Da un lato si auto-celebra come la più importante realtà italiana dell’agroalimentare, con 7,2 miliardi di ricchezza prodotta, 67.000 imprese e 250.000 lavoratori operanti nel settore; dall’altra deve fare i conti con l’incapacità di soddisfare il fabbisogno alimentare dei suoi abitanti.
Sembra una contraddizione, in realtà è la Lombardia. E questa contraddizione è più che mai d’attualità oggi.
Milano infatti sarà protagonista, nel fine-settimana dal 4 al 6 ottobre, del primo Agricoltura Milano Festival, una serie di iniziative (organizzate da AIA – Associazione di Idee per l’Agricoltura – con la collaborazione della Provincia di Milano e il patrocinio di Regione Lombardia) con lo scopo di diffondere la conoscenza del tema agricolo in tutte le sue declinazioni e di valorizzare il ruolo centrale di Milano nell’agroalimentare. Il tema di riferimento di questa manifestazione sarà lo spreco alimentare, in linea con l’Unione Europea, che ha dichiarato appunto il 2013 come “anno europeo contro lo spreco alimentare”.
Nella presentazione del Festival si parla del ruolo centrale che la Lombardia e Milano, in particolare, rivestono per il mondo dell’agricoltura. Tra i dati snocciolati a supporto di questa tesi, si sottolinea come oltre il 50% dell’area metropolitana di Milano sia destinato all’uso agricolo e forestale e soprattutto si celebra il Parco Agricolo Sud Milano come risorsa fondamentale, coi suoi 47.045 ettari (che ne fanno il parco agricolo più grande d’Europa) e oltre 1000 aziende agricole presenti sul suo territorio.
In tutto ciò si manca tuttavia di evidenziare come questo patrimonio agricolo sia sotto costante assedio. Un assedio fatto di continue opere di urbanizzazione: strade, centri commerciali, edilizia residenziale stanno erodendo, giorno dopo giorno, il terreno ad uso agricolo.
“In Italia si consumano tra gli 8 e i 10 metri quadri di suolo ogni secondo” – è la statistica che rivela Paolo Pileri, docente di pianificazione territoriale e ambientale presso il Politecnico di Milano. E la Lombardia non rappresenta certo un’eccezione.
Anzi, Pileri elenca dati a dir poco allarmanti: “Da uno studio condotto sui piani urbanistici locali di metà dei comuni lombardi, risulta che per i prossimi anni è già stato prenotato un consumo di suolo pari a circa 34.000 ettari. In pratica, più di quanto la totalità dei comuni lombardi ha consumato negli ultimi dieci anni”.
Un dato mostruoso, soprattutto se si pensa che in questa statistica non sono state contemplate Milano e Brescia, due delle città lombarde tra le principali divoratrici di suolo. “Non è vero dunque che la crisi e l’assenza di risorse abbiano indotto i comuni a comportamenti più virtuosi. Almeno dal punto di vista ambientale, non è così”.
Pileri rivela inoltre i dati di un altro studio, che attesta come, dal 1980 al 2007, il consumo di suolo abbia tolto alla Lombardia la capacità di soddisfare, con le proprie risorse, il fabbisogno alimentare di 1.313.022 abitanti.
“Questo significa dover importare cibo da altri” – dice Pileri. “E’ uno studio molto significativo perché mostra come il consumo di suolo sia causa della perdita di un bene primario, ancora più primario di quello della casa, ovvero: mangiare. La Lombardia è una regione non auto-sufficiente dal punto di vista alimentare, da sola cioè non è in grado di garantire cibo per tutti i suoi abitanti”.
“Il problema è che non si tiene mai conto di questo aspetto nell’approntare i piani urbanistici locali” – continua Pileri, che auspica un’inversione di tendenza, sottolineando come l’urbanistica del futuro debba preoccuparsi, ed occuparsi, anche di questo. Una riflessione significativa, a maggior ragione quando si parla di spreco alimentare.
Roberto Caravaggi
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Intervista a Paolo Pileri (Politecnico di Milano)
(di Maurizio Bongioanni)
Senza ACQUA non si fa AGRICOLTURA: per questo il Comitatao Tutela Territorio e Fontanili di MIlano, insieme agli Agricoltori di Milano, hanno recuperato e stanno ora utilizzando acque sorgive di oltre 30 fontanili di MILANO. Ecco l’importante ruolo dei CONTADINI, veri difensori del suolo agricolo.
A Milano finalmente il Comune ha istituito il DAM (distretto agricolo milanese), di esso fanno parte oltre 20 Aziende Agricole.
Difendendo questi terreni, in nessuna area Agricola di Milano sono state realizzare CENTRALI FOTOVOLTAICHE, presenti ( nel silenzio TOTALE di politici e pseudo ambientalisti) invece in oltre 100 Comuni della Lombardia, le quali hanno sottratto oltre 10.000.000 di mq. di fertili terreni.
Parole sante! Sono d’accordo soprattutto sulla necessita’ di abolire l’autonomia decisionale in campo urbanistico di ciascun comune. Ogni comune finora ha agito come un piccolo stato: la propria area industriale, la propria area commerciale, la propria discarica ecc. e questo ha prodotto il disastro che conosciamo, con ogni comune a sforare fino ai confini del comune vicino, e cosi’ via in un infinito effetto domino. Alcuni comuni nella cintura di Milano sono al 90% cementificati (Cologno, Segrate, Desio, Brianza centrale ecc)e quello che resta e’ ormai frazionato e senza nessun valore dal punto di vista agricolo e paesaggistico.
Ignoranza, superficialita’ e visione a brevissimo termine degli amminitratori locali, diktat dai piani alti della regione, e aggungiamoci alcune (mlte) infiltrazioni mafiosi e la spiegazione e’ presto data
Basta prendere un volo da Milano e guardare giu’, specialmente verso le Alpi, per rendersi conto dello scempio perpetrato.
A sud va meglio, ma le provincie ex agricole di Lodi e Pavia stanno cementificando alla grande. Altro rimedio e’ quello di abolire con priorita’ assoluta l’utilizzo dei comuni degli oneri di urbanizzazione, un vero e proprio incentivo alla svendita del territorio
L’unica consolazione, almeno spero, e’ che molto di quei 34mila ettari previsti nei PGT resteranno su carta
Mi viene da dire: forza crisi, continua cosi’ e colpisci duro, magari quando avranno finito i soldi e le aree libere falliranno e si renderanno conto dei danni fatti, proprio perche’ non avranno pu’ cibo!