A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico odv.
Il Presidente della Regione autonoma della Sardegna Christian Solinas, dopo una lunga trattativa con le forze politiche che sostengono la sua maggioranza di centro-destra che attualmente governa l’Isola, avrebbe stabilito lo stralcio delle disposizioni contenute nel disegno di legge regionale n. 108 del 2020 contenente gli aumenti volumetrici nella fascia di conservazione integrale dei 300 metri dalla battigia marina.
Se così fosse, rappresenterebbe finalmente un sussulto di decenza ambientale in una politica di gestione del territorio fortemente improntata al grigio cemento.
Ma solo quello, per ora.
Contrarietà alla proposta legislativa della maggioranza di centro-destra è stata manifestata da associazioni ambientaliste, da ordini professionali, da sindacati e organizzazioni del mondo del lavoro.
Il testo uscito dall’esame della Commissione consiliare competente, infatti, è denso di illegittimità, non potendo la Regione autonoma della Sardegna eludere l’obbligo di pianificazione congiunta in tutta quella fascia costiera e nelle aree agricole tutelate con vincolo paesaggistico oggetto di singoli provvedimenti di individuazione (art. 136 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) ovvero di tutela discendente dalla legge (art. 142 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
Basti pensare che sono una sessantina i provvedimenti individuativi di aree costiere tutelate con vincolo paesaggistico lungo le coste sarde, andandone a tutelare circa il 75-80%.
La giurisprudenza costituzionale in materia è chiara e inequivocabile.
Oltre 37 mila cittadini hanno già sottoscritto la petizione per la salvaguardia delle coste sarde, per il mantenimento dei vincoli di inedificabilità costieri, i vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano paesaggistico regionale (P.P.R.).
Migliaia e migliaia di cittadini chiedono a gran voce una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta per preservare il futuro, una scelta di civiltà.
Altro cemento sulle coste non vuol dire turismo, significa solo degrado ambientale e perdita di attrattiva.
Se questo sarà il testo approvato dal Consiglio regionale, porremo in essere tutte le necessarie azioni perché finisca davanti alla Corte costituzionale come già avvenuto per le leggi regionali sarde concernenti la privatizzazione strisciante delle spiagge mediante permanenza di chioschi e altre strutture balneari (la legge regionale 21 febbraio 2020, n. 3), l’ennesima illegittima proroga del c.d. piano casa (la legge regionale 24 giugno 2020, n. 17) e riguardo l’interpretazione autentica (legge regionale 13 luglio 2020, n. 21) che consentirebbe la riscrittura del piano paesaggistico regionale (P.P.R.) nelle sue parti fondamentali (fascia costiera, zone agricole, beni identitari).
Abbiamo difeso, difendiamo e difenderemo la nostra Terra, millimetro per millimetro.
Ne stiano certi.
La petizione per la salvaguardia delle coste sarde si firma qui.