I Carabinieri della Stazione di Narbolia (Oristano), insieme ai colleghi di Seneghe e Milis, hanno arrestato, in flagranza per violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale, Antonio Schirru 63 enne, allevatore del luogo ed il figlio Alessandro, 40 enne, operaio, perche’, quali promotori del ”Comitato antifotovoltaico”, hanno bloccato, facendo scudo con i propri corpi, l’accesso del personale e dei mezzi operanti nel cantiere per la realizzazione di un impianto di serre fotovoltaiche, per conto della societa’ ”Enervitabio Santa Reparata”, con sede a Narbolia.
Padre e figlio si sono opposti alla protesta, anche dopo l’intervento dei Carabinieri che hanno tentato invano di farli desistere dal loro atteggiamento. Dopo le formalita’ di rito, come disposto dal Magistrato di Turno, sono stati accompagnati nelle loro case agli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida. Insieme agli Schirru, che si oppongono alla realizzazione di un parco fotovoltaico su serre, sono state identificate un’altra decina di persone.
Cosa è successo dunque a Narbolia? Appena due settimane fa è stato pubblicato all’albo pretorio l’ultimo progetto di variante; questo è stato approvato con procedura semplificata, e cioè con una sorta di autoapprovazione da parte dell’ufficio tecnico comunale e dell’ impresa costruttrice come unici conferenti, nonostante il carattere industriale dell’impianto e la sua enorme dimensione: 27 Megawatt dichiarati, 1600 serre di 200 metri quadri ciascuna, centomila pannelli fotovoltaici, diritti di incentivo statale per 8 milioni di euro l’anno per la durata di vent’anni.
Secondo le segnalazioni pervenute, si tratterebbe di terreni agricoli in parte con coltivazioni in atto, in parte pascolativi, in parte con vegetazione naturale, in località Orzaoniga – S’Arrieddu.
Questa operazione è destinata ad alterare irreversibilmente e consumare con migliaia di plinti di calcestruzzo, corduli a terra, piste e accessori centinaia di ettari di terreno agricolo pianeggiante, irriguo e di massima potenzialità produttiva naturale; tutto questo in sacrificio a 20 anni di produzione fotovoltaica, con totale alterazione dei regimi idrici, dell’irraggiamento al suolo e nessuna (nessuna!) ipotesi di ripristino dello stato naturale dei terreni alla data di pensionamento degli impianti.
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