di Maurizio Bongioanni.
Domenica 22 ottobre si è tenuta una marcia in difesa dei fiumi Zero e Dese, fiume quest’ultimo che dopo aver raccolto le acque dello Zero nel comune di Quarto d’Altino, sfocia nella laguna di Venezia. Entrambi sono fiumi di sorgiva che nascono da fontanazzi della pianura trevigiana così come il loro fratello più famoso che si chiama Sile e che attraversa Treviso (e anche lui, deviato nel vecchio corso del Piave, finisce in Laguna).
La marcia del comitato guidato dal gruppo Salviamo il Paesaggio di Mogliano Veneto – insieme a molte altre associazioni – ha l’obiettivo di stipulare all’inizio del prossimo anno una “Carta del Dese e dello Zero”, documento che impegni Sindaci e Consigli comunali a diventare parte attiva nella difesa delle acque di superficie.
Infatti, i fiumi Dese e Zero sono periodicamente vittime di sversamenti inquinanti che, a detta del comitato organizzatore, “rimangono quasi sempre impuniti”, cioè subiscono danni ambientali che ne impoveriscono la qualità delle acque e ne riducono la biodiversità.
La Carta proposta ai Comuni ha l’obiettivo di raggiungere i seguenti obiettivi:
- informare con cadenza almeno annuale la cittadinanza sulla risorsa ecosistemica, potenzialmente garantita da questi due fiumi di risorgiva (corridoi ecologici di biodiversità);
- verificare le aziende, agricole e no, a ridosso dei due corsi d’acqua, per quanto riguarda il trattamento dei residui delle loro attività;
- vigilanza 24 ore su 24 gestita in comune dalle nove amministrazioni competenti da parte di una figura specificamente deputata, oppure con incarico a ARPAV;
- valutazione periodica dello stato degli inquinanti rilevati da ARPAV per predisporre interventi correttivi e verifica della eventuale necessità di aumento delle centraline di rilevamento;
- avvio collaborazioni tra Università e studenti e cittadini per una citizens science
- creazione di un riferimento telefonico di pronto intervento, in caso i cittadini verifichino comportamenti illeciti o situazioni di inquinamento in atto;
- potenziamento al massimo delle attività di corretta gestione manutentiva sulla rete idrografica da parte del Consorzio Acque Risorgive.
A queste osservazioni si aggiungono due gravi episodi di inquinamento sullo Zero che si sono verificati questa estate, in orario serale e senza possibilità di pronto intervento. Risultato: tonnellate di pesci morti. “Questa situazione non può più essere solo una questione che riguarda ARPAV, Sindaci, che dovrebbero essere custodi della salute pubblica, Consorzio di bonifica e tecnici vari. La questione riguarda tutti noi cittadini”, ha spiegato alla fine della marcia Paolo Favaro di Salviamo il Paesaggio, comitato di Mogliano Veneto. “Al momento non sappiamo chi siano i responsabili”.
Lo Zero e il Dese sono affiancati soprattutto da aziende agricole e zootecniche. Un problema, quindi, potrebbero essere i pesticidi utilizzati in agricoltura, soprattutto insetticidi ed erbicidi. In Italia, dove si monitorano le acque superficiali il 55% dei punti di monitoraggio segnalano la presenza di pesticidi, anche se sotto il limite di soglia, che si riduce al 23% invece di quelle sotterranee monitorate. In Veneto, secondo il Programma di Sviluppo Rurale 2023 – 2027, per quanto riguarda fungicidi, erbicidi e insetticidi il monitoraggio 2016-2019 nell’87% dei casi questi sono sotto soglia; sopra i 50 mg/litro l’ 1,6% nelle acque superficiali e il 2,1% di quelle sotterranee: cioè inquinamento acclarato. “Nella nostra zona inoltre, appena a nord, c’è una strana presenza di mercurio in falda”, aggiunge Favaro.
“Questi pochi elementi ci fanno capire che dobbiamo cominciare tutti a preoccuparci e tentare di recuperare partendo dal basso con azioni che costringano i nostri amministratori e i consorzi di bonifica a darsi da fare, ovviamente nei limiti delle loro competenze“, conclude Favaro. “Di certo i Sindaci non sono presenti a Bruxelles quando si parla di proroga per l’uso del glifosato, recentemente ri-approvato dall’Unione europea”. Ma alla marcia hanno i Sindaci hanno camminato a fianco e in testa al corteo. Un segno di speranza che le cose possono (e devono) cambiare.