Trascurare la realtà e negare l’evidenza per consumare ancora il territorio. A cavallo di quattro dei comuni della provincia più urbanizzata d’Italia si propone un referendum consultivo per fermare l’impatto devastante ed irreversibile di un nuovo insediamento produttivo e commerciale.
Nei giorni in cui l’ISPRA conferma con i numeri del rapporto 2017 sul consumo di suolo, che la Provincia di Monza e Brianza è sempre maglia nera d’Italia, arriva un altro duro colpo al territorio ferito. In un’area di confine tra i comuni di Biassono, Monza, Vedano al Lambro e Lissone avanza la proposta di una nuova edificazione: capannoni ad uso produttivo industriale, commerciale e terziario direzionale, due torri di 10 piani e complessivi 429.700 mq di nuovo cemento.
Non contano i tanti capannoni sfitti, non bastano gli evidenti effetti, ambientali ed economici dovuti in particolare all’impermeabilizzazione del suolo: il progetto avanza ma le anime ecologiste presenti tra i politici e nelle associazioni locali si mobilitano, per informare e coinvolgere la cittadinanza. Come già fatto in altre realtà, la proposta è quella di un referendum consultivo.
Ne abbiamo parlato con Alberto Caspani, consigliere comunale e capo gruppo della Lista per Biassono, partendo quindi proprio dal comune che pagherà il costo maggiore in termini di consumo.
Cominciamo da una prima riflessione sull’origine e l’impatto del progetto. Ce n’è proprio bisogno? E’ stata valutata la presenza di strutture vuote e/o sfitte?
“Nonostante le ripetute richieste in consiglio comunale affinché l’amministrazione di Biassono produca uno studio dettagliato, o lo richieda all’operatore del Masterplan a integrazione della documentazione sinora prodotta, non esiste alcuna mappatura circa gli edifici aziendali abbandonati nel tempo, né in merito agli edifici tuttora vuoti. La crisi economica di questi anni si è però fatta sentire anche nel comparto aziendale biassonese, tant’è che numerosi edifici ubicati nell’area industriale non mostrano segni d’attività o presentano cartelli per affitto/vendita. Siamo ben lungi, dunque, dall’aver esaurito le potenzialità dell’esistente”.
Sono state considerate le realtà esistenti da aiutare?
“Non è mai stato organizzato un incontro pubblico o un’iniziativa di confronto con le aziende presenti sul territorio, affinché si adottino politiche di coordinamento, orientamento strategico, o partnership. Proprio per questo motivo, a settembre Lista per Biassono proporrà un evento pubblico nella sala civica di Villa Verri che coinvolga non solo le aziende del territorio, ma anche l’Associazione degli industriali di Monza e Brianza: ci si focalizzerà sull’attuale situazione di mercato, sui rapporti pubblico-privato in campo produttivo-aziendale, sulle nuove strategie di sviluppo sostenibile ed economia circolare”.
Eppure la situazione è critica da tempo: a Biassono, già consumato per più della metà del territorio, ci sarà l’impatto maggiore. A Monza, Vedano al L. e Lissone (quest’ultimo consumato per oltre il 70%) altro consumo. Come mai vengono trascurati i costi derivati?
“Il problema è che il Masterplan, per com’è stato presentato, non prende assolutamente in considerazione fattori quali le conseguenze dovute all’impermeabilizzazione del suolo, i maggiori costi energetici, l’alterazione del microclima per la scomparsa delle aree boschive, una valutazione dell’inquinamento prodotto, così come dei flussi di traffico generati. Ha un’impostazione unidimensionale, basata su previsioni soggettive e lacunosa anche dal punto di vista di dettagli tecnici essenziali per il calcolo dell’impatto ambientale (ad esempio, non ci sono indicazioni sull’altezza massima degli edifici, col rischio di produrre volumetrie in grado di raggiungere il milione di metri cubi). Manca di fatto una fondata valutazione di carattere ambientale-paesaggistico”.
Secondo ISPRA, negli ultimi anni monitorati (2012-2015) le perdite economiche sono considerevoli: Monza ha perso fino a 180.000 €. Intorno ai 10.000 euro Biassono e Vedano. Sono valori sottostimati perchè calcolai sulle aree libere perse, pr sapendo che gli effetti negativi vanno ben oltre. Si vedono le conseguenze?
“Biassono ha da anni problemi di smaltimento delle acque meteoriche, solo in parte attutiti da recenti lavori di sostituzione e ampliamento dei dotti, per altro concentrati nel centro storico. L’area al confine con Macherio resta tuttora a rischio, ma fenomeni di allagamento si sono verificati anche nella zona industriale verso il confine con Lissone, proprio per l’eccesso di impermeabilizzazione del suolo. La siccità di questi ultimi anni ha solo reso meno visibile il problema”.
In più: “Sorgendo su un territorio di naturale canalizzazione delle acque meteoriche, oltre ai rischi d’intensità meteorica, a Biassono si aggiungo quelli di carattere idro-morfologico. Un tempo il sistema delle rogge aiutava a scaricare ampi quantitativi d’acqua verso il territorio del Parco di Monza: ora gli stessi finiscono invece per allagare le strade del paese secondo un preciso disegno convergente verso piazza S. Francesco, nel centro storico”.
Con questo progetti, l’ambiente e il paesaggio sarebbero modificati in modo permanente: suolo eroso, perdita nella produzione agricola, diminuzione della qualità degli habitat. Questa zona è sempre stata “risparmiata” o c’erano già stati tentativi di destinarla ad edificazione? Sono differenti le posizioni assunte dalle amministrazioni comunali coinvolte?
“I terreni a destinazione agricola e strategica sono stati ripetutamente mortificati nel corso degli ultimi 30 anni, 25 dei quali a conduzione leghista a Biassono. Gli stessi agricoltori di Biassono, raccolti sotto il Comitato Fiera San Martino, sono i primi oggi a lamentarsi per la perdita di territorio agricolo e per il frazionamento dei pochi lotti rimasti, ormai inutilizzabili per produzioni redditizie. L’area al confine con Lissone è stata destinata a espansione industriale sin dai tempi del Piano regolatore generale, impostato quando l’amministrazione era ancora a conduzione democristiana. La Lega Nord ha recepito le linee di sviluppo e concretizzato la spinta urbanizzante, trasformando la destinazione agricola in industriale/produttiva, senza valutare alcuna possibilità di coinvolgere i proprietari privati in progetti di cinture verdi strategiche, o parchi urbani da inserire nei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS) esistenti. Benché sia oggi possibile trarre benefici economici da soluzioni “green”, il dibattito a Biassono è del tutto assente e impensato”.
Il traffico indotto: si parla anche dell’ipotetica Strada Provinciale 6, opera connessa alla realizzazione dell’autostrada Pedemontana Lombarda: qual è l’aggiornamento su quella tratta dell’opera (la C)? si farà? con quali impatti sul territorio?
“Al di là dei proclami di rito, senza fondi per Pedemontana è altamente improbabile che il progetto di giunzione venga realizzato per intero e già questo dovrebbe rappresentare un freno alle mire della giunta leghista: il successo del Masterplan viene fatto dipendere dagli inevitabili vantaggi strategici dell’unione bretellina-Pedemontana. Generando più traffico, miracolosamente le due opere attirerebbero aziende altamente specializzate a Biassono. Un dogma, non supportato da alcuno studio strategico reale”.
“Al momento i lavori della futura SP6 sono in corso fra la rotatoria della Birona di Monza e via Nobel, dunque ancora al confine fra Monza e Lissone: la conclusione prevista è fissata per novembre 2017. L’arrivo a Biassono, sempre che la sostenibilità finanziaria dell’opera regga e i lavori proseguano senza intoppi, è da prevedere eventualmente per il prossimo bienno. Il Masterplan ha in programma due fasi di sviluppo: la prima di 40.000 metri quadrati di superficie coperta, la seconda di 50.000, condizionata però dall’arrivo di Pedemonta”.
Con quali impatti sul territorio?
Il rischio, dunque, è che si avvii comunque un piano d’espansione senza poter far leva sulle “ipotetiche” potenzialità di una rete di collegamento e trasporto pienamente sviluppata, generando solo un appesantimento del traffico, senza effettivi benefici economici, oltre a creare blocchi industriali del tutto inutili rispetto alle potenzialità attuali. Se Pedemontana dovesse arrivare mai a Biassono, avrebbe un effetto altamente impattante non solo per l’area al confine con Lissone, ma anche e soprattutto per gli ultimi terreni liberi in prossimità del Lambro: sono previsti due svincoli giganti che divorerebbero anche buona parte del territorio libero a est (oggi sotto tutela del Parco Valle Lambro).
E’ un progetto di carattere sovra-comunale. I cittadini vogliono ambiente pulito e salute, non solo quelli di Biassono. C’è l’appoggio e coinvolgimento di associazioni o esponenti degli altri comuni coinvolti?
“Lista per Biassono sta informando sui rischi di cementificazione del proprio territorio ormai da molti anni: il Piano di Governo del Territorio è stato approvato (col nostro voto contrario) nel 2013, a seguito di ripetuti banchetti e iniziative di sensibilizzazione per evitare il peggio. Con la giunta leghista, all’epoca guidata dal sindaco Piero Malegori, non è stato possibile alcun dialogo costruttivo, né mediazione, nonostante fossero state prodotte 13 osservazioni critiche e propositive al PGT. Il ricorso al Tar che Lista per Biassono ha poi intrapreso rispetto al documento approvato, è stato interamente finanziato dalla lista, senza alcun aiuto da parte di altre forze di minoranza. Abbiamo anche prodotto un libretto informativo distribuito a tutti gli elettori di Biassono, organizzando diversi incontri pubblici. Oggi ci ritroviamo a combattere la battaglia interna al Comune da soli, visto che l’altra forza di minoranza in consiglio comunale ha declinato la proposta di lavorare insieme all’indizione di un referendum consultivo per chiedere alla giunta la sospensione dei progetti di cementificazione del territorio. Al contrario, abbiamo avviato un’ottima collaborazione con altre liste civiche esterne a Biassono: LabMonza e Lissone Bene Comune, entrambe contrarie a un consumo di territorio che interesserebbe i loro stessi spazi di confine, nonché con tutte le associazioni afferenti all’Osservatorio del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) di Monza e Brianza. Vorremmo che il Comitato referendario recentemente costituito funzioni come aggregatore di tutte le realtà locali che hanno a cuore la difesa di una Brianza più verde e sostenibile. L’obiettivo comune è d’indire quanto prima il referendum consultivo a Biassono: in caso di esito contrario ai disegni della giunta, potrebbero infatti esserci conseguenze anche sui piani d’espansione previsti negli altri Comuni interessati dal Masterplan provinciale (in particolare Vedano al Lambro e Lissone)”.
Il tavolo di discussione avviato in Provincia, può rendere più lungo e complicato l’iter di approvazione? Può al tempo stesso rendere più difficile il controllo da parte dei soggetti interessati alla difesa del suolo?
“Dipende tutto dall’orientamento che assumeranno le giunte coinvolte nel Masterplan provinciale. Al momento, ad esempio, Monza e Lissone sono contrarie a ulteriore consumo di suolo, mentre Vedano e Biassono spingono per l’attuazione dei propri ambiti. Questa spaccatura potrebbe allungare i tempi di accordo e rallentare dunque le spinte speculative. Al contrario, la ricreazione di un blocco politico uniforme nei Comuni coinvolti potrebbe rappresentare il colpo di grazia per la battaglia contro la cementificazione della Brianza meridionale“.
Veniamo infine alla proposta di un referendum consultivo: è la prima volta che viene usato? quali speranze può dare? quanto può influire un’iniziativa di carattere comunale su un progetto sovra-comunale?
“A Biassono la possibilità d’indire un referendum consultivo è prevista nello Statuto comunale sin dal 2004, ma come strumento concreto di democrazia diretta non è mai stato utilizzato. Non a caso, manca tuttora il regolamento applicativo previsto per disciplinare la raccolta delle firme e lo svolgimento del referendum stesso: Lista per Biassono ha elaborato un testo apposito che sarà in approvazione nel prossimo consiglio comunale. Essendo di carattere consultivo, il referendum non ha valore vincolante rispetto alle scelte della maggioranza, ma può manifestare oggettivamente il dissenso popolare verso il suo operato: nelle ultime elezioni amministrative, sia Lista per Biassono che il secondo gruppo di minoranza entrato in consiglio comunale avevano nel proprio programma l’imperativo di non consumare più territorio a Biassono. Dal momento che i voti dei rispettivi elettorati risultano superiori rispetto a quelli della Lega Nord, che ha però vinto le elezioni con una maggioranza relativa, la scelta di quest’ultima circa l’opportunità di dar seguito al Masterplan in area industriale e agli altri ambiti di trasformazione del PGT è ormai problematica. Occorre necessariamente una consultazione per capire quale sia l’effettiva volontà popolare: il rischio è che si attuino progetti invisi alla maggioranza dei biassonesi, causando una compromissione del territorio comunale poi irreversibile”.
Luca D’Achille @LucaDAchille
Condivido tutto quanto affermato nell’intervista avendo nella precedente legislatura contribuito, credo in modo determinante, a sviluppare politiche e azioni di contrasto alle scelte di ulteriore consumo di suolo. Tuttavia, vorrei evidenziare che, non corrisponde al vero l’affermazione di Caspani circa le previsioni del precedente PRG “democristiano” che non pianificava affatto l’espansione fino al confine con Lissone ma, al ontrario, deztinava ad attività agricole le aree che lui stesso oggi vorrebbe sottrarre alla cementificazione. Capisco la foga e l’impeto della battaglia che tutto vorrebbe travolgete, ma deve rendersi conto che quando ancora aveva i pantaloni corti altri anticipavano le politiche di tutela che oggi sembrerebbe voler presentare come di esclusiva proprietà.
Bisogna che Caspani si documenti di più se vuole evitare che una fregnaccia si espanda ovunque minando la credibilità di meritorie battaglie a rischio di velleitarismo come l’iniziativa referendaria alla quale isi riferisce nell’articolo.