ecosistemici che le porzioni di suolo occupate per più anni dai pannelli fotovoltaici sono in grado di erogare. Una futura riconversione ad uso agricolo potrebbe richiedere molto tempo e risorse.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente definisce consumo di suolo non solo l’estensione di aree edificate ma anche quella dei terreni soggetti a sfruttamento, soprattutto intensivo, da parte dell’agricoltura, della silvicoltura o di altre attività economiche. Una definizione che rimanda al concetto di “suolo naturale” che la copertura fotovoltaica compromette per decenni (si veda EEA Glossary) Come si può pretendere che ISPRA venga meno alla definizione di consumo del suolo formulata ufficialmente dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, che è la “casa madre” delle agenzie di protezione ambientale dei paesi membri dell’Unione Europea?
Le 12 associazioni contestano anche che si possa fare a meno del fotovoltaico a terra per soddisfare il fabbisogno da energia rinnovabile, pur riconoscendo che le stime di ISPRA possano essere realistiche (cioè, la possibilità di raggiungere dai 70 ai 92 GW di nuova potenza fotovoltaica utilizzando le coperture esistenti). Anche in questo caso ci sono molte evidenze che le stime di ISPRA siano corrette: un recente studio eseguito dalla tech-company Cerved avrebbe individuato 110.000 tetti di stabilimenti industriali (censiti con indirizzo e ragione sociale) su cui si potrebbero installare pannelli fotovoltaici di grande taglia, che potrebbero produrre 30 GW di potenza, ovvero più della metà del target fissato al 2030 dal piano Fit For 55 (qui l’articolo sullo studio Cerved).
Nel ribadire la piena fiducia nella competenza e terzietà di ISPRA, Coalizione Art 9. richiama quanto già sollecitato da Coldiretti: che i titolari degli impianti realizzati sul suolo delle aziende agricole siano gli imprenditori agricoli stessi e non le aziende energetiche.
Coalizione Art. 9 è in favore dei pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni e delle abitazioni non gravate da vincoli di tutela e lungo le infrastrutture di comunicazione perché non compromettono l’ambiente, il paesaggio, la biodiversità e la sicurezza alimentare.
Coalizione Art. 9
Altura
Amici della Terra
Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli
AssoTuscania
Centro Parchi Internazionale
Comitato Nazionale del Paesaggio
Comitato per la Tutela dei Crinali Mugellani (CTCM)
Emergenza Cultura
ENPA
Gruppo Ambiente e Territorio Mongrassano
Gruppo d’Intervento Giuridico GRIG
Italia Nostra
L’Altritalia Ambiente AIA
Liberi Crinali
Memoria e Futuro
Mountain Wilderness
Movimento Azzurro
Pro Natura
Respiro Verde Legalberi
Salviamo il Paesaggio Roma e Lazio
Salviamo l’orso OdV
Wilderness Italia
E ripetiamolo fino alla noia, anche se non c è peggior sordido di chi non vuol sentire : i TETTI (e parliamo solo di quelli extraurbani!) bastano e avanzano per il fabbisogno di fotovoltaico. Lo dice con numeri eloquenti ISPRA, istituzione scientifica fra le più serie. Purtroppo ci si fanno meno soldini che con il massacro delle superstiti campagne italiane e correlato paesaggio identitario
4 La terra non può essere svilita a fabbrica di corrente per incancreniti capricci, ma DEVE
innanzitutto continuare a fornire alimenti, anche se il cibo a prezzi stracciati e
senza stagionalità ha fatto perdere questa ancestrale e sacra percezione. L’Italia è
infatti forteme
nte deficitaria di quasi ogni materia prima e OGNI SPICCHIO DI
TERRA ANDREBBE COLTIVATO. (E lo sarebbe se i redditi fossero dignitosi).
La Pace fra le Nazioni, poi, è fenomeno storicamente raro, e i facili scambi
commerciali, che oggi mascherano e suppliscono i gravi deficit, potrebbero
interrompersi in caso di conflitti (scritto prima del conflitto ucraino) E l’aria che tira fra i grandi blocchi non è la migliore.
Un problema grave per l’Italia con un pesante deficit produttivo agroalimentare:
mancano il 64% di frumento tenero, il 40% del duro (e relative difficoltà a garantire
una pasta totalmente italiana) il 50% di mais, il 70% di soia…e anche la carne, il
pesce (Ismea) e quasi tutte le altre materie prime, anche le più impensabili come le
noci (-75%) o le nocciole (-30%), malgrado la fiorente industria dolciaria italiana.
1 TRANSIZIONE, ecologica??
La Terra, la superstite terra fertile, non è Res nullius, né, ancora, derelictae;
non è illimitata e non va consumata e umiliata con aggettivi che di ecologico hanno
solo la sfacciataggine.
Milioni di km di sovrastrutture (già definiti indispensabili) hanno occupato, tombato
e impermeabilizzato in una sola generazione il 28% delle campagne. Un’anarcoide
rincorsa al cemento si è accanita sui più fertili ma scarsi terreni di pianura, e ancora lì
si pretende spazio per il fotovoltaico (175 000 ettari secondo il PNRR, come la
scomparsa di intere province granarie, e di grano ne manca tantissimo e sempre più
ne mancherà).
Gravissima è la delegittimazione in corso delle Sovrintendenze, ultimo baluardo a
difesa del Patrimonio ambientale e culturale italiano, additate al pubblico ludibrio
come responsabili di colpevoli ritardi alla pretesa rapida autorizzazione invece di
palesi scempi.
Con tecnica da basso marketing b si chiamano ipocritamente ” parchi” questi
invasivi oltraggi alla Bellezza. E malinconica e surreale è la prezzolata pretesa di far digerire
queste schifezze come nuovo moderno paesaggio.